Non ho mai letto la Batracomiomachia. Ma mi ha
sempre divertito la metafora di una guerra fra i topi e le
rane. Tanto è vero che lho usata due anni fa nel titolo di un altro
articolo (su un argomento diverso).
Mi è tornata in mente a proposito delle furibonde polemiche sullassegnazione dei domain internet. Spero di riuscire, un giorno,
a scrivere su questo argomento un testo un po più approfondito;
che sarà necessariamente più lungo di quanto consentito
dal formato di questa rubrica. Ma intanto credo che si possano riassumere
in queste poche righe alcuni concetti generali.
È giustificata la bagarre che si è
scatenata sul domain name system? Credo di no. Basterebbe
applicare con buon senso le leggi esistenti e tuttal
più chiarire, in poche e comprensibili righe, qualche
dubbio interpretativo. Ma quando mai il legislatore riesce a
scrivere una norma semplice e chiara?
In pratica... per i domain .com
(come per .it) ormai
è registrato quasi tutto il registrabile. Un rimedio
arriverà con la creazione di nuovi top level domain
come .shop .firm .web .rec .nom .info .arts ...
eccetera (pare che sia previsto anche .sex).
Anche nel resto del mondo ci sono sistemi con cui può essere allargata
la disponibilità di domain. Ma si è scatenato
(non da oggi) un "arrembaggio", che comprende
comportamenti scorretti: come quelli di chi registra un nome
senza altro scopo che la speranza di rivenderlo a caro
prezzo. Il problema, ovviamente, va risolto. Non è
difficile. Basta che sia chiaro (come infatti è, anche
con la legislazione esistente) che quando si tratta di un
intenzionale abuso lo squatter deve restituire labitazione
al legittimo proprietario. E fare in modo che le procedure
legali siano, per quanto possibile, semplici, snelle e veloci.
Ma possono esserci omonimie. Se la ditta Rossi registra
cocacola.it è un ovvio abuso.
Ma se si tratta di ferrari.it a chi spetta
la precedenza? A unimpresa che fa
automobili, a unimpresa che fa spumanti, o al ragionier
Ferrari che fa il commercialista? Non vedo altra soluzione se
non quella che cè: fra i "legittimi"
utilizzatori ha vinto chi ha avuto la prudenza di registrare
il domain (da duemila anni il diritto romano stabilisce che a
parità di diritti prevale chi è arrivato
prima). Ogni altra ipotesi si traduce in un abuso, a favore
di chi può mettere in campo maggiori risorse legali o
di chi può avvantaggiarsi di qualche favoritismo o
intrallazzo.
Come se la può cavare chi non può disporre
di un domain corrispondente al proprio nome di persona, di
impresa o di marca? Ci sono mille modi. Se la casa di Modena
non avesse ferrari.it potrebbe
registrare un domain a Macao e chiamarsi ferrari.mo
così come unimpresa di Torino
può registrarsi a Tonga o una di Napoli in Namibia (fortunato
un fiorentino se, oltre a registrare un domain, usa anche un server
in Finlandia). Oppure, più semplicemente, si può usare
un domain con un nome diverso. Non sto scherzando. In attesa
di soluzioni (che non è difficile trovare) per ampliare a
disponibilità di domain, molte situazioni si possono
risolvere con un pizzico di fantasia e di umorismo.
Ma cè in giro molta agitazione e poco buon senso.
Cè un diffuso allarme in Germania, dove si parla di
Abmahnwelle unondata di liti che spesso producono
risultati ingiusti e perversi. Cose simili stanno accadendo
anche in altri paesi.
In Italia ci sono parecchi problemi dovuti
allorganizzazione burocratica, inefficiente e macchinosa
della nostra naming authority. Cerano assurde regole che
impedivano a unimpresa di registrare più di un nome e
non permettevano alle persone di essere proprietarie di
domain. Quando sono state abolite, alla finedel 1999, si è scatenato un
ovvio e prevedibile arrembaggio che ha trovato
lorganizzazione impreparata, con conseguenti ingorghi,
lentezze e pasticci di ogni specie. Alcuni "furbi"
sono riusciti ad anticipare i legittimi proprietari di alcuni
nomi (spesso le vittime di questi abusi non capiscono di avere
il diritto di riprendersi il maltolto).
In più, è intervenuta una bizzarria. Nichi
Grauso, in una delle sue ricorrenti crisi di protagonismo, ha
registrato un gran numero di domain, compresi i nomi di
politici e altre persone "famose". E lha
annunciato pubblicamente. Non sembra che questa burla abbia
portato alcun vantaggio al suo autore; ma ha scatenato una
reazione isterica del mondo politico, con il rischio
incombente di provvedimenti affrettati, confusi e nocivi.
Questa paginetta non è la sede per proporre
soluzioni. Ma ci sono, e sono semplici. Per cominciare,
credo che tutti (imprese, governo, interessi politici ed
economici) debbano fermarsi e pensare con più calma.
Se hanno ignorato il problema per anni, non cè alcun
motivo di occuparsene con urgenza. È molto più
importante offrire davvero buoni servizi online, con
qualsiasi indirizzo che si possa essere in grado di usare,
che arrabattarsi in liti sul possesso dei domain.