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I nodi della rete
di Giancarlo Livraghi
febbraio 2005


Firefox non è la Fenice
ma è una “rinascita” molto interessante


Fra tante novità finte, complicazioni indesiderabili o inutili pseudo-innovazioni, c’è un fatto interessante. Si chiama Mozilla Firefox ed è un browser web che sta guadagnando terreno, sfidando con successo il monopolio brutalmente “imposto” dalla Microsoft con le risorse incorporate nel suo sistema operativo.

Non sarebbe esatto dire che Netscape, come la Fenice, è rinato dalle sue ceneri. Né che si tratti, semplicemente, di un ritorno alle origini. Ma questa nuova risorsa (che tiene efficacemente conto delle esigenze e dei problemi di oggi) è cresciuta dalle radici di quel percorso di Netscape (chiamato Mozilla) che non si era suicidato nelle avventure speculative di AOL, ma aveva trovato una strada diversa nel libero sviluppo delle risorse opensource. Cioè appartiene alla stirpe originaria che discende da Mosaic (il primo browser, nato nel 1993) e oggi riafferma la sua superiorità rispetto all’intruso Explorer.

Pochi ricordano come si è arrivati alla contorta situazione di oggi. La Microsoft, che non aveva mai inventato né il personal computer né alcuna soluzione fondamentale della tecnologia elettronica, per anni non si era accorta dello sviluppo dell’internet. Quando, con molto ritardo, capì di aver perso l’autobus, i suoi tentativi di impadronirsi della rete ebbero scarso successo. Solo grazie al monopolio del sistema operativo – e al perverso meccanismo che le permette di “imporre” le sue soluzioni “impacchettate” con il resto – è riuscita a diffondere il suo sistema di posta (che non è il migliore) e il suo browser (che si chiama Explorer e non ha qualità paragonabili a quelle di risorse più serie, come Mozilla Firefox). Il problema è che molti utilizzatori della rete (persone, imprese e organizzazioni) sono talmente imprigionati nel lager Microsoft da non rendersi neppure conto del fatto che esiste un mondo esterno in cui possono scegliere soluzioni diverse.

Di questo problema si era parlato in un articolo del luglio 2003 Il dilemma dei browser e, più recentemente, nel giugno 2004, in La triste fine di Netscape. In una breve nota dell’ottobre 2003 La scomparsa di Aol c’è un riassunto della bizzarra, quanto clamorosa, vicenda di America On Line, che non solo aveva comprato Netscape per poi portarlo al suicidio, ma era anche riuscita ad autodemolirsi, rischiando di trascinare con sé nella rovina il gigantesco gruppo editoriale-cinematografico-televisivo Time Warner.

Le “bolle speculative” non sono estinte. Altre montature e conseguenti catastrofi sono ancora possibili – anzi probabili, benché sia difficile prevedere quale delle imponenti facciate che nascondono strutture guaste sarà la prossima a crollare. Ma intanto ci sono sviluppi che hanno basi meno fragili. Un caso noto è quello di Google, il cui (meritato) successo è diventato così enorme da suscitare qualche sospetto sulla possibilità che sia tentato di approfittarne in modi indesiderabili. Ma, se lo facesse, aprirebbe uno spazio a favore dei suoi concorrenti. Perché la sua posizione di forza è basata sulla qualità del servizio, non su un monopolio impenetrabile.

Nel campo dei browser, finora i tentativi di scalzare l’usurpatore Explorer avevano avuto scarso successo. Per esempio Opera, nonostante le sue buone qualità, non era mai riuscito a raggiungere una larga diffusione. Ma ora sembra che Firefox abbia aperto una nuova prospettiva.

In un servizio di copertina su Wired del 13 febbraio 2005 The Firefox Explosion Josh McHugh spiega come Firefox abbia avuto, in pochi mesi, una crescita impressionante. L’idea giusta al momento giusto, perché la proliferazione di invasività e inconvenienti aveva diffuso fra le persone più esperte molte preoccupazioni sull’uso di Explorer. Ma anche un modo nuovo di concepire un software che ha tutte le qualità di una risorsa opensource, ma offre, in più, la facilità d’uso che lo rende appetibile anche a chi non ha le capacità tecniche di usare sistemi di non immediata comprensibilità.

Nonostante la sua veloce affermazione, Firefox finora (secondo l’analisi di Wired) ha il 4 % del mercato, contro il 92 % di Explorer. La quota è piccola, ma ci è arrivato in pochi mesi, mentre (per esempio) il sistema operativo Linux esiste da tredici anni (Unix da più di trenta) e nei personal computer ha (per ora) il 3 %, contro il 95 % di Microsoft (altre soluzioni opensource sono molto più forti: per esempio Apache ha il 68 % dei web server).

