Dati

Italia

Risorse di informazione e comunicazione
nelle famiglie italiane

In base a un rapporto del Censis – luglio 2001

Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it



Nel luglio 2001 il Censis ha diffuso un ponderoso documento intitolato Primo rapporto annuale sulla comunicazione in Italia (offerta di informazione e uso dei media nelle famiglie italiane). Si tratta di un “appuntamento annuale” e altri studi sono stati pubblicati negli anni successivi. È online una ulteriore e diversa analisi basata sul secondo rapporto del Censis pubblicato nel marzo 2003. E inoltre un approfondimento storicosui sistemi di informazione
e di comunicazione pubblicato nel marzo 2004.

Un aggiornamento al 2005 è riassunto in una sintesi dei dati finora disponibili in un nuovo studio che confronta le situazioni a quattro anni di distanza (dal 2001 al 2005).

Le analisi e le osservazioni che seguono sono basate sul primo rapporto pubblicato nel 2001.




Naturalmente tutte le ricerche “demoscopiche” sono imprecise e discutibili. Ma l’autorevolezza della fonte, e il fatto che si tratta della a prima analisi estesa e comparativa dei vari strumenti di comunicazione e di informazione nelle famiglie italiane, costituiscono un punto di riferimento “non trascurabile” – che merita qualche analisi e commento.

Il Censis promette di pubblicare un ulteriore documento in cui i dati «saranno scorporati sulla base di diverse categorie analitiche (età, sesso, condizione socio-culturale, ecc.)». Ma intanto alcune osservazioni interessanti si possono già ricavare anche da dati più generali (e alcune analisi per categorie demografiche sono già disponibili in questo rapporto).

Questo studio non riguarda specificamente l’internet e i nuovi sistemi di comunicazione. Ma è utile per collocarli nella prospettiva delle risorse di cui dispongono le famiglie italiane.

Una delle deduzioni più rilevanti è la constatazione di una distinzione culturale e di comportamento che divide la popolazione italiana in due metà quasi uguali: quella che usa una varietà di fonti di informazione e comunicazione – e quella che è quasi totalmente asservita alla televisione. Non ripeto qui ciò che ho già scritto a questo proposito nell’articolo La divisione è culturale (non “digitale”). Ma la sostanza è che non esiste in Italia (né in altri paesi di paragonabile evoluzione economica e culturale) quel fenomeno chiamato digital divide di cui troppo si favoleggia e che non aiuta a capire la realtà della situazione.



Abbondanza di risorse. Ma sono usate?

Nella nota introduttiva al rapporto il Censis osserva:

Prima di tutto abbiamo potuto constatare, non senza una punta di sorpresa, che nelle case degli italiani è presente una vera e propria abbondanza di strumenti di comunicazione. Le abitazioni, infatti, non sono solo piene di televisori (quasi tutti attrezzati per la ricezione del teletext) e apparecchi radio – come era ampiamente prevedibile – ma anche arricchite dalla disponibilità di libri, giornali e riviste, oltre che di telefoni cellulari, computer e videoregistratori, mentre la crescente e non più trascurabile attivazione di impianti per la tv satellitare, di consolle per i videogame e di collegamenti all’internet contribuisce a configurare le case degli italiani come dei complessi terminali multimediali, autentiche porte aperte alla comunicazione con il mondo esterno.

I problemi, però, cominciano a manifestarsi quando si passa a verificare qual è il grado effettivo di utilizzo di questi strumenti. Se si esclude la televisione, l’unico strumento con cui praticamente tutti hanno un contatto quotidiano, per il resto i dati che presenteremo in dettaglio nelle pagine seguenti ci dicono che non più di una metà degli italiani sa fare un uso consapevole di un’ampia gamma di mezzi, impiegandoli per quello che possono dare, mostrando di aver capito anche come e quando è conveniente usarli. Gli altri utenti appaiono invece come disorientati dalla molteplicità di tecnologie, mezzi, linguaggi che tendono sempre più ad assediarli, fin dentro la propria casa.

