Questo testo è una variante, con alcune modifiche e aggiornamenti,
di parte del capitolo 17 e dellappendice di Il nuovo libro della pubblicità
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La lettura di queste pagine è di scarso interesse per chi conosce bene la
rete, la sua storia, la sua struttura e il suo funzionamento. Ma ci sono molte persone
che, pur avendo un accesso allinternet, non hanno ancora avuto modo di conoscerne le
caratteristiche fondamentali. Naturalmente queste brevi note non pretendono di
approfondire largomento, che è esteso e complesso, ma solo di dare qualche
informazione generale. Tre piccole citazioni possono essere utili, credo, a inquadrare largomento.
1. Che cosè linternet Le reti "telematiche" esistono da più di ventanni. Ma il fenomeno di cui si parla oggi, genericamente definito "internet", nella forma in cui lo conosciamo è nato in Italia nel 1994; e nel resto del mondo non molto prima (vedi il prossimo punto per una breve storia della rete). Qualcuno immagina che ci sia una struttura omogenea, una singola rete, chiamata "internet". Ma non è così. Le reti sono decine di migliaia, ognuna completamente autonoma. Un lettore attento potrebbe chiedermi: se Internet non è ununica rete, perché la chiami "la rete"? Mi rendo conto dellapparente contraddizione, ma è abitudine diffusa chiamarla, famigliarmente, the Net, o "la rete". Perché in pratica si comporta come se fosse una rete unica; e di fatto è un unico sistema seamless, continuo e intercomunicante. Ma mi sembra importante capire che questo sistema è policentrico, non ha un "governo" centrale; non solo ogni rete, ma ogni operatore è libero e indipendente. Uno dei temi più contestati, e di non facile soluzione, è quali limiti o condizioni possa o debba porre ai suoi utenti un provider (che sia un ISP, cioè un "venditore" di connessione, oppure ununiversità o unimpresa pubblica o privata Linternet è un sistema che permette a diverse reti di collegarsi fra loro, in modo che chi è collegato a una delle reti può comunicare con chiunque sia collegato a una qualsiasi delle altre. In pratica dà a chi si collega la percezione di muoversi in un singolo sistema globale; e il servizio che dà è proprio come se lo fosse. Oggi, in pratica, linternet è un sistema che permette di collegarsi con qualsiasi persona, organizzazione o "sito" che abbia un indirizzo su una delle tante reti connesse; e così facendo svolgere una delle tante attività diverse consentite non solo dalla tecnologia, ma soprattutto dai servizi che vengono messi a disposizione. Non tutte le reti del mondo sono collegate allinternet (e tantomeno tutti i computer); ma chiunque voglia farlo si può collegare al sistema. Soprattutto, questo sistema permette a ognuno di noi di trasmettere informazioni, idee e opinioni; non solo di riceverle. Siamo tutti, contemporaneamente, spettatori e protagonisti: il sistema ci permette di essere davvero, e totalmente, interattivi. Il sistema funziona su scala planetaria; non ha sede geografica, né confini. Si suddivide in comunità che non dipendono dal luogo fisico ma sono definite, per aree di interesse e di argomento e per la natura dello scambio, dalla libera scelta di tutti coloro che usano il sistema. 2. Come si è sviluppata linternet Sono passati quasi trentanni dalle origini della rete. La prima base, da cui deriva ciò che oggi chiamiamo internet, nacque nel 1969 negli Stati Uniti per opera di scienziati e tecnici che lavoravano per lARPA (Advanced Research Project Agency) del Ministero della Difesa degli Stati Uniti. Fin dallinizio era chiaro che le finalità del progetto non erano solo militari. Si costruì un sistema di comunicazione che potesse sopravvivere non solo nel caso di catastrofi ma anche nei momenti di inefficienza, per temporaneo guasto o manutenzione (che erano frequenti nei sistemi informatici del tempo, basati non su reti, ma su singole complesse macchine). Si chiamava