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Marketing nei new media e nelle tecnologie elettroniche


di Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it

 

Numero 27 - 9 ottobre 1998

     

  1. Editoriale: Il mercato da inventare
  2. Italia: la tendenza non è chiara
  3. Due mappe
  4. Repressione e disinformazione
  5. Un'opinione interessante

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loghino.gif (1071 byte) 1. Editoriale: Il mercato da inventare
Questi numero del Mercante in Rete è breve perché l’autore di queste righe è in viaggio; qualche peregrinazione in Italia e poi in partenza per gli Stati Uniti, da cui spera di portare qualche approfondimento interessante.

L’osservazione dei fatti e degli sviluppi conferma sempre più chiaramente il solco fra le ipotesi e i fatti. Si moltiplicano le proposte e le proiezioni, ma lo sviluppo di un reale mercato è ancora infantile e confuso. Un problema per chi si illude di trovare percorsi già tracciati; un’occasione per chi ha il desiderio e la capacità di aprire strade nuove.

Questo tema è approfondito in due recenti articoli:

Come conquistare l’Araba Fenice

Giulio Cesare, Caio Duilio e la signora Rossi

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loghino.gif (1071 byte) 2. Italia: la tendenza non è chiara
Può sembrare inutile, e forse lo è, verificare la tendenza ogni mese; il periodo è troppo breve per poterne ricavare indicazioni rilevanti. Ma quest’anno la presenza dell’Italia in rete stava dando segni di crescita e quindi mi sembra ragionevole seguire da vicino le oscillazioni.

Purtroppo i dati di settembre, pubblicati da RIPE il 6 ottobre, non confermano i segnali precedenti. La crescita vivace che si era notata in luglio, e particolarmente in agosto, appare come un aggiustamento tecnico o comunque un’oscillazione temporanea; il numero di host internet italiani verificato in settembre è inferiore a quello di luglio. L’andamento è evidente in questo grafico.

Host internet in Italia e in Europa

dal settembre 1997 al settembre 1998
agosto 1997 = 100

Elaborazione su dati RIPE Réseaux IP Européens

Host internet in Italia e in Europa


 

Mentre nei "grandi numeri" (in questo caso il totale dell’area Europa-Mediterraneo) la crescita ha un andamento più continuo, nei singoli paesi si rilevano spesso oscillazioni, in parte dovute a fattori tecnici. L’aspetto preoccupante di questa analisi è che, almeno per ora, non si conferma quel "recupero" dell’Italia rispetto all’Europa che sembrava delinearsi nei mesi scorsi.

La situazione è evidente anche nell’aggiornamento di un grafico che avevamo visto due mesi fa:

 

Host internet in 5 paesi europei - 1995-1998

Fonte: RIPE (Réseaux IP Européens) – dati trimestrali – numeri in migliaia

 

Host internet in 5 paesi europei 1995-1998

Nota: in questo caso per la Francia non è stato introdotto alcun "correttivo" per il fattore minitel


 

Si ripropone, purtroppo, una tendenza che avevamo visto in passato: i paesi più avanzati aumentano le distanze rispetto a quelli meno sviluppati, fra cui l’Italia .

L’unica deduzione significativa, a questo punto, è che solo l’andamento dei prossimi mesi potrà verificare se l’arretratezza italiana rimane costante rispetto all’Europa (e al mondo) o se dopo questo "assestamento" riprenderà la crescita.

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3. Due mappe
Il quadro europeo e mondiale, già noto a chi legge questa rubrica, è ancora più evidente se osserviamo queste due carte geografiche.

Densità internet nel mondo

Host per 1000 abitanti – elaborazione su dati Network Wizards, 11 agosto 1998

 

Densità internet nel mondo


Per un’analisi della situazione su scala mondiale vedi il punto 2 nel numero del 16 agosto.


 

Densità internet in Europa

Host per 1000 abitanti – elaborazione su dati RIPE Réseaux IP Européens, 6 ottobre 1998

 

Densità internet in Europa

 


Per il quadro su scala europea vedi il punto 3 nel numero del 16 agosto e alcune osservazioni sulla situazione italiana nel numero del 18 settembre.

