Il filo di Arianna
Leclissi di Darwin
Sembra che Darwin, in questo periodo, sia un po in disgrazia. Non si tratta solo di retrograde tendenze culturali, dedicate a negare il concetto di evoluzione, annidate anche dove credevamo di non dovercele aspettare (vedi Il potere delloscurantismo). Ma anche di fatti e situazioni in cui accade il contrario della sopravvivenza dei più adatti. Cose che funzionano male, inadatte a ciò che dovrebbero essere o fare, prendono il sopravvento a scapito di soluzioni più intelligenti e funzionali.
Il problema riguarda diffusamente ogni sorta di attività umane, in cui si riafferma con devastante energia lantico e insidioso potere della stupidità. Ma è particolarmente intenso nelle tecnologie dellinformazione e della comunicazione. Ormai anche i tecnici più ottimisti si rendono conto di quanto le tecnologie stiano degenerando. È incredibile che esista uno strumento così vulnerabile dalle disfunzioni come un personal computer di oggi e anche i server stanno facendo più capricci di quanto possa essere tollerabile. Queste macchine non sono più bambine, non cè motivo di sopportare le loro bizze infantili. O forse è un precoce rimbambimento senile?
Lintegrazione dei sistemi sta facendo disastri. Macchine che svolgevano discretamente un solo compito sono sostituite da arnesi che fanno troppe cose e le fanno male. Macchine interconnesse si infettano a vicenda e quando si tratta di trovare un rimedio è difficile capire dove, in quellintrico, si nasconde il motivo della disfunzione.
Anche fra i più entusiasti sostenitori della banda larga cominciano a serpeggiare voci di dubbio e preoccupazione. A parte il fatto ovvio che nella giungla delle offerte i prezzi sono troppo alti, e spesso le soluzioni più aggressivamente proposte non sono le più efficienti, quelle linee realizzano solo una minima parte dei vantaggi promessi e creano parecchi problemi che trovano le persone e le imprese completamente impreparate.
Per fare un solo esempio... con una linea adsl è più facile che qualche malandrino riesca a catturare mailbox e così moltiplicare a livelli allucinanti la piaga dello spam, che è nota e diagnosticata da ventanni (ma nessuno ha ancora trovato una terapia efficace). Per non parlare di altre invasività più facilmente penetranti, e meno facilmente evitabili, con questo genere di connessioni.
Perfino i più esaltati ammiratori dei sistemi wireless sono in preda a crescenti perplessità. È ovvio che le tariffe sono esageratamente alte (e confuse da un intrico indecifrabile di offerte promozionali). Ma ci sono parecchi altri problemi. Gli innamorati delusi delle connessioni senza fili si chiedono se tutta levoluzione dei telefoni cellulari debba essere dedicata ad adolescenti chiacchieroni e videomani (tanto pagano mamma e papà) e si accorgono che la moltiplicazione di funzioni sta precipitando nella disfunzionalità. Cè anche laffollamento delle frequenze, che sta portando a interferenze sempre meno rare e meno sopportabili.
A unefficace evoluzione darwiniana dovrebbe provvedere il mercato. Presto o tardi, in un quadro di libera concorrenza, il prodotto o servizio migliore (o quello a prezzo più basso con adeguata qualità) finisce con lavere il sopravvento. Ma dobbiamo chiederci se la situazione in cui ci troviamo somigli a un vero mercato o a una competizione evolutiva in cui prevale il più adatto. È facile constatare che non è così.
Le situazioni di monopolio, oligopolio o confusopolio, che dominano il mercato, distorcono il quadro competitivo. Le informazioni sono molto confuse in un mercato strano, dove chi compra non sa che cosa compra e spesso chi vende non sa che cosa vende. Questo circolo vizioso dura da parecchi anni e sembra difficile trovare una via di uscita.
Alessandro Manzoni, a proposito di situazioni culturali di tanti anni fa, diceva: «Il buon senso cera; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune». La domanda oggi è: dove si è nascosto il buon senso?