gassa

I nodi della rete
di Giancarlo Livraghi
marzo 2005


Le malefatte
della bandalarga

e altri pasticci delle tecnologie


Il 28 marzo 2005, al ritorno dalle vacanze pasquali, chi vive e lavora a Milano ha trovato una sgradita sorpresa. Per più di mezza giornata tutte le linee ADSL della città erano staccate. Chi aveva qualche soluzione di riserva, come un modem funzionante su una normale linea telefonica, poteva arrangiarsi. Se no, era completamente isolato. Non è un fatto insolito. Accade abbastanza spesso, anche se non sempre su scala così ampia e per periodi così lunghi.

Non ci sono blackout così frequenti con le linee telefoniche tradizionali – né con altri “vecchi” sistemi (per esempio ISDN). Non è facile capire il motivo delle disfunzioni, ma una cosa è chiara. Tutte le linee (anche se gestite da altri operatori) sono costrette ad appoggiarsi sulla rete Telecom, che spesso si inceppa – e non sempre viene rimessa in funzione con la desiderabile tempestività. Il danno sarebbe evitabile se un investimento adeguato (piccolo rispetto alle enormi spese promozionali) fosse dedicato a migliorare la qualità del servizio. Ma, come dimostrano anche altri esempi, non è quello l’orientamento delle imprese telefoniche.

Il motivo per cui viene proposta così aggressivamente la “banda larga” è uno solo: l’enorme guadagno che ne ricavano i fornitori di connettività. L’utilità esiste, per chi ha bisogno di mandare e ricevere grandi quantità di cose ingombranti. Ma i miracoli promessi sono favole – e il concetto di “alta velocità” è in parte falso. Molti servizi rimangono lenti, per loro complicazioni o inefficienze strutturali che non si risolvono con la velocità di connessione. Accade, spesso, il contrario: cioè che diventino più lenti. Uno dei motivi è che si illudono di poter accumulare ingombri e arzigogoli contando sulla diffusione di “connessioni veloci” che non sono in grado di gestire il sovraccarico.

Ci sono anche problemi che l’informazione agiografica sull’argomento nasconde o trascura. Come il fatto che il sistema è “asimmetrico” ed è pensato in funzione di usi broadcasting, simili alla televisione: cioè riceve più velocemente di come manda – con conseguenze che possono essere sgradevoli, se non pericolose. Ma c’è di peggio. Con linee “a banda larga” sono favorite le invasività (compresi i meccanismi che “catturano” mailbox, così moltiplicando lo spam, o si impadroniscono di altre informazioni con conseguenze ancora meno desiderabili).

Il fatto curioso è che, per chi usa frequentemente la rete, una connessione flat, cioè a tariffa fissa, può costare meno degli “scatti”, o tariffe a tempo, sulle linee tradizionali. Le tariffe sono tutte, comunque, enormemente esagerate. Ma è così alto il profitto sulle linee adsl che le società telefoniche possono permettersi di offrirle a un prezzo “conveniente” rispetto alle altre – e, anche così facendo, guadagnare di più.

Uno dei problemi, naturalmente, è che quel tipo di tariffe induce a rimanere collegati a lungo, se non “sempre” – e questo apre ulteriori spazi a invasività e inconvenienti di varia specie.

Insomma la tecnologia, in sé, funziona. Ma non fa le “meraviglie” che i venditori promettono – e può produrre vari problemi di cui le persone e le imprese non sono adeguatamente informate. A parte il fatto che il prezzo è molto più alto di come sarebbe se ci fosse un vero mercato. E che sono imperdonabili le disfunzioni prodotte da una manutenzione distratta e inefficiente.

(Che il sistema adsl sia analogico, non “digitale”, è solo un dettaglio tecnico. Ma dimostra quanto sia confusa, e male informata, la diffusa retorica sul cosiddetto “digitale”. Ed è un’ennesima conferma del fatto che serve la tecnologia più adatta a una specifica funzione, non quella definita da una terminologia di moda).

Non è questo l’unico inconveniente nella sconsiderata rincorsa di “nuove tecnologie”. Sta accadendo di tutto. Per esempio parecchi sistemi di posta elettronica, che per anni hanno funzionato senza problemi, si stanno inceppando senza comprensibile motivo.

Un’importante impresa è stata incapace, per qualche settimana, di spedire un fax – e il sistema è così stupido che non se n’è accorta fino a quando i suoi corrispondenti hanno segnalato di non aver ricevuto ciò che aspettavano.

Un’altra organizzazione, professionalmente seria e tecnicamente preparata, ha “integrato” tutti i suoi sistemi: il risultato è che non funziona più nulla. I messaggi e-mail non arrivano, la gestione del sito web si inceppa, i telefoni fanno i capricci, il fax che funzionava a 14800 bps ora va a 2400 e talvolta si blocca.... eccetera eccetera. Dovrà smontare tutto il (costoso) impianto per sostituirlo con qualcosa di più semplice – affrontando nuove spese e nuove difficoltà.

Quando il (neonato) editore del mio nuovo libro ha iniziato questa sua attività, si è dotato di un complesso (e costoso) software di impaginazione. Le conseguenze sono state tragicomiche. Lo stupido software cerca di “imporre” i suoi (discutibili) criteri e rende molto difficile adottare soluzioni migliori. Con conseguenti macchinose complicazioni e fastidiose perdite di tempo. Quante soluzioni che si propongono come “avanzate” sono altrettanto ingestibili e inefficienti?

Questi non sono “casi isolati”, né eccezioni o anomalie. Sono solo alcuni fra infiniti esempi possibili. Sembra che la situazione si stia continuamente aggravando. Invece di rincorrere una discutibile “innovazione”, esasperata quanto esasperante, diventa sempre più necessario fare un passo indietro e migliorare la funzionalità delle risorse esistenti.




A questo proposito vedi anche:

Le ambiguità dell’innovazione

La stupidità delle tecnologie

L’insopportabile lentezza delle tecnologie

L’eclissi di Darwin



indice
indice delle rubriche


Home Page Gandalf
home