L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini
di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 27
La fretta non è velocità


Historia magistra vitae, dice una citatissima frase di Cicerone. Uno dei mali del nostro tempo è che non badiamo abbastanza alle lezioni della storia. Specialmente quando si tratta dell’internet (o in generale delle nuove tecnologie) sembra che tutto ricominci da zero, che tutto si debba inventare dal nulla. Non mi stancherò mai di ripetere che per fortuna non è così. Le radici di ciò che accade in rete sono nel DNA e nella cultura della nostra specie – come nella struttura fondamentale di qualsiasi essere vivente o sistema biologico.

Ma l’esempio di cui parlo in questo capitolo non è solo “una delle tante” lezioni della storia. Ha un’attinenza specifica, perché viene da un momento in cui accadeva qualcosa di molto simile alle nostre esperienze di oggi. Anche qui devo scusarmi con chi ha già letto gli stessi concetti (in parte le stesse parole) in un altro mio libro o articolo. Il fatto storico mi sembra troppo preciso, e troppo significativo, per potermi limitare a un “rimando” a testi che ho pubblicato altrove e che sono disponibili online.

Cinquecento anni fa Aldo Manuzio si trovò davanti a un’impresa non molto diversa da quella che affronta chi oggi decide di comunicare in rete. Era stato sviluppato da Johann Gutenberg un sistema di tecnologie che apriva nuove e inesplorate possibilità di diffusione dei libri – e, in generale, della parola scritta (vedi il capitolo 20). Ma si trattava di inventare le risorse e le strategie umane per utilizzare bene il nuovo strumento. Cioè l’editoria.

Aldo Manuzio non era un tipografo. Era un umanista e un uomo di cultura. Non inventò solo un nuovo carattere, da cui derivano quelli che usiamo ancora oggi; non solo un modo, ammirevole per bellezza e funzionalità, di impaginare un libro; ma anche e soprattutto la gestione dei contenuti, comprese le prime edizioni critiche di autori classici. L’era di Gutenberg è tramontata, perché (almeno in parte) non usiamo più la sua tecnologia. Oggi un libro o un giornale si compone e si impagina in elettronica, si stampa con tecniche ottiche di fotoincisione. Ma non è finita l’era di Manuzio. L’editoria rimane un fatto fondamentale nella cultura, nella società e nell’economia, anche quando per diffondere un testo si usano supporti diversi dalla carta.

Studioso attento della letteratura classica, Aldo Manuzio scelse come marchio della sua impresa un simbolo e una frase che comparivano sulle monete romane del 1° secolo:

festina lente

La frase festina lente è attribuita a Svetonio. Compariva su alcune monete romane insieme l’immagine (di ovvio significato simbolico) dell’ancora e del delfino). Ma ciò che mi sembra interessante non è tanto l’origine antica, quanto il fatto che sia stata adottata da un grande innovatore del Rinascimento proprio quando si apriva un nuovo ciclo nei sistemi di comunicazione.


Festina lente. Affrettati piano. Non è un caso che quell’apparente paradosso fosse il motto dell’inventore dell’editoria, all’inizio di un grande cambiamento nella comunicazione umana. È quel misto di urgenza e di pazienza che occorre per comunicare bene con uno strumento nuovo. La frase, e il simbolo visivo che l’accompagna, possono essere interpretati in molti modi. Ma mi piace pensare che il delfino rappresenti forza, agilità, intelligenza; l’ancora costanza, meditazione, concretezza. Occorre velocità di reazione e flessibilità, capacità di imparare in fretta e di adattarsi continuamente a nuove situazioni e nuovi stimoli. Ma anche molta attenzione, una grande capacità di aspettare; e molta pazienza. Perché i risultati non sono immediati – e non è bene che lo siano.

Gli errori sono inevitabili; il vantaggio è che “sbagliando si impara”. Se cerchiamo di fare “tutto e subito” rischiamo di disperderci e di infilarci in percorsi che non ci interessano, che non ci piacciono, che non corrispondono alle nostre intenzioni. Una sperimentazione graduale, un passo per volta ci permette di esplorare possibilità meno evidenti, di scoprire percorsi che non avevamo immaginato.

L’importante è avere la pazienza di provare, esplorare, scoprire. Partire adagio, senza fretta; ma essere pronti ad accelerare i tempi, a cogliere le occasioni, quando ci troveremo davanti a una possibilità imprevista. Molto probabilmente quelle circostanze ci saranno; ma è quasi impossibile prevedere quando, come e quali. Questo è, credo, il più grosso problema della rete. Ma è anche il suo fascino.


La “curva naturale”

Chiunque abbia studiato uno sviluppo economico o sociale, o più in generale un fenomeno biologico, conosce una curva come questa:

gaussiana

La “gaussiana” (che altri chiamano “curva logica” o “sinusoidale” o semplicemente “curva a s”) descrive efficacemente molti fenomeni sociali ed economici (o, più in generale, biologici).

