timone Il Mercante in Rete
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Marketing e comunicazione nell'internet


Numero 52 – 10 novembre 2000

 

 


loghino.gif (1071 byte) 1. Editoriale: Elogio della lentezza


Un antico proverbio dice “chi va piano va sano e va lontano”. Credo che sia nato in un mondo antico e agricolo, dove il tempo era dettato dal ciclo delle stagioni. Per i contadini l’unico mezzo di trasporto era andare a piedi; e anche chi poteva disporre di un cavallo o di una carrozza andava poco lontano, rispetto ciò che possiamo fare oggi, e ci metteva un’infinità di tempo. Il lavoro nei campi era pesante. L’orario era “dall’alba al tramonto”; sei giorni alla settimana (se davvero riposavano la domenica). Un po’ meno pesante nel freddo dell’inverno, quando anche le piante riposano; sfiancante d’estate. Possiamo o vogliamo tornare a quell’era bucolica? Credo di no. Ma non è un buon motivo per vivere ossessionati dalla fretta.

Mentre scrivo queste righe, si sta aspettando l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. «L’America è senza presidente», titola a tutta pagina il Corriere della Sera. Non è vero. Il presidente in carica durerà fino a metà gennaio. Un giorno, o tre, o dieci di ritardo non hanno la minima importanza. Eppure si va dicendo che «tutto il mondo sta con il fiato sospeso». Perché dovremmo infliggerci questa inutile apnea se non per il fatto che siamo abituati a fabbricare urgenze inesistenti?

Sento ripetere affermazioni che mi lasciano molto perplesso. In base alla sempre citata Legge di Moore, la potenza dei processori raddoppia ogni 18 mesi. Credo che sia vero, e da un punto di vista tecnico è affascinante. Ma le conseguenze che se ne ricavano sono molto discutibili. Qualcuno dice che un’automobile, in cento anni, ha raddoppiato e triplicato la sua velocità, mentre un computer la raddoppia in un anno e mezzo. Ergo la “nuova economia” è più veloce. Un ragionamento di questa specie non regge a un minimo di analisi. È tecnicamente possibile fare propulsori che fanno volare un aereo a migliaia di chilometri all’ora o che lanciano un razzo al di là dei limiti orbitali. Ma non avrebbe senso alcuno far andare un’automobile a quelle velocità. Non reggerebbe il mezzo fisico (ruote, freni, struttura) e soprattutto nessuno riuscirebbe a guidarla.

La potenza dei processori è andata enormemente oltre l’utilità che ne può avere un singolo utilizzatore. Sistemi sempre più potenti e veloci possono essere utili per grandi macchine con compiti complessi, ma non servono per i “personal computer”. E sappiamo che la potenza della rete, cioè dei sistemi di connessione, è diventata molto più importante della capacità di elaborazione di una singola macchina.

Quindi l’effetto della Legge di Moore dovrebbe essere uguale potenza (con soluzioni più stabili e affidabili) a un prezzo che si dimezza ogni 18 mesi. Invece si continuano a inventare complicazioni per “riempire” la potenza dei processori e le capacità di strumenti di supporto (memoria, “dischi rigidi” eccetera) sempre più grandi, con inutili e ingombranti “innovazioni” che costringono a continui “aggiornamenti”. Non si vede ancora la fine di questa rincorsa dell’assurdo, ma un giorno o l’altro il buon senso dovrà prevalere.

Un passo ancora più azzardato è quello che porta a pensare che in conseguenza di tutto ciò il mondo debba muoversi sempre più in fretta. In realtà un po’ di accelerazione servirebbe là dove servizi mal strutturati fanno perdere un’infinità di tempo. Sono il primo a trovare insopportabile che per un’ora di volo se ne debbano perdere tre in trasporti urbani e attese negli aeroporti. Per non parlare delle sciagurate tecnologie che ci fanno perdere tempo con sistemi telefonici malfunzionanti, code inutili, infinite scomodità che potrebbero essere eliminate usando le risorse tecniche (e umane) con un po’ di raziocinio. Ma di questo quasi nessuno si occupa seriamente. E intanto tutti vanno di corsa, senza sapere dove o perché.

L’ossessione della fretta è soprattutto nel lavoro, ma ha invaso anche la vita privata. Fast food, fast vacanze, fast rincorsa si qualsiasi cosa... da come lo vediamo rappresentato in giro sembra che perfino il sesso sia diventato fast, qualcosa da “consumare” in fretta. Sembra che il massimo delle ambizioni umane sia l’eiaculazione precoce (questo potrebbe contribuire a spiegare perché tante donne sono nervose e un po’ irritate nei confronti dell’universo maschile).

