Il coro dei bugiardi
alla seconda crociata
Un articolo su InterLex di Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it
4 ottobre 2000
Sembrava sopito, dopo la mostruosa montatura di due anni fa, il clamore su internet e pedofilia. In realtà la manipolazione delle notizie non si era mai spenta. Continuavano insinuazioni striscianti. Ogni volta che si parlava di violenza contro i bambini o gli adolescenti, si cercava un modo per citare la rete, anche quando non centrava per nulla. In televisione si sentiva parlare di violenze perpetrate nelle famiglie e assurdamente si mostrava un computer o una pagina web. Ma questo stillicidio di falsificazioni sembrava un po rallentare.
Invece... è ripartito un immenso fracasso in cui imperversano di nuovo le ipocrisie, gli esibizionismi e le manipolazioni.
Siamo a una nuova crociata infame. Che somiglia a quelle crociate del medioevo che non arrivavano mai in Terrasanta ma si perdevano lungo il percorso in pogrom e altri massacri di chi aveva idee diverse dai promotori dellimpresa.
La nuova vicenda è cominciata fra il 18 e il 20 agosto 2000. A pochi giorni di distanza ci sono stati due orribili delitti. Due bambine crudelmente assassinate. Queste notizie hanno scatenato una comprensibile onda emozionale; e una altrettanto prevedibile ma non per questo perdonabile ondata di speculazioni e ipocrisie. Proclami politici, manipolazioni dellinformazione, minacce repressive, unimprovvisa fiammata di chiacchiere e di clamore sul tema grave e profondo delle violenze contro i bambini o gli adolescenti. Un male purtroppo diffuso, nascosto in angoli bui della nostra società un po dovunque: nelle scuole, nelle chiese... e soprattutto nelle famiglie. Un problema che richiederebbe attenzione continua, educazione sociale, impegno costante perché le vittime (come spesso succede) non si chiudano nella paura e nel silenzio. Invece... ancora una volta ci si avventa sull internet, che ovviamente non ha nulla a che fare con i delitti che hanno scatenato il fracasso né con le cause profonde del male.
Due anni fa cera stata uneco immensa intorno a una gigantesca indagine che avrebbe sgominato la pedofilia in Italia e che si concluse con lincriminazione di tre persone accusate di collezionare fotografie. Come sarebbe consolante, se fosse vero: se i persecutori di bambini e minorenni in Italia fossero solo tre, se non facessero altro che collezionare immagini di discutibile valore artistico e se fossero stati tutti messi in condizione di non nuocere. Ma purtroppo questa, nonostante il rimbombo che aveva avuto su tutti i mezzi di informazione, era una spudorata bugia. Una vanteria insensata di persone ambiziose che volevano approfittare delloccasione per mettersi in mostra.
Ora siamo daccapo. Verso la metà di settembre sono comparse di nuovo sui giornali notizie dello stesso genere. Una grande inchiesta ha portato (si dice) allincriminazione di 36 persone che (si dice) fanno traffico di fotografie. Ma non erano stati sgominati due anni fa? Comunque 36 è un numero molto piccolo e va considerato il fatto che (come si è dimostrato in casi precedenti) è probabile che molte delle persone indagate risultino innocenti e non coinvolte nel traffico di materiale sospetto.
Ciò che non dicono i laudatores di queste operazioni (regolarmente annunciate nel momento in cui servono a far notizia) è che le forze dellordine sono attivamente presenti online da parecchi anni; che ci sono agenti della polizia, dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia postale con una lunga e profonda esperienza della rete; e che una delle loro attività preferite è andare a caccia di chi tenta di accalappiare in rete qualche ragazzino ingenuo (che spesso è un poliziotto travestito) o di chi partecipa ad aree di discussione su temi delicati o indulge nello scambio di materiale più o meno osceno specialmente se si tratta di bambini o adolescenti. Per non parlare di organizzazioni volontarie e aggregazioni spontanee di cacciatori di pedofili in rete. Data la continua sorveglianza, è sorprendente che ci sia ancora in giro qualcuno che ha questi comportamenti online e non è ancora caduto nelle mani della giustizia. Mentre tanti malfattori (in territori assai meno trasparenti) continuano indisturbati nelle loro perverse attività, di cui nessuno sembra occuparsi se non quando cè un orripilante assassinio o si ha notizia di qualche altro episodio grave, che fa nascere una violentissima, ma purtroppo effimera, ondata di interesse; e più o meno confuse campagne di repressione, che ottengono scarsissimi risultati nellindividuare i veri colpevoli mentre quasi sempre sconvolgono la vita di molte persone che non hanno mai commesso alcun abuso.
