Mi scuso per una lunga premessa. Ma temo che sia
necessaria. Chi non è interessato a qualche cenno sul
quadro generale e sul percorso storico, e vuole arrivare
direttamente ai problemi della nostra cultura e dei nostri
giorni, può saltare il testo da qui agli
asterischi.
Il contrasto e il conflitto fra la luce della conoscenza
e loscurità della repressione sono un problema
antico, fin dalle origini dellumanità. Un intreccio
complicato e turbolento, che esiste in tutte le fasi
evolutive di tutte le culture. Si potrebbe parlare del mito
di Prometeo, del vaso di Pandora, delle fatiche di Sisifo o
degli infiniti incroci fra storia e leggenda, fra scienza e
mitologia, fra filosofia e superstizione.
Unanalisi così estesa potrebbe essere
affascinante, ma richiederebbe studi approfonditi su tante
culture diverse, in diversi periodi e situazioni e sarebbe
impossibile riassumerne il significato nel breve spazio di un
articolo.
Vorrei anche evitare di approfondire, in questa sede, il
tema della fede religiosa. La fede, per sua natura, si sottrae
a ogni verifica. Credo quia absurdum è un modo
di dire di incerta origine, ma riassume il pensiero di molti
autori sullargomento. Ognuno ha il diritto alla fede che
preferisce anche di venerare come dio Ras Tafari,
cioè Hailé Selassié, il Negus, imperatore
di Etiopia prima e dopo loccupazione coloniale italiana
(come fanno i Rastafarian, o Rasta, in Giamaica).
Il problema nasce quando una religione (o qualsiasi altro
genere di fede) viene imposta con la forza delle armi, con
la persecuzione degli infedeli e degli eretici (come accade
ancora oggi in molte parti del mondo) o anche, in modo meno
sanguinario ma non meno repressivo, con il peso di usi,
costumi, abitudini e convenzioni sociali.
Fra i tanti percorsi del contrasto fra ragione e
oscurantismo, fra libertà e repressione, scegliamone
uno che è il più vicino alla nostra cultura e
quello che conosciamo meglio. Levoluzione in Europa
dallultima parte del Medioevo ai nostri giorni.
È ovvio che non si può ridurre un lungo e
turbolento millennio a una semplice e omogenea successione di
secoli bui. Ma è vero che per mille anni
lEuropa è stata immersa in un abisso di
povertà, violenza, ignoranza e repressione, mentre il
pensiero era in gran parte sclerotizzato nella prigione
formalistica dellipse dixit o chiuso nel segreto
di confraternite esoteriche.
Ci fu un profondo cambiamento molto prima del 1492. Fra
il Duecento e il Trecento con lo sviluppo della letteratura
in volgare, la nascita delle università,
una più diffusa riscoperta della cultura classica, una
rivoluzione non solo nellarte ma anche nella diffusa
realtà sociale delle arti e mestieri. Si
stabilirono così le basi di una straordinaria evoluzione
culturale che chiamiamo, non a caso, Rinascimento.
Lo sviluppo industriale era già cominciato nel
Trecento. Vennero poi le esplorazioni dei navigatori, che
aprirono il percorso degli oceani. Lo sviluppo scientifico,
che cominciò un suo percorso autonomo rispetto alle
costrizioni dei preconcetti teoretici. E poi lIlluminismo,
che sembrava laffermazione definitiva di un predominio della
Dea Ragione, di unumanità finalmente liberata dal
pregiudizio, dallignoranza, dalloppressione.
* * *
E ora... a che punto siamo?
Dopo i conflitti sociali dellOttocento e le mitologie
del ballo Excelsior (vedi
Le ambiguità
dellinnovazione), dopo il progresso
scientifico e le catastrofi politiche del Novecento, siamo
arrivati finalmente al Secolo dei Lumi? Pare proprio di no.
Siamo sommersi dalle superstizioni. Credere nella cabala,
o nei numeri in ritardo, o in altri immaginari
sistemi profetici, potrebbe essere un innocuo gioco se non ci
fosse gente che si rovina con il lotto o altri giochi
dazzardo e se criteri altrettanto assurdi non fossero
applicati in ogni sorta di diverse situazioni. (Unanalisi
del modo in cui si prendono decisioni importanti, che
influiscono sul destino di tutti noi, può portare a constatazioni
sconcertanti vedi Il potere
della stupidità e La
stupidità del potere).
Credere nellastrologia potrebbe essere una bizzarria da
salotto se non ci fosse un numero esagerato di persone
disposte a prenderla sul serio con lincredibile sostegno
di gran parte della stampa (comprese testate
autorevoli) e di quasi tutta la televisione.
Cè unimpressionante proliferazione di cartomanti,
maghi, stregoni, indovini e turlupinatori di ogni specie
compresi i criminali che promettono di guarire ogni sorta di
malattie.
Ci fa paura la minaccia di persone indottrinate da ottusi
misticismi, capaci di suicidarsi per farci saltare per aria.
Ma non ci rendiamo conto di quante perversioni si annidano
anche nella nostra cultura (che possono essere, o sembrare,
meno sanguinarie, ma non per questo sono meno pericolose).
Leggiamo con sgomento le storie di assassini imbambolati da
riti satanici, ma non ci accorgiamo di quanto siano diffuse
credenze altrettanto distorte che possono portare a ogni
sorta di persecuzioni, sofferenze, violenze e
oppressioni.
Il progresso della scienza ci lascia sgomenti. È
passato meno di un secolo da quando si è capito che
non solo era valida la teoria copernicana, ma le dimensioni
delluniverso sono sconfinatamente più grandi di
quanto avessimo mai immaginato. La nostra percezione, contro
ogni evidenza, rimane tolemaica. Non solo ragioniamo come se
la terra fosse al centro di tutto, ma abbiamo prospettive
deformate anche su ciò che accade sul nostro pianeta.