Inoltre anche il divario che in molti casi si profila tra quanti hanno un rapporto stabile con i diversi mezzi e quelli che ne fanno un uso saltuario accentua ulteriormente questa impressione, contribuendo a disegnare il quadro di un paese in cui una metà dei cittadini possiede gli strumenti (culturali prima ancora che tecnologici) per approfittare delle opportunità offerte dalla “società dell’informazione”, mentre l’altra metà accusa dei gravi handicap che non sono determinati dalla carenza di beni materiali, bensì da un deficit di competenze linguistiche, abitudini cognitive, motivazioni comportamentali.

La cosa più grave, però, è che non si può attribuire la responsabilità di questa situazione ad un recente, e per certi versi comprensibile, internet divide, perché non è sulle nuove tecnologie che si registra la frattura. È la metà degli italiani che legge libri e giornali – e che ha confidenza con la radio, il teletext e il videoregistratore – che si trova più facilmente a suo agio con i computer e internet. Gli altri possono avere anche la casa piena di media, vecchi e nuovi, però non li usano, continuando ad avere come principale se non unico punto di riferimento la televisione.

E conclude così:

È un po’ come se, con la nostra ricerca, avessimo colto gli italiani nel momento in cui si trovano a fare acquisti in un virtuale ipermercato dei media. Alla cassa tutti i carrelli si presentano carichi di merci, però guardando con più attenzione tra i clienti che si affollano tra gli scaffali potremmo chiaramente distinguere quelli che hanno la loro lista della spesa tra le mani e scelgono ciò che effettivamente gli serve e sanno usare, da quelli che percorrono gli interminabili corridoi riempiendo ansiosamente il loro carrello di una grande quantità merci di cui, una volta a casa, non sapranno cosa fare. La spesa alla fine l’hanno fatta tutti, ma la soddisfazione che gli uni e gli altri potranno ricavare dai loro acquisti è nettamente diversa.

Questa è una constatazione che ognuno di noi può fare osservando un po’ il comportamento delle persone. Ma è importante la verifica (e la “quantificazione”) che ci offre un’analisi sistematica.

C’è quasi un’ansia del “possedere”, un’esigenza imitativa di “adeguarsi” dotandosi di ciò che i modelli di una società “affluente” fanno apparire necessario. Ma c’è poi una profonda diversità nella capacità di usare gli strumenti – e nel modo in cui ciascuno se ne serve.

Un fatto molto rilevante (come nota anche il Censis) è che le differenze di comportamento non sono una conseguenza delle nuove tecnologie. Al contrario, l’uso dei nuovi strumenti si colloca in un sistema preesistente, e consolidato nel tempo, di abitudini, atteggiamenti e relazioni.



“Dotazione” e uso degli strumenti
di informazione e comunicazione

Per cominciare, questi sono tre grafici che si trovano anche in un altro documento su questo sito (insieme a informazioni da altre fonti sull’uso dell’internet in Italia).


Risorse di informazione e comunicazione
disponibili nelle famiglie

Percentuali su totale popolazione

risorse

Prevedibile (come nota anche il Censis) la diffusione della televisione e della radio (nonché del “teletext” perché è una “dotazione” che ormai da anni si trova in tutti i televisori, indipendentemente dal fatto che chi li acquista voglia usufruire di quel servizio).

La sorpresa sta nell’ampia disponibilità della “carta stampata” – e in particolare dei libri – in contrasto con la diffusa opinione che “gli italiani non leggono”. Vedremo più avanti come ci sia una grande varietà di abitudini di lettura – e come i comportamenti ci riportino, purtroppo, vicini all’abituale percezione degli italiani che “leggono poco”.

Anche la presenza di computer, benché nettamente più bassa rispetto agli strumenti tradizionali, è tutt’altro che trascurabile. Fino a qualche anno fa era uno strumento usato soprattutto sul luogo di lavoro; oggi ha una penetrazione notevole (42 %) anche nelle case.

