Quando parliamo dello sviluppo dellinternet come
strumento per le imprese, siamo costretti a usare il futuro.
Ma è passato il tempo in cui poteva essere saggio dire
«aspettiamo e vediamo come va». Finora,
specialmente in Italia, si è fatto poco e con scarsa
convinzione. Nel convegno di Cernobbio, considerato uno dei
punti di riferimento per leconomia e la politica in Italia,
il 3 settembre 1999 si è preso atto di ciò che
fra gli osservatori più attenti era noto da anni. Le
imprese italiane sono impreparate e confuse per quanto
riguarda luso della rete; e questo sta diventando un
problema serio per la nostra economia.
Il fatto è più confortante che
preoccupante, per due motivi. Il primo è che quando di
si rende conto di un problema è molto più
probabile che ci si impegni per risolverlo. Il secondo
è che anche nel resto del mondo cè molta
confusione (benché alcuni paesi, come gli Stati Uniti,
la Gran Bretagna e il nord dellEuropa, siano molto
più avanti di noi).
Linternet in Italia, a questo punto, sta crescendo
davvero; non solo aumenta il numero degli utenti
ma la rete si sta diffondendo anche al di fuori di quelle
categorie privilegiate in cui si concentrava
negli anni scorsi (vedi Gli italiani in rete).
Ciò non significa che di colpo, nei prossimi mesi, si
aprirà miracolosamente un grande mercato.
Ma significa che è venuto il momento di verificare con
attenzione quali problemi, e quali possibilità, si
aprono per ogni impresa in una situazione che sta cambiando.
Il mattone e lelettrone
Da qualche tempo si sta discutendo su un fatto rilevante,
soprattutto per chi è nel settore trade o comunque
retail (non solo nella vendita al consumatore
privato, ma anche e soprattutto nel business-to-business).
È vero, ci si chiede, che tutto sarà governato
dalla vecchia e un po consumata formula, è
più facile spostare bit che atomi? Predomina
lelettronica o cè ancora bisogno di brick and
mortar, mattoni e calce, cioè strutture efficienti di
logistica e distribuzione fisica?
Uno dei testi più recenti (e intelligenti) su
questo tema è un articolo pubblicato dallEconomist
il 27 agosto 1999. Ne riassumo la premessa.
Nulla rimane fermo per molto quando si tratta
dellinternet. Sei mesi fa, in rete e a Wall Street, ci si
aspettava che linternet cancellasse dalla faccia della terra
i rivenditori tradizionali. I consumatori (si diceva) erano
attratti dalla varietà e convenienza offerta rispetto
ai negozi fisici; entusiasti delle chat room,
delle informazioni gratuite e di simpatici servizi
personali come quello che ricorda i compleanni.
Le imprese solo web offrivano un vantaggio di
prezzo, costi operativi più bassi, possibilità
di aggiornarsi continuamente senza rinnovare negozi e
magazzini... insomma avevano vantaggi invincibili rispetto ai
negozi di mattoni... E, seguendo lo stereoptipo,
molte catene commerciali tradizionali
consideravano la rete come una moda passeggera, o un modo per
perdere denaro, o tutte e due le cose. Oggi, quel modo di
pensare è al tramonto. Le vendite online (negli Stati
Uniti) stanno crescendo, i rivenditori tradizionali non
possono più ignorare il fenomeno.
Il fatto è, osserva larticolo, che oggi nella
competizione online gli operatori puri (solo
internet) sono vincenti solo in alcuni settori (libri,
musica, forse alcuni servizi finanziari) e non è
certo che lo siano tutti, o per sempre; molte cose possono
cambiare. In generale risultano molto più forti i
multi-channel retailer, cioè le imprese che usano una
combinazione di vendita fisica e di servizi in
rete. Non solo non hanno costi più alti, ma è
vero il contrario. Poiché possiedono già le
necessarie risorse logistiche, il loro costo (in proporzione
al venduto) per il marketing online è, in media, molto
più basso che per i distributori online
puri. Il costo di acquisizione di un nuovo
cliente è circa la metà. Inoltre hanno risorse
precostituite (capitali, profitti, potere dacquisto) che
possono permettersi di investire sullattività online
senza correre rischi eccessivi.
Le persone (e le imprese) sono insoddisfatte e deluse
degli automatismi, che spesso funzionano male e comunque
tolgono il valore (insostituibile) della relazione umana.
Molte organizzazioni che hanno automatizzato
servizi e informazioni (non solo online ma anche, per
esempio, nellassistenza telefonica) sono state costrette a
invertire il percorso.
Da questo dobbiamo dedurre che cè una nuova
regola uguale per tutti, esattamente contraria a
quella che sembrava essere la tendenza dominante sei mesi fa?
Secondo me, no. Il fenomeno è in continua, turbolenta
evoluzione; e ogni caso individuale può essere molto
diverso da ciò che si osserva in generale.
Anzi, più è diverso, meglio è. Se
dovessi stabilire una regola direi «non seguite le
regole e non copiate quello che fanno gli altri»
(soprattutto se lo fanno in paesi, come gli Stati Uniti, dove
la situazione è profondamente diversa dalla nostra: vedi
LAmerica è lontana).
Qual è la soluzione?
La soluzione migliore è stare alla
finestra e aspettare che si calmi il polverone? Secondo
me, no. La confusione è destinata a continuare,
levoluzione sarà turbolenta (e in buona parte
imprevedibile) ancora per parecchio tempo. Aspettare che sia
tutto chiaro vuol dire, molto probabilmente, muoversi quando
sarà troppo tardi.
