Vorrei chiarire subito che largomento di questo articolo
non è una condanna generica del superfluo.
Ciò che non è indispensabile non è, in
sé, un male. Al contrario, è un diritto e
unesigenza di libertà. In ogni cultura umana, anche
nelle più semplici e antiche, ci sono valori importanti che
non sono le più immediate e materiali necessità.
Se si volesse bandire il superfluo si rischierebbe
di far sparire il pensiero, larte, la musica, la poesia,
la conversazione, il tempo libero. Quando si osservano
le condizioni della parte più povera
dellumanità non basta pensare al cibo e alla salute.
Non sono meno gravi altre privazioni, come quella della libertà
o dellinformazione.
Insomma il superfluo è importante,
anzi necessario, per ogni condizione umana. E se ci sono persone
che spendono tempo e denaro su cose che ad altri di noi possono
sembrare futili finché se lo possono permettere,
e così facendo non danneggiano il prossimo o lambiente,
hanno lindiscutibile diritto di divertirsi come vogliono.
Il problema nasce quando il superfluo, linutile e il
fastidioso non sono una nostra libera scelta, ma qualcosa che
ci viene imposto. Arnesi od oggetti, comportamenti o abitudini,
che qualcuno vuole far diventare obbligatori.
Nel precedente articolo di questa serie ho già parlato delle
insidie della moda. Ma non si tratta solo di quelle.
Fra i valori importanti della nostra epoca cè
una più intensa percezione della libertà. Non in
tutto il mondo, ma in molte culture, compresa quella in cui
viviamo. Crediamo (almeno a parole) nella libertà
individuale, nel diritto alla riservatezza, nella
possibilità che ognuno deve avere di non seguire
usanze o costumi, di pensare e comportarsi come vuole.
Un sistema di comunicazione interattivo e molteplice come
linternet dovrebbe essere e infatti è presidio
e strumento di libertà, immaginazione, fantasia, diversità
e libertà di opinione. Ma sembra che molti vogliano far tornare
indietro lorologio della storia.Trovare nuovi modi per imporre
passività, imitazione e sudditanza. In tutti i modi di essere
e comunicare perfino online.
In parte lobbedienza viene imposta con la forza. Anche
se nessuno ci minaccia con uno schioppo siamo costretti e
condizionati da uninfinità di ostacoli materiali
(anche banali, come un ingorgo del traffico o una coda a uno
sportello) o dalle infinite storture della burocrazia e di
leggi e norme mal concepite e peggio applicate (per non
parlare di contratti che non sono libera intesa
fra contraenti, ma imposizione di una delle parti come
le assicurazioni, le licenze dei software, eccetera).
Altrettanto costrittive e repressive sono le strutture
gerarchiche in cui (contro ogni logica dellefficienza)
prevalgono la prepotenza e lintrigo.
A tutto questo si aggiunge una forma bizzarra e perversa
di seduzione, che cerca di rendere obbligatorio il superfluo.
Cioè trasformare un diritto di libertà in un
dovere di obbedienza. Con sembianze seducenti, con sorrisi
stereotipati, con benevolenze di maniera, si induce un
meccanismo di passiva imitazione.
Prodotti e servizi non si propongono per la loro utilità,
ma come una magica esperienza o come la tessera
di affiliazione a unimmaginaria comunità.
A quale misero livello può ridursi un essere umano
se quando usa un aggeggio qualsiasi pensa di appartenere
a quella cosa o alla marca che la rappresenta?
Questo meccanismo viene addirittura teorizzato come se
fosse chissà quale innovazione quando si tratta di
manierismi vecchi e consunti, talvolta ragionevoli nel caso
di prodotti o servizi che per loro natura riguardano
più lapparire che lessere, ma ingiustificabili se
diventano una panacea e se nellesasperata cultura-spettacolo
tutto si confonde, tutto è uguale e monotono,
ripetitivo e noioso.
Questi modi di essere e di esprimersi spesso nascondono una
mancanza di valori. Quando lattenzione si concentra sulle
manipolazioni dellapparenza si perdono di vista quelle
realtà di qualità e servizio che sono lunico
solido e durevole motivo di sopravvivenza di unimpresa
e del suo profitto.
Lidolatria del futile e dellinutile, presto
o tardi, dovrà perdere il suo ossessivo predominio.
Ma intanto non è necessario aspettare che ci sia un
cambiamento di moda. Ci sono terreni fertili per
andare contro tendenza. Ottime occasioni per chi
sa mettere i piedi per terra, mantenere ciò che
promette, offrire con chiarezza e senza inutili orpelli
qualcosa di preciso che svolge bene il suo compito nel modo
più semplice e pratico. Compreso, magari, anche
qualcosa di superfluo ma davvero
piacevole, interessante, stimolante e divertente.