Ma il quadro comincia a cambiare se osserviamo il secondo grafico, che ci dice quante sono le persone che usano, sia pure “occasionalmente” gli strumenti “disponibili”.


Risorse di informazione e comunicazione
uso individuale

Percentuali su totale popolazione

uso

Vediamo che la “gerarchia” è molto cambiata. Prevedibile che il telefono cellulare salga al secondo posto – e che scendano un po’ i libri. Se il computer è presente nel 43 % delle case, è usato solo dal 31 % delle persone. La diminuzione è ancora più forte nel caso dell’internet: la possibilità di accesso è nel 30 % delle case, ma solo 20 % delle persone se ne serve. Ma questo quadro è ancora troppo generico, perché non ci dà alcuna indicazione sulla frequenza d’uso.

Nel prossimo grafico vediamo i dati riguardanti quelle persone che il Censis definisce “individui che hanno un rapporto di utenza costante” con i vari strumenti di informazione e comunicazione. (In questo studio si definisce “uso costante” una frequenza dichiarata di “almeno tre volte alla settimana” e, nel caso dei libri, “almeno uno nell’ultimo mese”). Sappiamo che in questo genere di ricerche c’è una notevole differenza fra il “dire” e il “fare” – cioè la frequenza dichiarata è quasi sempre al di sopra di quella reale. Ma se i dati sono probabilmente “sbagliati per eccesso” in cifra assoluta dovrebbero essere ragionevolmente comparabili fra loro.


Risorse di informazione e comunicazione
uso abituale

Percentuali su totale popolazione

uso abituale

Qui vediamo consolidarsi la “sorpresa” per quanto riguarda la lettura. Non solo la radio si porta al di sopra del telefono cellulare, ma anche i libri; e i quotidiani sono quasi allo stesso livello. Scende ancora notevolmente il computer (solo due persone su tre che lo usano lo fanno in modo “costante”) e ancor più l’internet (le persone che lo usano “abitualmente” sono poco più della metà). Non è sorprendente constatare che le dotazioni meno usate, rispetto alla loro diffusione, siano il teletext e il videoregistratore. Diverso è il caso, per esempio, del decoder: dei pochi che lo usano il 90 % lo fa spesso. Non così i videogiochi; solo il 40 % di chi ci gioca lo fa in modo abituale.

Vedremo più avanti qualche annotazione specifica per ciascuna delle risorse. Ma intanto vediamo quali sono, secondo questo studio, le “motivazioni” d’uso.



Motivi d’uso

È d’obbligo qui ripetere una cautela: le motivazioni dichiarate sono ciò che le persone dicono e pensano – non necessariamente i motivi “reali”. Tuttavia è interessante notare come, anche a livello di “motivo dichiarato”, ci siano forti differenze.


Televisione
Percentuali

televisione

In questo grafico, come in quelli che seguono,
la somma delle percentuali è superiore a 100 perché
gli intervistati potevano indicare più di una risposta


La televisione è il mezzo con l’indice più; alto di “abitudine”. Il valore “interesse” è abbastanza elevato – ma è meno della metà della somma svago + abitudine.

(Viene dato scarso peso al motivo “noia” per tutte le risorse. Forse proprio perché c’è abbondanza di strumenti ed è raro che uno venga scelto “perché non si sa che cos’altro fare”).

Radio
Percentuali

radio

Non è sorprendente che la radio abbia il valore più alto di “compagnia”. Suscita un po’ più “passione” della televisione, ma meno di altre risorse. Basso il valore di “interesse”: benché sia veloce e aggiornata, la radio sembra sottovalutata come mezzo di informazione. È tipicamente ascoltata “mentre si sta facendo qualcos’altro” (come vedremo più avanti). Un’altra ovvia differenza è che l’ascolto della radio è prevalentemente individuale, mentre la televisione è spesso un’esperienza collettiva.


