L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini

di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 38
Avere un sito?


Non è facile sapere quanti siano i “siti web”, ma il numero è grande e continua a crescere. Pare che ci siano quasi 30 milioni di web server. Se contiamo come “siti” anche le diverse proposte che si possono trovare sullo stesso “server” collegato al sistema web si arriva probabilmente vicino ai 100 milioni.

Il dato riguardante i web server è ricavato da Netcraft, un servizio in Gran Bretagna che dal 1995 segue lo sviluppo della world wide web su scala mondiale. Il suo primo “censimento”, nell’agosto 1995, aveva individuato 18.957 web server. Un anno più tardi erano 342.081. Nell’aprile 2001 il numero era salito a 28.669.939.

Per un’analisi aggiornata su diverse valutazioni di dimensione dell’internet vedi la sezione dati su questo sito.

Si stima che ogni giorno si aggiungano più di due milioni di “pagine” e decine di migliaia di “siti”. Ma c’è anche una mortalità elevata; molte cose scompaiono, diventano irreperibili o semplicemente giacciono dimenticate, senza aggiornamento da anni. È il caso di aggiungere altre presenze in questo immenso affollamento?

La “tentazione” c’è, anche perché molti provider o altri servizi online dicono “se vuoi ti offro uno spazio”. Ma è il caso di approfittare di queste offerte? Se lo si fa “solo perché lo offrono”, e senza avere un’idea precisa di che cosa metterci, la risposta è no.

Vediamo siti che dicono «Mi chiamo Mariuccia, questa è la mia fotografia, questo è mio marito, questo è il nostro bambino, questo è il nostro gatto – e mi piace Mozart». Un mio amico, entusiasta delle gioie della paternità, ha messo online le fotografie della sua neonata. Un altro, che si sta preparando all’evento, pubblica sul suo sito le ecografie del bambino che nascerà.

Naturalmente queste cose vanno benissimo: tutto contribuisce alla vita della rete e spesso le storie personali sono più interessanti e simpatiche di tanti discorsi pomposi e paludati. Metterle online non è difficile... basta un po’ di pazienza, un tocco di fantasia, magari qualche allegra e divertente serata con un amico che conosce le tecnologie... e il gioco è fatto. Ma non è così semplice. Anche Mariuccia, dopo un po’, si accorge che tenere in vita un sito, aggiornarlo, sviluppare contenuti, è un compito impegnativo.

Perfino Tim Berners-Lee, l’ideatore della world wide web, due anni fa aveva messo nella sua homepage personale la fotografia della sua bambina e dichiarava candidamente di non avere il tempo di metterci altro. Aveva messo online (su un altro sito) un articolo con alcuni saggi consigli su come usare l’html, ma non l’ha più aggiornato dal 1997.

Prima di pensare a un sito web, occorre capire perché lo si fa. Il fatto strano è che moltissimi (comprese molte imprese grandi e piccole) non seguono questo elementare principio di buon senso. Le conseguenze sono quelle che, purtroppo, constatiamo continuamente in ogni sorta di “siti” mal pensati, male organizzati, difficili, lenti, stracarichi di immagini e scarsi di contenuti.

Se tutto ciò che volete fare è avere un sito personale per giocare con gli amici, potete sbizzarrirvi come volete; basta evitare di caricarlo troppo di immagini e di “effetti” inutili, perché nessuno (neanche gli amici) si diverte a stare lì come uno scemo mentre aspetta che una pagina prenda forma sul suo monitor (negli Stati Uniti, dove non mancano le “connessioni veloci”, la web è soprannominata world wide wait: perché anche pochi secondi di attesa sembrano lunghi se ogni pagina si “scarica” lentamente). Ricordate, però, di metterci ogni tanto qualcosa di nuovo, se no anche gli amici si stufano; e se poi vi stufate voi ricordatevi di chiuderlo, se no rimane lì e si aggiunge alle montagne di spazzatura dimenticata che ingombrano la rete.

Se invece avete intenzioni un po’ più ambiziose... pensateci bene prima di cominciare. Non c’è spazio in questo libro per un approfondimento di tutte le cose che è bene definire prima di mettere una pagina online. Ma spero che alcuni concetti generali possano essere utili.

