Numero
42 18 dicembre 1999
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1. Editoriale: Il finto millennio
(ovvero il trionfo del pappagallo) |
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Questo è lultimo numero del Mercante in rete nel 1999. Ma non è lultimo del secolo o del millennio. Per il semplice motivo che il ventesimo secolo non finirà il 31 dicembre 1999, ma un anno più tardi. Questo "equivoco globale", che è un semplice errore di aritmetica, in sé non è molto importante. Ma segnala un fenomeno che merita qualche meditazione.
Ormai imperversa in tutti i grandi mezzi di informazione la ripetizione perenne della stessa idiozia. Vanamente alcuni autori (anche firme "autorevoli" e su testate molto diffuse — per esempio Alberto Ronchey sul Corriere della Sera dell11 dicembre e Umberto Eco su LEspresso del 16 dicembre) ci ricordano che il 2000 è lultimo anno del secondo millennio, non il primo del terzo. Unassociazione di astronomi spagnoli, AstroRed, ha pubblicato un manifesto su questo argomento e conclude simpaticamente con «Felice anno 2000, anticamera del XXI secolo e del terzo millennio». Molti altri segnalano frequentemente lerrore. Ma la voce della ragione è sommersa dalla forza dellabitudine. In televisione, sui giornali, nella pubblicità si continua a parlare di "nuovo millennio". Anche sulle stesse testate in cui sono comparsi esaurienti articoli che spiegano lerrore (comprese cronache di un analogo, assurdo dibattito che avvenne nel 1899). Linestirpabile sciocchezza imperversa dovunque, dalle banche alle birre, dai gioielli agli zamponi, dalle scatole di cioccolatini ai calendari di indossatrici svestite.
Qualcuno pensa che sia una speculazione organizzata; per esempio cè stata una denuncia, di cui non conosco lesito, per la "pubblicità ingannevole" di agenzie turistiche che organizzano viaggi per festeggiare una fine e un inizio inesistenti. Chissà se qualche furbo avvocato organizzerà le cose in modo che i suoi clienti, dopo aver fatto un viaggio e una festa in qualche luogo remoto, dimostrino di essere stati ingannati e ottengano un risarcimento o una ripetizione gratuita un anno dopo? Se succedesse, sarebbe divertente. Intanto, in Italia come nel resto del mondo, chi aveva alzato i prezzi per viaggi e soggiorni di fine anno si trova con molti spazi vuoti e si sta precipitando a offrire sconti (ben gli sta).
Ma non credo che unimprobabile alleanza di interessi commerciali sia lorigine della leggenda. Mi sembra più probabile che sia semplicemente un errore, anche se ovviamente molti stanno cercando di approfittarne. Il fatto significativo è che molte persone intelligenti, colte e bene informate cadono dalle nuvole quando sentono dire che alla fine del millennio mancano 379 giorni, non 13. Dopo un minuto o due di elementare ragionamento aritmetico dicono con un certo imbarazzo «eh, già... chissà perché non ci avevo pensato». Alcuni faticano ad ammettere lerrore e cercano affannosamente impossibili e tortuose dimostrazioni per negare levidenza.
