27. Pressatelle poco gustose
e pasticcini un po' indigesti

 

  Si parla molto, e in modo spesso esagerato, di virus e di rischi di "intrusione", che in realtà non sono pericoli gravi per chi fa un uso personale della rete. Ma non si parla abbastanza spesso di due problemi più modesti, ma fastidiosi: lo spamming e i software "invasivi".

Ho già spiegato che cos’è lo spamming e perché è meglio evitarlo.

La parola spamming nasce da un impasto di carne di maiale e prosciutto in scatola, chiamato spam. Il termine spam per indicare ripetizione ossessiva deriva da una famosa scenetta dei Monty Python che si svolgeva in un ristorantein cui tutti i piatti contenevano quell’ingrediente.

Ma il problema è come non subirlo. Chi fa solo un uso limitato della rete, per posta elettronica o occasionali esplorazioni sulla Web, probabilmente (almeno all’inizio) non corre il rischio di ricevere molta posta indesiderata. Ma poi... man mano che si frequentano gruppi di discussione, o che in altro modo di diffonde la conoscenza del nostro indirizzo, diventa sempre più probabile ricevere messaggi di ogni sorta che non ci interessano e ingombrano fastidiosamente la nostra "casella postale".

Il problema è molto discusso e ci sono svariati tentativi di organizzare difese, compresi software in grado di "filtrare" la posta in arrivo; ma non è semplice, perché non tutti i messaggi inaspettati sono indesiderabili, anzi... spesso è molto interessante ricevere posta inattesa e così incontrare persone nuove.

In attesa che si perfezionino i sistemi per eliminare automaticamente almeno una parte della posta indesiderata, (c’è una crescente offerta di sofware destinato a questo scopo) e mentre la diffusa protesta lavora per ridimensionare il problema, ci sono alcuni accorgimenti che possono permettere di limitare il problema.

Il primo è usare un buon OLR che ci presenti l’elenco dei messaggi, con autori e titoli, prima di cominciare a leggerli. Possiamo così distinguere a colpo d’occhio la posta che ci interessa di più e cancellare, senza leggerli, quei messaggi che provengono da fonti che conosciamo come origine di spamming; oppure dare un’occhiata ai messaggi di "sconosciuti" solo quando abbiamo tempo da perdere ed essendo pronti a cancellarli se dalle prime righe ci accorgiamo che si tratta di spamming o comunque di cose che non ci interessano.

Il secondo, più radicale, è cambiare indirizzo. Se ci accorgiamo che la nostra mailbox è nota a troppi spargitori di offerte non richieste, chiediamo al nostro provider di chiuderla e darcene un’altra, che segnaleremo solo ai nostri corrispondenti. Probabilmente passerà parecchio tempo prima che gli "indesiderabili" scoprano la nostra nuova identità.

Un terzo, più laborioso, è identificare l’origine dello spamming e chiedere di essere cancellati dalla lista. Per fortuna si sta diffondendo, fra gli "invasori" meno scortesi o disattenti, l’abitudine di dire "se non desideri ricevere altri messaggi come questo avvertirci e ti toglieremo dal nostro indirizzario".

Oltre allo spamming, ci sono altre intrusioni che è bene evitare. Vari tipi di software offerti da siti vari possono contenere qualche trappola; meglio non scaricare mai nulla sul nostro computer se non sappiamo che cos’è e se non conosciamo bene il sito da cui proviene.

Un caso estremo e curioso può aiutare a spiegare il tipo di rischio che si può correre (è un fatto vero, non una "leggenda" della rete: i responsabili sono stati condannati a risarcire i danni). Un sito "erotico" americano diceva se vuoi vedere meglio le immagini scarica il software che ti propongo. Se il lettore incautamente accettava, il software disattivava i segnali de suo modem, staccava la linea, chiamava un numero a pagamento in Moldavia... poi riattivava i segnali. L'incauto esploratore non si accorgeva del trucco fino a quando riceveva una salata bolletta telefonica.

La forma più diffusa di intrusione è il cosiddetto cookie, o pasticcino. Si tratta di un sistema apparentemente innocuo: se accettiamo di ricevere il cookie si andranno a inserire sul nostro computer alcune righe di testo, che saranno riconosciute quando ritorneremo su quel sito e contribuiranno a costituire una traccia del nostro comportamento. La cosa potrebbe essere accettabile, o addirittura gradita, se ci spiegassero che uso intendono fare di quelle informazioni: per esempio darci un servizio migliore. Ma nessuno lo fa. Inoltre spesso le informazioni non vanno al sito cui siamo collegati, ma a qualcun altro, cui il gestore in qualche modo "vende" informazioni che ci riguardano. Tutto questo non è particolarmente pericoloso, ma è indesiderabile, specialmente se non sappiamo che uso ne faranno. Perciò è consigliabile evitare di i cookie, come qualsiasi altra cosa che non abbiamo la chiara e specifica intenzione di ricevere. I buoni browser sono programmabili in modo da avvertirci prima che ci venga scaricato un cookie o qualsiasi altra cosa non richiesta e così permetterci di decidere se vogliamo riceverla. In generale è meglio rifiutare tutte queste proposte se non si ha un motivo specifico per accettarle.

 

   
 
Giancarlo Livraghi

 

 
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