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Un’evoluzione complessa
fra cambiamenti e continuità

Un contributo di Giancarlo Livraghi al quinto rapporto del Censis – maggio 2006



La serie di questi studi del Censis, iniziata nel 2001, sta cominciando ad assumere il senso e il valore di una documentazione “storica”. Un quadro di ciò che si evolve e ciò che non cambia, di tendenze veloci e di abitudini che continuano. Una situazione che propone più dubbi e perplessità di quanto offra prospettive coerenti, ma che è interessante osservare nella sua evoluzione.

Il quinto rapporto ci offre un confronto fra il 2001 e il 2005. Naturalmente quattro anni sono un periodo relativamente breve rispetto a tendenze che occorre capire in prospettive più lunghe. Ma se ne possono trarre deduzioni significative.

La prima, e forse la più importante, è che i cambiamenti sono possibili – e sono difficilmente prevedibili. Se è vero che alcune circostanze rimangono quasi invariate per lunghi periodi, ciò non significa che siano immutabili. La cultura si evolve anche quando sembra statica. Mentre alcuni cambiamenti apparenti sono effimeri – o influiscono sulla sostanza dell’evoluzione in modo meno incisivo di ciò che può sembrare.

I mezzi sono strumenti. Possono influire sul modo in cui si sviluppano la cultura, l’informazione e il dialogo, ma sono a loro volta influenzati non solo dal modo in cui sono usati da chi ne ha il controllo, ma anche da come è percepita l’informazione o la comunicazione.

C’è un fatto di base che, ovviamente, non può cambiare in pochi anni. Si conferma, anzi in parte si accentua, quella divisione fra abbondanza e scarsità che era stata rilevata già nel primo rapporto del Censis e confermata da tutte le analisi successive. Sul “paradosso dell’abbondanza” ritornerò nelle pagine conclusive. Nella prima parte di queste osservazioni mi sembra opportuno analizzare alcuni confronti fra il 2001 e il 2005. Vedremo poi le analisi di prospettive un po’ più lunghe nel tempo, seguite da alcuni confronti internazionali. Ma cominciamo con un tentativo di quadro generale.

Il primo grafico è basato su una mescolanza di fonti diverse. La confrontabilità numerica dei dati è perciò incerta e discutibile. Ma le linee di tendenza, per quanto approssimate, non sono irragionevoli (e corrispondono a ciò che si può percepire osservando questi fenomeni da diverse prospettive). Tracciano un percorso per gli ultimi vent’anni che mette subito in evidenza un’evoluzione complessa – in cui segnali di forte cambiamento si incrociano con situazioni sostanzialmente invariate.


Evoluzione in vent’anni in Italia 1985-2005

20 anni
 
In questo grafico sono intenzionalmente omessi i dati numerici
perché sono rilevanti solo le linee di tendenza.

I riferimenti quantitativi si trovano nelle pagine successive,
nei grafici dedicati a specifici argomenti.


La complessità reale è molto maggiore di quella che appare in una sintesi semplificata come questa. La televisione mantiene il suo predominio e, nonostante la sua pervasiva diffusione, ha ancora una lenta crescita. Negli ultimi dieci anni c’è stata, come è universalmente noto, una enorme diffusione della telefonia cellulare, che si consolida al secondo posto (in alcuni segmenti sembra raggiungere o superare la televisione).

La radio, con una crescita piccola ma continua, mantiene la “terza posizione” fra le risorse più usate dagli italiani. E conferma, con ottant’anni di storia, le sue caratteristiche “giovani” di attualità e vitalità – ma con qualche limite nel suo ruolo, come vedremo nelle osservazioni conclusive.

La “carta stampata” rimane nella sua tradizionale debolezza in Italia. Non riesce, almeno per ora, a trovare possibilità di espansione, ma nonostante qualche limitato cedimento mantiene le posizioni che aveva vent’anni fa. Sembra che ci sia, in quest’area, una leggera crescita del libri, ma è ancora presto per poter valutare il significato di questa variazione.

L’internet è ancora molto al di sotto delle sue possibilità ed è lontana da ogni immaginabile “soglia di saturazione”. Nel periodo più recente ha un tasso di crescita superiore a ogni altro sistema – secondo i dati del Censis, il 78 % in quattro anni (rispetto al 13 % della telefonia mobile, al 33 % del computer e al 30 %, su basi più modeste, della televisione satellitare).