Il fatto in sé non è molto importante. Passata la sbornia, non se ne parlerà più fino al 2099. Ma è una dimostrazione palese di un fatto preoccupante. Prima di arrivare alla conclusione, vorrei citare un altro esempio. Da fonti "autorevoli", compreso il Department of Commerce degli Stati Uniti (The Emerging Digital Economy, 1998) è stato affermato che linternet si è diffusa più rapidamente di altri sistemi di comunicazione, in base a questa tabellina:
Tempo in cui una tecnologia di comunicazione ha raggiunto 50 milioni di persone
radio — 38 anni
televisione — 13 anni
internet — 4 anni
Questa presunta informazione si trova ripetuta dovunque, anche in libri, articoli e convegni che trattano largomento in modo non superficiale. Eppure non è difficile dimostrare che il dato è falso. Molti dicono che linternet ha compiuto trentanni nel 1999; laffermazione può essere discutibile, perché si possono scegliere diverse altre date per la "nascita" dellinternet, fra il 1965 e il 1983. Non sappiamo quando la rete ha raggiunto i 50 milioni di "utenti", ma non è prima del 1995. Quindi il periodo, secondo il modo in cui lo calcoliamo, può essere compreso fra i 12 e i 30 anni; non quattro o cinque. Quella che ha avuto una diffusione molto veloce (da zero a probabilmente 50 milioni di persone in sei-sette anni) non è linternet, ma la world wide web. Non si tratta del sistema di base, bensì di unapplicazione che si appoggia su una risorsa già esistente; quindi non si può paragonare al telefono, alla radio o alla televisione ma semmai alla televisione a colori o alla telefonia mobile che, innestandosi su un sistema già diffuso, hanno avuto una crescita non meno veloce di quella della web. Comunque si analizzi il problema, si rileva che tempi di diffusione dei vari sistemi di comunicazione, se esaminati in una prospettiva corretta, non sono molto diversi. Questo ragionamento è irrilevante? Non del tutto. Se linternet ha uno sviluppo più "fisiologico" di ciò che vogliono farci credere, vuol dire che è una tendenza molto
più solida e durevole di ciò che sarebbe se fosse uneffimera moda. Anche le singole applicazioni, le attività delle persone o delle imprese, possono talvolta avere tendenze "esponenziali" ma più spesso hanno curve coerenti (inizio lento, poi progressiva accelerazione) che sono molto più affidabili e robuste.
Ma ciò che conta non sono questi casi particolari; o infiniti altri esempi che si potrebbero citare. Chi ha fatto un po di ricerca storica su qualsiasi argomento sa che molto spesso un errore viene ripetuto allinfinito senza verificare la "fonte". Per esempio non è affatto dimostrato che Nerone abbia incendiato Roma, né che sia stato particolarmente attivo nella persecuzione dei cristiani. Ma più che unanalisi critica dei motivi che inducevano Tacito e Svetonio a dir male di Nerone conta la geniale scenetta comica di Petrolini o leterna ripetizione del personaggio in film o racconti "storici" che riproducono il cliché senza verificarlo.
Fin che il moltiplicarsi delle "leggende urbane" si limita a farci credere che nelle fogne di New York ci siano immaginari coccodrilli, o che il millennio finisca con un anno di anticipo, o che il tasso di crescita dellinternet sia diverso da quello che è... il danno è limitato. Ma dietro a questi dettagli ci sono due problemi seri. Uno è la "credulità" con cui siamo capaci di accettare qualsiasi idiozia purché sia ripetuta abbastanza spesso; laltro, e strettamente collegato, è limperdonabile superficialità con cui i "grandi mezzi di informazione" ci propinano "notizie" non verificate e spesso totalmente false. Non è facile capire quanto pesi la pura e semplice stupidità o disattenzione e quanto la manipolazione interessata. Non so come si possa risolvere il problema dellomogeneizzazione dellinformazione e della diffusione esagerata di informazioni sbagliate o "notizie" senza fondamento. Ma so che ognuno di noi dovrebbe imparare a diffidare dellinformazione che riceve e sottoporla a un esame critico. Non è sempre facile, ma se cominciassimo a chiederci quanto sia credibile ciò che ci propinano avremo fatto un primo, e fondamentale, passo. Lampiezza di informazione e di dialogo che ci offre linternet è uno strumento per verificare, quando ci troviamo davanti a qualcosa che davvero ci interessa. Se vogliamo capire un po meglio il mondo in cui viviamo dobbiamo essere meno creduloni e più curiosi.
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2. Ancora numeri sullinternet in Europa |
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Mi sembra necessario ripetere un caveat. Tutte le statistiche hanno qualche
problema e devono essere interpretate. In particolare i dati riguardanti linternet
soffrono di ricorrenti problemi tecnici e riflettono una situazione in rapido cambiamento,
quindi difficilmente definibile secondo criteri coerenti.
Ancora una volta, riesaminare i dati a distanza di un mese può sembrare
un esercizio inutile. Sarà necessario riparlarne nella seconda metà
di gennaio, quando avremo i dati di dicembre; e soprattutto in marzo, quando potremo
confrontare i dati europei con lanalisi su scala mondiale che viene pubblicata ogni
sei mesi.
