Il potere della stupidità
Kali
Capitolo 12


La stupidità della burocrazia



Devo confessare che quando si tratta di burocrazia non riesco a liberarmi da un certo astio personale. Ci sono cose più gravi e più preoccupanti dell’assillante stupidità della burocrazia. Ma poche sono così fastidiose, così balorde, così esasperanti e quotidianamente persecutorie come l’ottusità burocratica. Franz Kafka ne aveva fatto un’efficace, quanto deprimente, descrizione novant’anni fa. Ma da allora le cose non sono migliorate.

La cronica e ostinata stupidità della burocrazia non è solo squallidamente “kafkiana”. È una variante particolare della stupidità del potere – con tutte le caratteristiche di cui si è parlato nel capitolo 10, ma con qualche perversità in più.

Produce talvolta risultati drammatici o catastrofici. Ma anche quando ha effetti meno disastrosi è una snervante persecuzione che ci costringe spesso a ogni sorta di comportamenti assurdi, incomprensibili e fastidiosamente irritanti.

Il problema, alla radice, è che la burocrazia ha una tendenza, difficilmente eliminabile, a soddisfare i propri ottusi meccanismi a scapito della generale utilità. Ed è estremamente conservatrice. Tende a riprodurre continuamente i suoi metodi, anche quando sono inutili o nocivi, come se fossero necessità inderogabili e impenetrabili a ogni considerazione di praticità e di buon senso. Si comporta come quei parassiti stupidi che continuano a seguire le proprie logiche ciecamente ed “egoisticamente” evolutive – e perversamente invasive – anche quando, così facendo, rischiano di distruggere l’ospite e perciò anche se stessi.

Il noto apologo dello scorpione e della rana è un’efficace sintesi
di uno dei modi in cui funziona la stupidità.
Sono online alcune osservazioni su questo argomento.
 

In altre parole – la burocrazia, portata alle sue estreme conseguenze, diventa una malattia terminale di ogni comunità umana. Ma la soluzione, purtroppo, non può essere estirparla radicalmente, perché una chirurgia così drastica metterebbe a rischio molte parti sane della società che dipendono, loro malgrado, dal funzionamento della burocrazia.

Come il potere, anche la burocrazia non si può eliminare del tutto. Ci vuole qualcuno che controlli, che verifichi, che tenga nota, con tutta la necessaria pignoleria – e anche con un certo rigore formale. Ma solo una piccola parte delle enormi risorse impegnate in ogni sorta di apparati burocratici svolge efficacemente questo compito.

Siamo abituati a pensare che l’Italia abbia una delle peggiori burocrazie del mondo. Purtroppo è vero – anche se, guardandoci un po’ intorno, possiamo constatare che nel resto del mondo i malanni burocratici non mancano. Siamo anche abituati a pensare che il peso della burocrazia si faccia sentire solo negli apparati pubblici, ma non è così: ci sono gravi sindromi burocratiche anche in molte imprese private.

Uno dei problemi è che siamo troppo “rassegnati”. Non solo perché ci sottomettiamo troppo facilmente alle prepotenze della burocrazia. Ma anche perché, in una congerie di regole confuse e contrastanti, la trasgressione è considerata normale.

Si comincia con l’accettare che sia necessario violare qualche regola assurda, con la speranza di non essere mai colti in fallo – o contando sul fatto che, se saremo scoperti, le conseguenze non saranno molto più pesanti delle mostruose procedure che

abbiamo evitato. E così, un po’ per volta, si arriva a credere che si possano trasgredire tutte le regole, comprese quelle della correttezza, dell’onestà e della convivenza civile.

C’è, in pratica, una sostanziale e pericolosa alleanza fra un eccesso di burocrazia e una proliferazione di comportamenti che vanno dalla piccola scorrettezza alla grande criminalità.


*   *   *
 

Non tutti i burocrati sono sciocchi, arroganti, ignoranti o stupidi. Ho conosciuto varie persone in tutti i livelli della burocrazia – dall’addetto a uno sportello fino al direttore di un grande apparato – che sono intelligenti, umane, attente, comprensive, perfino simpatiche. Ma le loro descrizioni di come funzionano i sistemi in cui lavorano hanno aumentato le mie preoccupazioni sull’andamento generale della burocrazia.

C’è qualcosa di eroico in alcune persone che svolgono bene il loro lavoro nonostante l’ambiente in cui si trovano. Come, per esempio, insegnanti che cercano davvero di insegnare – in un sistema scolastico orientato a tutt’altre priorità.

Per quanto strano possa sembrare, la burocrazia può essere usata bene. Un sistema di regole ben concepite, e applicate con buon senso, può servire a fare chiarezza, ad attenuare i contrasti, a trovare un giusto equilibrio fra le libertà personali e il benessere collettivo. Il vero problema non è, in assoluto, l’esistenza della burocrazia, ma il fatto che ce n’è troppa – e che funziona quasi sempre male.

Ci vorrebbe una terapia che trasformasse la stupidità della burocrazia in intelligenza. In teoria è facile: basta un’energica somministrazione di buon senso, con un po’ di spirito di servizio e responsabilità civile, continuata con dosi pesanti e ostinata perseveranza fino a completa guarigione.

Ma in pratica l’impresa è estremamente difficile. Se qualcuno troverà una cura efficace, e saprà come applicarla, meriterà la gratitudine di tutto il genere umano – o almeno di quelle fortunate parti del mondo in cui la sua terapia avrà avuto effetto.



A questo proposito vedi anche
Il fascino della semplicità



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