Offline Riflessioni a modem spento


Il dilemma
dei browser

luglio 2003

also available in English



  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
Per altre osservazioni vedi
il mercante in rete
e altre rubriche online
e due libri:
  La coltivazione dell’internet  
e L’umanità dell’internet
 
 

 



Durante un convegno alla fine di giugno 2003 John Andreessen (che nel 1994 con Jim Clark aveva sviluppato Netscape – il primo browser web a larga diffusione) ha dichiarato: «Non c’è stata alcuna innovazione nei browser negli ultimi cinque anni – e fra cinque anni saremo ancora allo stesso punto». Ha osservato che c’erano almeno diciotto idee su come migliorarli, ma nessuna è stata realizzata, né presa in considerazione per il futuro.

In realtà i browser sono cambiati – in peggio. Con l’aggiunta di funzioni complesse quanto inutili (spesso pericolose) e con una continua diminuzione di compatibilità. Questa è una delle tante “involuzioni” che fanno il gioco di chi ha il monopolio del software e vuole impadronirsi della rete – con danno e fastidio per tutti gli altri.

Intanto Netscape (che non è più di John Andreessen) ha perso grossolanamente l’occasione di competere efficacemente con Explorer (il browser della Microsoft, che si trova automaticamente inserito nei suoi sistemi operativi – e che molte persone inesperte, o prigioniere dell’abitudine, considerano come l’unico possibile strumento di esplorazione web).

America Online aveva comprato Netscape nel 1998 (e ciò spiega perché John Andreessen parla di “cinque anni”). Ma poi, anziché competere efficacemente sul mercato, si era buttata in speculazioni finanziarie. Uno dei fatti più vistosi nel bizzarro periodo della “bolla speculativa” fu la fusione di Aol con Time Warner nel 2000 – che ebbe effetti così disastrosi da rischiare di mandare in fallimento l’intero gruppo. (Vedi La scomparsa di “Aol”).

In altri settori qualcosa è cambiato. Per esempio il decadimento qualitativo dei “motori di ricerca” ha portato alla nascita di Google, con un netto miglioramento rispetto al passato (vedi La “legge di Google”). Ora si tratterà di vedere se Google manterrà il suo (meritato) predominio o se altri sapranno fare ancora meglio.

Nel maggio 2003 una lunga lite giudiziaria fra la Aol Time Warner e la Microsoft, a proposito di Netscape ed Explorer, si è conclusa con un “concordato” di 750 milioni di dollari. Sembra spegnersi così ogni residuo tentativo di “belligeranza”, o concorrenza, fra il browser storicamente più affermato e quello che l’ha sostituito al 90 per cento grazie all’inserimento “forzato” nei sistemi Windows. Sarebbe molto preoccupante se questa intesa portasse a un’alleanza fra il monopolista del software e una delle più potenti concentrazioni mondiali nel campo dell’informazione (proprietaria, fra l’altro, di Cnn).

In apparenza Netscape sembra avere intenzioni aggressive – ma, nonostante la potenza del gruppo cui appartiene, fa poco o nulla perr riconquistare lo spazio perduto. Mentre la Microsoft, incurante delle azioni giudiziarie che chiedevano flessibilità, sembra aver deciso di non rendere più disponibile Explorer come software separato dal suo sistema operativo.

(Una storia diversa è quella di Mozilla, che alle origini era “parente” di Netscape, ma poi ha avuto un’evoluzione separata – e oggi ha un’affermazione autonoma nel mondo opensource).

Si apre un quadro nuovo, in cui si possa sperare in qualche tentativo di reale concorrenza – e in qualche miglioramento qualitativo?  È troppo presto per poterlo capire. Finora è accaduto il contrario – ed è molto probabile che continuino manovre e manipolazioni per mantenere un infelice status quo (o peggiorarlo con soluzioni ancora più “chiuse” e incompatibili).

Nel quadro di una sostanziale “non concorrenza”, qualche tentativo di rompere il monopolio c’è stato. Per esempio Opera, un browser indipendente, ha tentato ripetutamente di intaccare il monopolio Explorer. Ma non ha trovato sufficiente sostegno e appoggio per poter avere una diffusione rilevante. Altri tentativi, anche con prodotti di interessante qualità, semplicità ed efficienza, non sono mai riusciti a “decollare”.

Il problema, come sempre, è la “rassegnazione”. Si accettano troppo passivamente sistemi farraginosi e inadeguati. Si considerano “normali” inefficienze e complicazioni inaccettabili. Migliorare servizi, metodi e tecnologie, semplificare funzioni e funzionalità, eccetera, è necessario – ed è meno difficile che continuare nell’assurdo percorso delle finte innovazioni e delle complicazioni inutili. Ciò che manca non è la capacità tecnica – è la volontà di farlo.

Come dice la pagina conclusiva di Le imprese e l’internet: «Quando le tecnologie sono al servizio dei contenuti, e le une e gli altri sono al servizio di chi legge o di chi cerca qualcosa in rete, l’esperienza del lettore è fluida, efficiente, gradevole; porta rapidamente e senza difficoltà a ciò che quella persona cerca o desidera». Questo risultato, ovviamente, non si ottiene solo con le tecnologie. Ma, se tutte le risorse (compresi i browser) si sviluppassero in quel senso, aiuterebbero il sistema a evolversi verso un importante miglioramento di qualità.


 

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