Ma intanto sono emerse alcune linee di tendenza interessanti, che si rilevano
dai dati pubblicati da RIPE
il 13 dicembre. Per esempio in Francia vediamo finalmente un risultato di quel trasferimento
dal minitel allinternet su cui il governo e le forze economiche francesi
sono impegnate da almeno due anni. Per cominciare, ecco un aggiornamento della tabella
per i paesi europei con più di 200.000 host internet.
Host internet in 13 paesi europei
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1998 |
1999 |
Crescita
in un anno |
Host per
1000 abitanti |
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Gran Bretagna |
1.436.478
|
1.747.727
|
+ 22 % |
32,7 |
Germania |
1.429.538
|
1.635.076
|
+ 14 % |
19,3 |
Francia |
486.839
|
1.207.817
|
+ 147 % |
20,7 |
Olanda |
594.547
|
896.246
|
+ 51 % |
57,5 |
Italia |
370.424
|
733.108
|
+ 96 % |
12,8 |
Spagna |
298.730
|
539.113
|
+ 81 % |
13,8 |
Svezia |
417.894
|
539.113
|
+ 25 % |
59,0 |
Finlandia |
465.335
|
492.513
|
+ 6 % |
96,0 |
Norvegia |
319.628
|
375.212
|
+ 17 % |
85,5 |
Danimarca |
293.927
|
347.127
|
+ 17 % |
65,6 |
Belgio |
203.660
|
331.951
|
+ 63 % |
32,8 |
Svizzera |
231.094
|
300.249
|
+ 30 % |
42,5 |
Russia |
193.837
|
240.752
|
+ 24 % |
1,6 |
Unione Europea |
6.330.690
|
8.923.088
|
+ 41 % |
22,6 |
Totale area |
7.815.458
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10.215.307
|
+ 31 % |
14,5 |
Nota: i dati sono "ponderati"
in base al criterio indicato nel numero 40 di questa rubrica.
Nellultimo anno sono cresciuti più della media solo cinque di questi paesi
(Francia, Italia, Spagna, Belgio e Olanda) e solo un altro nellUnione Europea (la
Grecia, con il 53 %). Per quanto riguarda lItalia, era poco credibile che (come
sembrava nellaggiornamento di ottobre) avessimo superato la Francia. Ma è
probabile invece che in nostro paese si sia collocato stabilmente al quinto posto
in Europa (mentre un anno fa aveva appena superato la Norvegia e si trovava ancora
indietro rispetto a Finlandia e Svezia). Nel lungo periodo sembra inevitabile che
un paese con 57 milioni di abitanti, come lItalia, riesca a superare "in cifra
assoluta" lOlanda, che ne ha meno di 16; e così diventare il quarto
paese in Europa nelluso dellinternet (e probabilmente il settimo o lottavo nel
mondo). Ma, anche se le distanze si accorciano, le differenze sono ancora grandi;
ci vorrà parecchio tempo prima che in Europa ci sia una situazione più
equilibrata.
Rivediamo gli stessi tre grafici che avevamo osservato nel numero
precedente.
Il primo riguarda la crescita della rete nei cinque "grandi paesi" dellUnione
Europea.
In questo caso, alla luce dei nuovi dati, è stato usato un criterio di "ponderazione"
un po diverso, che permette di individuare tendenze probabilmente più significative.
Host internet in 5
paesi europei — 1997-1999
Fonte: RIPE (Réseaux IP Européens)
— dati trimestrali — numeri in migliaia
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Nota: i dati del quarto trimestre 1999
si riferiscono a ottobre-novembre,
perché ovviamente le statistiche di fine anno non sono ancora disponibili.
Secondo il criterio spiegato nel numero 40, per neutralizzare
(almeno in parte) leffetto
delle oscillazioni tecniche non viene usato, per ciascun paese, il dato più
recente,
ma il più alto fino al periodo di riferimento. Alcuni dati sono corretti per attenuare oscillazioni non significative e tracciare curve più coerenti.