Tutta questa fretta è, come dicono, un effetto dell’internet? Perché con la rete si comunica velocemente, e quindi dobbiamo fare più in fretta tutto il resto? Non credo proprio. La “macchina della fretta” si è messa in moto parecchi anni fa, quando l’internet non c’era o la usavano pochissime persone. Giravano sciocchi manulaletti chiamati One minute manager, che per alcuni mesi furono considerati come vangelo – e poi rapidamente dimenticati. Ma rimase la superstizione che un buon “manager” debba sempre saper fare e decidere in un minuto. La conseguenza di questa mentalità è che molte decisioni affrettate creano un’infinità di problemi, per cui poi bisogna correre disperatamente (e perdere un sacco di tempo) per cercare di rimediare.

Credo che sia venuto il momento di fermarsi (per più di un minuto) e pensare. Se si vuole arrivare in fretta, spesso è molto più efficace tracciare con calma un percorso intelligente che correre chissà dove senza bussola. Anche (e specialmente) nell’internet, spesso un’intuizione veloce può abbreviare un percorso; ma a quell’intuizione non si arriva se non si è costruito prima un patrimonio di esperienza e di orientamento. L’evoluzione della rete (non mi stancherò mai di ripeterlo) è biologica. Può essere veloce, ma ha tempi e ritmi che seguono un’evoluzione naturale. Le origini di quella che oggi è la rete sono più antiche di quelle tecniche (che comunque risalgono a trent’anni fa o più). Nascono da concetti che avevano già preso forma cinquant’anni fa – o anche prima. L’internet non è una tecnologia, è una cultura. E le culture umane non si formano in pochi anni. L’evoluzione che può nascere dai nuovi sistemi di comunicazione è ancora all’inizio; possiamo discutere se si tratti di infanzia o adolescenza, ma certo è molto lontana dalla maturità.

Per fare un buon ragù non ci vuole un ciclotrone. Bastano attrezzi semplici; ma bisogna metterci tempo, esperienza, intelligenza, attenzione, sensibilità e gusto. Le stesse cose che servono per comunicare efficacemente – in rete come in qualsiasi altro modo. Con la differenza che un discreto ragù si può comprare già pronto al supermercato, ma la buona comunicazione non è mai “preconfezionata” o di serie.

Ciò che conta non è usare tecnologie veloci ma costruire relazioni durature. Cosa che oggi possiamo fare molto più velocemente di quanto potesse un contadino di trecento o tremila anni fa. Ma si tratta di mesi o anni, non di giorni o minuti.




Su questo tema vedi anche

Festina Lente
La gatta frettolosa fa i gattini ricchi?
La bella Cenerentola e il principe distratto
La rete è un sistema biologico
La coltivazione dell’internet
I valori “antichi” della network economy
Nomadi, tribali, diversi, dispersi... Il nuovo ritorna all’antico?
Le macchine non sono “cattive” ma sono molto stupide
Il pendolo di Ermete e l’arte della leggerezza

 

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loghino.gif (1071 byte) 2. Hanno venduto anche la mia anima


Quando nove mesi fa parlavo di “commercio delle anime” non mi ero del tutto reso conto di quanto fra gli oggetti di cui si fa commercio ci fossi anch’io – o meglio un vecchio spettro che con me ha poco o nulla e che fare. Un’identità inesistente, come le “anime morte” nel romanzo di Gogol.

Per un cambiamento nel mio sistema di posta, mi sono trovato a separare i messaggi che arrivano a un vecchio indirizzo (in disuso da quattro anni) da quelli spediti a una mailbox più aggiornata. Così ho scoperto che almeno metà dello spamming che ricevo è basato su indirizzari vecchi di quattro anni o più.

E anche gli indirizzari più recenti non sono di buona qualità. Naturalmente butto via i messaggi indesiderati, in generale senza leggerli; ma per capire il fenomeno ogni tanto do una rapida occhiata prima ci cancellare. Queste verifiche sono più che sufficienti per capire l’andazzo. Ricevo proposte che non mi interessano minimamente. Il sistema è così rozzo che a un indirizzo “.it” arrivano montagne di offerte che possono interessare solo a chi vive negli Stati Uniti. Non so chi faccia “profilazione” o “segmentazione”, ma so che sbaglia grossolanamente.