Può essere utile leggere un buon libro che non parli delle tecnologie, o delle “fantastiche meraviglie del possibile”, ma dia consigli pratici sull’architettura e sulla “usabilità” di un sito. Come quello, che ho già citato nel capitolo 10, di Sofia Postai: Siti che funzionano. Può essere utile anche rileggere, da questo punto di vista, il capitolo 19 Come funziona un ipertesto.

Prima di tutto, chiedetevi che cosa volete offrire e a chi. Un sito “per tutti” o che “fa tutto” diventa quasi automaticamente “per nessuno” e “non fa nulla” in modo decente. Può darsi che ciò che volete (e sapete) dire interessi a poche persone. Non è un problema. Nell’internet ciò che conta è la qualità, non la quantità. Dieci persone davvero interessate a uno specifico argomento contano molto più di mille che passano di lì per caso.

Non fatevi prendere dalla fretta. È meglio partire un mese più tardi che affacciarsi con qualcosa di confuso. Ma non tentate di avere un sito “perfetto” fin dal primo giorno. Un sito online non nasce adulto: deve vivere, dialogare, imparare, maturare nel tempo.

Non cercate di “crescere” prematuramente. Una delle più grosse sciocchezze che ho sentito predicare da “pulpiti” solenni dice «la prima cosa da fare è farsi conoscere, poi bisogna dare un buon servizio». È vero il contrario. Per quanta cura possiate mettere nella concezione del sito, quando sarà funzionante scoprirete che ci sono errori da correggere, cose da migliorare, percorsi da chiarire. Fin che avete pochi lettori, è facile seguirli uno per uno, ascoltare le loro osservazioni, rispondere con attenzione personale. Quando i numeri diventano più grandi tutto è più difficile.

Non preoccupatevi troppo di “farvi conoscere”. Se la qualità dei contenuti è buona, un sito ha una crescita naturale, che viene dal “passaparola”. Se tre persone lo trovano interessante, e ognuna lo dice a altre tre... si ha un effetto di “moltiplicazione” che all’inizio sembra lento ma un po’ per volta può produrre una crescita sorprendente (vedi il capitolo 27)

Soprattutto... mettetevi nei panni degli altri. Cercate di definire tutto (struttura, contenuti, metodi, percorsi) dal punto di vista di chi legge. Invitate le persone che conoscete a guardare il vostro sito e a farvi le critiche più severe.

Badate poco alle apparenze. È molto facile infarcire un sito di decorazioni, immagini, “cosmetiche” di ogni specie. Sono quasi sempre inutili, spesso dannose. Ciò che conta è il contenuto. Se proprio dovete usare immagini, cercate di tenerle “leggere”. Ci sono soluzioni tecniche abbastanza semplici che permettono di ridurre un’immagine a un “ingombro” molto minore senza perdita di qualità.

È facile controllare, con qualsiasi software si stia usando, qual è il “peso” di un’immagine, misurato in byte. Ci si accorge che una fotografia può avere un ingombro superiore al testo di un intero libro.

Un piccolo “trucco” da ricordare è che la ripetizione di un’immagine non aggiunge alcun “peso”. Una volta che è caricata sul computer di chi legge, l’immagine rimane a disposizione nella sua memoria e potete ripeterla quante volte volete senza aggiungere alcun “carico” o rallentamento. Ma questo non è un buon motivo per infarcire un sito di “sfondi” complicati o di altre decorazioni che ostacolano la lettura.

Un metodo, severo ma utile, per valutare la qualità di un sito è guardarlo con un browser che permetta la visione “senza immagini”. Se privato delle immagini non funziona, o non è leggibile e comprensibile, vuol dire che non è concepito bene. Un’altra buona disciplina è guardare il proprio sito con il computer di qualcun altro. Ci si accorge che secondo le impostazioni di ciascuno può assumere aspetti diversi.

Infine, mettetevi in mente che un sito web (come ogni altra presenza online) è un lavoro continuo. Non finisce mai. Bisogna sempre verificarlo, aggiornarlo, tenerlo vivo. Se non avete il tempo e la voglia di seguirlo con continuità... è meglio non cominciare.






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