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4. Repressione e disinformazione
Passata la tempesta dell’inizio di settembre, continua la ridda di notizie deformanti sulla rete; sia quelle falsamente trionfalistiche o fantasticamente tecnologiche, sia quelle (sui temi più svariati) che inducono timore e diffidenza. L’impegno su questo problema dovrà essere continuo da parte di chi vuole una crescita sana e civile della comunicazione in Italia e una maggiore diffusione delle nuove tecnologie.

Vedi anche due articoli recenti:

Chi pecora si fa...

La figlia di Omero e la libertà del mercato

Per una migliore cultura della rete e per una necessaria difesa contro repressioni e abusi è desiderabile un’opera continua, coerente e organizzata. C’è una sola organizzazione in Italia che da quattro anni si dedica sistematicamente a questo compito; si chiama ALCEI.

logo alcei

Purtroppo questa associazione, come molte organizzazioni del volontariato, ha risorse limitate. Ha attraversato un periodo di scarsa attività e visibilità, ma ora si sta rimettendo in moto. Credo che meriti tutto l’aiuto possibile.

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loghino.gif (1071 byte) 5. Un'opinione interessante
Nel numero di settembre della rivista Media Key, dedicato ai nuovi mezzi e alla comunicazione elettronica, è apparsa un’intervista con Vint Cerf – uno dei "padri" dell’ARPAnet, da cui è nato il sistema che oggi chiamiamo internet. Le sue opinioni mi sembrano molto interessanti; credo che l’intervista meriti di essere citata quasi per intero.

 

D. All’alba del millennio, ci stiamo gradualmente muovendo da una società industriale a una di computer e telematica, e l’internet è uno dei fattori principali di questo cambiamento. Che influenza avrà questa rivoluzione sulle persone?

R. Molto semplicemente, l’internet cambierà profondamente tutto ciò che tocca, trasformando radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo e ci divertiamo. Tuttavia, è bene ricordare che i cambiamenti che porta l’internet si stanno evolvendo da molto tempo. Prima di tutto, ci sono voluti circa trent’anni e l’impegno di molte persone per portarci dove siamo oggi. 30 anni dalla fondazione dell’ARPANET; 25 anni dalla nascita del protocollo TCP/IP; e infine sono quasi 20 anni dalla nascita del personal computer, un altro anello fondamentale nello sviluppo della società dell’informazione.

Inoltre, abbiamo visto in altre fasi storiche cambiamenti come quelli che porta l’internet. Anzi, da un certo punto di vista, il cambiamento fu molto più sconvolgente quando nacque il telegrafo nel 19° secolo. Questa è la storia che Dava Sobel racconta nel suo libro di prossima pubblicazione, The Victorian Internet.

In breve, si passò allora da un mondo in cui un messaggio poteva metterci settimane o mesi per arrivare a destinazione a un trasferimento istantaneo. Abbinato allo sviluppo delle ferrovie (il cui percorso, curiosamente, allora portava anche linee telegrafiche e oggi fibre ottiche) l’effetto sul commercio, sulla cultura e sull’industria fu notevole.

 

D. Secondo lei come sarà influenzata la società di oggi dallo sviluppo dell’internet e dalla liberalizzazione delle comunicazioni? Nella comunità elettronica i computer collegheranno gli individui, liberando gli stati, le comunità saranno trasversali, eccetera.

R. Fin dai primi giorni dell’internet abbiamo visto incredibilmente vivaci e fertili comunità culturali radicarsi e fiorire. Vedremo questo continuare, nel modo che Michael Dertouzos del MIT ha previsto nel suo affascinante libro What Will Be.

Questo può essere definito solo come un bene. In un videotape che ho preparato qualche settimana fa per un pubblico nell’Europa centrale, dicevo che uno dei fattori più importanti una crescita culturale viva ed intensa è un contatto diretto e incondizionato con idee e persone di tutto il mondo. Non è un caso che le grandi città dell’antichità come Atene, Roma e Alessandria, si siano sviluppate lungo antiche vie di scambio, fino a diventare il punto d’incrocio sia del commercio, sia della cultura.

