L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini

di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 43
Come avere molti amici
(e pochi nemici) online


Questo capitolo si potrebbe riassumere in una semplice frase: capire e rispettare l’umanità degli altri. Non è un caso che questo concetto sia messo in forte evidenza nei migliori libri e documenti online sul tema della netiquette. La rete è uno strumento straordinario per fare nuove amicizie e per “coltivare” quelle che abbiamo già. Ma se la si usa male può anche essere un modo per rendersi sgradevoli e antipatici.

Naturalmente non desideriamo l’amicizia di tutte le persone che incontriamo in rete (come in qualsiasi altra occasione della vita) e con qualcuna possiamo avere un rapporto di consapevole antipatia, o di dichiarata inimicizia. Ma l’importante è capire quando vogliamo interrompere un rapporto, o avere uno “scontro” – ed evitare tutte quelle circostanze in cui possiamo mettere involontariamente in crisi il dialogo o creare indesiderabili malintesi.

Anche in un incontro “faccia a faccia” spesso le persone non si capiscono. Ma se stiamo attenti si sono alcuni segnali – un commento, uno sguardo, un atteggiamento, un silenzio – che esprimono il disagio o l’incomprensione. In rete, è meno facile cogliere questi “sintomi” e quindi occorre qualche particolare attenzione per essere sicuri di capire e di farci capire.

Stiamo attenti, per esempio, all’umorismo. Quando scherziamo, si può notare dal nostro atteggiamento e dal tono di voce. In un messaggio scritto questi segnali mancano.

Questo è uno dei motivi per cui sono state inventate le “faccine” (vedi il capitolo 50) e in particolare quella con la “strizzata d’occhio”.   ;-)

Cerchiamo di scrivere in modo che l’altra persona capisca dove sta lo scherzo (la cosa è ancora più complicata quando invece di un messaggio privato si tratta di una comunicazione “collettiva”, dove alcuni capiscono l’intenzione umoristica e altri no). Il problema aumenta in modo rilevante quando abbiamo a che fare con persone di lingua e cultura diversa. Qualche volta abbiamo la stessa percezione della comicità – e qualche volta no. Ne possono nascere situazioni che sarebbero, a loro volta, comiche se non fossero imbarazzanti.

Cerchiamo di non essere arroganti. Non ho mai incontrato una persona da cui non potessi imparare qualcosa. Se su un certo argomento pensiamo di saperne più degli altri, non mettiamoci “in cattedra”. Non ha senso entrare in un dialogo se non si ha voglia di ascoltare.

Leggiamo bene, prima di rispondere. Siamo sicuri di aver capito che cosa interessa all’altra persona, che tipo di risposta si aspetta, che cosa vuole da noi? In un dialogo “a voce” potrebbe interrompere una nostra divagazione, chiarire un concetto, riportarci sul percorso. In uno scambio di messaggi le incomprensioni (se ci sono) si accumulano ed è facile precipitare in un “dialogo fra sordi”.

Se c’è un malinteso, cerchiamo di chiarirlo subito. Meglio dire “scusami, mi sono espresso male” o “non avevo capito” che infilarsi in un percorso sempre più complicato di incomprensioni. Insomma cerchiamo di metterci sempre “nei panni degli altri”. Se stiamo un po’ attenti non è difficile; può evitare un’infinità di problemi e, quando riusciamo a capire, può guadagnarci molte simpatie. Forse aprire la strada a vere e durature amicizie.

Meglio evitare, però, di inseguire a tutti i costi il dialogo con tutti. Dal modo in cui una persona si esprime non è difficile capire che tipo è. Non sempre al primo incontro... ma dopo qualche scambio, un po’ per volta, la personalità e lo stile si rivelano. Se ci interessa, cerchiamo di approfondire. Se no, è meglio lasciar perdere; e dedicare più pazienza e attenzione a quegli scambi che sentiamo più vivi e stimolanti.

Ci sono persone che non rispondono quasi mai ai messaggi che ricevono; altre che dopo un po’ smettono di colpo, senza spiegare perché. Se non dipende da qualche cambiamento importante nella loro vita, è una scortesia. Secondo me è meglio cercare di rispondere, nei limiti di ciò che è “umanamente possibile”. C’è sempre, se vogliamo, un modo cortese per fare in modo che un dialogo finisca. Naturalmente questo non riguarda gli invadenti, i fastidiosi o i villanzoni, che in rete come in ogni altra circostanza della vita meritano di essere mandati al diavolo senza esitazioni né dubbi. Ma anche in questo caso... pensiamoci un minuto... si tratta davvero di una persona scortese o siamo noi che abbiamo capito male?

Anche nel dialogo, non dobbiamo avere fretta (vedi i capitoli 26 e 27). Un messaggio “elettronico” di solito arriva in pochi minuti, ma può accadere che ci metta ore o giorni. E anche se arriva subito non è detto che l’altra persona l’abbia letto – o abbia il tempo di rispondere. Anche da parte nostra... meglio rispondere quando abbiamo il tempo di farlo. Una risposta ben pensata e scritta qualche ora o qualche giorno più tardi è molto meglio di un messaggio affrettato e mal concepito.

Evitiamo di essere “egocentrici”. Siamo sicuri che all’altra persona interessi che cosa ha fatto ieri il gatto di nostra zia Caterina? Se è sbagliato tenere al telefono una persona per annoiarla con le nostre storie, è ancora peggio sproloquiare in un messaggio online, che oltretutto può essere conservato e rimanere come documento “imperituro” della nostra prolissità. Uno dei motivi per cui è meglio non dire troppe sciocchezze in rete è che verba volant, scripta manent: può essere imbarazzante, un mese o un anno dopo, rileggere ciò che avevamo scritto in un momento di distrazione o di malumore.

È bene ricordare che tutto, in rete, può essere conservato. Anche di una chat “in tempo reale” chiunque può fare un log, cioè una trascrizione di tutto ciò che è viene detto; e può tenerla nella memoria del suo computer per tutto il tempo che vuole.

Conservare la corrispondenza può essere utile. Se incontriamo qualcuno per strada, e non ricordiamo chi è... o se ci telefona qualcuno ma in quel momento non ricordiamo di che cosa avevamo parlato altre volte... la situazione può essere imbarazzante. In rete, no; perché se abbiamo un “archivio” ben organizzato possiamo velocemente controllare chi è, quali sono gli argomenti del dialogo, e anche dopo mesi o anni “riprendere il filo”.

Le amicizie online sono un grande valore (vedi il capitolo 9). Sono stimolanti, interessanti, allargano i nostri orizzonti e la nostra umanità. Spesso sono piacevoli e divertenti (se non lo sono, è facile evitarle). E possono anche rivelarsi straordinariamente utili. È bello arrivare in un luogo sconosciuto e sapere che qualcuno ci accoglierà a braccia aperte e ci aiuterà a orientarci.

Può essere prezioso sapere a chi chiedere quando abbiamo bisogno di un’informazione. Ma se vogliamo tutta questa ricchezza ce la dobbiamo meritare. Non solo essendo disponibili a ricambiare le cortesie; ma anche “coltivando” i rapporti con tutta l’attenzione che meritano. In rete possiamo scoprire chi ci somiglia. Ma anche chi, invece, è interessante proprio perché non è simile a noi.

Riparleremo nel capitolo 53 dei valori della diversità. Ma intanto, nel prossimo capitolo, ritorniamo sul tema di che cosa è meglio non fare se vogliamo vivere bene in rete e non dare fastidio agli altri.






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