Libri
Percentuali

libri

La lettura, specialmente dei libri, sembra percepita come un’esperienza di una certa intensità. Ha il valore più alto di “passione”. La componente “svago” è rilevante (per la larga diffusione di narrativa “facile”) ma è poco più della metà della somma interesse + passione. Un valore basso del fattore “necessità” sembra indicare una scarsa, o poco attenta, lettura dei libri per approfondimento e aggiornamento professionale.


Quotidiani
Percentuali

quotidiani

Il profilo dei quotidiani è prevedibile e coerente. Hanno il tasso più elevato di “interesse” perché, ovviamente, sono considerati soprattutto un mezzo di informazione.


Settimanali e mensili
Percentuali

periodici

Anche qui non ci sono sorprese. I periodici si leggono per “svago” ma anche per “interesse”. Il basso valore di “necessità” sembra indicare una debolezza dei periodici tecnici e professionali.


Telefono cellulare
Percentuali

cellulare

Sembra prevalere una visione “utilitaristica”. Naturalmente il concetto di “necessità” può essere molto soggettivo: ciò che una persona considera necessario, per un’altra può essere superfluo, inutile o fastidioso. Ma non c’è “passione”, né emozione, né entusiasmo per la telefonia mobile. Un aggeggio che si usa quando serve, e nulla più.


Computer e internet
Percentuali

computer

Il rapporto Censis qui raggruppa due comportamenti non del tutto omogenei: l’uso del computer e quello dell’internet. Tuttavia emergono alcune considerazioni interessanti. Questa è l’unica risorsa per cui è prevalente il valore “necessità”. C’è una componente non irrilevante di “svago“, ma è metà della somma necessità + interesse. È al secondo posto, dopo i libri, per “passione”.

Sono bassi i valori di “abitudine” e “compagnia”. Un’ennesima conferma del fatto che l’uso del computer e della rete è molto più ragionevole e funzionale di come lo dipinge una vasta letteratura dell’immaginario. Non si vede traccia di quei comportamenti su cui tanti dissertano a vanvera: fuga dalla realtà, tendenze a rifugiarsi in un immaginario mondo “virtuale”, eccetera.

Sono relativamente poche le persone che usano abitualmente un computer (20 %) o l’internet (11 %) ma sembra che abbiano idee abbastanza chiare su perché lo fanno. Come abbiamo visto all’inizio, sono in prevalenza persone che già hanno l’abitudine di servirsi di una varietà di strumenti di informazione e comunicazione – e continuano a farlo.



I cambiamenti per effetto di nuove risorse

Un capitolo del rapporto Censis è dedicato a I cambiamenti (nell’uso dei media) per effetto dei new media. Secondo me il termine “media” (e in particolare new media) è, almeno in parte, improprio. Ma al di là di ogni questione lessicale... vediamo quale situazione emerge dallo studio del Censis.

Se è vero che la nascita di un nuovo mezzo non determina meccanicamente la scomparsa dei precedenti, è altrettanto certo che il tempo che ciascuno di noi può dedicare a ciascuno di essi non si può espandere all’infinito, per cui l’aumento dell’offerta finisce inevitabilmente per incidere sul loro uso. Abbiamo registrato le variazioni nei consumi prodotte dalla diffusione dei nuovi media, in modo da monitorarne l’incidenza. Premesso che i dati si riferiscono a un numero ancora relativamente esiguo di utenti e che l’uso minore non significa necessariamente abbandono, anche solo parziale, la tendenza appare comunque netta.

La televisione è il mezzo che risente maggiormente dell’avvento dei nuovi media. Il fatto non stupisce perché essendo il più diffuso è anche quello su cui si riversa con più evidenza ogni variazione. È interessante però notare che il videoregistratore (più maturo) gli sottrae il 33,4% d’attenzione, mentre gli impianti a decoder (più recenti) arrivano al 51,2%. Sembra che la tv col tempo riesca a recuperare il colpo subito per effetto della novità, cosa che spiegherebbe perché, nonostante tutto, la televisione non appare ancora veramente minacciata dai nuovi media.

