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Un’evoluzione complessa
fra cambiamenti e continuità

Un contributo di Giancarlo Livraghi al quinto rapporto del Censis – maggio 2006


L’evoluzione nel tempo

Fra oscillazioni e stasi: la carta stampata



Dopo quella dei “mezzi audiovisivi” vediamo l’ evoluzione nel tempo per la diffusione e lettura della “carta stampata”: libri, quotidiani e periodici.

La storia dei libri, ovviamente, risale alle origini della scrittura – e ha avuto una trasformazione profonda 500 anni fa con lo sviluppo di nuove tecnologie di stampa. Nacquero poco più tardi i primi periodici stampati e nel Settecento i quotidiani.

Ma non è possibile ricostruire una serie storica di dati coerenti e confrontabili per periodi così lunghi. Le analisi che seguono riguardano la situazione in Italia negli ultimi trent’anni.

Nel prossimo grafico vediamo l’andamento della produzione libraria in Italia dal 1990 al 2005 e un confronto con la situazione nel 1980 – secondo i dati dell’Istat e le analisi dell’Aie (associazione degli editori) – come percentuali rispetto al 1990. Nel 2004 si stima che siano stati stampati 54 mila titoli in 582 milioni di copie. Le prime, parziali informazioni disponibili per il 2005 sembrano indicare una leggera diminuzione delle vendite nelle librerie. Alcuni osservatori indicano un aumento del numero di opere pubblicate, ma un’ulteriore diminuzione delle copie stampate. Non si tratta, comunque, di variazioni rilevanti in una situazione che sembra imprigionata in una cronica debolezza.


Produzione di libri in Italia – 1980-2004
1990 = 100
Elaborazione Aie su dati Istat

libri


Dagli anni ’50 fino alla metà degli anni ’90 c’era stato un aumento, talvolta discontinuo, ma tendenzialmente positivo, di produzione e vendita di libri in Italia – più che raddoppiata, per esempio, fra il 1980 e il 1997. Negli ultimi otto anni si rileva una tendenza diversa. Nel 2000, rispetto al 1990, la crescita era del 47 % per il numero di opere pubblicate e del 20 % per la “tiratura” complessiva. Negli anni seguenti ci sono oscillazioni, che riflettono le incertezze e i mutamenti d’umore delle imprese editoriali più che le richieste dei lettori.

La “tiratura media”, cioè il numero di copie stampate per ogni libro, è in costante diminuzione. Nel 1980 era di 8.500 copie, nel 1990 meno di 6.000, oggi circa 4.500. Ritorneremo su questo tema nelle osservazioni conclusive.

Per quanto riguarda la lettura, alcuni dati relativamente “incoraggianti”, in un quadro che comunque rimane molto depresso, si trovano in uno studio pubblicato dall’Aie il 6 maggio 2006 (basato su dati Istat) da cui risulta che nel 2005 il 42,3 % degli italiani oltre i sei anni di et�“ha letto almeno un libro”, con un aumento dello 0,95 % sul 2004 e del 2,2 % rispetto al 2003. Sembra che si tratti di una tendenza in corso da cinque anni. La “ri-crescita” della lettura è del 10,4 % rispetto al “punto più basso degli ultimi dieci anni” a cui si era scesi nel 2000 (38,3 % della popolazione).

La frequenza di lettura rimane molto scarsa. Secondo questa fonte le persone che leggono “almeno un libro al mese” sono il 5,6 % della popolazione (il 13,5 % dei lettori di “almeno un libro all’anno”).

La crescita si rileva soprattutto fra i lettori “abituali”: «chi già leggeva ieri oggi legge di più, chi leggeva poco continua a essere un lettore occasionale». Inoltre si continua a constatare una forte differenza regionale. La “penetrazione” della lettura è il 50,4 % nelle regioni settentrionali, il 30,4 % in quelle meridionali. I lettori “abituali” sono il 16,1 % dei lettori al Nord, il 7,8 % al Sud (cioè, rispettivamente, l’8,1 % e il 2,6 % della popolazione).

Un fatto particolare è il recente sviluppo dei libri venduti in edicola “in abbinamento” a giornali e riviste, che esamineremo poco più avanti, insieme a un altro nuovo fenomeno: la diffusione di quotidiani “gratuiti”.

Intanto vediamo in un grafico la diffusione (numero di copie distribuite) di quotidiani e periodici in Italia dal 1982 al 2005.

Va ricordato che per “diffusione” si intende il numero di copie vendute (o in altro modo distribuite ai lettori) – e perciò è un dato diverso dalla “tiratura”, che comprende anche le “rese”, cioè le copie stampate ma invendute (o comunque non diffuse) e restituite ai distributori o mandate al macero.


Diffusione di quotidiani e periodici – 1982-2005
Migliaia di copie “numero medio” – fonte: analisi Upa su dati Ads

stampa

Il tracciato in grigio è una stima della maggiore diffusione dei quotidiani
dovuta al recente sviluppo delle testate “gratuite”.