Cè stata una sola eccezione al clamoroso silenzio dei grandi mezzi di informazione su questo opprimente problema. Una lettera di una lettrice è stata pubblicata da Barbara Palombelli su Repubblica del 16 settembre. Merita di essere letta con attenzione. Il caso è gravissimo: un insegnante, che si dichiara del tutto innocente (e probabilmente lo è), rischia di perdere il lavoro, di apparire come un mostro agli occhi della scuola, degli alunni, delle loro famiglie e di tutta la comunità in cui vive semplicemente perché è stato coinvolto per errore in unindagine su presunti accessi a siti di pornografia online che contengono immagini di minorenni. Vorrei, ancora una volta, sottolineare che questa allucinante vicenda è tuttaltro che un caso isolato. E che gli unici a trarre vantaggio dalle assurde cacce alle streghe sono i veri colpevoli di abusi e violenze contro i bambini e gli adolescenti. O forse i siti di sesso hard di varia specie, che dal clamore diffuso potrebbero ottenere un aumento di traffico (cosa sconsigliabile perché sono le peggiori fonti di spamming e di truffe).
Ma non è finita. Nei giorni successivi si è abbattuta su tutti i mezzi di informazione unondata ancora più forte di notizie scandalistiche. Si è parlato di unaltra indagine (o è la stessa?) che riguarda un traffico di immagini, più o meno perverse, con sede in Russia. Sembra che lorganizzatore russo non solo sia a piede libero ma continui nella sua attività probabilmente compiaciuto della pubblicità ottenuta grazie alla smisurata e prematura diffusione di notizie sui suoi commerci. Si è parlato insistentemente di migliaia di persone coinvolte in Italia. Solo molto più tardi, e un po in sordina è emersa una piccola verità: le persone incriminate (la cui colpevolezza resta da dimostrare) sono trenta. O anche meno. Il Corriere della Sera del 3 ottobre dice che sono sei.
Si è scatenato tutto il peggio delle sceneggiate allitaliana. Speculazioni politiche, dibattiti a non finire, strumentalizzazioni di ogni specie. Si è arrivati perfino a un conflitto nella Rai che ha portato alle dimissioni del direttore del Tg1 e allincriminazione di quattro giornalisti.
Un esempio fra mille... in una delle trasmissioni dedicate a questo argomento, Bruno Vespa sosteneva una curiosa tesi. Gli utenti dellinternet, diceva, sono pochi. Le persone che fanno commercio in rete di fotografie pedofile sono migliaia. Ergo chi usa linternet è un pedofilo. La cosa impressionante è che nessuno, né in quella trasmissione né in altre occasioni, ha fatto notare lassurdità di quelle affermazioni. Anzi... cose simili sono ripetute ad nauseam un po dovunque. In televisione, sui giornali, nei dibattiti politici, nei comizi...
Che cosa cè di sbagliato in tutto questo? Molte cose. Cerchiamo di riassumere qualcuna delle più importanti.
- Il traffico di fotografie, film e altri materiali osceni che coinvolgono adolescenti o bambini è solo uno dei tanti aspetti della cosiddetta pedofilia. Persone esperte sullargomento dicono che l80 per cento delle violenze di questa specie avviene nelle famiglie, o comunque allinterno di piccole comunità molto lontano dalle luci della ribalta. Concentrare tutta lattenzione sul commercio di immagini significa falsare il problema e mandare nel dimenticatoio le violenze più gravi e diffuse fino a quando qualche altro orribile delitto creerà una momentanea fiammata di clamorosa indignazione e di inutili chiacchiere.
- La discutibile arte di fotografare bambini o adolescenti in situazioni sessuali di varia specie esiste da più di centanni. Quando nel 1898 morì Charles Lutwidge Dodgson (un illustre matematico più noto con lo pseudonimo di Lewis Carroll, lautore di Alice nel paese delle meraviglie) lasciò una disposizione testamentaria che ordinava la distruzione del suo archivio di fotografie di bambine svestite (e chissà quante persone meno famose, anche nella pudibonda Inghilterra vittoriana, indulgevano in simili abitudini). Trenta o quarantanni fa le organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani denunciavano il commercio di immagini non solo pornografiche, ma di inaudita sadica violenza. Tutto questo accadeva molto prima che esistesse linternet; ma poco o nulla è stato fatto per reprimere quei traffici, benché fossero ben noti alle polizie di tutto il mondo.
