Il problema delle "immagini" a scapito dei contenuti non è solo italiano. Un
interessante articolo di Gerry McGovern pubblicato il 6 gennaio 1998 nel rapporto Year in
Review di Nua è intitolato Don’t Believe the Image
Makers (non credete ai "fabbricanti di immagini") è breve e chiaro.
Eccolo quasi per intero:
Le cose che ho trovato utili nell’internet nel 1997 sono le stesse che mi erano
utili nel 1996, 1995 e 1994. Comunicare con la posta elettronica. Trovare e fornire
informazioni valide. Cose semplici. L’unica differenza fra il 1997 e gli anni
precedenti è che ho comunicato con più persone e ho trovato più informazioni.
No, non ho guardato fantastiche animazioni. Mi sono stancato presto del push.
Non ho usato videoconferenze. Non ho organizzato incontri interattivi con l’internet
(sarebbe una buona idea, se riuscissi a far funzionare il software). Non ho parlato per
telefono via rete. Non ho usato Java, né ActiveX. Ho fatto cose semplici nel 1997 e farò
lo stesso nel 1998.
Gli image maker si affollano alla mia porta, spingono, insistono, dicono che se
ho il tempo di aspettare mi mostreranno tante cose. Vogliono farmi annoiare
dell’e-mail. Non dovremmo essere la Generazione degli Annoiati, che cercano sempre
qualcosa di nuovo perché in un quarto d’ora si stufano di quello che hanno?
Gli image maker sbagliano. Non capiscono l’internet. Non capiscono che non
è una cosa di immagine, è una cosa di comunicazione e informazione.
L’internet ha continuato la sua crescita nel 1997 perché continua a fare bene
cose semplici. La posta elettronica funziona (non sempre... ma insomma funziona). I siti
web cominciano a ridurre la grafica e a investire in una migliore organizzazione delle
informazioni. Le risorse dei buoni siti oggi sono la qualità dei contenuti e la struttura
di ricerca.
Si comincia a incoraggiare l’interattività fra un’impresa e i suoi clienti.
Si comincia a fare davvero commercio elettronico. Gli scambi fra imprese (business-to-business)
stanno crescendo. Cose semplici. Ma spesso le cose semplici sono le migliori.
Non ho nulla da aggiungere, se non che in Italia siamo più indietro; le tendenze alla
concretezza e al servizio che questo articolo descrive sono meno sviluppate. Ma la strada
è quella, anche per noi. Non ci conviene imitare gli errori di cui altri cominciano a
liberarsi. Se seguiremo la direzione giusta, sarà meno difficile ricuperare il terreno perduto.