Non c’è persona che conosco che non abbia esperienze analoghe. Lo stesso accade, molto spesso, con proposte spedite per posta o per fax – o presentate per telefono (la forma più invadente e fastidiosa di “intrusione”). Anche il direct marteting tradizionale è afflitto da un’infinità di liste balorde e assai poco selettive. Ma in rete è peggio, per l’ovvio motivo che spedire e-mail costa molto meno; e che si vendono diffusamente liste di “milioni di indirizzi”.

Un fatto interessante è che sono rari i casi di spamming fatto da marche importanti o imprese qualificate. Questo stupido strumento è, ormai da anni, l’impronta dei pressapochisti e degli imbroglioni. Un motivo in più per evitare di usarlo.



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loghino.gif (1071 
byte) 3. Le “bufale” in rete


Il rincorrersi delle “bufale” nei grandi mezzi di (cosiddetta) informazione è così frequente che diventa stucchevole parlarne. Ma anche nell’internet... molte persone in buona fede diffondono le cose più assurde. Fra le più frequenti (chissà perché) ci sono i cosiddetti hoax, cioè segnalazioni di virus immaginari. Qualche volta sono divertenti; e non è difficile capire perché alcuni si divertono a diffonderle. Meno facile è capire perché tanti si precipitino a distribuirle senza controllare.

E poi ci sono, naturalmente, le “catene di Sant’Antonio” (che vanno spietatamente rotte senza temere le sciagure e maledizioni che molte minacciano), le notizie vecchie che continuano a circolare dopo anni (come le richieste di aiuto per un bambino malato che nel frattempo, per fortuna, è guarito e sta benissimo), le richieste di adesione a “mobilitazioni mondiali” su episodi che riguardano solo la chiusura di un tombino a Pizzighettone... eccetera eccetera. (Per non parlare di studenti pigri che mandano in giro richieste di informazioni il cui sugo è «non ho voglia di impegnarmi in ricerche per fare la tesi o prepararmi per un esame... per piacere me le fai tu?»).

Uno dei problemi, in questi fenomeni, è l’uso improprio della mailbox aziendale. Un messaggio mandato per sbaglio o distrazione da Pinco Pallino, che lavora nella Megaimpresa S.p.A, viene interpretato e inoltrato come se fosse un comunicato “ufficiale” di quell’impresa...

Che qualche singola persona metta in giro una bufala (per scherzo o per sbaglio) è inevitabile. Ma che decine o centinaia di altre la diffondano non è affatto necessario. Nella tanta ossessionante proliferazione di discutibili “consigli” e “precetti” nell’uso della rete... dovrebbe circolare un po’ più spesso qualche criterio di buon senso. Non diffondete “notizie” o “allarmi” o “appelli” prima di aver capito bene di che cosa si tratta. Non mandate in giro interminabili questionari cui risponderà solo chi non ha nulla di più interessante da fare (o, per qualche motivo, ha interesse a truccare i risultati della vostra ricerca). Non usate allegati ingombranti (e spesso indecifrabili) dove basterebbe un semplice testo di poche righe. E non fate richieste cui nessuno ha il tempo di rispondere.

 

 

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Lista dei link

Com’è abituale in questa rubrica, ecco una lista dei link
per comodità di chi stampa il testo prima di leggerlo.


Festina Lente http://gandalf.it/offline/off14.htm

La gatta frettolosa fa i gattini ricchi? http://gandalf.it/offline/off22.htm

La bella Cenerentola e il principe distratto http://gandalf.it/offline/off27.htm

La rete è un sistema biologico http://gandalf.it/mercante/merca40.htm#heading01

La coltivazione dell’internet http://gandalf.it/offline/off19.htm

La coltivazione dell’internet (libro) http://gandalf.it/coltiv/

I valori “antichi” della network economy http://gandalf.it/offline/off20.htm

Nomadi, tribali, diversi, dispersi... Il nuovo ritorna all’antico? http://gandalf.it/garbugli/garb07.htm

Le macchine non sono “cattive” ma sono molto stupide http://gandalf.it/offline/off12.htm

Il pendolo di Ermete e l’arte della leggerezza http://gandalf.it/garbugli/garb04.htm

Il commercio delle anime http://gandalf.it/mercante/merca43.htm#heading01

Mettiamo in soffitta la “segmentazione” http://gandalf.it/offline/off17.htm

La trota d’aprile http://gandalf.it/mercante/merca18.htm#heading03

L’uso della malbox aziendale http://gandalf.it/mercante/merca29.htm#heading07

Mailbox, domain, indirizzi: una questione di identità http://gandalf.it/offline/off31.htm