I Garbugli della Rete 30
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Ci sono persone che mi conoscono, ma non sanno bene come sono fatto (soprattutto non sanno bene comè fatta una macchina elettronica) e così ogni tanto mi dicono: «Tu, che sei innamorato del computer...». Ebbene, diamo una volta per tutte una chiara smentita a queste malelingue: fra noi cè una convivenza, spesso disagiata. Forse è un matrimonio dinteresse; una collaborazione forzata; talora una travagliata amicizia. Ma non è amore.
Ci si può innamorare un po di un oggetto. Un libro può piacerci per il suo aspetto oltre che per il contenuto. Possiamo amare una sedia, un cuscino, un vecchio canterano, un bicchiere, una bicicletta, perfino un cacciavite (ne ho uno così bello e funzionale che mi incanto a guardarlo). Quando scrivevo con vecchie macchine meccaniche, confesso che qualcuna lho amata... specialmente la Valentina, con quel suo bel vestito rosso e un po scollato. Ai tempi ormai lontani in cui cominciavo a scrivere con un computer, allinizio sentivo mancare il vecchio e abituale ticchettìo dei tasti (per fortuna, ancora oggi, ho una vecchia tastiera un po rumorosa, che fa quasi lo stesso effetto). Ma posso amare il computer? No. Prima di tutto, è uno degli oggetti più brutti che ho mai avuto la disgrazia di avere in casa (o in ufficio). Con quel colore grigiastro, da divisa militare. Con quelle dimensioni ingombranti e sgraziate. Meno male che ora ho una tower che posso tenere sotto il tavolo, così si vede poco. Ma certo non giovano allestetica dellambiente il brutto monitor, la squallida stampante, lanonimo scanner, lintrico di fili e di cavi... Ho un portatile che almeno è nero e ha una forma un po meno sgradevole. Ma neppure quello si può definire un capolavoro di design. Ora qualcuno sta tentando di badare un po anche allestetica. Per esempio la Apple ha lanciato un nuovo prodotto che è evidentemente un tentativo di distinguersi e di rendere loggetto un po più attraente. Probabilmente gli affezionati a macintosh (che sono un po fanatici) diranno che è bellissimo. Come dicono a Napoli... ogni scarrafone è bell a mamm soja. Ma io non sono la mamma di alcun computer (se lo fossi, mi vergognerei della mia prole). Quello scarafaggione verde mi sembra sinceramente brutto e un po kafkiano. Ma lestetica è il problema minore. Ciò che davvero rende difficile la convivenza con queste macchine è che funzionano malissimo. Certo: un word processor è uninvenzione straordinaria, infinitamente superiore a qualsiasi tradizionale macchina per scrivere. Ma sarebbe infinitamente meglio se non fossimo costretti (per necessità di comunicazione con altri) a usare sistemi farraginosi, mal concepiti, poco funzionali; così inutilmente complicati che se si ha la disgrazia di schiacciare un tasto sbagliato scatenano funzioni bizzarre e sconosciute; e che hanno la pessima abitudine di piantarsi nel momento peggiore possibile. (Da tempo ormai vado ripetendo che il principio fondamentale dellinformatica non è la Legge di Moore, ma la Legge di Murphy). Certo: usare la rete è affascinante, per le possibilità di comunicazione e di informazione che offre. Ma chi dice che le tecnologie sono friendly ha un concetto un po perverso dellamicizia. Già ai tempi antichi, quando si lavorava in puro testo, la cosa non era comodissima. Bisognava, bene o male, destreggiarsi fra editor e programmi di connessione, mailbox che non sempre funzionavano... maximus, telnet, anonymous FTP, per non parlare di ping, traceroute, gopher e veronica... Ma ora è peggio. Il buon Berners-Lee aveva inventato un linguaggio HTML che ha non poche complicazioni e parecchi limiti, ma almeno era uguale per tutti. Adesso con lidea di migliorarlo lhanno reso così complicato che se una cosa è scritta per un certo browser si vede malissimo con un altro (e per piacere non parliamo di cookie, activex e altre corbellerie o di quei siti dove non si vede nulla se non si scarica un software apposta). Vado su in sito per vedere se hanno messo online le relazioni di un convegno, e sapete cosa trovo? Le voci in real audio. Cioè per non fare la fatica della sbobinatura mettono su le registrazioni così come sono, con i colpi di tosse e i rumori... e se voglio citare qualcosa non posso prelevare il testo, devo ascoltare e prendere nota, come facevo quando andavo alluniversità con quei professori poco diligenti che non consegnavano mai le dispense. Uno di centomila esempi di come si usa la tecnologia per fare le cose male e renderci la vita difficile. E poi ci sono quelli che per darti informazioni che starebbero in due pagine di testo mettono online una pesantissima presentazione in powerpoint... Certo: non è mai colpa della macchina. Un computer è solo un calcolatore, che sa fare operazioni matematiche con estrema velocità. Per un computer il linguaggio è fatto di
tanti 0 e tanti 1 o di sequenze come £ªÞ¦F¸Ð¬&!¥çØQ$ºµJe nß²¨î E intanto... per complicarci la vita ancora di più hanno abolito, o ridotto al minimo, i manuali cartacei (tanto è vero che cè una prospera editoria di pesanti e costosi volumi che servono solo a tentare di spiegarci come funziona questo o quel programma). Già quei manuali erano poco comprensibili; ma è ancora peggio con i cosiddetti online help dove, in mezzo a una montagna di ovvietà, manca quasi sempre la cosa che ci interessa; e dove se chiediamo che cosa vuol dire piranzolare il pistroforo ci si risponde questa funzione serve per la piranzolazione dei pistrofori. E in nessun angolo del programma cè una definizione di pistroforo o di piranzolare. Mi è capitato, più di una volta, di trovarmi davanti a una funzione incomprensibile e di chiedere lumi a un ingegnere elettronico. È sempre più frequente sentirsi rispondere: «Mah, non ne ho la minima idea. Prova e vedi che cosa succede. Ma prima fai un backup, per il caso che ti mandi in tilt tutto il sistema». La mia vita con il computer è tutto fuorché una storia damore. |
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