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Nel caso che qualcuno consideri spregiativa la
definizione vecchi... vorrei premettere che non
ho mai amato gli eufemismi, né le molteplici ipocrisie
politically correct con cui si crede di poter attenuare un
problema dandone una definizione blanda e impropria. E
poiché faccio parte di quella categoria penso di avere
il diritto di chiamarla con il suo vero nome. Lasciando
ognuno, naturalmente, libero di definire come preferisce la
soglia di età oltre la quale una persona è da
considerare vecchia.
Nel numero precedente di questa rubrica si era
parlato di quel mondo vario e complesso, tuttaltro che
omogeneo, che rientra in unapprossimata definizione
giovani. Anche allaltro estremo del percorso le
soglie di età possono essere arbitrarie e soggettive.
Agli occhi di un adolescente una persona di trentanni
può sembrare quasi decrepita, mentre per un ottantenne
chi ne ha cinquanta è ancora molto giovane.
Soprattutto è sempre grossolano, e talvolta
radicalmente sbagliato, raggruppare le persone in categorie
come se fossero omogenee. Ci sono giovani con
mentalità antiquate. Mentre cè chi, anche in
tarda età, dimostra una notevole apertura mentale. Ma
il problema esiste. Sappiamo che la popolazione italiana sta
invecchiando.
Se definiamo giovani le persone fra i 14 e i
35 anni sono 17 miilioni. Quelle dai 55 in su sono 16
milioni. Se spostiamo il limite a 65 anni sono 9 milioni. Non
sono, come qualcuno esagerando immagina, la maggioranza della
popolazione italiana. Ma sono numeri importanti con
tendenza a crescere.
Un problema di cui si chiacchiera spesso, ma senza
sufficiente approfondimento, è quella solitudine che
deriva non solo da una minore frequenza o ampiezza di dialogo
personale, ma anche da un uso inadeguato degli strumenti di
informazione e comunicazione.
Uno studio del Censis pubblicato nel 2003 suddivide gli
italiani in cinque gruppi secondo la più o meno ampia
gamma di strumenti che usano per informarsi e comunicare. Se
escludiamo le due situazioni di estrema scarsità o
abbondanza nove decimi della popolazione si collocano in tre
categorie che possiamo un po genericamente definire
ricchi o poveri di informazione e
comunicazione.
Risorse di informazione e comunicazione in Italia percentuali in ciascuna categoria |
età |
poveri |
medi |
ricchi |
totale popolazione |
18-29 |
11,3 |
23,5 |
34,4 |
14,5 |
30-44 |
22,6 |
31,2 |
35,7 |
27,3 |
45-64 |
36,2 |
27,6 |
18,8 |
29,3 |
65-85 |
25,4 |
11,4 |
4,5 |
19,2 |
La categoria estrema di povertà, che non compare
in questa tabella, non è piccola.
È il 9 % della popolazione. Il 52 % delle persone in
quella situazione ha più di 65 anni e con
unovvia concentrazione verso le condizioni più
basse di reddito e di livello scolastico. Si tratta di persone
che usano uno solo fra i mezzi di informazione più
diffusi cioè, come è facile immaginare,
lonnipresente televisione.
Benché questa sintesi sia molto semplificata, un
fatto è chiaro. Lampiezza di risorse decresce con
letà. Naturalmente è difficile stabilire
quanto si tratti di una diminuzione e quante persone,
invece, avevano una più scarsa gamma di strumenti
anche quando erano giovani. Dobbiamo aspettarci un
cambiamento con il crescere delletà di quelle persone
che oggi hanno una dotazione più ricca. E ovviamente,
anche in questo caso, non si può generalizzare,
perché ci sono forti e rilevanti differenze
individuali.
Il problema è ancora più preoccupante
quando si osservano le differenze fra uomini e donne. Vediamo
gli stessi dati distinti da questo punto di vista.