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Il cambiamento più rilevante, ovviamente, è la crescita della Francia.
Ma anche Italia e Spagna hanno uno sviluppo più vivace che in passato. Se
queste tendenze si confermeranno nei prossimi mesi, vedremo finalmente un migliore
equilibrio, con una minore distanza fra i due paesi più forti e le altre "grandi
economie" dellEuropa occidentale.
Vediamo ora i due abituali grafici. Il primo riguarda la densità.
Host internet per
1000 abitanti
in 28 paesi dellarea Europa-Mediterraneo
28 paesi (su 100 nellarea RIPE)
con più di 20.000 host
Si conferma il quadro che abbiamo visto
nei mesi scorsi, con alcuni cambiamenti di cui il più rilevante è la
crescita della Francia, che ha superato la Germania e ha quasi raggiunto la media
dellUnione Europea.
Il prossimo grafico, come dabitudine,
riguarda lintensità di uso della rete in relazione al reddito.
Host internet in rapporto
al reddito (PIL)
in 28 paesi dellarea Europa-Mediterraneo
28 paesi (su 100 nellarea RIPE) con
più di 20.000 host
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3. Gli "utenti" internet in Italia |
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Questo è solo un accenno a un tema che sarà ripreso
in modo più approfondito quando ci saranno i risultati di alcune ricerche
ancora in corso.
Intanto, emergono alcuni fatti abbastanza interessanti. Per quanto
riguarda il numero e le caratteristiche demografiche degli "utenti" internet
in Italia, dalle rilevazioni di settembre-ottobre non risultano cambiamenti rilevanti
rispetto alla situazione di giugno-luglio e che è descritta nel numero 37 di
questa rubrica. È sorprendente? No. Ci sono state di mezzo le vacanze, lapertura
delle scuole, la ripresa del lavoro. Le persone e le famiglie hanno avuto altro per
la testa. Quando avremo i dati dei mesi successivi molto probabilmente vedremo una
ripresa della crescita; e forse qualche ulteriore cambiamento nella "tipologia"
e nei comportamenti delle persone che si collegano.
Quanti sono? Come sempre, è difficile dirlo perché
non è chiara la definizione di "utente". Ma sembra che le stime
di varie fonti convergano su un numero fra i 3 e i 4 milioni di persone collegate
in Italia; con tendenza a crescere ma con un fattore rilevante di "abbandono",
cioè di persone che provano ma poi smettono (specialmente nelluso domestico).
Non ci sono novità significative neppure per quanto riguarda
le vendite e gli acquisti online in Italia. Aumentano le "intenzioni dichiarate"
di comprare qualcosa "nel futuro" ma finora i comportamenti reali rimangono
su dimensioni molto modeste. Quanto alle categorie di prodotti e servizi acquistati,
non ci sono novità: si tratta soprattutto di libri, software e musica (in
misura più piccola hardware, servizi finanziari e viaggi).
Alla fine del 1998 si diceva che si sarebbero scatenati gli acquisti
online per natale, ma la previsione non si è avverata. Sta accadendo questanno?
Vedremo, se e quando ci saranno informazioni attendibili. Ma a giudicare dallaffollamento
angoscioso dei negozi e dagli ingorghi del traffico siamo ancora molto lontani dalla
situazione in cui una parte rilevante degli acquisti "natalizi" sarà
fatta standosene comodamente a casa a sfogliare cataloghi web. (Intanto negli Stati
Uniti, dove si è diffuso davvero lacquisto "natalizio" online,
si segnalano perplessità e insoddisfazione per linadeguatezza dei servizi
offerti). Unaltra previsione diffusa è che aumentino, fra spese di "tredicesima"
e regali, gli acquisti connessi allinformatica e alla rete; questa sembra unipotesi
non infondata, ma solo "a conti fatti" potremo sapere se avrà avuto
un effetto rilevante.
Acuni segnali interessanti derivano da analisi qualitative, che
rivelano comportamenti diversi da ciò che molti si aspettavano — e ancora
si aspettano, a giudicare dal modo puerile e superficiale in cui vengono proposte
miriadi di offerte di collegamento alla rete.
