Quando si parla di giovani occorre prima di
tutto capire di chi e di che cosa si tratta. Il concetto è
molto soggettivo. Una persona di trentanni è
giovane dal punto di vista di chi ne ha cinquanta, ma
è vecchia agli occhi di un adolescente. La stessa
persona, indipendentemente dalletà, può
avere cultura e atteggiamenti di vivace attualità o di
antica tradizione può essere giovane
in alcuni comportamenti, vecchia in altri.
Le diffuse mitologie sui giovani descrivono esseri
immaginari, banali cliché, personaggi inventati secondo
schemi quasi sempre arbitrari o grossolanamente semplificati.
Per esempio, nel caso dellinternet, una diffusa (quanto
infondata) leggenda è che fin dalle origini la rete
fosse frequentata soprattutto da ragazzini. I fatti
dimostrano che il nucleo storico della rete
è formato da persone di svariata età, ma con
una significativa concentrazione fra i 25 e i 45 anni e
ancora oggi sono in quella fascia di età
le persone che si collegano più spesso (con un aumento
delle presenze fra i 45 e i 55 anni, dovuto più che
altro al fatto che chi era in rete cinque o dieci anni fa
oggi è un po meno giovane).
[Vedi
Dati sullinternet in Italia].
Da due o tre anni cè una maggiore presenza online
di giovani, ma luso della rete rimane principalmente un
comportamento adulto. Lo sfasamento di
età, rispetto alla popolazione, è dovuto a una
scarsa presenza di anziani più che a un predominio di
giovani o giovanissimi.
In termini estesamente quantitativi non
sembra che ci siano differenze di grande rilievo, nelluso
della rete, in quellampia fascia di età che va dai 14
ai 35 anni se non per il fatto che i più giovani
erano in gran parte assenti e ora sono relativamente più
numerosi. Ma qualche approfondimento rivela che, anche fra
i giovani, il quadro è complesso e non omogeneo.
Una nuova ricerca del Censis, concentrata sui giovani,
è stata presentata a Milano il 31 ottobre 2003.
Unanalisi completa di questo studio sarà disponibile
solo nel 2004, quando uscirà il volume con maggiori
dettagli e approfondimenti. Ma già dalla prima,
sintetica pubblicazione dei risultati si possono ricavare
alcune constatazioni interessanti.
Unampia sintesi di questa ricerca è
disponibile nel sito http://www.censis.it.
Si trova nel settore le ricerche presentate scegliendo lanno
2003 e da lì arrivando a Giovani & Media.
Uno dei dati più rilevanti è che non
esistono i giovani come categoria omogenea. Cosa
evidente da qualsiasi osservazione attenta della situazione
ma analizzata in questo studio con parecchie interessanti
deduzioni. Non solo ci sono forti differenze individuali (per
cui quasi nessuno appartiene totalmente a una
tribù con caratteristiche condivise di
cultura e comportamento) ma ci sono notevoli differenze fra
le diverse età. Sappiamo che i giovanissimi
(14-18 anni) sono molto diversi dai più grandi.
Ma questo studio ci aiuta a capire come sono diversi nelluso
dei sistemi di informazione e comunicazione.
I dati generali confermano alcune opinioni
già note, ma rivelano anche qualche fatto un po meno
ovvio. Vediamo, per esempio, la penetrazione dei
più diffusi strumenti di informazione e comunicazione
in Italia fra le persone fino a 30 anni rispetto a quelle da
31 in su (percentuali).
Età |
14-30 |
più di 30 |
Televisione |
94,6 |
98,4 |
Cellulare |
93,7 |
68,6 |
Radio |
82,3 |
58,9 |
Libri |
66,1 |
38,5 |
Quotidiani |
60,6 |
57,8 |
Internet |
58,7 |
18,4 |
Tv satellitare |
24,5 |
10,6 |
A parte lovvia onnipresenza della
televisione, è evidente che il menu di
comunicazione è molto più ricco fra i giovani.
Ma alcuni dati smentiscono opinioni diffuse, come quella che
i giovani non leggono (la definizione
libri in questa ricerca esclude i testi
scolastici). Anche se la soglia è bassa
(almeno tre libri allanno) la scarsa propensione
degli italiani a leggere libri è un problema che
riguarda più gli adulti che i giovani.
Un caso particolare è quello dellinternet, dove
si rileva una spaccatura fra i giovani simile a
quella che cè in generale nella popolazione. Ma su
questo ritorneremo più avanti.
Il quadro si rivela più complesso se si
distinguono le fasce di età (in questo caso si tratta
di uso abituale).