(Per non allungare troppo questo testo, metto in una nota a parte alcune
osservazioni sugli errori di prospettiva).
Cè un continuo approfondimento sulla natura
intrinseca di materia ed energia, sulla struttura e lorigine
della vita, che porta a scoperte e ipotesi affascinanti, ma
anche difficili e sconcertanti. La scienza non può e
non deve offrire certezze, deve essere perennemente aperta a
nuove esplorazioni che rimettono in discussione ogni teoria.
Ma questo è un problema per chi cerca il rifugio di
nozioni più semplici e rassicuranti e così
cade facilmente preda di consapevoli inganni o di assurde
fantasticherie.
Possiamo dubitare delle teorie di
Darwin, nel senso che
le nostre conoscenze si sono molto evolute dai suoi tempi ai
nostri giorni. Ma cè una forte e crescente presenza
di tendenze retrograde che, contro ogni evidenza, negano il
concetto fondamentale di evoluzione. Con conseguenze
culturali, sociali e politiche molto preoccupanti.
Abbiamo imparato, in teoria, a rifiutare il razzismo. Ma
continuano a proliferare, con ogni sorta di travestimenti,
modi di pensare e di agire che considerano alcuni
superiori e altri inferiori.
Nonché atteggiamenti che si traducono in spinte al
genocidio (sia che si tratti di sterminare i
diversi, o di ridurli in schiavitù, o di
lasciarli morire in condizioni disumane o, in situazioni
meno estreme, ma non per questo accettabili, conservare o
creare infinite forme di repressione o emarginazione).
Le cacce alle streghe non sono finite. Anche
se non vediamo roghi in piazza, e la tortura non è
più legittimata come strumento di inquisizione o
risorsa per salvare le anime, continuano le
persecuzioni e le demonizzazioni di atteggiamenti
e comportamenti che non piacciono a un potere consolidato o a
una fazione aggressiva che vuole imporre una sua deviante, e
spesso delirante, visione del mondo.
Abbiamo una sconcertante e preoccupante tendenza a
credere in ciò che somiglia ai nostri schemi mentali,
ai nostri pregiudizi, alle più sciocche abitudini
della cultura in cui viviamo o alle più bizzarre
deformazioni del sistema informativo in cui siamo immersi.
E a non percepire, o rifiutare come falso e irrilevante, tutto
ciò che non corrisponde a un banale preconcetto,
a un miope provincialismo culturale.
Il vero progresso di una persona, di una cultura,
dellintera umanità sta nel mettersi
continuamente in discussione, nellavere una voglia
inesauribile di imparare, di evolversi, di capire.
Il progresso scientifico, purtroppo, non ci aiuta
abbastanza, perché è separato in
uninfinità di settori sempre più ristretti,
incapace di trovare quelle sintesi complessive che potrebbero
nutrire non solo unevoluzione filosofica, un progresso nella
capacità di conoscere e capire, ma anche un
arricchimento della nostra quotidiana umanità. Ma la
scienza, se praticata con impegno, dedizione e
libertà, ha un vantaggio: non si può mai
accontentare, non può ripiegare su se stessa, deve
sempre cercare nuovi orizzonti e nuove prospettive
rimettere continuamente in discussione ogni ipotesi,
teoria, metodo, sistema o processo cognitivo.
Cè tuttavia un problema, complesso e difficile.
Fra conoscenza e pregiudizio, luce e oscurità, non
cè una separazione netta. Ci sono oscurantismi nelle
culture più libere e innovative, come possono esserci
inaspettati segnali di saggezza e profondità dove
crediamo di trovare solo arretratezza e superstizione. Ci
sono apparati scientifici e filosofici che sembrano dedicati
alla ricerca della conoscenza mentre sono arroccati
nellarrogante difesa di privilegi culturali o legati a
interessi di potere, economico, politico o accademico.
Illuminismo e oscurantismo non sono separati da un
confine netto, non sono due schieramenti contrapposti e
reciprocamente impenetrabili. Si mescolano in un turbolento e
mutevole intrico di contraddizioni e contaminazioni, in cui
non è facile distinguere i percorsi della chiarezza
dai labirinti della confusione.
Stiamo vivendo in unepoca di rinnovato e aggressivo
oscurantismo? Molti segnali ci dicono e che è
così e ci fanno rimpiangere quei momenti nella
nostra storia in cui ci sono state forti spinte di
allargamento della coscienza e della conoscenza. Ma sappiamo
che in tutti i tempi cè una mescolanza di luci e
ombre e che non cè mai stata unepoca così
luminosa come la vediamo nel ricordo (cogliendone gli aspetti
più brillanti, perché è da quelli che
possiamo trarre una più vivace ispirazione).
Insomma... le lezioni della storia sono sempre utili, ma
il fatto è che qui siamo, oggi, ed è questa la
situazione di cui ci dobbiamo occupare. Se ci illudiamo di
essere progrediti e consapevoli, perdiamo la
nozione dei nostri limiti si spegne in noi il desiderio di
imparare, scoprire, migliorare. Se invece ci rendiamo conto
di quante cose siano oscure, e cerchiamo ogni giorno di
capire un po meglio, non solo possiamo attenuare il potere
delloscurantismo, ma anche arricchire la nostra umanità.
Non è facile trovare un piccolo punto di luce in una diffusa
oscurità, come un faro lontano nella notte. Ma chi ha avuto
quellesperienza sa quanto sia gradevole e confortante.