Risorse di informazione e comunicazione in Italia percentuali in ciascuna categoria |
|
poveri |
medi |
ricchi |
totale popolazione |
Uomini |
46,4 |
52,2 |
57,1 |
48,4 |
Donne |
53,3 |
47,9 |
42,9 |
51,6 |
Nella categoria dei poverissimi le donne sono
il 72 %, gli uomini il 28 %. Qualche differenza si rileva in
tutte le fasce di età, ma in quelle più vecchie
la situazione femminile è particolarmente drammatica.
Se volessimo, grossolanamente, caratterizzare la persona che
soffre della più grave povertà di informazione
e comunicazione la potremmo definire come una donna anziana
di basso livello scolastico.
Segnali preoccupanti emergono da uno studio dellAssociazione
Italiana Editori sul livello di competenze alfabetiche degli italiani.
Questa analisi suddivide le persone
in tre categorie. La prima raggruppa i due livelli più bassi: con una
competenza alfabetica molto scarsa, ai
limiti dellanalfabetismo, e con un limitato
patrimonio di competenze di base. Al terzo livello si trovano
persone con un sufficiente patrimonio di competenze
e al quarto quelle con competenze elevate.
Competenze alfabetiche degli italiani percentuali in ciascuna fascia di età |
età |
insufficiente |
sufficiente |
elevata |
18-25 |
47,8 |
37,6 |
14,6 |
26-35 |
56,3 |
32,3 |
11,4 |
36-45 |
65,0 |
28,2 |
6,7 |
46-55 |
76,8 |
29,3 |
3,9 |
56-65 |
87,6 |
10,5 |
1,9 |
totale |
65,5 |
29,5 |
8,0 |
Il problema è serio per la popolazione italiana in
generale, ma si aggrava con il crescere delletà.
Questo fenomeno non dipende solo da una più alta
scolarità nelle generazioni più
giovani, ma anche da un degrado nellinvecchiamento. Molte
persone perdono labitudine di leggere, o
più in generale di avere curiosità culturali, e
così progressivamente riducono il loro livello non solo
di competenza alfabetica, ma anche di apertura mentale.
Aiutare i vecchi ad evitare questo declino, e quando
possibile a recuperare le facoltà perdute, dovrebbe
essere uno dei più importanti impegni sociali nella nostra
cultura. E non solo dal punto di vista dellindustria libraria.
Da quando, più di ventanni fa, si è
cominciato a capire che la qualità della
vita non è esclusivamente un fatto economico,
è diventato evidente che fra i fattori di
povertà e ricchezza vanno considerate anche la
quantità e la qualità di informazione.
Nonostante la globalizzazione dei sistemi una
larga parte dellumanità è ancora tenuta in
condizioni di grave ignoranza o condizionamento culturale. E
anche nei paesi apparentemente più evoluti, come
lItalia, ci sono aree preoccupanti di privazione o
limitazione. Che non affliggono solo le fasce di età
più avanzate, ma con linvecchiamento tendono a
peggiorare.
Da almeno trentanni si parla di mercato degli
anziani. Cioè di come offrire prodotti e servizi
adatti a quella parte, numerosa e crescente, della
popolazione. Ma il problema è tuttaltro che semplice.
Perché hanno scarso successo i tentativi di
ghettizzare, cioè di trattare qualsiasi
categoria umana, compresa questa, come se fosse un mondo a
parte (o un insieme definibile secondo criteri
arbitrariamente omogenei).
È altrettanto complesso il problema della
comunicazione. Che sia dominante le televisione è vero
in tutte le categorie di età. Ma ciò non
significa che una parte preponderante della comunicazione
debba affollarsi in una televisione generalista
che per cercare di compiacere tutti sprofonda in una palude
di ripetitiva omogeneità.