Per chi è attento alle metodologie sientifiche – la stessa curva può essere usata per definire la struttura logica della distribuzine di eventi e fenomeni in analisi statistiche. In questi casi si presenta “speculare”, cioè “scende” con lo stesso andamento con cui “sale”. Infatti si parla di “campana di Gauss”, definita anche “curva di distribuzione normale”.

Un inizio lento, una progressiva accelerazione, poi il raggiungimento di una “soglia” – che non è insuperabile, ma è il punto in cui un’ulteriore crescita dipende da un cambiamento: nuove prospettive, nuovi territori, nuove idee, nuove attività. Lo sviluppo dell’attività in rete tenda a seguire una curva come questa; e non è possibile sapere in anticipo quando avverrà la fase di accelerazione e quanto crescerà. L’unica soluzione ragionevole, quindi, è agire fin dall’inizio in modo flessibile, con la pazienza e la costanza per non arrendersi alle prime difficoltà e con le riserve di energia necessarie per gestire l’accelerazione quando verrà.

Ma c’è un altro problema. La realtà (specialmente in un territorio molteplice e complesso come questo) non segue ordinatamente la curva di crescita. Molto più spesso ha irregolarità, variazioni e sobbalzi, in parte inaspettati e imprevedibili.

Lo sviluppo dell’internet negli ultimi dodici anni si può riassumere in un grafico come questo (vedi l’analisi dei dati internazionali).

grafico internet

Una crescita molto veloce (ma non “esponenziale”, come alcuni supponevano) che, almeno finora, non è possibile ricondurre ad alcuna “curva logica”; perché il sistema delle reti non è definibile come un fenomeno omogeneo o unitario ma è la somma e la commistione di molti diversi fattori e comportamenti. Ma è chiaro che ci troviamo in una fase iniziale di sviluppo, con forte crescita anche nei prossimi anni.

Il prossimo esempio è enormemente più piccolo, e su un periodo più breve (sei anni), mostra come, in una linea di sviluppo abbastanza coerente, ci possano essere varie oscillazioni.

grafico gandalf

Queste sono le “statistiche” del traffico sul sito gandalf.it dal gennaio 1998 al maggio 2003. Le linee tratteggiate indicano la tendenza generale di crescita; ma i dati, mese per mese, mostrano oscillazioni dovute a diversi fattori. Per esempio un assestamento tecnico alla fine del 1998 aveva reso meno facile l’accesso al sito. Il problema era durato poco tempo – ma sembrava che parecchi lettori si fossero infastiditi per quelle momentanee difficoltà.. Solo dopo quattro mesi ci si era riavvicinati all’andamento naturale di crescita e solo dopo l’estate del 1999 si era innestato uno sviluppo più veloce.. Anche nei periodi successivi ci sono state variazioni dovute in parte a fattori stagionali (per esempio diminuzioni o rallentamenti nel periodo estivo e in novembre-dicembre) ma anche alla frequenza di aggiornamento dei contenuti (per esempio in un periodo in cui erano in ritardo le versioni in inglese si era registrata una diminuzione del “traffico” internazionale).

Il fatto interessante in questa “curva” è che non c’è mai stata alcuna iniziativa per “promuovere” il sito o farlo conoscere. L’ho lasciato crescere senza tentare di spingerlo o di forzarlo. Il risultato è un andamento “spontaneo” influenzato da molti fattori diversi ma determinato sostanzialmente da uno solo: i contenuti. Una crescita di questo genere non produce quantità mirabolanti e soprattutto non arriva a “grandi numeri” in tempi brevi. Ma ha un sostanziale vantaggio di qualità. Chi frequenta il sito non lo fa per caso o per sbaglio, né “sollecitato” o invitato ... ma perché è davvero interessato agli argomenti di cui si parla (può accadere che la prima volta ci arrivi per un percorso imprevisto; ma se non trova contenuti interessanti non ritornerà).

Un altro esempio, ancora più minuscolo, riguarda la sezione di questo sito dedicata a Il potere della stupidità. Questo è l’andamento del numero di lettori dal gennaio 2001 al maggio 2003.

grafico sezione

Mentre il testo inglese circolava in rete dal 1996, la versione italiana della prima parte è stata pubblicata nel settembre 2002 – la seconda e la terza nell’aprile 2002. L’aumento della lettura è avvenuto più tardi – con quelle “discontinuità” che ci sono sempre, ma che non sempre è facile interpretare.

Queste differenze di fase non sono dovute ai motori di ricerca (i migliori si aggiornano in pochi giorn). È più probabile che si tratti dell’effetto (rilevante, ma graduale) del “passaparola”.

Ogni esperienza in rete ha una sua “curva”, un suo andamento di sviluppo. È meglio se ha una crescita “naturale”: cioè comincia lentamente, poi accelera quando arriva a un punto spontaneo di sviluppo; oscilla, rallenta, cambia e si evolve secondo le esperienze e le situazioni. In pratica non è difficile applicare l’apparente paradosso “affrettati adagio”. Vuol dire non avere fretta quando non serve; ma saper cogliere con prontezza e velocità le occasioni favorevoli.




Su questo tema vedi anche il capitolo 26
Elogio della lentezza



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