Età |
14-18 |
19-24 |
25-30 |
Televisione |
93,4 |
91,5 |
88,5 |
Cellulare |
93,4 |
92,5 |
86,9 |
Radio |
73,5 |
72,9 |
68,3 |
Libri |
54,4 |
50,2 |
43,4 |
Quotidiani |
31,7 |
43,8 |
49,7 |
Internet |
32,4 |
43,3 |
38,6 |
Tv satellitare |
17,1 |
11,4 |
14,5 |
Una domanda, cui per ora è difficile dare
risposta, è come si evolverà la situazione.
Possiamo immaginare che, per alcuni comportamenti, le
abitudini delladolescenza continuino nei periodi successivi
cioè i venticinquenni di domani somiglieranno ai
diciottenni di oggi. Per altri, invece, è inevitabile
che con il cambiamento del ciclo di vita ci siano anche
evoluzioni delle abitudini e che perciò i
comportamenti delle fasce di età
rimangano simili a quelli di oggi.
Si possono fare ragionevoli ipotesi a questo
proposito, ma per avere idee più precise dobbiamo
augurarci che il Censis continui le sue rilevazioni nei
prossimi anni e che quindi si possa cominciare a costruire
una serie storica da cui poter ricavare qualche
indicazione sui cicli evolutivi.
Possiamo immaginare che i diciottenni di oggi, quando
cresceranno, continuino a usare il cellulare, ma in modo un
po diverso. Possiamo aspettarci che guardino un po meno la
televisione, leggano di più i giornali, e (purtroppo)
leggano meno libri perché, specialmente con linizio
del lavoro, hanno meno tempo. Ma lesame dei
fatti nei prossimi anni potrà riservarci qualche sorpresa.
Già in questa indagine, oltre alla conferma di
alcuni fatti noti, ci sono informazioni che contrastano con i
luoghi comuni. Per esempio alla domanda con un po di tempo
libero a disposizione che cosa sceglie più volentieri?
dopo lonnipresente televisione (31,7 %) è
interessante trovare, al secondo posto e con una scarsa
differenza, leggere un libro (29,8 %).
Unaltra osservazione rilevante è quella che
conclude i commenti introduttivi di Raffaele Pastore del Censis.
Il 72,5 % preferisce i media che sanno proporsi in
maniera seria e autorevole smentendo quellaltro luogo
comune che vuole i giovani sempre più favorevolmente
dediti al versante leggero delle cose, e ribadendo la
necessità che i media non sappiano solo inseguirli e
rinforzarli su tale versante, bensì sappiano assumersi
lonere della serietà e dellautorevolezza anche nei
confronti dei più giovani.
Sino interessanti anche le critiche. Queste sono le cose
che più disturbano.
La volgarità, soprattutto; poi limpressione che
in fondo i media vogliono imporre il loro punto di
vista e al terzo posto la superficialità. Una
terna di critiche tuttaltro che trascurabile, tenuto conto
della provenienza giovanile, ossia quella considerata quasi
sempre quiescente rispetto ai media.
Per quanto riguarda linternet, questa è la
sintesi nellanalisi del Censis.
Leccezione, nel set di media elettronici-digitali,
è costituita dallinternet, perché ha
contemporaneamente il più basso tasso di vicinanza
(23 %) e il più alto tasso di lontananza (30 %): come a
dire che, ancora una volta, le tecnologie connesse alla
navigazione in rete spaccano quasi in due la popolazione
giovanile, esattamente come spaccano quasi in due la
popolazione in generale. Linternet divide, perché
con la stessa forza che attrae una buona fetta di giovani ne
respinge unaltra.
(È importante rilevare che la
divisione sta nei comportamenti e nelle
percezioni più che nelle tecnologie. Vedi un articolo,
in questa rubrica, del settembre 2001 La
divisione è culturale, non digitale).
Il fatto fondamentale è che le generalizzazioni e
i luoghi comuni sono semplificazioni arbitrarie,
che non ci aiutano a capire. E spesso sono profondamente
sbagliate. Non esiste un popolo dellinternet con
caratteristiche omogenee, come non esiste un mondo dei
giovani appiattito su quei pochi, banali valori che gli
attribuisce lopinione dominante. E tantomeno esiste
unidentificazione grossolana fra unipotetica cultura
giovanile e unaltrettanto immaginaria
monocultura della rete.
Lelemento determinante, nelluno e laltro
caso, non è unarbitraria quanto perversa
omogeneizzazione che tende a orientarsi verso
gli aspetti più stupidamente ripetitivi, monotoni e gregari.
[Vedi Il circolo vizioso della
stupidità].
Al contrario, il valore più interessante,
degno di attenzione e coltivazione,
è la ricchezza delle diversità. Che può essere meglio
approfondita con strumenti flessibili e interattivi, come la rete.