Durante un convegno alla fine di giugno 2003 John
Andreessen (che nel 1994 con Jim Clark aveva sviluppato
Netscape il primo browser web a larga diffusione) ha
dichiarato: «Non cè stata alcuna innovazione nei
browser negli ultimi cinque anni e fra cinque anni saremo
ancora allo stesso punto». Ha osservato che cerano
almeno diciotto idee su come migliorarli, ma nessuna è
stata realizzata, né presa in considerazione per il futuro.
In realtà i browser sono cambiati in peggio. Con
laggiunta di funzioni complesse quanto inutili (spesso
pericolose) e con una continua diminuzione di
compatibilità. Questa è una delle tante
involuzioni che fanno il gioco di chi ha il
monopolio del software e vuole impadronirsi della rete con
danno e fastidio per tutti gli altri.
Intanto Netscape (che non è più di John
Andreessen) ha perso grossolanamente loccasione di competere
efficacemente con Explorer (il browser della Microsoft, che
si trova automaticamente inserito nei suoi sistemi operativi
e che molte persone inesperte, o prigioniere
dellabitudine, considerano come lunico possibile strumento
di esplorazione web).
America Online aveva comprato Netscape nel 1998 (e
ciò spiega perché John Andreessen parla di
cinque anni). Ma poi, anziché competere
efficacemente sul mercato, si era buttata in speculazioni
finanziarie. Uno dei fatti più vistosi nel bizzarro
periodo della bolla speculativa fu la fusione di
Aol con Time Warner nel 2000 che ebbe effetti così
disastrosi da rischiare di mandare in fallimento lintero gruppo.
(Vedi La
scomparsa di Aol).
In altri settori qualcosa è cambiato. Per esempio
il decadimento qualitativo dei motori di ricerca
ha portato alla nascita di Google, con un netto miglioramento
rispetto al passato (vedi La
legge di Google). Ora si tratterà
di vedere se Google manterrà il suo (meritato) predominio
o se altri sapranno fare ancora meglio.
Nel maggio 2003 una lunga lite giudiziaria fra la Aol
Time Warner e la Microsoft, a proposito di Netscape ed
Explorer, si è conclusa con un concordato
di 750 milioni di dollari. Sembra spegnersi così ogni
residuo tentativo di belligeranza, o concorrenza,
fra il browser storicamente più affermato e quello che
lha sostituito al 90 per cento grazie allinserimento
forzato nei sistemi Windows. Sarebbe molto
preoccupante se questa intesa portasse a unalleanza fra il
monopolista del software e una delle più potenti
concentrazioni mondiali nel campo dellinformazione
(proprietaria, fra laltro, di Cnn).
In apparenza Netscape sembra avere intenzioni aggressive
ma, nonostante la potenza del gruppo cui appartiene,
fa poco o nulla perr riconquistare lo spazio perduto. Mentre
la Microsoft, incurante delle azioni giudiziarie che chiedevano
flessibilità, sembra aver deciso di non rendere più
disponibile Explorer come software separato dal suo sistema operativo.
(Una storia diversa è quella di
Mozilla, che alle origini
era parente di Netscape, ma poi ha avuto
unevoluzione separata e oggi ha
unaffermazione autonoma nel mondo opensource).
Si apre un quadro nuovo, in cui si possa sperare in
qualche tentativo di reale concorrenza e in qualche
miglioramento qualitativo? È troppo presto per poterlo
capire. Finora è accaduto il contrario ed è
molto probabile che continuino manovre e manipolazioni per
mantenere un infelice status quo (o peggiorarlo con
soluzioni ancora più chiuse e incompatibili).
Nel quadro di una sostanziale non concorrenza,
qualche tentativo di rompere il monopolio cè stato.
Per esempio Opera, un browser
indipendente, ha tentato ripetutamente di intaccare il monopolio Explorer.
Ma non ha trovato sufficiente sostegno e appoggio per poter avere una
diffusione rilevante. Altri tentativi, anche con prodotti di interessante qualità,
semplicità ed efficienza, non sono mai riusciti a decollare.
Il problema, come sempre, è la rassegnazione.
Si accettano troppo passivamente sistemi farraginosi e inadeguati.
Si considerano normali inefficienze e complicazioni
inaccettabili. Migliorare servizi, metodi e tecnologie, semplificare
funzioni e funzionalità, eccetera, è necessario
ed è meno difficile che continuare nellassurdo percorso
delle finte innovazioni e delle complicazioni inutili. Ciò che
manca non è la capacità tecnica è la
volontà di farlo.
Come dice la pagina conclusiva
di Le imprese e linternet:
«Quando le tecnologie sono al servizio dei contenuti, e le une
e gli altri sono al servizio di chi legge o di chi cerca qualcosa in rete,
lesperienza del lettore è fluida, efficiente,
gradevole; porta rapidamente e senza difficoltà a
ciò che quella persona cerca o desidera».
Questo risultato, ovviamente, non si ottiene solo con le tecnologie.
Ma, se tutte le risorse (compresi i browser) si sviluppassero
in quel senso, aiuterebbero il sistema a evolversi verso un
importante miglioramento di qualità.