Il filo di Arianna
Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it
Larca di Noè
Sta circolando con una certa insistenza un brutto aggettivo: autoreferenziale. Cioè un po troppi si parlano addosso, girano intorno a idee e percezioni che si nutrono della ripetizione di se stesse e si allontanano sempre più dalla varia e complessa evoluzione della realtà.
Questo non è così strano come sembra nella nostra era dellinformazione che non è un modo di dire, ma unevoluzione vera, complessa, turbolenta (benché se ne parli da ventanni, nessuno ha davvero imparato a interpretarla e gestirla).
Non si tratta solo dei desolanti salottini televisivi o del gossip elevato a filosofia dellesistenza (non basta tradurlo in inglese per renderlo più interessante di un qualsiasi pettegolezzo). Non si tratta solo delle stanze del potere, sempre più lontane da quella gente che invocano a casaccio per fingere di dare un senso alle loro (private e interessate) opinioni e decisioni.
È come se ci fosse un horror vacui, unagorafobia culturale, il timore di uno spazio troppo aperto, troppo lontano dalla rassicurante abitudine delle solite cose. Meglio starsene sotto lombrellone (cambia poco se è a Rimini o alle Maldive) che avventurarsi oltre lorizzonte delle abitudini e dei cliché di questa o quella parrocchietta.
Sembra di essere alla corte del Re Sole, dove tutto girava intorno alle sue piccole ostentazioni mentre incombeva un grande cambiamento. Lacuta Madame de Pompadour diceva «Aprés nous le déluge».
Il diluvio venne e sappiamo come andò a finire. Ma non sappiamo quale tempesta seguirà, questa volta, allesagerato e spaventato cullarsi nelle abitudini. Non sono solo gli ambientalisti a dirci che potremmo essere sullorlo di una catastrofe. Non è solo la desolata isteria delle borse a dirci che sono in profonda crisi i concetti fondamentali di economia e di impresa.
Forse non ci sarà un diluvio universale. Ma è inevitabile che ci siano turbolenze, di cui alcune piuttosto forti e in buona parte imprevedibili. È probabile che i temporali cui abbiamo assistito finora siano poca cosa rispetto a qualche ciclone che si sta formando. E nessuno, che io sappia, sta costruendo larca di Noè.
Credo che sia venuto il momento di mettere al lavoro bravi carpentieri per costruire chiglie solide e timoni robusti. E addestrare buoni equipaggi che sappiano muoversi bene in acque poco tranquille. Può non essere facile capire oggi quale rotta si dovrà tracciare domani. Ma per chi è ben preparato un po di mare mosso può essere più un vantaggio che un problema.
Fuor di metafora il mondo è pieno di persone che badano poco alle luci della ribalta e si concentrano sul fare bene ciò che sanno fare. Con una voglia intelligente e sincera di migliorare sempre e di imparare a ogni passo. Può non essere il caso di promuoverle al di sopra delle loro capacità, illuminarle di gloria apparente o caricarle di troppa responsabilità prima che siano pronte a gestirla. Ma vale la pena di sapere chi sono e dove sono, di fare tutto il possibile perché rimangano soddisfatte e motivate, di metterle in condizione di agire quando di loro ci sarà più intensamente bisogno.
Ci sono imprese e organizzazioni che sanno badare al sodo, tenere i piedi piantati nella realtà (prodotti, servizi, persone, relazioni) e crescere con risorse proprie più che con devianti protezionismi e avventure finanziarie. Se si preparano bene a navigare nelle turbolenze hanno una forte probabilità di prevalere nelle prossime tempeste. Con profitto per loro e vantaggio per tutti.
Intanto, per non trovarsi troppo impreparati, è meglio rompere il più spesso possibile il circolo delle abitudini. Immergersi nella realtà con gli occhi bene aperti sullinaspettato e su ciò che ci sembra meno familiare. Naturalmente queste cose non si possono fare solo online, ma la rete è uno degli strumenti per uscire dal chiuso.
Lesperienza del reale (compreso ciò che per altri è quotidiano e a noi sembra bizzarro) può essere talvolta sconcertante ma è sempre interessante, spesso stimolante. È un modo per unire lutile al dilettevole.