La prima rivista periodica in Italia uscì a Firenze nel 1636. Alcune, nei secoli seguenti, ebbero un ruolo importante nell’evoluzione della nostra cultura. I quotidiani italiani nacquero più tardi, nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Ma la stampa periodica ha avuto meno continuità. Solo poche testate attuali escono da sessant’anni, mentre sono molte quelle di nascita più recente. Fra i quotidiani, invece, sono numerosi quelli che hanno più di cent’anni – e alcuni potranno festeggiare, in questo decennio, il loro centocinquantesimo compleanno.

Alcune testate che poi sono diventate quotidiane avevano, all’inizio, una periodicità meno frequente. Era tradizionalmente diffusa l’abitudine di chiamare “giornale” anche una rivista che non usciva tutti i giorni.

A partire dal dopoguerra, c’era stata una crescita della stampa quotidiana, più graduale che veloce (alcune testate avevano, già prima della seconda guerra mondiale, una diffusione non molto inferiore a quella di oggi). C’era stato, invece, a partire dalla metà degli anni ’40, un forte cambiamento della stampa periodica, con lo sviluppo di nuove proposte, come i cosiddetti “rotocalchi”, i “fotoromanzi”, la moltiplicazione di testate “femminili”, eccetera.

Come vediamo, la diffusione dei quotidiani è cresciuta fino al 1999, ma poi ha avuto un lento declino – che potrebbe essere maggiore se le vendite non fossero continuamente sostenute da attività promozionali.

Ci sono più forti oscillazioni nel caso dei periodici. In Italia non si erano sviluppati i quotidiani “popolari” e lo spazio era stato occupato dalla stampa periodica, il cui sviluppo però era entrato in crisi già negli anni ’70 (in parte per effetto di una crescente presenza della televisione). Tuttavia una leggera crescita dei settimanali era continuata fino al 1994, seguita da un declino e poi da una oscillante ripresa, dovuta in gran parte a una proliferazione di testate, spesso effimere, cui non corrisponde un aumento complessivo della lettura. Un andamento diverso è quello dei mensili, ma anche in quel settore c’è una moltiplicazione di testate, di cui molte specialistiche, senza un significativo aumento del numero totale di lettori. Come vediamo nel prossimo grafico.


Lettura di quotidiani e periodici – 1986-2005
Milioni di lettori “numero medio” – fonte: analisi Upa su dati Ispi-Isegi-Audipress

stampa

Il tracciato in grigio è una stima della maggiore lettura dei quotidiani
dovuta alle testate “gratuite”.


Nonostante una frenetica moltiplicazione di proposte, da dieci anni diminuisce la lettura dei periodici – che negli ultimi cinque anni sembra un po’ più stabile, ma senza rilevanti segni di crescita. I quotidiani, partendo da posizioni più deboli, hanno variazioni meno accentuate, in una situazione di leggero cedimento o “quasi stabilità” – con un accenno di ripresa negli ultimi cinque anni dovuta in buona parte alle nuove “testate gratuite”.

Diminuiscono le distanze fra periodici e quotidiani, ma in un assestamento “verso il basso” che conferma la tradizionale debolezza della lettura in Italia. Dal 2001 a oggi, secondo questi dati, non ci sono forti segnali di diminuzione, ma neppure aumenti che possano essere, almeno finora, interpretati come un’inversione di tendenza.

Un quadro diverso ci è offerto in uno studio pubblicato da Media Consultants il 22 febbraio 2006 e riferito ai dati di lettura a fine anno 2005. Vediamo un confronto fra quotidiani e periodici, con una distinzione fra lettura maschile e femminile.


Lettura di quotidiani e periodici – 2005
Percentuali sulla popolazione – elaborazione di un’analisi Media Consultants su dati Audipress

stampa

Le aree tratteggiate sono una stima della maggiore lettura dei quotidiani
dovuta alle testate “gratuite” (dati provenienti da un’altra fonte)


Vediamo che i quotidiani rimangono nella loro “tradizionale” condizione: letti da meno di metà della popolazione, un po’ più dagli uomini che dalle donne. I periodici, nel loro insieme, mantengono una posizione più forte: oltre due terzi della popolazione, con una minore differenza per “genere” (si conferma che è più femminile la lettura dei settimanali, leggermente più maschile quella dei mensili).

In sostanza gli italiani che “non leggono”, secondo questo studio, non sono metà della popolazione, ma meno di un terzo (comunque un numero enorme rispetto a paesi di paragonabile sviluppo economico e culturale – vedi confronti internazionali). Sono meno della metà quelli che leggono libri e quotidiani (più gli uomini nel caso dei giornali, le donne per i libri).

La prolungata e preoccupante “staticità” della situazione non significa che sia immobile o immutabile. Vedi le osservazioni conclusive sulla lettura in Italia.




Nella pagina seguente vedremo due sviluppi recenti nell’ambito della “carta stampata”: i libri in edicola e i quotidiani “gratuiti”. Poi le prospettive di crescita nel tempo per i “nuovi” strumenti di informazione e comunicazione, seguite da alcuni confronti internazionali, prima di arrivare a qualche riflessione conclusiva per ognuna delle risorse – e infine ad alcuni commenti sulla situazione in generale.



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