Tuttavia, mentre alcuni possono prevedere la progressiva sparizione dei confini nazionali, io ho una posizione più circospetta. Perché se possiamo interagire in un "cibermondo" di confini evanescenti, dobbiamo pur sempre vivere in un mondo fisico con governi e leggi cui dobbiamo obbedire.

Non spariranno i governi nel prevedibile futuro, né è chiaro se dobbiamo desiderare che spariscano, in senso generale. L’internet non può sostituire le cose che i governi fanno per conto dei cittadini.

 

D. L’internet continuerà ad avere uno spazio infinitamente libero nelle reti di comunicazione o sarà controllato da un piccolo gruppo di predatori "multimediali"? O dai governi?

R. Oggi (ed è ancora agli inizi del suo sviluppo) l’internet ha già raggiunto troppe persone, è troppo vasta, porta troppe informazioni perché qualsiasi persona, impresa o entità possa esercitare un controllo completo su tutta la rete. Ciò non vuol dire, però, che attori come le società multinazionali o i governi non possano avere un’influenza, anche se locale, sull’internet.

Nel caso delle grandi imprese, mi preoccupa che alcune aziende di software e hardware possano manipolare il processo di definizione degli standard in funzione del loro vantaggio economico. Uno dei grandi valori dell’internet è che è un sistema libero e aperto, che permette interattività fra piattaforme diverse; abbiamo bisogno di più, non meno, compatibilità e apertura. In più, temo che molti governi vedano l’internet come una possibile fonte di entrate e ne possano limitare l’utilità caricandola di oneri fiscali.

 

D. Che rischi può provocare la globalizzazione della comunicazione?

R. Nessuno che non abbiamo già visto. All’inizio di quest’anno leggevamo spesso articoli sui giornali che si lamentavano dell’accresciuto rischio di imbrogli fra chi pratica il giornalismo in rete. Ma poco dopo abbiamo visto quanto sia vulnerabile da tali imbrogli il giornalismo tradizionale. Mi riferisco in particolare alla situazione New Republic/Stephen Glass; al falso congiunto di Time e CNN su operazioni segrete americane nel Vietnam; e alle sofferenze nel Boston Globe fra molti dei suoi più illustri editorialisti.

Nonostante i problemi che hanno afflitto recentemente il giornalismo mainstream, dobbiamo essere attenti anche quando leggiamo notizie sull’internet. È chiaro che quando esploriamo l’internet dobbiamo essere i redattori di noi stessi.

Non credete a tutto quello che leggete, sentite o vedete in rete (o, del resto, in qualsiasi altro mezzo di informazione). Cercate di essere costruttivamente scettici, cercate di avere conferma dei dati e controllate le fonti. Se non riusciamo in questo modo a "regolare" la rete da soli, il rischio è che autorità governative in giro per il mondo cerchino di farlo al nostro posto, imponendoci leggi e regolamenti – una specie di oggetto contundente per ridurre l’internet all’obbedienza.

Questo sarebbe uno sviluppo spaventoso, perché legislatori con paure legittime, ma con scarsa esperienza diretta della rete, possono progettare strutture di regolamentazione che ritardano lo sviluppo della rete, mortificano la proliferazione di nuovi servizi e, nell’ipotesi peggiore, distruggerne le potenzialità come nuovo, flessibile e globale mezzo di comunicazione. (In Italia abbiamo già visto interventi "regolatori" di questa specie e abbiamo seri motivi di temere che se ne stiano progettando di peggiori - n.d.t.).

 

D. Quale influenza ha avuto l’internet sul marketing, la produzione e la vendita di prodotti e servizi e che influenza potrà avere in futuro?

R. Sembra che, dopo anni di crisi e false partenze, il commercio elettronico cominci a svilupparsi davvero (negli Stati Uniti - n.d.t.). Recentemente uno studio condotto da Nielsen Media Research e Commerce Net sembra indicare che gli utenti dell’internet comincino a sentirsi più a loro agio nel fare acquisti online. Certo molto della riluttanza iniziale dipendeva dalla relativa novità dello strumento; gli utenti (anche quelli che si collegano da tempo) avevano bisogno di abituarsi all’idea.

