Numero 54 18 dicembre 2000 |
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1. Editoriale:
Perplessità natalizie |
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Ormai da parecchi anni si ripete lo stesso ciclo. In
dicembre si affollano le inchieste giornalistiche
sugli acquisti online per i regali natalizi. Passate le
feste, non se ne parla più. Nei rari casi in cui
appare qualche cronaca dei risultati, ci sono voci di
delusione; clienti insoddisfatti, servizi inefficienti,
risultati al di sotto delle aspettative. Si ripete ad
infinitum (non solo nelle stagione dei regali) il ciclo
esagerazione-delusione, col solito risultato: è
difficile trarre deduzioni significative dalluna come
dallaltra fase di sbandamento dellinformazione.
Questanno, uno dei tanti articoli sullargomento
è apparso su Repubblica del 17 dicembre. Attribuisce a
Goldman Sachs questa affermazione: «Nel commercio
elettronico chi non supera questo natale con dieci e lode
vendite in forte aumento e clienti felici rischia di morire
nel 2001». Che i più importanti operatori di
vendite online si preoccupino di ottenere risultati positivi
nella stagione natalizia, e di evitare delusioni per mancate
consegne o carenze di qualità e di servizio, mi sembra
ragionevole. Ma se lopinione degli analisti finanziari
è che da questo dipende la loro sopravvivenza...
cè qualcosa che non va.
Unimpresa, grande o piccola, che rischia di
morire se una breve stagione dà risultati
inferiori alle previsioni, è molto fragile. Ha i piedi
dargilla chi gioca la sua sopravvivenza su una labile
stagione del regalo. E non sono solide quelle imprese che
baseranno il loro futuro su un breve successo stagionale.
Quelle che hanno le basi economiche e strutturali per
sopravvivere comunque non hanno motivo di preoccuparsi delle
opinioni degli analisti finanziari. Se sono quotate in borsa,
ormai sono abituate alle oscillazioni nevrotiche del listino.
Ma quelle che per motivi di sopravvivenza, o per ambizione di
crescita, hanno bisogno di raccogliere denaro sono ancora una
volta esposte al rischio di essere stroncate per un ennesimo
fenomeno di breve periodo; o alla possibilità di
essere sostenute per motivi altrettanto superficiali.
Finché continuerà questa angoscia del
breve periodo continueremo ad avere uno sviluppo
drogato e instabile. E unalternanza di successi costruiti
sulla sabbia e di fallimenti talvolta immeritati.
Su questo tema vedi anche
Elogio della lentezza
La gatta frettolosa fa i gattini ricchi?
ritorno
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2. Elogio della semplicità (Gerry McGovern) |
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Questo non è un argomento nuovo per i lettori di
questa rubrica o, in generale, delle cose che scrivo. Ne
parlavo già quattro anni fa e
altre volte sono tornato sullargomento. E anche
quando linternet non era ancora nata mi trovavo spesso a
invocare lantica formula KISS
(keep it simple, stupid). Nel frattempo la corsa alla
complicazione è continuata; ma crescono le voci
di dissenso. Si sta facendo sempre più luce sulla
necessità di preferire soluzioni semplici. Non
è un caso che l11 dicembre 2000 lautore che ho
così spesso citato, Gerry McGovern, sia uscito con un
articolo
intitolato In praise of simplicity. E lo concluda
con KISS.
Viviamo in un mondo in cui subiamo continuamente
forzature di cambiamento e complessità. Il mondo sta
cominciando a reagire. Cè un crescente desiderio di
semplicità. La gente è sempre più stanca
di tecnologie che continuamente sovracomplicano le cose, che
sono mal progettate, che sono piene di bug.
Un esempio classico sono i telefoni WAP. La
pubblicità promette estrema libertà, ma il
fatto è che sono penosamente difficili da usare e
hanno scarsissime funzioni utili. La conseguenza del
moltiplicarsi di complicazioni inutili è che le
persone diventano sempre più prudenti nel modo in cui
comprano o usano la tecnologia. Una persona media, per
esempio, usa meno del 10 per cento delle funzioni nei
software più diffusi, come Microsoft Word.
Un recente studio della FCB indica che gli
acquirenti in Europa diventano sempre più cauti.
«Cè una forte inerzia dice un esponente
della FCB le persone stanno imparando molto su questi
prodotti, ma più sanno, meno si lasciano tentare a
comprare qualcosa che sarà modificato fra una
settimana». Da questo studio risulta anche che i
consumatori sono scontenti dellofferta di prodotti
sovraccarichi di funzioni e che, proprio per quelle
complicazioni inutili, non fanno le cose fondamentali che il
consumatore desidera.
