sito che funziona



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L’importanza
dell’usabilità

Perché se ne parla? Nel mondo della comunicazione web, tra i molti nuovi concetti che richiedono prepotentemente la nostra attenzione, c’è anche quello della “usabilità” –: problema che mai si era posto prima nei mezzi di comunicazione tradizionale.

L’usabilità di un annuncio, di un film, di un folder è piuttosto scontata. Qualunque persona di buon senso la può giudicare a prima vista e –: normalmente –: i dubbi, i test, le analisi si appuntano su altri aspetti.

Se i caratteri di testo sono di grandezza adeguata (nella stampa), il montaggio non è troppo veloce (nei filmati) e i segni (visivi o testuali) non troppo criptici per il pubblico, questo aspetto non viene neppure considerato e i problemi di “usabilità” sono trascurabili.

Su web l’usabilità è, al contrario, una conquista quotidiana e comunque un aspetto da tener presente sempre e in qualunque progetto. Nell’ambito dell’usabilità si intrecciano elementi tecnici e semiotici (di gran lunga i più importanti).

Ultimamente anche in Italia –: finalmente –: il problema dell’usabilità comincia ad essere sentito.

L’attenzione, al momento, sembra essere puntata soprattutto sui test di usabilità, indubbiamente utili, se non altro per avere la conferma che il progetto è stato impostato correttamente.

Però si può fare di meglio e di più: si deve iniziare a pensare all’usabilità da subito: altrimenti sarebbe come provare a stampare in carattere corpo 4 e poi fare dei test per verificare che la maggior parte delle persone ha problemi di lettura. Un normale graphic designer lo sa già e lo evita.

Senza contare che un puro test può solo evidenziare un problema, ma non trovare la soluzione. Quindi ben vengano i test –: ma soprattutto ben venga la consapevolezza di questo problema in chi poi ha il compito di progettare.


La questione tecnologica

L’innovazione tecnologica è per definizione (o, più propriamente, per il comportamento dei fornitori) nemica della compatibilità.

Una tecnologia “nuova” non viene supportata da vecchi dispositivi. Così come non posso accendere una lampadina coi fiammiferi quando manca l’energia elettrica, non posso visualizzare una nuova possibilità data da nuove tecnologie con vecchi strumenti hardware e software –: con la sostanziale differenza che nell’informatica l’obsolescenza è molto più veloce.

Ciò posto, la scelta più corretta è quella di sfruttare le sole nuove prestazioni che non impediscono di utilizzare un ambiente web da parte di utenti informaticamente “arretrati”. Jakob Nielsen consiglia di aspettare due anni dalla sua uscita per usare una nuova tecnologia: questo è un suggerimento, molto americano e pragmatico, ma decisamente rozzo.

Ci sono tecnologie che non infastidiscono nessuno (e non impediscono nulla a nessuno) anche il giorno dopo la loro uscita. E altre che, a due anni dalla loro diffusione, non sono ancora sufficientemente attestate.

Più in generale le statistiche di accesso sono molto utili, per decidere. Alcuni siti hanno un pubblico informaticamente più evoluto di altri: saperlo è molto importante. A poco servono le statistiche generali a livello mondiale o nazionale, finché non si verifica qual è il flusso reale dei visitatori di un determinato sito e le loro attrezzature software.

D’altro canto la scelta “minimalista” di utilizzare il livello più basso di tecnologia per assicurare la compatibilità può costringere a penalizzare le possibilità funzionali di un sito –: e perciò è una strada adatta quando le funzionalità realizzabili con soluzioni meno semplici non sono essenziali o rilevanti.


La questione “estetica”

Altrettanto diffuso del “dilemma tecnologico”è quello “estetico” che vuole l’appeal nemico dell’usabilità e viceversa (il bello contrapposto all’utile).

La spinta a essere nuovi (cioè inediti, cioè “personali”) è un valore spesso sopravvalutato nel mondo del visual design e dell’advertising.

Il “complesso dell’inventore” (new technology) si sovrappone alla “sindrome dell’impatto” col risultato che il sito del dilettante che, senza tanto pensarci su, si adegua istintivamente alle regole e alle retoriche web, è molto più usabile di quello di alcuni designer di grande talento.

Questa constatazione fa sorgere un falso problema: quello della scelta tra “bellezza” e “usabilità”.

Il sito del dilettante è utilizzabile e brutto senza alcun nesso causa-effetto. Allo stesso modo, quello del giovane di talento che compie scelte “originali” (così il suo progetto è diverso dagli altri, ma anche difficile e noioso da usare) è “bello e inusabile” –: senza che le due cose discendano necessariamente l’una dall’altra.

La cultura televisiva, dentro la quale siamo cresciuti, ha bisogno della “meraviglia” per tenere lo spettatore davanti allo schermo e per ottenere che non cambi canale.

Su web è diverso: chi arriva nel nostro sito sta cercando qualcosa: a quel punto tutto quello che si deve fare è aiutarlo a trovarla nel modo più rapido e semplice possibile.


Come uscire dai falsi dilemmi

Per mettersi nella prospettiva giusta per capire la progettazione di un sito che funziona, è utile guardare ad altri settori del design e nella fattispecie a quelli di altri “oggetti che devono funzionare”.

Prendiamo come esempio l’automobile: in questo campo non esiste contrapposizione tra “estetica” e “prestazioni”. A nessun designer verrebbe in mente di proporre forme poco aerodinamiche, poco stabili, scomode da guidare, o con una disposizione “creativa” di volante, pedali, pulsanti.

L’ergonomia è una categoria non solo “fisica” ma anche cognitiva: deve confrontarsi non solo con le misure medie del corpo umano e col suo modo di muoversi e piegarsi, ma con l’insieme di conoscenze, abitudini, automatismi e routine che gli umani usano quotidianamente per compiere la maggior parte delle loro azioni, (altrimenti la vita si rivelerebbe un inferno). Pensate di dover scoprire davanti ad ogni porta qual è il meccanismo –: ogni volta diverso –: che la apre e apprezzerete istantaneamente l’esistenza di routine, abitudini e gesti automatici, nonché dei designer che non si permettono, in queste questioni squisitamente concrete, di essere troppo “creativi”.

Tornando al caso delle automobili, il risultato della loro ottima interfaccia è che, se sapete guidare, siete in grado di utilizzare qualsiasi automobile, diversamente da quanto succede nel campo dei computer e dell’internet.

Inoltre è importante sottolineare come, pur con tanti limiti e con una sostanziale uniformità, le automobili riescano ad essere molto “belle” unendo normalmente prestazioni ed estetica, con soddisfazione dei propri utilizzatori.

Fuor di metafora, possiamo considerare l’appeal come un supporto all’usabilità e l’usabilità come un elemento dell’appeal.

Un ambiente così “originale” che mette in difficoltà il visitatore, costringendolo a procedere per tentativi, equivale a porlo in una condizione di inferiorità perché non parla il linguaggio che ci siamo inventati. Questa accoglienza è forse glamour, ma assai poco appealing e poco funzionale.




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Questo è il capitolo 26 (di 32)
del libro Le imprese e l’internet
di Giancarlo Livraghi e Sofia Postai
L’indice si trova su
http://gandalf.it/upa/
 


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