Qual è lo strumento più adatto per uscire
dal pantano della genericità e dare a ognuno la
possibilità di scegliere? Ovviamente linternet. E per
la capacità di esplorare il mondo senza dover neppure
uscire di casa... la sua utilità aumenta con il
crescere delletà. Lo sanno bene quei vecchi che usano
abitualmente la rete. Ma sono pochi. Questa tabella riassume
la situazione in Italia nel 2003 suddividendo le persone
online per età.
(Per unampia analisi sulluso dellinternet vedi i dati
riguardanti lItalia e
lUnione Europea).
Persone che si collegano allinternet in Italia |
età |
% della popolazione |
% delle persone online |
14-17 |
7 |
16 |
18-24 |
11 |
20 |
25-34 |
18 |
29 |
35-44 |
16 |
18 |
45-54 |
16 |
14 |
55-64 |
14 |
4 |
oltre 64 |
19 |
1 |
Le persone dai 55 anni in su sono un terzo del totale, ma
un ventesimo delle presenze online. Nelle età più
avanzare è ancora peggio. La scarsa presenza di vecchi
online sembra durare nel tempo, anche se non è vero che
tutto il nuovo afflusso alla rete sia fatto di giovani o giovanissimi.
Questa è la situazione, suddivisa per età, dei
nuovi utenti (cioè persone che hanno
cominciato a collegarsi nel 2002 o 2003).
Persone nuove online in Italia |
età |
% delle persone online |
% delle nuove |
14-17 |
16 |
19 |
18-24 |
20 |
13 |
25-34 |
29 |
19 |
35-44 |
18 |
23 |
oltre 44 |
19 |
26 |
Cè stato un recente afflusso di giovani, ma ora
si nota una rilevante presenza di persone adulte che usano
per la prima volta linternet. Purtroppo la
significatività statistica non permette unanalisi
dettagliata dai 45 anni in su. Ma dai dati generali si deduce
che le persone online di età superiore ai 55 anni
sono, e rimangono, poche pochissime quelle oltre i 65.
Un dato interessante, indipendentemente dalletà,
è laumento della presenza femminile
Persone che si collegano allinternet in Italia |
|
% delle persone online |
% delle nuove |
Donne |
41 |
51 |
Uomini |
59 |
49 |
Ci vorranno ancora alcuni anni per avvicinarci alla parità
in generale. Ma la situazione è diversa secondo le età come
vediamo nella prossima tabella.
Persone che si collegano allinternet in Italia |
età |
% delle donne online |
% degli uomini online |
14-17 |
15 |
9 |
18-24 |
22 |
18 |
25-34 |
28 |
29 |
35-44 |
22 |
22 |
45-54 |
9 |
14 |
55 o più |
4 |
7 |
Per le età più avanzate i numeri sono così piccoli da non poter essere analizzati in maggiore dettaglio. Per altre differenze fra uomini e donne vedi
dati italiani.
Nelle età più giovani la parità è raggiunta: il numero di donne online fra i 14 e i 25 anni è uguale a quello degli uomini. Fra i 25 e i 44 anni è uguale alla media delle persone online. Nelle età successive la differenza aumenta. Come abbiamo visto, in generale, per gli strumenti di comunicazione e informazione, anche nel caso dellinternet la condizione femminile è peggiore nelle età avanzate.
Un segnale diverso viene da un comunicato stampa
internazionale diffuso da Nielsen il 14 novembre 2003.
Secondo questa fonte sarebbe in aumento il numero di
older people online in Europa. Il condizionale
è dobbligo, perché non ci sono, almeno finora,
conferme da altre fonti e perché quel comunicato
contiene affermazioni poco credibili (per esempio un aumento
del 28 % in un anno è palesemente esagerato). Inoltre
una categoria che comprende tutte le persone dai 55 anni in
su è ovviamente poco omogenea. Ma ci sono segnali
interessanti per quanto riguarda le differenze fra gli otto
paesi considerati in questa ricerca.