Non è casuale. I produttori di tecnologia sono
drogati dalla fretta. Lunica cosa che conta per molte
imprese è mettere un prodotto sul mercato prima dei
concorrenti, anche se non funziona. Consegna, poi
controlla è il motto dei produttori di software,
secondo un esperto di Silicon Valley, Guy Kawasaki. Ebbe
unovazione da più di mille imprenditori quando disse
«Dont worry, be crappy» (che pressa poco
si può tradurre non preoccuparti, stai fuori moda n.d.t.).
I consumatori non sono contenti. Uno studio di PC World
in luglio scoprì che pochissimi consumatori sono
soddisfatti dei computer che acquistano. Circa il 22 per
cento dei computer si rompe nel primo anno, rispetto al 9 %
dei videoregistratori, 8 % dei frigoriferi, 7 % dei
televisori. Uno studio del Gartner Group indica che il 25 per
cento dei computer portatili funziona male.
Le persone che lavorano nella tecnologia
dellinformazione non sono contente. Un rapporto del Meta
Group rivela che, benché si lavori con orari sempre
più lunghi, la produttività è in
diminuzione. I motivi sono che i progetti sono sempre
più complessi e, poiché le persone cambiano
più spesso posto di lavoro, si allungano i tempi di
acquisizione delle opportune competenze e capacità.
«Le ore di lavoro sono molto aumentate, ma la
produttività è molto diminuita» secondo
Howard Rubin, uno stimato ricercatore sui sistemi di lavoro
nella produzione del software.
La complessità è la maledizione dellera
digitale. È una sorta di inquinamento intellettuale
che annebbia il pensiero. La complessità non è
un segno di intelligenza, ma piuttosto il segno di una mente
iperattiva affetta da bulimia. Il vero genio e la grande
qualità di progettazione stanno nella capacità
di trasformare un problema complesso in un prodotto semplice
da usare e che dà un reale beneficio al consumatore.
Se il mondo della tecnologia non metterà fine alla
sua infatuazione per il rapido cambiamento e la
complessità, finirà con lalienarsi il mercato
e i consumatori. Non è mai stato così vero il
motto KISS Keep It Simple, Stupid.
Su questo argomento vedi anche
Le macchine non sono cattive ma sono molto stupide
Il pane spremuto e il limone tostato
Il pendolo di Ermete e larte della leggerezza
Il computer a manovella e la crisi del millennio
O scarrafone
ritorno all'inizio
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3. Lepidemia dello spam |
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Non accenna a esaurirsi la sindrome dello
spamming.
Per chi ha un po di esperienza, non è neppure un malanno
grave. Di solito è abbastanza facile identificare a
prima vista i messaggi di quella specie e cancellarli senza
leggerli. In un caso su cento ne leggo qualcuno, per capire
che cosa stanno facendo. Sono quasi sempre stupidi e
pedestri; solo giocando sui grandi numeri possono
sperare che qualcuno ci caschi. Ma proprio nel numero sta il
problema. Uno dei messaggi che ho letto per curiosità,
prima di buttarlo via, offre 142 milioni di indirizzi per 149
dollari. La qualità di una tale mostruosa raccolta
è ovviamente scadente;
è facile indovinare che contiene duplicati, indirizzi vecchi
e chissà quanta altra porcheria.
Ma con un costo trascurabile chi compra quella lista può
sparare centomila messaggi al giorno per quattro anni.
Se uno su diecimila cade nella trappola... il gioco è fatto.
O così vogliono far credere i moltiplicatori di spamming,
cioè i venditori di liste per bulk mailing. Le prime
vittime sono spesso i compratori di quelle liste, che nella maggior parte
dei casi non ottengono i risultati sperati e riescono solo a farsi odiare.
Alcune terapie si sono rivelate peggiori del male come nel caso
di un grosso provider che ha chiuso laccesso a qualche fonte di
spam ma così facendo ha bloccato in parte anche
lentrata di posta normale, suscitando lirritazione dei suoi
clienti (che non erano neppure stati avvertiti di quali fonti erano state escluse).
Un giorno (chissà quando) lo spamming cadrà in declino
e sarà ricordato come una malattia infantile della rete.
Intanto ci possiamo un po consolare con lumorismo. Ecco due
vignette prese dalla ricca raccolta di Illiad
(J. D. Frazer). La prima è stata pubblicata il 5 novembre 2000.
Mi sembra una sintesi efficace. E si spiega da sola anche
questaltra vignetta (17 dicembre 2000) con uno spiritoso accenno ai problemi
delle fusioni, concentrazioni e convergenze.
Speriamo che linfezione finisca prima di invadere lo spazio interplanetario. Ma con la crescente diffusione di soluzioni wireless stiamo davvero spargendo inquinamento anche oltre la stratosfera. Credo che lunico vero vaccino sia lesperienza e lintelligenza delle persone. Quando nessuno risponderà più ad alcuna forma di spamming lepidemia si esaurirà.
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