La perversità della burocrazia
Giancarlo Livraghi aprile 2013
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Il motivo per cui ritorno, brevemente, su questo sgradevole problema non è che qualcosa sia cambiato rispetto a una situazione che dura da molti anni. Né che siano cambiate le mie opinioni o che ci sia qualcosa di rilevante da aggiungere a ciò che avevo scritto, per esempio, in La stupidità della burocrazia (anche prima che, nel 2007, diventasse il capitolo 12 di Il potere della stupidità) e in Danni mostruosi della burocrazia (luglio 2012).
Il fatto è che, benché losservazione sia dispersa nellossessiva confusione di chiacchiere e pettegolezzi della politica, in questi giorni qualcuno sembra rendersi conto del problema. Si dice che «lItalia non è competitiva a causa delle inefficienze burocratiche». Quella che manca è una chiara diagnosi del malanno e soprattutto non cè traccia di ragionevoli proposte di terapia.
Se fossero davvero eliminate, o almeno semplificate, alcune assurde procedure, sarebbe un passo avanti. Ma per avere un serio miglioramento occorre una riforma molto più profonda.
Prima di tutto, un cambiamento fondamentale di mentalità e di prospettiva: gli apparati al servizio di cittadini e imprese, non viceversa. Occorre anche capire che la soluzione non sta nelle tecnologie. Usate come strumento di impostazioni sbagliate, servono solo a peggiorare le cose. E spesso i garbugli tecnici sono moltiplicatori di assurdità.
Questo non è solo un problema italiano. Come vediamo, per esempio, in due vignette della serie Dilbert di Scott Adams, pubblicate il 10 e 11 aprile 2013.
copyright © Scott Adams 2013
Per chi non sa linglese, non occorre una traduzione di tutto il testo.
In sintesi, cè
unorribile alleanza, con reciproca ammirazione, di un
diabolico e sadico mostro (Stanky)
e un bieco speculatore finanziario (Dogbert)
per complicare le procedure fino a far esplodere
la testa dei contribuenti
quando devono compilare la dichiarazione dei redditi.
Ovviamente non si tratta solo di mostruosità fiscali. Né di consolarci per il fatto che la stupidità delle burocrazie imperversa in tutto il mondo (spesso associata a varie forme di corruzione). È importante, invece, capire che i guasti burocratici si annidano dovunque. Non solo negli apparati pubblici, ma anche nelle imprese private e in ogni genere di organizzazioni.
Cè unallucinante distruzione di ricchezza nelle ottuse perversità delle burocrazie. Non solo nel senso economico della parola, ma ancora più ampiamente nei valori sociali, culturali, umani. Con particolare, dolorosa violenza nel clima di depressione e disperazione provocato dalla crisi mondiale e dalla disorientante confusione delle assurde elucubrazioni e vaneggianti chiacchiere sullargomento.
Occorre anche capire che diventa sempre meno sensato illudersi di poter risolvere questi problemi solo su scala nazionale. Che ci piaccia o no, sempre più spesso i problemi (come i tentativi di soluzione) si incrociano in mille modi superando i confini politici, geografici, sociali o culturali.
Perciò, mentre rimane desiderabile diminuire lassurdità delle proverbiali assemblee di condominio (e di comportamenti balordamente simili anche su scala molto più ampia) occorre tenere gli occhi aperti su ciò che accade nel resto del pianeta. Per capire quanti e quali problemi, per quanto possano sembrare remoti, in realtà influiscono sui nostri e viceversa.
Ma si tratta anche di scoprire dove si trovano esperienze, idee, metodi, soluzioni che si possono adattare, sorprendentemente, alle nostre necessità. Con risultati grandi o piccoli, effetti estesi o limitati comunque stimolanti. E questo non è un puerile esercizio di illusorio ottimismo.
Cinque testi su argomenti connessi
(oltre ai due citati allinizio)
Umore e psiche
Cera
una volta il mercato
Inferni e paradisi
(fiscali)
Stupidocrazia
Dimensioni
inesplorate della povertà