Offline Riflessioni a modem spento


Salute e malanni
dell’internet

dicembre 2002

also available in English



  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
Per altre osservazioni vedi
il mercante in rete
e altre rubriche online
e due libri:
  La coltivazione dell’internet  
e L’umanità dell’internet
 
 

 



Siamo alla fine di un anno in cui i malanni della rete sono stati più evidenti dei suoi successi. In gran parte, si tratta di un falso problema. Si è molto discusso, inutilmente, su una presunta “crisi” che non c’è mai stata. Invece di trarre una lezione positiva dagli errori, si è indugiato in ipocriti piagnistei. Da un altro punto di vista, si è tardato troppo a capire che ci sono malattie vere e gravi – di cui non si è ancora trovata un’efficace terapia.

Ci sono numeri che parlano chiaro. I dati di hostcount a livello mondiale mostrano uno sviluppo un po’ più lento che negli anni precedenti. Forse siamo in una fase un po’ meditativa, un po’ meno espansiva – ma tutt’altro che debole. Il 16 % nel 2002 è la più bassa percentuale di crescita nella storia della rete, ma è molto più veloce dell’economia in generale e di altri indicatori di sviluppo.

L’Italia ha più di tre milioni di host internet. Da tre anni, dopo un lungo periodo di debolezza, ha una crescita nettamente superiore alla media mondiale (e sta migliorando anche rispetto all’Europa).

Sono confuse, come sempre, le stime del numero di persone online. Ma un fatto è chiaro: l’internet è entrata stabilmente nel patrimonio di risorse degli italiani. Secondo uno studio del Censis in quella parte della nostra società che ha una gamma estesa di risorse di informazione e comunicazione il 70 % delle persone usa abitualmente la rete. Nella popolazione totale, naturalmente, la penetrazione è più bassa – le fonti più attendibili ci dicono che può essere fra il 15 e il 20 %. Fra glii 8 e i 10 milioni di persone. Ancora poche rispetto al potenziale, ma molte più che quattro o cinque anni fa.

Dopo un forte sviluppo fra il 1998 e il 2000, da due anni il numero di persone online cresce più lentamente (non solo in Italia). Nel 2002 l’andamento è quasi statico (con una leggera ripresa dopo l’estate – è ancora presto per capire se si tratta di una fase stagionale o dell’inizio di una nuova tendenza). Ma non siamo arrivati a una “soglia”. Ci sono notevoli possibilità di crescita.

Insomma, nonostante i lamenti delle prefiche e i tenebrosi auspici dei profeti di sciagura, la rete continua a svilupparsi – con quelle discontinuità che sono “fisiologiche” in ogni evoluzione.

Ma soffre di alcuni brutti malanni, che si stanno aggravando. Fra i più perniciosi c’è lo spam – un problema noto da vent’anni, che da qualche tempo sta assumendo una crescente e ossessiva gravità (alle complessità di questo fenomeno è dedicato l’intero numero 66 della rubrica online Il mercante in rete).

In alcune liste internazionali se ne discute in modo catastrofico. Si parla di morte – death by spam – un cancro che divora la rete. Credo e spero che non si tratti davvero di una sindrome “terminale”. Ma sarebbe sciocco sottovalutarne la gravità. Si è arrivati, con molto ritardo, a capire che l’epidemia è devastante. Ma le diagnosi sono ancora confuse, le terapie incerte.

Se di spam è malata soprattutto la posta elettronica (che è l’elemento portante della rete) si sta cominciando a capire che fenomeni analoghi affliggono altre parti del sistema – per esempio l’ambiente web. Gli insistenti tentativi di centralizzazione e “canalizzazione”, le varie e fastidiose forme di invasività, i siti pieni di trappole e depistaggi, il rutilante ingombro delle apparenze prive di contenuti... insomma tutti quei mali di cui si è tante volte parlato, ma che continuano a imperversare con incomprensibile e ingiustificabile ostinazione.

Non ho mai condiviso l’opinione di chi pensa che le attività commerciali, per loro natura, siano dannose alla rete. Hanno una loro utilità e una legittima presenza. Se operano bene e correttamente non solo non inquinano il territorio, ma lo arricchiscono di risorse utili.

Ma occorre capire che spam e invasività non sono solo il pascolo dei truffatori. Sono una piaga velenosa che infetta l’ambiente per ogni forma di e-business – oltre a nuocere a quella cultura, a quella comunità umana online, che è il terreno indispensabile per poter coltivare qualsiasi efficace e durevole attività d’impresa.

La rete può essere, oggi più che mai, uno strumento efficace per uscire dalla palude economica e culturale. Ma è urgente e necessario liberarci dallo spamming e da altre insidiose malattie. Finalmente si è capito che il problema esiste. Ora si tratta di risolverlo.


 

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