La soluzione è investire subito, pesantemente,
cercare di acquistare una posizione forte e avanzata in tempi
molto brevi? Questa può essere una necessità in
alcune situazioni: per esempio per chi ha già una
posizione molto forte e non vuole lasciare troppo spazio ai
concorrenti. Ma nella maggior parte dei casi è un
percorso rischioso. non solo perché può
richiedere investimenti pesanti che non si recuperano nel
breve periodo; ma soprattutto perché le
possibilità di errore (umano e tecnologico) sono
infinite e cè un notevole rischio di trovarsi in
situazioni difficili.
La strada giusta, secondo me, è cominciare presto
e crescere gradualmente; prevedere un investimento prolungato
nel tempo, che possa crescere man mano che i risultati
giustificano la spesa e soprattutto indicano come e in quale
direzione conviene investire. Landatura può essere
più o meno veloce secondo la risposta del mercato e le
scelte che farà limpresa, ma non mi sembra opportuno
premere troppo (o troppo presto) sullacceleratore . (Vedi
Festina lente).
Alcuni criteri
Se il mercato è mutevole e imprevedibile, occorre
buttarsi alla ventura senza idee e senza strategie? Secondo me, no.
Ci sono alcuni criteri che mi sembra siano validi per tutti.
- La rete è fatta di persone. Le
tecnologie sono strumenti; le relazioni umane sono la
sostanza. La soluzione vincente è sempre puntare sulle
relazioni e mettere le tecnologie al servizio delle persone.
- Occorre saper ascoltare. Il valore più importante
delle rete è linterattività. Dal dialogo con i
clienti e da tutte le conoscenze che si possono acquisire
seguendo colloqui e discussioni in rete si può
imparare continuamente qualcosa di utile per migliorare e
affinare la propria attività.
- Gli interlocutori in rete sono ancora più
esigenti di quanto sono in altre circostanze. Si aspettano
risposte veloci e servizio tempestivo. Si rendono conto di
fare un lavoro per noi (vengono a cercarci) e si aspettano di
essere premiati per il servizio che ci danno.
- Il passaparola è importante in tutte
le relazioni umane, ma ancora di più in rete. Un
cliente soddisfatto (e attivo in rete) può portarcene
molti altri. Uno insoddisfatto o mal servito può farci
grossi danni.
- Risulta dalle ricerche (come dallesperienza pratica)
che le persone più disponibili allacquisto (o a
qualsiasi transazione) in rete non sono i
novellini inesperti ma quelli che hanno
più esperienza e un atteggiamento più attivo.
Hanno poco tempo da perdere e poca pazienza; non si divertono
con le apparenze e badano alla sostanza.
Non è un caso che fra i più attenti
osservatori dellinternet si parli sempre più spesso
di customer care e di calore umano. Non è
un caso che proprio questanno escano due libri come
The
Caring Economy di Gerry McGovern e
High tech, high touch
di John Naiisbitt.
Il ruolo degli intermediari
Ci possono essere cambiamenti rilevanti nel ruolo e nella
funzione degli intermediari. Da un lato le imprese (se ne
sono capaci) possono scavalcarli in rete, aprendo
un dialogo diretto con lutente finale (persona o impresa).
Dallaltro possono nascere nuove identità, come i
cosiddetti agenti intelligenti (che confrontano
prezzi e prestazioni, non solo per ciò che si vende
online ma per qualsiasi prodotto o servizio indipendentemente
dai canali di distribuzione); e possono diventare punti di
riferimento importanti, perciò conquistare una
crescente leva di controllo sul mercato.
Quei rivenditori (o broker, o comunque intermediari) che
hanno solo rendite di posizione e non offrono un
reale servizio ai loro clienti possono rischiare
lestinzione. Quelli che hanno una reale capacità di
servizio possono non solo mantenere i loro punti di forza ma
aumentarli con un uso efficiente della rete.
Credo che sia impossibile sapere se, quando e come la
situazione si evolverà in ogni particolare settore. Ma
in tutti i campi ci sono e ci saranno cambiamenti.
Perciò è meglio stare in guardia e cercare di
occupare il territorio (soprattutto imparare
dallesperienza) prima che lo faccia qualcun altro. Anche chi
decide, per il momento, di non operare online dovrebbe,
secondo me, almeno usare attivamente la rete come strumento
di conoscenza e di verifica per capire meglio come si
evolvono le tendenze e per avere esperienza pratica e diretta
della rete (e così essere meglio preparati a
cogliere il momento che, presto o tardi,
arriverà per tutti).
La chiave di volta: servizio
Secondo me (non mi stancherò mai di ripeterlo) la
parola più importante per le attività in rete
è servizio. In tutti i suoi significati, dalla
qualità dellinformazione alla gestione delle
relazioni, alladempimento degli ordini, allassistenza.
Questo è vero da sempre, in generale; ma lo è
ancora di più in rete perché, proprio per la
natura interattiva del sistema, i clienti sono ancora
più esigenti. Se si dà priorità alla
qualità e al servizio, secondo me, si fa
linvestimento più importante. E poiché
linterazione in rete è più veloce ciò
che abitualmente si considera una strategia (o un problema)
di medio o lungo termine può
rivelarsi molto più urgente e immediato.