28. Il problema della "privacy"

 

  Con molto ritardo l’Italia ha attuato la direttiva europea sulla "protezione dei dati personali" (e solo così ha potuto entrare negli accordi di Schengen che stanno progressivamente eliminando i controlli di frontiera nell’Unione europea). La legge, entrata in vigore l’8 maggio 1997, purtroppo è il solito papocchio all’italiana che costruisce inutili sovrastrutture burocratiche e produce più complicazioni procedurali che reali difese. Ma il principio è importante.

Non c’è lo spazio qui per approfondire questa importante materia. Ma occorre sapere che il diritto alla riservatezza esiste e che ci conviene difenderlo. Prima ancora di pensare alla protezione che può darci la legge, dobbiamo evitare di fornire informazioni se non sappiamo a chi le diamo e perché; e nel caso che qualcuno le ottenga e in qualsiasi modo ne abusi dobbiamo sapere che abbiamo il diritto di reagire.

Naturalmente è possibile a ogni sorta di organizzazioni, pubbliche e private, impadronirsi di nostri dati personali anche se non ci colleghiamo in rete. La difesa quindi non sta nel sottrarci al sistema informativo (cosa comunque impossibile) ma nell’imparare a conoscerlo e a difendere la nostra riservatezza.

È importante anche che gli operatori in rete, commerciali o non, evitino di invadere la privacy degli utenti. Purtroppo ci sono pratiche (come il diffuso commercio di indirizzi) che violano questo principio. Così come è desiderabile che ognuno di noi si difenda, è consigliabile anche per gli operatori evitare di seguire questa strada, i cui benefici sono molto discutibili mentre i rischi sono gravi: sia di "punizione" in base a norme e leggi, che tenderanno a diventare più severe, sia di reazione da parte degli utenti, che può essere violenta e velenosa.

 

   
 
Giancarlo Livraghi

 

 
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