- Fra i "nuovi" utenti (e fra quelli che pensano di collegarsi
nel prossimo futuro) aumenta sensibilmente la presenza di persone poco interessate,
che si collegano malvolentieri perché costrette (dal lavoro) o perché
sentono di doversi "adeguare" a una tendenza ormai diffusa. Molte, soprattutto
nellutilizzo da casa, le persone che dopo essersi collegate non usano la rete o
lo fanno molto raramente. Questi comportamenti "distratti" e "assenteisti"
sono incoraggiati dalle offerte di "internet gratis". Per effetto di questa
tendenza il livello medio di competenza nelluso della rete è in discesa.
- Fra gli "utenti" più esperti prevale un uso "mirato"
dellinternet, concentrato sui propri interessi e con una netta tendenza a "non
perdere tempo". Anche le persone che allinizio ("entusiasmo del neofita")
hanno dedicato tempo alla "navigazione" si sono presto stancate; andare
in giro per divertimento o curiosità generica vedere è considerato
un comportamento "ingenuo", caratteristico ci chi non ha confidenza con
la rete.
- La possibilità di avere una homepage personale (o
di un piccolo gruppo) suscita un certo interesse fra i giovani ma è generalmente
scartata dagli adulti ("avere un sito è inutile" oppure "è
impegnativo, devessere aggiornato").
- Fra gli "utenti" più evoluti è ben capita
la funzione di FTP ed è apprezzata la possibilità di prelevare in rete
software gratuito o a prezzi convenienti.
- Luso dei motori di ricerca è diffuso ma abbastanza limitato;
si usano "quando è necessario" e con risultati spesso deludenti.
Specialmente le persone più esperte preferiscono percorsi "mirati"
basati sullesperienza o sul suggerimento di persone competenti.
- Ci sono perplessità per la scarsa qualità del servizio
offerto da molti siti, per la struttura ostica e complessa delle tecnologie — e soprattutto
per la lentezza. A questo proposito vorrei osservare che la lentezza "percepita"
è dovuta in buona parte alle continue promesse di velocità della rete;
e che fra i principali motivi reali di lentezza cè la struttura sovraccarica
di molti siti. Oggi più che mai la "leggerezza" è un fattore
importante.
- Benché le campagne scandalistiche sulla rete si siano attenuate
da qualche mese, hanno lasciato una traccia abbastanza profonda. Rimangono diffuse
le percezioni di "pericolo" (virus e hacker, pornografia, pedofilia, timore
di truffe e di "furto" dei numeri di carte di credito o di dati personali,
eccetera).
- Il concetto di "portale" è sfuocato, molti non
capiscono il significato della parola. Si tende a identificare un servizio secondo
una sua specifica funzione (per esempio "motore di ricerca") e non come
"porta di entrata" alla rete. Non sembra esserci alcuna tendenza alla "fedeltà"
se non per risorse specializzate su temi e argomenti di specifico interesse (prevalentemente
professionale).
- Il concetto di "comunità" in rete è percepito
ma non ben individuato dagli utenti nuovi o meno attenti; le persone più esperte
ne capiscono bene il valore e lutilità.
- Cè curiosità nei confronti del "commercio
elettronico" ma una diffusa delusione per la qualità dellofferta: poco
interessante, poco innovativa rispetto ai canali tradizionali, con insufficienti
informazioni, garanzie inadeguate e una scarsa qualità di servizio. La molteplicità
e la scarsa chiarezza delle offerte producono uno stato di confusione e fastidio.
Inoltre si sta diffondendo la preoccupazione che una progressiva invasione di presenze
"commerciali" indebolisca il valore della rete come fonte di informazioni.
Queste sono solo alcune "prime impressioni" in base alle
informazioni finora disponibili. Spero di poter riprendere largomento, con qualche
approfondimento più preciso, fra un mese o due.
