Siamo alla fine di un anno in cui i malanni della rete
sono stati più evidenti dei suoi successi. In gran
parte, si tratta di un falso problema. Si è molto
discusso, inutilmente, su una presunta
crisi che
non cè mai stata. Invece di trarre una lezione
positiva dagli errori, si è indugiato in ipocriti
piagnistei. Da un altro
punto di vista, si è tardato troppo a capire che ci sono
malattie vere e gravi di cui non si è ancora
trovata unefficace terapia.
Ci sono numeri che parlano chiaro. I
dati di hostcount a livello
mondiale mostrano uno sviluppo un po più lento
che negli anni precedenti. Forse siamo in una fase un po meditativa,
un po meno espansiva ma tuttaltro che debole.
Il 16 % nel 2002 è la più bassa percentuale di crescita
nella storia della rete, ma è molto più veloce
delleconomia in generale e di altri indicatori di sviluppo.
LItalia ha più di tre milioni di host internet.
Da tre anni, dopo un lungo periodo di debolezza, ha una crescita
nettamente superiore alla media mondiale (e sta migliorando
anche rispetto allEuropa).
Sono confuse, come sempre, le stime del
numero di persone online.
Ma un fatto è chiaro: linternet è entrata
stabilmente nel patrimonio di risorse degli italiani. Secondo uno studio del
Censis in quella parte della nostra
società che ha una gamma estesa di risorse di
informazione e comunicazione il 70 % delle persone usa
abitualmente la rete. Nella popolazione totale, naturalmente,
la penetrazione è più bassa le fonti
più attendibili ci dicono che può essere fra il
15 e il 20 %. Fra glii 8 e i 10 milioni di persone. Ancora poche
rispetto al potenziale, ma molte più che quattro o
cinque anni fa.
Dopo un forte sviluppo fra il 1998 e il 2000, da due anni
il numero di persone online cresce più lentamente (non
solo in Italia). Nel 2002 landamento è quasi statico
(con una leggera ripresa dopo lestate è ancora
presto per capire se si tratta di una fase stagionale o dellinizio
di una nuova tendenza). Ma non siamo arrivati a una soglia.
Ci sono notevoli possibilità di crescita.
Insomma, nonostante i lamenti delle prefiche e i
tenebrosi auspici dei profeti di sciagura, la rete continua a
svilupparsi con quelle discontinuità che sono
fisiologiche in ogni evoluzione.
Ma soffre di alcuni brutti malanni, che si stanno aggravando.
Fra i più perniciosi cè lo spam
un problema noto da ventanni, che da qualche tempo sta
assumendo una crescente e ossessiva gravità (alle
complessità di questo fenomeno è dedicato
lintero numero 66
della rubrica online Il mercante in rete).
In alcune liste internazionali se ne discute in modo catastrofico.
Si parla di morte death by spam un cancro
che divora la rete. Credo e spero che non si tratti davvero
di una sindrome terminale. Ma sarebbe sciocco
sottovalutarne la gravità. Si è arrivati, con
molto ritardo, a capire che lepidemia è devastante.
Ma le diagnosi sono ancora confuse, le terapie incerte.
Se di spam è malata soprattutto la posta
elettronica (che è lelemento portante della rete) si
sta cominciando a capire che fenomeni analoghi affliggono
altre parti del sistema per esempio lambiente web.
Gli insistenti tentativi di centralizzazione e
canalizzazione, le varie e fastidiose forme di
invasività, i siti pieni di trappole e depistaggi, il
rutilante ingombro delle apparenze prive di contenuti...
insomma tutti quei mali di cui si è tante volte
parlato, ma che continuano a imperversare con incomprensibile
e ingiustificabile ostinazione.
Non ho mai condiviso lopinione di chi pensa che le
attività commerciali, per loro natura, siano dannose
alla rete. Hanno una loro utilità e una legittima
presenza. Se operano bene e correttamente non solo non
inquinano il territorio, ma lo arricchiscono di risorse utili.
Ma occorre capire che spam e invasività non sono
solo il pascolo dei truffatori. Sono una piaga velenosa che
infetta lambiente per ogni forma di e-business
oltre a nuocere a quella cultura, a quella comunità
umana online, che è il terreno indispensabile per poter
coltivare qualsiasi efficace e durevole attività dimpresa.
La rete può essere, oggi più che mai, uno
strumento efficace per uscire dalla palude economica e
culturale. Ma è urgente e necessario liberarci dallo
spamming e da altre insidiose malattie. Finalmente si
è capito che il problema esiste. Ora si tratta di risolverlo.