Come “incidono” i nuovi strumenti sull’uso di quelli precedenti? L’analisi del Censis si può riassumere in questo grafico.


Da quando usano un computer “usano meno”
Percentuali

usano meno

Naturalmente “usare meno” non significa “non usare più” – e questo studio non ci dice quanto del tempo dedicato all’uso del computer sia sottratto ad altre attività. Ma si conferma l’opinione, abbastanza diffusa, che si dedichi meno tempo soprattutto al mezzo più “neutro” e abitudinario – la televisione. Va anche osservato che una delle funzioni del computer è la gestione dell’informazione, perciò il tempo sottratto a libri, giornali e riviste è in buona parte dedicato ad attività “analoghe” con uno strumento diverso.


Da quando usano l’internet “usano meno”
Percentuali

usano meno

Anche in questo caso il tempo è sottratto principalmente alla televisione. Va ricordato che gli utenti dell’internet sono in prevalenza persone che dedicano più tempo alla lettura, per cui il loro “consumo” di libri, giornali e riviste rimane comunque superiore alla media. Occorre anche tener conto del fatto che una parte rilevante dell’attività in rete consiste nel leggere qualcosa; perciò il tempo complessivamente dedicato alla lettura con l’uso dell’internet aumenta, non diminuisce. (Come non diminuisce il consumo di carta. Alla produzione di libri, giornali e riviste – che non è in diminuzione – si aggiunge un uso crescente di stampanti e fotocopiatrici).

Il Censis conclude l’argomento osservando che «i nuovi media si disturbano anche tra di loro». Per esempio il decoder sottrae tempo soprattutto alla televisione “generalista” (51 %) al cinema (34 %) e alle frequentazione degli stadi (15 %) ma anche, in misura marginale, all’uso del computer (5,8 %) e dell’internet (3,5 %). Con la fondamentale deduzione che «anche la crescita dei nuovi media non è affatto lineare e ineluttabile come a prima vista, ad alcuni, può sembrare». Come è confermato anche da altre analisi che si trovano su questo sito.


Radio e televisione
“mentre si fa qualcos’altro”

È evidente che la radio è spesso un mezzo “di compagnia” e la si ascolta (di solito musica) mentre “si sta facendo qualcos’altro”. Ma è interessante rilevare quanto queste abitudini siano diffuse – e come sia usata in quel modo anche la televisione.


  spostamenti
*
faccende
domestiche
  lavoro   computer
e internet
  lettura     studio  
Radio 54,9   50,0   25,0   17,0   11,7   9,4  
Televisione –     38,0   6,9   5,9   10,7   5,0  

* Il Censis definisce “spostamenti” come automobile e mezzi pubblici – ma c’è anche il walkman.


Un fenomeno diffuso, anche se raramente rilevato dagli studi su questi argomenti, è che in molte situazioni la televisione si ascolta senza guardarla in continuazione. Cioè “quasi” come la radio.



Abitudini di lettura

Nel rapporto Censis c’è un’analisi specifica sui generi di libri e su chi li legge.

    totale     giovani   donne   “capi
 famiglia” 
basso livello
scolastico
**
Narrativa contemporanea 35,8   30,8   41,3   31,7   18,0  
Avventura/gialli/fantascienza 35,5   44,1   31,9   34,1   28,1  
Classici della letteratura 25,8   29,4   29,0   21,1   19,5  
Narrativa “rosa” 13,6   10,4   23,1   5,8   25,8  
Storia/sociologia/politica 12,9   8,7   8,3   19,3   10,2  
Biografie 9,6   12,5   12,0   7,5   8,6  
Umoristici/satirici 8,8   13,6   6,3   9,6   8,6  
Hobby/manuali 8,7   5,2   5,4   12,3   13,3  
Scienza/tecnica 6,0   4,1   1,8   8,8   2,3  
Viaggi 4,6   5,4   3,5   4,6   2,3  
Poesia/teatro 2,9   4,4   2,9   2,8   0,8  
Arte/musica 2,9   3,3   2,5   2,5   0,8  

          * Persone con meno di 25 anni.
          ** Persone con nessun titolo di studio o licenza elementare.
          (Queste note valgono anche per i grafici seguenti).