Inoltre, man mano che le persone cominciano a convincersi che transazioni sicure sono possibili in rete, diventano più tranquille nell’usare carte di credito su siti web. Infine, era una questione di tempo arrivare al punto in cui un maggior numero di commercianti si convincesse dell’utilità della rete; così oggi ci sono molti più prodotti e servizi offerti online di quanti ce ne fossero due anni fa.

Mi aspetto che il prossimo sviluppo del commercio online nell’area "consumer" sia la crescita degli "agenti intelligenti". La web può essere ancora un territorio confuso e difficile, e la possibilità di confrontare offerte diverse può essere un passo importante nel rendere la rete utile ai consumatori. Un esempio è Wireless Dimension – un sito che permette agli utenti di confrontare e cercare l’offerta più conveniente di telefoni cellulari nella loro zona geografica. Dopo aver risposto ad alcune semplici domande su quali caratteristiche si desiderano, il sito automaticamente affianca le offerte più convenienti secondo il caso e permette un confronto diretto.

Anche il leader riconosciuto nel commercio elettronico, amazon.com, sembra essersi reso conto di questo fatto. Poche settimane fa ha comprato Junglee, un sistema online di confronto per gli acquisti in rete. Credo che ci dobbiamo aspettare altri sviluppi di questo genere nei prossimi mesi. Credo che ci siano progetti di studio nelle scuole di economia sugli effetti di lungo termine che gli "agenti intelligenti" potranno avere sui prezzi.

Ma nonostante i passi importanti che si sono fatti nell’area "consumatori" credo che l’onda di marea nel commercio elettronico sarà nelle transazioni di larga scala fra le grandi imprese. Credo che questi sviluppi, benché abbiano una curva di crescita più lenta, nel tempo avranno un impatto assai più grande sull’economia mondiale. Quando giganti come General Motors o Mistubishi cominciano a connettere in rete i loro fornitori e rivenditori, aspettatevi un vero decollo del business elettronico.

 

D. Che cosa pensa della possibilità che l’internet sia una grande occasione di progresso per le nazioni "sottosviluppate"?

R. Il mio capo qui alla MCI, Fred Briggs, ama osservare che per il 50 per cento della popolazione del mondo il dial tone (le centrali telefoniche elettroniche - n.d.t.) è ancora un servizio non disponibile. Nonostante questo, credo che i paesi in via di sviluppo abbiano la possibilità di muoversi in avanti con il resto del mondo in fatto di infrastrutture di telecomunicazioni.

Qui nel mondo "sviluppato" vediamo una crescita molto più veloce nella trasmissione dati che nella comunicazione "a voce". Se guardiamo il futuro, è chiaro che dobbiamo sviluppare un sistema pensato soprattutto per lo scambio di dati, con la "voce" solo come un passeggero secondario. Purtroppo abbiamo un sistema oggi configurato esattamente al contrario -- benché stia cambiando rapidamente.

Nel mondo "in via di sviluppo" questo problema non c’è. Quel poco di infrastruttura che c’è è comunque antiquato, e può essere sostituito rapidamente con attrezzature più moderne. Per esempio alcune nazioni africane si avvantaggiano di ciò sviluppando reti "wireless" (cioè "via etere", senza affrontare il costoso e complesso sviluppo di infrastrutture "via cavo" - n.d.t.).

Ma ci vorrà molto di più che nuove attrezzature e investimenti in infrastruttura perché le nazioni "in via di sviluppo" possano trarre vantaggio dall’era dell’informazione. Oggi il settore in molti paesi è dominato dallo stato – una situazione che deve cambiare se questi paesi vogliono attrarre gli investimenti necessari per migliorare le loro reti di comunicazione. Il fatto è che né lo sviluppo delle reti né la crescita economica potranno svilupparsi in paesi che non deregolano le telecomunicazioni.

 

 

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