Il filo di Arianna
Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it
Siamo malati
di manierismo
Ci sono segnali curiosi nella cultura in cui viviamo. Ho notato con sorpresa, in varie occasioni, che persone di non scarsa educazione e di specifica competenza nella comunicazione non capiscono il significato della parola manierismo. Perché nei licei e nelle università non si insegna bene storia dellarte o della letteratura? O perché si crede che sia possibile formare una cultura dimpresa senza capire le basi della cultura umana? O perché siamo talmente sommersi dal manierismo che non lo sappiamo distinguere?
In tutte le epoche ci sono stati manierismi. E in tutte le epoche ci sono stati due possibili percorsi. La strada passiva dellimitazione o quella più fertile di scelte meno ovvie. Ci sono molti motivi per cui, in questo momento, conviene evitare il manierismo. Vediamone alcuni fra i più evidenti.
- Cè un enorme affollamento. Dove tutti sono uguali prevale chi ha una massa durto superiore. Ma nella maggior parte dei mercati neppure la marca leader riesce a distinguersi può superare per forza bruta ognuno dei suoi concorrenti, ma non la grigia totalità della comunicazione omogeneizzata.
- Prevalere per solo volume è comunque una soluzione debole (oltre che uno spreco di denaro e di risorse). Si è molto più efficaci se si ha e si coltiva unidentità riconoscibile.
- Spesso le tendenze dominanti sono sfuocate e fuori fase. Per esempio si è capito, con incredibile ritardo, che due o tre anni fa era sciocco inseguire i miraggi di una immaginaria new economy. Ma il pavido pessimismo di oggi è altrettanto sbagliato. (Vedi La crisi che non cè).
- Uno dei più pericolosi manierismi è pensare che lapparenza sia tutto, il contenuto nulla. Che si possa procedere allinfinito con qualche pretesto di seduzione, o con qualche moda di breve respiro, senza badare alla qualità, al servizio e alla coerenza. Chi sceglie la strada opposta ha ottime possibilità di distinguersi e prevalere.
- Molte delle migliori occasioni sono su scala internazionale. Specialmente quando si tratta dellinternet. Sul terreno dei dinosauri poche imprese italiane possono competere. Ma ci sono spazi importanti che i giganti, proprio per lingombro delle loro dimensioni, non sono in grado di gestire. Tante imprese italiane hanno vinto superando i manierismi fin dai tempi del cosiddetto miracolo economico. Tante lo possono fare oggi, anche grazie alla rete.
- Copiare è mostruosamente di moda. E proprio per questo è ancora più sbagliato. Studiare quello che fanno gli altri è utile. Imitarlo passivamente è miope e pericoloso.
- Leconomia va male. La soluzione non è tirare i remi in barca ma neppure proseguire su percorsi deboli. Seguire landazzo è la cosa più stupida che si possa fare. È il momento, oggi più che mai, di rompere gli schemi, evitare i manierismi, badare alla sostanza. (Vedi Larca di Noè).
- Quando unonda di opinione e comportamento è molto diffusa, di solito è in fase declinante. Limportante è cogliere le onde, meno evidenti, che stanno per crescere. Non sempre sono nuove possono essere il ritorno di valori trascurati. Chi riesce a capirle nella fase nascente si troverà in vantaggio.
È meno difficile di quanto può sembrare. Ma il primo e fondamentale passo è rompere il ciclo convenzionale delle usanze e delle abitudini. Chi pecora si fa, il gregge se lo inghiotte.
Vedremmo una fioritura di idee interessanti, e di potenziali successi, se le imprese si fermassero nel turbine della fretta disorientata, trovassero il tempo di pensare con serenità, e si chiedessero: che cosa cè che so fare bene e che gli altri non stanno facendo o non stanno dicendo con sufficiente chiarezza?
Potrebbero nascerne risultati brillanti. E il panorama che ci circonda diventerebbe molto meno monotono e noioso.
Su questo argomento vedi anche
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Il superfluo obbligatorio