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5. Laudiweb si è incagliato |
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Dopo le altisonanti promesse, ripetute fino a pochi mesi fa, una coltre di imbarazzato silenzio è caduta sullaudiweb: quello strumento che, secondo i suoi promotori, doveva diventare lunità di misura per lattività delle imprese in rete. La diffusione dei primi risultati era prevista per settembre. Siamo quasi alla fine dellanno — e tutto tace.
Laudiweb è affondato? No; ma è incagliato. Le giustificazioni più o meno "ufficiali" dicono che si è insabbiato, per "problemi tecnici". La verità è che è andato a scogli e per rimettersi in navigazione avrà bisogno di qualche riparazione alla carena.
Si tratta davvero di problemi tecnici? È possibile; anche
se qualcuno dovrebbe spiegarci perché sei mesi fa era stato dichiarato che
erano definitivamente risolti. La verità, abbastanza ovvia, è unaltra:
si tratta di conflitti di interessi e di dissensi fra le imprese del settore. Da un lato quelle che vogliono avere la "commessa" del servizio; dallaltro, e con competitività ancora più intensa, quelle che vogliono usare i dati per "vendere pubblicità".
Finora pochi "venditori" avevano aderito allaudiweb. Probabilmente non più di quindici. Secondo "voci non confermate ma attendibili" questautunno cerano rilevazioni su un piccolo numero di operatori (quattro o cinque). Ma non sono stati pubblicati. Dubbi tecnici? Forse. Ma è più credibile che si tratti di opposizione da parte di chi non era compreso in quel piccolo gruppo o di chi, conoscendo i risultati, non ha voluto che si rendessero pubblici.
Alcuni grossi operatori avevano rifiutato di aderire. Uno (Kataweb)
laveva detto pubblicamente; ma senza spiegarne il motivo. Vogliamo azzardare una
facile previsione? Non sarebbe sorprendente se trovassimo a bordo anche loro quando
(dopo le necessarie riparazioni) la barca un po sgangherata dellaudiweb riprenderà il mare. Se ci saranno, vorrà dire che avranno ottenuto ciò che volevano; cioè qualcosa che nessuno ha la bontà di spiegarci ma che in qualche modo conviene ai loro interessi.
Insomma tutta loperazione è partita male; solo quando riprenderà a operare potremo capire quanto sarà credibile o utile. Ma intanto ha già fatto un danno abbastanza serio. Da fonti autorevoli è stato detto alle imprese che era meglio aspettare laudiweb prima di agire seriamente in rete. Ci hanno creduto? Penso di no. Ma era una comoda scusa per rimandare, o per fare cose "cosmetiche" e inutili in attesa di capire se dietro a tutte le chiacchiere sullinternet ci fosse qualcosa di serio. Naturalmente non è laudiweb la causa del problema. È solo un pretesto in più per quella posizione attendista, o pressapochista, che è stata (e in parte è ancora) prevalente fra le imprese italiane.
Ora comincia a emergere la verità: linternet esiste davvero, le nostre imprese sono quasi tutte impreparate, trovare competenze qualificate è molto difficile... ma è venuto il momento di fare sul serio. Naturalmente per operare bene con linternet non cè alcun bisogno dellaudiweb o di altri sistemi di quel genere. A differenza dei "mezzi pubblicitari", nel caso della rete non è necessario verificare laudience. Un sistema interattivo verifica se stesso molto più efficacemente di qualsiasi controllo esterno.
Forse linsabbiamento è un bene involontario (a blessing in disguise, come dicono gli americani; o, come dice un nostro vecchio proverbio, "non tutti i mali vengono per nuocere"). Non è un caso che, come abbiamo visto, in recenti convegni di imprese non si sia spesa una sola parola sullaudiweb e invece si sia parlato più seriamente della rete come di uno strumento importante che bisogna imparare a conoscere. Quando quei dati ci saranno, forse si sarà capito come collocarli: non al centro dellanalisi, come una panacea o un riferimento fondamentale, ma solo come uno dei tanti strumenti di verifica — e non il più importante.
Post scriptum 25 maggio 2000
Altri mesi sono passati e dellaudiweb non cè traccia. Non si può più parlare solo di insabbiamento. Vedi Laudiweb è affondato. Se ne riparlerà nel 2001?.
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