Offline Riflessioni a modem spento


L’idrogeno
e l’internet

aprile 2003

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  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
Per altre osservazioni vedi
il mercante in rete
e altre rubriche online
e due libri:
  La coltivazione dell’internet  
e L’umanità dell’internet
 
 

 



Anche nei “grandi mezzi di informazione” si parla, ogni tanto, dell’idrogeno. O, più in generale, delle possibilità concrete di sviluppare “energie rinnovabili”. Ma l’importanza di queste risorse è ancora sottovalutata. Sembra, assurdamente, dominante la convinzione che si debba continuare nell’asservimento ai combustibili fossili – e in particolare al petrolio.

Non si tratta solo del fatto che i fossili non sono inesauribili – e che, presto o tardi, si dovrà affrontare quel problema che il “gruppo di Roma” aveva posto nel 1980, quando parlava di “limiti dello sviluppo“. E non si tratta solo dei gravi e crescenti problemi di inquinamento che derivano dall’uso del petrolio e del carbone.

Si tratta anche delle gravi conseguenze economiche e politiche che derivano dalla “centralizzazione” delle risorse. I giacimenti fossili (carbone, petrolio, gas) si trovano solo in alcune parti del mondo. Le conseguenze di questi squilibri sono complesse e deformanti per tutto il sistema geopolitico, economico e sociale. Il trasporto è farraginoso, inquinante e vulnerabile. Le grandi centrali sono la soluzione meno efficiente, e più pericolosa, per la produzione di energia elettrica. E così le grandi raffinerie e gli altri “punti nevralgici” del sistema petrolifero. Più i sistemi sono centralizzati, più sono fragili e soggetti a danni che possono produrre conseguenze estese, gravi, talvolta catastrofiche.

Da questo marasma è possibile uscire, con soluzioni tecniche che non sono più teoriche, ma hanno, ormai da molti anni, concrete applicazioni pratiche. E che sono infinitamente “scalabili”, cioè possono essere realizzate in dimensioni grandi o piccole, decentrate in ogni parte del territorio. C’è un’interessante somiglianza, in questo senso, fra la struttura dell’internet e la produzione di energia con l’idrogeno (o con altre risorse “rinnovabili”).

Non è una coincidenza il fatto che Wired, una rivista “storica” sulla rete, abbia pubblicato nel numero di aprile 2003 un articolo di Peter Schwartz e Doug Randall How Hydrogen Power Can Save America che affronta energicamente il problema (anche se con qualche miopia – come osservarlo solo da un punto di vista americano e non aver colto le analogie fra l’idrogeno e la rete).

Non è una coincidenza il fatto che il primo paese ad avviarsi con chiara determinazione verso “l’economia dell’idrogeno” (con eliminazione totale del petrolio) sia l’Islanda – che è anche uno dei paesi con il più alto livello di attività online (vedi la sezione dati).

Se si può realizzare un’economia totalmente libera dai combustibili fossili in un’isola con trecentomila abitanti, è una conferma del fatto che lo si può fare dovunque. In una megalopoli o in una piccola comunità. Per servire un’intera città o su scala più piccola, per quartiere o per singolo edificio. Con enormi vantaggi per le economie più evolute (e più forti consumatrici di energia) e contemporaneamente per quelle “in via di sviluppo” che non hanno risorse energetiche adeguate. Non più oleodotti, non più petroliere, non più linee dell’alta tensione, non più limiti e condizionamenti da parte di chi ha riserve fossili (o gli strumenti per gestirle) verso chi non ne ha. Energia infinitamente rigenerabile e ugualmente disponibile per tutti, dai grattacieli di New York o di Shanghai ai più remoti villaggi dell’Africa o dell’Asia.

Questa non è più un’ipotesi teorica, ma una realtà verificata in pratica. Come lo è la struttura, policentrica e infinitamente “scalabile”, della rete.