Da altre fonti si deduce che l’uso della rete in Italia è cresciuto del 70 % negli ultimi cinque anni per numero di persone online, mentre il livello di attività si è moltiplicato per 7. Nel 2005 rispetto al 2004 la crescita si colloca (secondo diversi criteri di valutazione) fra il 16 e il 27 %. È evidente nel grafico che la diffusione della rete si sta avvicinando a quella di libri e giornali (come vedremo più avanti non si tratta di “sostituzione”, come alcuni assurdamente temevano, ma di un allargamento della gamma di risorse).

Il prossimo grafico riassume il confronto, in base a questo studio del Censis, per i dati complessivi di uso totale e “abituale”.


Confronto 2001-2005

2001-2005


Vediamo confermate le tendenze che si rilevano in prospettive di più lungo periodo. Nel caso del telefono cellulare, dallo studio del Censis risulta che l’aumento più rilevante non è nel numero totale di persone che lo usano (+ 13 %) , ma nell’uso frequente (+ 94 %). Nel caso dell’internet l’uso abituale (+ 80 %) cresce poco più di quello occasionale (+ 75 %) rispetto a un aumento totale del 78 %.

Nel caso dei libri, invece, a una modesta crescita totale (+ 7 %) sembra corrispondere una leggera diminuzione della lettura abituale. Appare aumentata (+ 10 %) la lettura occasionale dei quotidiani, mentre diminuisce della stessa proporzione (– 10 %) quella abituale – il totale risulta diminuito del 5 %.

Il numero totale dei lettori di periodici (compresi settimanali e mensili) è quasi uguale a quello dei quotidiani – ed è diminuito poco (– 3 %). Ma diminuiscono i lettori abituali (– 21 % complessivamente per i periodici, – 25 % per i settimanali e – 12 % per i mensili).

Come vedremo, emergono approfondimenti interessanti dalle analisi dei dati per diversi segmenti della popolazione. Intanto (anche se può sembrare banale) possiamo osservare un grafico tracciato in senso opposto: persone che non usano ciascuna delle risorse.


Persone che non usano

2001-2005


Le aree di privazione rimangono preoccupanti per quanto riguarda la lettura. Sono meno del 20 % gli italiani che non usano un cellulare, circa il 30 % quelli che non ascoltano la radio. Ma quasi metà della popolazione (45 %) non legge mai un giornale e più della metà (53 %) non legge mai un libro. Se alla mancanza totale di lettura si aggiunge la frequenza “non abituale”, la “scarsità” è il 68 % per i libri (circa allo stesso livello del 2001) e il 62 % per i giornali (con un peggioramento rispetto al 58 % di quattro anni prima).

Il “non uso” dell’internet è sceso al 64 % rispetto all’80 % del 2001, ma è ancora molto elevato. Se si somma con l’uso “occasionale” è il 78 % (era l’88 % nel 2001). Nel caso del computer, il numero di persone che non lo usano è sceso dal 69 % al 58 % (dal 76 % al 67 % compreso l’uso “occasionale“). Se si esclude la nota eccezione della telefonia cellulare, le “nuove tecnologie”, benché in crescita, rimangono una risorsa inutilizzata per oltre metà della popolazione – e non abituale per più di due terzi.

I precedenti studi del Censis avevano messo in evidenza la profonda disparità fra i “meno abbienti” di informazione e comunicazione, che hanno una gamma molto scarsa di risorse, e i “più abbienti” la cui dotazione è così ricca da creare problemi di congestione informativa e comunicativa. Naturalmente il quadro è più complesso di una semplice suddivisione in due grandi categorie (ognuna circa metà della popolazione) sopra e sotto la soglia di “indigenza” culturale. Il quadro è più complesso, con una molteplice varietà di risorse e comportamenti. Ma il problema rimane. Continuare a studiarlo e capirlo può contribuire alla ricerca delle (non facili) soluzioni.




Nelle pagine seguenti vedremo alcune analisi per categorie demografiche. Poi una serie di prospettive storiche più estese, seguite da alcuni confronti internazionali. Alla fine cercheremo di riassumere il quadro per ciascuno dei mezzi e strumenti di informazione e comunicazione – e poi di concludere con alcune osservazioni generali.



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