Il potere della stupidità
Kali
Capitolo 17


Stupidi e furbi


Uno dei motivi per cui il problema della stupidità è mal capito è la confusione fra intelligenza e astuzia. Sono due cose diverse. La percezione diffusa è semplice quanto distorta. Furbo è chi riesce a prevalere con l’inganno. Tonto è chi ne subisce le conseguenze. Si ammira la destrezza di chi riesce nell’imbroglio, si disprezza e si deride chi ne rimane vittima.

“La madre degli stupidi” – si dice – “è sempre incinta”. Un proverbio piuttosto antipatico, ma particolarmente gradito a chi ama pensare che un continuo proliferare di sprovveduti sia un dono provvidenziale ai furbi, un pascolo perennemente rinnovato per l’esercizio della loro arte.

La diffusione della stupidità umana, dal loro punto di vista, non è una sciagura. È una risorsa. Che uno dei sinonimi di stupido sia “merlo” (o “allocco”, “oca”, “piccione”, “pollo”, “tordo”) è un segnale di come questa variante dell’ornitologia sia concepita nell’ottica del cacciatore. Quante cose scintillanti che cercano di catturare la nostra attenzione sono specchietti per le allodole?

C’è un evidente problema etico. Quando l’intelligenza si confonde con la furbizia si tende a considerare l’imbroglione come un uomo più sapiens, cioè una specie superiore – e la stupidità come un campo fertile da coltivare.

C’è anche molta ipocrisia. Si deride il falsario e lo si chiama “furbetto” quando il suo gioco è palesemente fallito. Ma, per tutto il tempo in cui riesce a mantenere l’apparenza di avere successo, non è solo perdonato, è anche ammirato e riverito.

Non è del tutto giusto ciò che il mondo pensa dell’Italia e degli italiani. Non siamo i più grandi “specialisti” in questo genere di porcherie. Ma è vero che in una cultura come la nostra, in cui l’etica (nonostante le chiacchiere) non è di moda, questa è una forma di degenerazione umana e civile.

(Vedi L’etica della comunicazione, E se l’etica tornasse di moda? e L’evoluzione dell’evoluzione).

L’apologia della furbizia è uno strumento della stupidità. Non solo mette in crisi ogni sistema di rapporti umani e incrina, se non distrugge, i valori di fiducia. Ma in un sistema che premia i “furbi” degradano la qualità, l’impegno, la voglia di fare, di costruire, di imparare, di progredire.

Se ci limitassimo a valutare stupidità e intelligenza in base ai risultati, potremmo ignorare (almeno in teoria) questo problema. Ci basterebbe definire una persona o un comportamento come utile o dannoso – a sé o agli altri – indipendentemente dal fatto o dalla possibilità che qualcuno abbia cercato di giocare d’astuzia.

Ma per combattere la stupidità non basta conoscerne gli effetti e le dimensioni. Occorre anche capire come funziona, come si traveste, quali diverse forme assume, comprese quelle che la fanno sembrare intelligente o che, in altri modi, ci confondono le idee. La furbizia è uno dei trucchi più pericolosi.

Non sempre l’astuzia è stupida o perversa. Può essere innocua quando non produce benefìci né danni. Può essere addirittura intelligente quando non serve a ingannare, o a indurre qualcuno in errore, ma solo a superare le resistenze di chi non si lascia convincere, per qualche pregiudizio o incomprensione, a fare o ad accettare qualcosa di utile per sé e per gli altri. Ma è importante capire che queste occasionali astuzie intelligenti diventano perverse (e stupide) se ne facciamo un metodo o un’abitudine.

Può essere giusto addolcire una medicina amara, mandare giù la pillola “con un poco di zucchero”, come diceva Mary Poppins. Ma se continuiamo a travestire ogni sorta di cose sgradevoli fingendo che siano “buone” apriamo la strada alla somministrazione dei veleni. E spesso chi vuol tenerci a balia sta cercando, in un modo o in un altro, di toglierci libertà e lucidità, di assoggettarci al suo potere, cioè di renderci stupidi. (Vedi Balie, bavaglini e bavagli).

C’è l’astuzia dei giochi e degli scherzi. Anche questa può essere innocua, quando si fa solo per ridere o divertire. O può essere intelligente, quando una burla ci insegna a stare in guardia – o a capire meglio ciò che si nasconde dietro uno schermo di apparenze, un trucco di destrezza o un gioco di parole. Ma non sempre è facile capire dove finiscono il gioco o il divertimento e dove comincia l’inganno.

Un fatto curioso è che i furbi hanno poca fantasia. Le truffe e gli inganni più moderni, applicati con le tecnologie più recenti, sono quasi sempre la ripetizione di vecchi trucchi. La cosa strana (e deprimente) è che si continua a cascarci. Perché anche la stupidità è antica – e spaventosamente ripetitiva.

C’è qualcosa di molto stupido nel lasciarsi troppo facilmente affascinare dalle tecnologie o dalle novità senza capire che cosa sono e a che cosa servono – come vedremo nel capitolo 19. A questo proposito vedi anche Le insidie della moda e Il superfluo obbligatorio.

La soluzione non è “farsi furbi”, entrare nel giro delle furberie. È un gioco pericoloso e spesso autodistruttivo. Fra gli imbrogli più astuti ci sono quelli in cui il truffato crede di essere il truffatore.

L’importante è capire. Anche in questo caso il rimedio più efficace è la chiarezza – la lucidità, la capacità di vedere oltre lo schermo delle apparenze. In una parola, l’intelligenza. Non basta disprezzare i furbi e gli imbroglioni. Occorre anche sapere come smascherarli.




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