L’internet è una risorsa di sviluppo recente (esiste da trent’anni) con radici storiche che risalgono alla metà del diciannovesimo secolo (vedi la cronologia su questo sito). Anche l’idrogeno è una risorsa che ha raggiunto maturità tecnica e applicativa negli ultimi trent’anni, ma non è concettualmente nuova. Nel libro L’isola misteriosa di Jules Verne (1874) un marinaio chiede a un tecnico che cosa si potrà bruciare, per avere calore ed energia, quando non ci sarà più carbone. “L’acqua”, risponde. E, fra lo stupore dei presenti, spiega che separando idrogeno e ossigeno si può produrre energia.

Ciò che Jules Verne non aveva previsto è il ritardo di quella naturale evoluzione dovuto alla lunga, inquinante parentesi del petrolio. Ma ora è venuto il momento di passare concretamente a quella che era, già 130 anni fa, la soluzione più ovvia.

Nel caso della rete, il cammino è ancora lungo, perché in una larga parte del mondo l’accesso è ancora difficile (se non proibito) e perché non abbiamo ancora imparato a uscire dagli schemi dell’era industriale e della “cultura di massa”. Ma le risorse ci sono, si tratta di usarle bene.

Nel caso dell’energia, le prime esperienze di produzione dell’idrogeno risalgono al 1920. Da allora le tecnologie si sono molto evolute. Altre innovazioni tecniche sono possibili e desiderabili, ma le applicazioni pratiche sono già concrete e sperimentate. Se lo può fare l’Islanda, perché non l’Italia? Uno studio del Cnr dimostra che è possibile, usando energie “rinnovabili” (idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche, eccetera) produrre l’idrogeno occorrente per tutte le nostre esigenze energetiche attuali e future – e anche di più, per l’esportazione.

Con automobili e altri veicoli a idrogeno non risolveremmo il problema del traffico, ma almeno avremmo tolto di mezzo l’inquinamento. Gli intasamenti di traffico potrebbero essere in parte ridotti da un uso intelligente della rete e di altri sistemi di comunicazione, eliminando gli spostamenti inutili (come quelli generati dagli apparati burocratici) e gestendo più efficacemente i flussi con informazioni efficaci e tempestive.

Se non ci siamo ancora liberati dalla schiavitù del petrolio non è perché manchino le applicazioni tecniche. È un problema di cultura, di impegno, di volontà politica. Può dispiacere ai “grandi poteri” che quelle soluzioni tendano a eliminare la centralizzazione delle risorse – così come i nuovi sistemi di comunicazione (in particolare la rete) permettono di ovviare, almeno in parte, alla centralizzazione di sistemi informativi. Ma i vantaggi per tutta l’umanità (e per tutto l’ecosistema) sono troppo grandi perché si possa continuare a sottovalutare l’importanza di quelle soluzioni che non sono né un sogno, né un’utopia, né un’ipotesi teorica, ma una realtà concretamente possibile.





Post scriptum
(19 maggio 2004)


Dopo un lungo periodo in cui i mass media, in particolare in Italia, hanno trascurato quasi completamente il tema delle energie “rinnovabili”, il 19 maggio 2004 è stata data notizia di una soluzione tecnica sviluppata dall’Enea (chiamata “Archimede” in ricordo degli specchi usati a Siracusa ventidue secoli fa) che permette di utilizzare energia solare a costi più bassi, e con metodi più semplici e sicuri, dei sistemi analoghi sperimentati fiinora.

Ovviamente impianti di questa specie possono fornitre direttamente energia elettrica e anche produrre idrogeno.

Come le centrali a idrogeno, anche queste sono “decentralizzate” e “scalabili”, cioè possono essere ditrubuite sul territorio e avere dimensioni variabili per corrispondere alle esigenze di una grande città o di centri più piccoli.

Probabilmente nessuna delle soluzioni disponibiuli o in via di sviluppo è l’unica valida o la migliore in assoluto – ma ai conferma che un’efficiente combinazione di tecnologie diverse, secondo le esigenze e le risorse in ciascuna situazione locale, può risolvere il problema.



 

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