- Se oggi qualche trafficante di quel genere di immagini va in rete, lo fa a suo rischio e pericolo e devessere abbastanza sprovveduto: perché così aumenta enormemente le possibilità di essere individuato e incriminato. In altre parole, linternet non è una causa del male: è uno strumento per aggredirlo.
- La diffusione di clamorose notizie sulle indagini non è solo una violazione del segreto istruttorio ma un favore ai colpevoli. Unindagine ben condotta potrebbe forse, partendo dalla rete, individuare anche quella parte preponderante del traffico che si svolge per canali meno controllabili. Ma è ovvio che se la notizia si diffonde i peggiori responsabili di ignobili commerci avranno tutto il tempo di nascondersi e far sparire le prove.
- La situazione descritta in una lettera a Repubblica è tuttaltro che un caso isolato. Sono migliaia le persone sottoposte a incredibili persecuzioni e che poi si rivelano innocenti. Ma tale è la paura e limbarazzo che pochissimi hanno il coraggio di denunciare le sopraffazioni cui sono sottoposti. Le vittime silenziose si trovano in una situazione perversamente simile a quella di molte vittime di violenze sessuali che temono la vergogna della loro condizione o sono prigioniere dellomertà di chi pensa che i panni sporchi si lavano in famiglia.
Insomma la barbarie non si vince aggiungendo altra barbarie. Chi diffonde notizie false e manipolate, chi criminalizza la rete invece di perseguire i veri colpevoli, è un alleato dei criminali e un nemico della società civile.
Per concludere... si pone la rituale domanda: cui prodest? La risposta è terribilmente semplice. E non occorre fare dietrologia, perché le intenzioni sono dichiarate.
Le forze dellordine dispongono già di molti efficaci strumenti di intercettazione; che se servono per indagini contro i criminali possono essere usate anche per scopi molto meno giustificabili. Ma non si accontentano. Vogliono un ancora maggior potere di controllo sulla vita di tutti noi in barba alle cosiddette (e mal concepite) leggi sulla privacy. Non è un segreto che ci sono progetti europei e italiani che consentirebbero una possibilità invasiva pari o superiore al famigerato Echelon o al nuovo sistema di spionaggio che ha lesplicito e preoccupante nome di Carnivore. Una delle vie più facili per ottenere risorse antropofaghe, di cui possono essere vittima tutti i cittadini, è approfittare di unondata emozionale su un argomento come la violenza contro i minori.
I grandi poteri politici economici e dellinformazione hanno sempre visto con fastidio quella libertà di opinione e di scambio che si è resa possibile con linternet. Anche per loro lo schiamazzo sulla pedofilia è unoccasione favorevole per instaurare sistemi di controllo che si traducono in una parola semplice quanto perversa. Censura. Del tutto inutile per la caccia ai criminali; ma comoda per chi vuol togliere di mezzo opinioni fuori dal coro o informazioni non filtrate e condizionate. E ovviamente non si tratta solo di pornografia o di sesso; che sono da secoli e millenni il pretesto per tuttaltro genere di repressione.
Insomma il fatto è mostruosamente chiaro. Le abbiette montature e speculazioni cui stiamo assistendo non servono in alcun modo a risolvere il grave problema delle violenze (sessuali o non) contro i minorenni e anche contro adulti tuttaltro che consenzienti. Hanno un solo effetto: ridurre la già scarsa riservatezza dei fatti personali e imbavagliare le opinioni o informazioni sgradite.
Altri articoli e testi su questo argomento.
Verso un giro di vite contro la libertà della rete http://www.interlex.it/regole/amonti39.htm
Storia della crociata infame http://gandalf.it/free/infame.htm
Alice nel paese delle ipocrisie http://gandalf.it/free/alice.htm
La crociata, il macigno e il venticello http://gandalf.it/free/venticel.htm
Dagli alluntore http://gandalf.it/free/untore.htm
Linternet, il bambino e lacqua sporca http://gandalf.it/free/sporca.htm
Quel simpaticone di Zio Luigi http://gandalf.it/free/zioluigi.htm
La lettera di una vittima http:gandalf.it/free/palomb.htm
Le vittime silenziose http://gandalf.it/free/vittime.htm
Rispuntano gli ipocriti sulla pedofilia http://gandalf.it/mercante/merca49.htm#heading03
Pericolo: sequestratori in agguato http://gandalf.it/free/sequest.htm
Sequestri di computer: gli abusi continuano http://gandalf.it/free/riseque.htm
Avremo nuove ondate di sequestri? http://gandalf.it/mercante/merca49.htm#heading04