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Con molto ritardo lItalia ha attuato la direttiva europea sulla
"protezione dei dati personali" (e solo così ha potuto entrare negli accordi di
Schengen che stanno progressivamente eliminando i controlli di frontiera nellUnione
europea). La legge, entrata in vigore l8 maggio 1997, purtroppo è il solito papocchio
allitaliana che costruisce inutili sovrastrutture burocratiche e produce più
complicazioni procedurali che reali difese. Ma il principio è importante. Non cè lo spazio qui per approfondire questa importante materia. Ma occorre sapere che il diritto alla riservatezza esiste e che ci conviene difenderlo. Prima ancora di pensare alla protezione che può darci la legge, dobbiamo evitare di fornire informazioni se non sappiamo a chi le diamo e perché; e nel caso che qualcuno le ottenga e in qualsiasi modo ne abusi dobbiamo sapere che abbiamo il diritto di reagire. Naturalmente è possibile a ogni sorta di organizzazioni, pubbliche e private, impadronirsi di nostri dati personali anche se non ci colleghiamo in rete. La difesa quindi non sta nel sottrarci al sistema informativo (cosa comunque impossibile) ma nellimparare a conoscerlo e a difendere la nostra riservatezza. È importante anche che gli operatori in rete, commerciali o non, evitino di invadere la privacy degli utenti. Purtroppo ci sono pratiche (come il diffuso commercio di indirizzi) che violano questo principio. Così come è desiderabile che ognuno di noi si difenda, è consigliabile anche per gli operatori evitare di seguire questa strada, i cui benefici sono molto discutibili mentre i rischi sono gravi: sia di "punizione" in base a norme e leggi, che tenderanno a diventare più severe, sia di reazione da parte degli utenti, che può essere violenta e velenosa. |
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