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Luso degli alias, o pseudonimi, è diffuso in Italia, come
nel resto del mondo, nella telematica "tradizionale". Può sembrare strano
parlare di "tradizione" in un mondo che ha pochi anni di vita, ma anche dieci
anni prima della diffusione degli accessi internet cerano persone che comunicavano
fra loro attraverso la rete dei BBS. Alcuni sistemi non consentono luso degli alias: cioè ognuno può presentarsi solo con il suo nome. Altri invece lo permettono, o addirittura lo incoraggiano. Alcuni chat sperimentali, come lamericano Worlds Chat, hanno sviluppato luso di alias visivi, che chiamano avatar (una parola indiana che significa "incarnazione"). Con un software particolare si realizzano "stanze" non solo verbali, ma anche visive, in cui ci si muove adottando non solo un nome ma anche le sembianze di un personaggio, o un animale, o una forma di fantasia. Ma queste, almeno per ora, sono eccezioni. I dialoghi e gli scambi, nei chat, nelle aree di discussione e nella corrispondenza, rimangono fondamentalmente verbali: cioè fatti di parole scritte. È sempre meglio adeguarsi alle abitudini del "luogo" in cui si entra. Naturalmente dove sono di uso comune gli alias ci si deve aspettare che al primo incontro ci sia gioco, cioè ognuno "reciti una parte" secondo il nome che ha adottato. Di solito è soltanto un gioco; quasi sempre è facile risalire allidentità reale della persona. Anche per gli indirizzi delle mailbox ci sono criteri diversi secondo i provider. In alcuni sistemi è obbligatorio usare il proprio nome come identità, in altri si può liberamente scegliere unabbreviazione, uno pseudonimo o una sigla. Quindi lindirizzo di Pinco Pallino può essere pp@sistema.it o pinco.pallino@sistema.it o p.pallino@ sistema.it o pinco@sistema.it o pallino@sistema.it o un nome di fantasia. Anche dove sono consentiti pseudonimi, sigle e abbreviazioni, molti scelgono di usare il loro nome o cognome per essere più facilmente identificati. |
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