le imprese e l'internet



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Non tutto è web

Qualcuno pensa che l’era web sia finita e che nel giro di due o tre anni l’interfaccia più diffusa per l’accesso all’internet debba essere sostituita da un’altra tecnologia. (Vedi L’era web è tramontata?).

Si può dubitare della credibilità di questa ipotesi e comunque non è facile prevedere se e quando prevarrà un’altra scelta tecnica – che potrà durare per altri dieci anni o forse meno. Ma dietro questi ragionamenti ci sono due considerazioni importanti. La prima è che le tecnologie vanno e vengono, le relazioni umane durano. La seconda è che la world wide web non è l’internet – e questo non è un “dettaglio tecnico” ma un fatto fondamentale.

La “data di nascita” dell’internet può collocarsi in uno di tanti possibili momenti fra il 1964 e il 1982. (Vedi la cronologia nell’appendice di L’umanità dell’internet). Non è importante se abbia venti o trent’anni; ciò che conta è che ha radici abbastanza profonde nel tempo ed è tutt’altro che un evento improvviso o “estemporaneo”. Prima che si parlasse di “internet” c’erano già parecchi sistemi di rete. Era inevitabile che, in un modo o nell’altro, si sviluppasse un sistema “inter rete” su scala mondiale.

La tecnologia “web” è molto più recente. Deriva da modelli concettuali che esistevano cinquant’anni fa; ma in pratica nacque nel 1990 come struttura di servizio per la comunità scientifica. Non è la rete, ma un sistema pratico ed efficiente per accedere ai sistemi internet che esistevano e continuano a esistere.

Alcuni anni più tardi ebbe un’imprevista estensione e diede un contributo importante alla diffusione “di massa” della rete; a tal punto che oggi molti sembrano pensare che fra web e internet non ci sia alcuna differenza.

Questa percezione è sbagliata. Concepire la rete come “sito centrica” e basata su “portali” vuol dire ridurla al modello dei mezzi tradizionali “a senso unico” e perdere di vista i suoi reali valori.

Una delle conseguenze è la diffusa opinione che la prima cosa da fare sia “avere un sito web”, poi farlo conoscere, e poi offrire un buon servizio. È vero il contrario. Occorre innanzitutto avere una strategia chiara, poi verificare i vari sistemi di comunicazione che possono essere messi al servizio di quella strategia, e dopo aver definito con chiarezza gli obiettivi e i metodi di verifica impostare i contenuti e la struttura di un eventuale sito web. Questa è la normale prassi in tutte le attività di un’impresa e non c’è alcun motivo per cui si debba procedere in modo diverso quando si tratta dell’internet.

Diffondere troppo velocemente la conoscenza e la frequentazione di un sito, prima di averne verificato la funzionalità e di avere un’efficiente gestione delle relazioni e del dialogo, non è soltanto inutile. È pericoloso.



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Questo è il capitolo 2 (di 32)
del libro Le imprese e l’internet
di Giancarlo Livraghi e Sofia Postai
L’indice si trova su
http://gandalf.it/upa/
 


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