In parte questa analisi riflette opinioni già diffuse, come la maggiore propensione delle donne alla narrativa (ma non solo, né in prevalenza, alla “narrativa rosa”). Scarso l’interesse dei giovani (e delle donne) per storia, sociologia e politica. Debole in tutte le categorie l’attenzione per la scienza e la tecnica – e ancora meno per poesia, teatro, musica e arte.

Questa è la situazione per quanto riguarda la frequenza di lettura.


Libri letti nell’ultimo anno

    totale     giovani     donne   “capi
 famiglia” 
basso livello
scolastico
Nessuno 46,0   31,6   42,1   53,5   79,7  
Uno 6,2   7,3   6,1   6,2   4,6  
Due 5,9   4,9   6,4   5,5   3,9  
Tre 7,1   9,8   7,4   6,4   2,8  
Quattro 4,3   7,3   5,1   3,1   2,3  
Cinque 4,7   6,1   5,0   3,8   0,4  
Sei - dieci 14,1   18,8   15,7   11,0   3,5  
Più di dieci 11,6   14,1   12,1   10,5   2,8  

La bassa frequenza, anche fra quelle persone che dicono di leggere libri, è inpressionante. Un fatto “relativamente” consolante è che l’abitudine alla lettura sembra essere un po’ più frequente fra i giovani.

Nel caso dei quotidiani, questi sono gli “argomenti preferiti”.

    totale     giovani     donne   “capi
 famiglia” 
basso livello
scolastico
Cronaca nazionale 49,9   29,6   52,9   52,4   52,5  
Cronaca locale 45,8   28,5   52,0   45,9   57,8  
Sport 33,5   51,1   10,0   40,7   25,5  
Politica 30,6   12,6   17,1   44,4   26,5  
Economia/lavoro 20,9   10,4   12,9   27,0   7,4  
Cultura 15,6   19,3   21,6   11,3   6,9  
Questioni sociali/civili 15,6   15,2   21,2   13,2   7,4  
Cronaca nera 15,3   17,8   19,9   13,2   25,0  
Spettacoli 12,3   20,4   18,8   6,7   10,3  
Costume 8,5   10,7   14,1   5,7   4,4  
Ambiente 5,7   7,0   6,7   4,7   3,9  
Esteri 3,4   4,1   2,7   4,0   2,0  


È interessante rilevare che le donne hanno (o dicono di avere) un maggiore interesse per la cultura e per le questioni sociali e civili. Anche se dobbiamo sempre tener conto della differenza fra il “dire” e il “fare”, questi valori sono più alti nella loro scala di preferenze che i temi di “costume”.

Appare preoccupante lo scarso interesse, da parte di tutti, per gli argomenti “esteri”. Non è solo un fenomeno italiano, ma nonostante tutte le chiacchiere sulla “globalizzazione” l’attenzione rimane concentrata sui fatti locali.

Sembra scarso anche l’interesse per i problemi dell’ambiente.

Benché le scelte dichiarate siano spesso diverse da quelle reali, un quadro come questo contrasta violentemente con l’esagerata attenzione dedicata dalla stampa (anche quotidiana) ad argomenti “frivoli” e ai “divismi” nel mondo dello spettacolo.

