I Garbugli della Rete - 6
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Gli utenti della rete sono prevalentemente maschi? Pare proprio di si. Per quanto le analisi siano contraddittorie e confuse, quasi tutte concordano nello stimare che negli Stati Uniti due su tre persone che si collegano siano uomini. In Europa, cinque su sei; in Italia, nove su dieci. Ma la situazione sta cambiando. Dove il fenomeno è più maturo la presenza delle donne è in forte aumento. Negli USA, questanno, secondo diversi studi varia fra il 30 e il 40 per cento; e continua a crescere. La parità, se non il sorpasso, si avvicina. Che in Italia siano ancora così poche, è uno dei sintomi della nostra arretratezza. Sono convinto che, quando se ne sarà capito il vero valore, la rete si rivelerà ancora più utile per le donne che per gli uomini. Il motivo è semplice. Anche se le disuguaglianze diminuiscono, le donne sono più spesso costrette a stare a casa. Per motivi ovvi, come una gravidanza o un bambino piccolo. Ma anche perché ricade più spesso sulle donne il compito di badare alla casa o doversi occupare di una persona che, per età o malattia, ha bisogno di essere assistita. La rete permette a una donna di continuare, sia pure con un ritmo diverso, la sua attività di lavoro, di studio, di scambio culturale o semplicemente di relazione. Si potrebbero fare discorsi più sottili sulla natura morbida, flessibile, avvolgente, non lineare della rete, cioè la sua femminilità... ma senza addentrarci in analisi filosofiche penso che bastino i semplici fatti per dirci che la rete è femmina. Purtroppo nessuno sembra occuparsi seriamente di questo argomento. Ma presto o tardi dovremo capire, e far capire, che la rete serve soprattutto alle donne; e una loro più forte presenza sarebbe un bene per tutti. Un altro pregiudizio è che la rete serva solo a persone giovani. In un recente convegno a Milano, Nicholas Negroponte parlava di un fenomeno nuovo nel suo paese: i vecchi. Una signora di 70 anni che insegna a una sua amica di 80 come collegarsi. Strano? No. Chi ha più tempo libero, qualche minor facilità a muoversi, spazio per cercare nuove idee e nuove attività... chi è uscito, per motivi famigliari e di lavoro, dalle vecchie abitudini... deve rassegnarsi a guardare la televisione o giocare a carte? O può cercare nuovi modi per esprimersi e comunicare? In società come la nostra, dove il numero degli anziani continua a crescere, diventa sempre più importante offrire spazi di partecipazione, di non isolamento. La rete può avere un ruolo fondamentale. Fra laltro, serve a superare i pregiudizi, a uscire da un ghetto di età. Un dialogo privo di immediata presenza fisica rende più facile scoprire come spesso un vecchio abbia una mente e uno spirito più giovane di tanti giovani. È difficile, si pensa, che un vecchio impari cose nuove. Non è vero. Molte persone che oggi sono vecchie hanno imparato nella loro vita a usare macchine assai più complesse e difficili che un computer o un modem. Basta un po di pazienza; soprattutto il superamento di diffidenze e perplessità iniziali. La rete che dobbiamo desiderare è quella in cui tutti possano stare insieme. I bambini, se e quando finalmente la formazione all informatica, e soprattutto alla rete, entrerà nelle scuole. Le mamme (anche perché siano in grado di capire che cosa fanno i loro figli quando si collegano). Le donne in generale. E i vecchi, liberati da molti dei vincoli e dei pregiudizi che imprigionano la loro condizione. Utopia? Proprio no. Una realtà possibile, che dovremmo incoraggiare e favorire in tutti i modi. Prima di tutto (scusate il mio perenne ritornello) con la diffusione di una cultura più umana e meno bizzarra a proposito di telematica. E infine... i poveri. La rete, dicono tutti, è un privilegio dei paesi ricchi e delle persone ricche. È un grave errore. Saper comunicare e trasmettere informazioni è una risorsa importantissima per chi vuole espandere il suo orizzonte, di vita o di lavoro: per chi è emarginato nella nostra società, o vive in paesi a più basso sviluppo tecnico-industriale. Sarebbe anche un arricchimento, per tutti noi, sentire più spesso la voce di culture diverse e di persone che vivono in condizioni diverse dalle nostre. Aprire a queste persone le porte della rete non è un sogno.
È una possibilità reale. Probabilmente occorrono
tecnologie leggere, come quelle di cui parlavo nel
garbuglio di ottobre.
Soprattutto occorre una rivoluzione di metodi, politiche, intenzioni,
culture. Sarà difficile che venga dallalto,
perché i poteri economici e politici, le grandi concentrazioni
della comunicazione, hanno altro per la testa. Ma se fossimo noi,
piccoli esploratori, piccole menti vaganti nella rete, a spargere
il seme... potrebbero succedere cose molto interessanti. Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it ottobre 1996
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