Persone online oltre i 54 anni percentuali sulla popolazione |
Svezia |
19,4 |
Gran Bretagna |
17,3 |
Svizzera |
15,9 |
Germania |
14,5 |
Olanda |
13,3 |
Francia |
12,3 |
Italia |
10,6 |
Spagna |
8,3 |
Il criterio di definizione è molto allargato e
perciò i dati, in assoluto, sono esagerati. Ma
ciò non toglie rilevanza al confronto fra i vari
paesi. In parte questi dati riflettono le differenze generali
nelluso della rete, indipendentemente dalletà.
Ma è comunque interessante notare che lItalia è
molto arretrata. Secondo questa ricerca la crescita in Italia
sarebbe superiore alla media europea, ma la cosa non è
confermata da altri studi. Il fatto più rilevante
è che, vista la situazione in confronto ad altri
paesi, ci sono significative possibilità di crescita.
Questa analisi rileva anche le differenze fra uomini e donne
negli stessi otto paesi.
Persone online oltre i 54 anni percentuali sul totale |
|
Donne |
Uomini |
Svezia |
38 |
62 |
Gran Bretagna |
32 |
68 |
Olanda |
30 |
70 |
Spagna |
29 |
71 |
Svizzera |
26 |
64 |
Francia |
23 |
77 |
Italia |
21 |
79 |
Germania |
20 |
80 |
Il problema di una scarsa presenza femminile online nelle
età più avanzate si rileva in tutta Europa, ma
è particolarmente grave in Italia come abbiamo
visto anche in base ad altre fonti.
Se fosse vero che sta succedendo qualcosa di nuovo,
e che una tendenza europea porta a una crescita di persone
meno giovani online, potremmo anche stare
alla finestra e aspettare che, per un inevitabile effetto di
trazione internazionale, il problema si risolva da solo
almeno per le persone culturalmente più attive, aperte
allo scambio di idee e con la conoscenza dellinglese
o di unaltra lingua oltre allitaliano.
È vero, comunque, che non possiamo farci troppe
illusioni. Persone con un basso livello di alfabetismo (nel
senso di leggere e scrivere, non di preparazione tecnica)
sono difficilmente ricuperabili a un uso più allargato
degli strumenti di comunicazione e in particolare della
rete. Ma ciò non significa che si debba restare ai
deprimenti livelli attuali, né limitarci ad attendere
che invecchino le persone che sono già online.
Molti, anche esperti della rete, pensano che non
ci sia soluzione. Che più si invecchia e meno si
è disposti a imparare qualcosa di nuovo. In parte,
purtroppo, è vero. Ma non è una regola
assoluta. Potrei citare il caso di una signora di
ottantanni, moglie di un signore della sua età che si
è recentemente avventurato in rete. Allinizio era un
po scettica, ma in pochi mesi è diventata più
brava di lui (e di molte persone giovani con un livello paragonabile di
esperienza). Non è un caso isolato. In giro per il mondo, e anche
in Italia, ci sono esempi di cose analoghe. Meno numerosi di quanto
sarebbe desiderabile, ma non per questo meno significativi.
Ci sono stati simpatici tentativi di superare resistenze,
diffidenze e dubbi. Per esempio corsi di formazione gestiti da
giovani per insegnare ai vecchi come usare la rete. Ma rimangono
fatti sporadici, con risultati marginali. E non è detto
che sia quello il modo migliore per risolvere il problema.
Si richia di ribadire il falso concetto che linternet sia
solo una cosa da giovani e così accentuare,
fra i meno giovani, una percezione di estraneità.
Sarebbe interessante cercare altre soluzioni che stimolino
linteresse e diano un reale aiuto (più culturale che
tecnico) alle persone oggi lontane dallinternet a
cominciare da quelle interessate, ma esitanti. Se le persone
più disponibili si troveranno a muoversi agevolmente
nella rete, potranno aiutare a convertire le
altre. Insomma le soluzioni, se vogliamo cercarle, ci sono
ma per farle funzionare ci vuole tempo, dedizione e pazienza.
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