Il quadro è evidentemente diverso quando si tratta dei periodici.

    totale     giovani     donne   “capi
 famiglia” 
basso livello
scolastico
Attualità/informazione 37,3   21,1   39,7   41.1   40,9  
Salute/medicina 17,0   6,4   22,5   16,1   24,4  
Cucina/gastronomia 15,8   5,0   24,3   10,9   33,7  
Moda 14,6   23,9   22,5   5,1   14,0  
Bellezza 13,5   21,8   21,5   5,1   6,2  
Cinema/spettacolo 13,5   21,1   14,9   11,0   14,0  
Arredamento/architettura 13,4   5,7   19,1   8,5   5,7  
Problematiche femminili 13,4   9,3   21,5   7,5   14,5  
Ambiente 11,5   8,6   8,9   15,4   7,5  
Sport 10,9   15,7   1,9   14,3   6,2  
Questioni sociali/civili 10,4   4,3   9,8   15,5   11,9  
Televisione 9,7   7,1   10,5   11,0   20,7  
Scienza/tecnica 8,2   7,5   4,0   11,3   2,6  
Economia/lavoro 8,0   3,6   3,1   15,1   2,1  
Cultura/mostre/libri 7,6   10,4   7,8   7,5   2,6  
Viaggi/vacanze 7,5   7,5   7,3   7,3   3,6  
Problemartiche giovanili 7,1   17,5   8,5   3,7   4,7  
Musica 7,0   23,6   6,0   3,4   2,6  
Politica 6,6   4,6   1,6   12,0   5,2  

In parte il quadro è prevedibile, o “come abitualmente immaginato”; ma non del tutto. Temi come moda, bellezza e spettacoli hanno un certo rilievo per i giovani, ma non si comprende perché abbiano un ruolo così dominante anche nei periodici di informazione generale e rivolti a un pubblico prevalentemente adulto. Molto basso, nella lettura dei periodici, l’interesse per cultura, scienza e tecnica – e anche per la politica, che fra i giovani e le donne sembra meno interessante dell’astrologia o dell’enigmistica.

La stampa periodica, nel continuo inseguimento di temi “da copertina” sempre più banali e superficiali, ha perso credibilità come mezzo di approfondimento su argomenti più impegnativi.


Due osservazioni sul computer e sull’internet

In un rapporto generale sugli strumenti di informazione, comunicazione e conoscenza non molto spazio è dedicato specificamente all’internet (anche perché le persone che usano un computer e si collegano alla rete sono una parte relativamente piccola del campione). Ma emergono due dati interessanti.


    totale     giovani     donne   “capi
 famiglia” 
basso livello
scolastico
Risolvono problemi pratici grazie al computer 39,2   37,8   37,4   39,4   34,8  
Hanno conosciuto persone nuove via internet 30,2   48,6   31,2   17,8   36,8  


L’affermazione «riescono a risolvere problemi pratici grazie al PC» è sostanzialmente omogenea in tutte le categorie.

«Hanno conosciuto persone nuove via internet» è prevalente fra i giovani, ma rilevante anche fra gli adulti. (Ricordiamo che i “giovani” in questo studio non sono bambini o adolescenti, ma persone con meno di 25 anni). Non sembrano esserci differenze in base al livello scolastico. Che i giovani conoscano più spesso “persone nuove” non è un fenomeno derivante dall’uso dell’internet, ma un riflesso delle situazioni e dei comportamenti in generale.

Non è sorprendente (lo può constatare chi ha esperienza della rete) che fra gli adulti le donne siano un po’ più spesso “esploratrici” e aperte a nuovi incontri. Prima che qualche sociologo da strapazzo ne ricavi qualche bizzarra teoria sull’infedeltà femminile... è bene ricordare che (contrariamente a una sciocca letteratura diffusa) molte delle nuove conoscenze che nascono dall’internet hanno poco o nulla a che fare con vicende sentimentali o sessuali. (Vedi a questo proposito L’anima e il corpo).



 
Vedi il documento
Dati sull’internet in Italia
per altre informazioni
e osservazioni
sullo sviluppo della rete
nel nostro paese.
 





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