Un altro prodotto Mozilla è Thunderbird, il nuovo software per l’e-mail che ha avuto un impulso iniziale paragonabile a quello di Firefox (un milione di copie distribuite nella prima settimana) anche se è ancora presto per poter capire quale potrà essere la sua diffusione (secondo altre fonti, sarebbe arrivato rapidamente al 2 %). In questo settore, secondo Wired, Outlook Express, benché automaticamente “preinstallato” nei sistemi operativi della Microsoft, ha “solo” il 19 % del mercato – ma il quadro non è chiaro, perché fra gli “altri” potrebbero esserci versioni diverse di Outlook, che porterebbero il totale Microsoft a una quota più alta – probabilmente oltre il 60 %.

Il problema è che, per la gestione della posta come per i browser e per altre applicazioni, molti sono schiavi dell’abitudine fino a non sapere quale software stanno usando, a pensare che sia quella l’unica risorsa disponibile e a ignorare il fatto che esistono soluzioni migliori. C’è una situazione analoga, naturalmente, nei sistemi di scrittura e nelle altre applicazioni comprese nel “pacchetto” che si chiama Office (molti lo usano anche per attività private) con molteplici problemi di incompatibilità non solo con prodotti di altri fornitori, ma anche fra versioni diverse dello stesso software.

Ogni tentativo di prevedere il futuro sarebbe azzardato. Anche Wired si chiede se il passaparola continuerà a far crescere Firefox con la stessa andatura o se, quando lo avranno installato tutte le persone più attente e consapevoli, si andrà ad assestare in uno spazio limitato, senza riuscire a penetrare in quella larga area di pigrizia che sta usando Explorer senza neppure saperlo.

Firefox, benché giovane, è solido, collaudato, funziona bene. È gratis e si installa facilmente. Poiché la comunità opensource lo conosce e lo sostiene, ha abbondanti risorse di sviluppo e miglioramento. Pare che grandi imprese, come Sun e Ibm, lo stiano appoggiando. Insomma la partita è appena cominciata.

Se Firefox avesse il successo che merita potrebbero aprirsi scenari interessanti. Non solo si riaprirebbe l’evoluzione dei browser, ma si creerebbe una nuova e vistosa crepa nel mito dell’insostituibilità dei sistemi Microsoft. E tutto lo sviluppo dell’opensource potrebbe capire meglio come rendersi accessibile a chi non ha le competenze tecniche per gestire sistemi intrinsecamente robusti ed efficienti, ma non sempre di immediata e facile comprensione.

Si vedrà. Ma intanto possiamo tutti, e facilmente, disporre di una buona risorsa che, dopo il tramonto di Netscape, sembrava difficilmente reperibile. E Firefox non è un “caso isolato“. Ci sono, in altri tipi di applicazioni, sviluppi alrettanto interessanti. Se, per l’effetto combinato di queste evoluzioni, si riaprisse il mercato, potremmo sperare di vederci offrire anche altre proposte più affidabili, funzionali, compatibili e sane (oltre che meno costose) di quel contorto ciarpame che, da troppi anni, tanti si sentono costretti a usare.


Post Scriptum – 30 aprile 2005

Secondo alcune fonti, nell’aprile 2005 Firefox sarebbe all’8,7 % del mercato. Altri pensano che non sia ancora oltre il 5 % negli Stati Uniti (4 % in Italia). Quasi tutti concordano sulla probabilità di una ulteriore crescita, ma rimane il dubbio su un possibile rallentamento quando si tratterà di estendere la diffusione fra le persone meno attente e informate.


Post scriptum – 24 maggio 2005

Un po’ inaspettatamente America OnLine, dopo anni di silenzio, annuncia la disponibilità della “versione finale” di Netscape (8.0) che vorrebbe inserirsi come “terzo contendente” fra Firefox ed Explorer. Confesso che non ho ancora provato questo nuovo browser e che ho poca voglia di farlo (mi trovo bene con Firefox – e ogni nuovo software installato riserva sempre qualche sorpresa). Ma si tratterà di vedere se la rinascita di un altro concorrente contribuirà ad aprire il mercato, intaccare il monopolio e allargare la libertà di scelta.



Un supplemento contiene un confronto
fra Microsoft e opensource in diverse categorie di software



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