ARPA-net. Allinizio connetteva pochi grossi calcolatori. Fin dallinizio erano coinvolte alcune grosse strutture universitarie, che presto si impadronirono del sistema e lo misero al servizio della comunità scientifica. La National Science Foundation costituì una rete chiamata NSF-net, che prese il sopravvento e alla fine degli anni 80 incorporò ARPA-net (che fu abbandonata dai militari e scomparve, ormai dimenticata da tutti, nel 1990). Erano nate altre reti, come UseNet, HepNet e BitNet; ma gli utenti delle varie reti volevano comunicare fra loro, e così le reti si collegarono, usando il protocollo TCP/IP, che divenne lo standard comune nel 1983. Così era nata quella che poi prese il nome di inter-rete, cioè internet. Il numero dei calcolatori connessi cresceva continuamente. Nel 1981 erano connessi 213 grossi calcolatori. Nel 1991 erano 376.000 computer; lanno dopo, il doppio, e così via. Si stima che oggi siano più di sei milioni. A questi computer connessi alla rete si collegano a loro volta i singoli computer, o le reti interne, degli utenti, che nel mondo sono decine di milioni. Le prime connessioni universitarie italiane on la rete internazionale (che ancora non si chiamava internet) furono stabiliti con ButNet e HepNet nel 1982; il primo collegamento internet fu quello del Cnuce a Pisa nel 1982. Nel mondo scientifico e universitario, allinizio la presenza in rete fu dominata dalle facoltà di fisica; arrivarono più tardi i dipartimenti di scienza dellinformazione. Fino a pochi anni fa, il sistema internet era usato quasi solo da alcuni grandi enti pubblici e da alcune facoltà universitarie, specialmente nel campo della fisica. Erano pochi i "privati" che avevano un accesso in rete; la comunicazione fra le non molte persone collegate avveniva in buona parte con un altro sistema, lechomail, gestito volontariamente dai BBS collegati a FidoNet o a altre reti che usano la cosiddetta "tecnologia fido", diffusa nel mondo, e anche in Italia, dallinizio degli anni 80. Solo a partire dal 1994 si è diffusa la disponibilità di accessi internet "per tutti"; e su questa base si è sovrapposta quasi subito una nuova tecnologia, quella della World Wide Web tanto è vero che oggi molti credono che sia quello lunico volto della rete. 3. Come funziona La struttura del sistema è tale che la sede fisica del "sito" con cui ci si collega è irrilevante: in pratica non cè alcuna differenza, né funzionale, né di costo, fra collegarsi con un "sito" (o un utente) a pochi metri di distanza o allaltro capo del pianeta. È anche costruito in modo che non si sia un singolo percorso da un punto allaltro del sistema, ma che fra i nodi ci siano molti diversi percorsi possibili e il sistema possa scegliere, secondo la situazione, la strada più adatta.
Questa rappresentazione grafica è tratta dallinteressante libro di Katie Hafner e Matthew Lyon Where Wizards Stay Up Late The Origins of the Internet (Simon & Shuster, 1996). In un sistema centralizzato, tutti i segnali passano da un unico punti. In un sistema decentralizzato, un punto "vicino" può essere raggiunto attraverso un nodo periferico, ma un punto "remoto" può essere raggiunto solo passando dal centro (evidentemente da "distanza" non è determinata tanto dallo spazio fisico quanto dalla struttura del sistema). In una rete distribuita, linformazione può percorrere molte strade diverse e scegliere in ogni momento il percorso più adatto per arrivare a destinazione, indipendentemente dalla distanza. Questo è il modello su cui è costruita la struttura dellinternet. Le trasmissioni via internet avvengono con un sistema "a pacchetti" per cui ogni messaggio viene scomposto in parti che viaggiano separatamente e vengono ricomposte allarrivo. Una tecnologia chiamata TCP/IP (Transmission Control Protocol - Internet Protocol) permette a tutti i sistemi connessi di interagire fra loro, senza una "gerarchia" rigida: cioè ogni "nodo" connesso può raggiungerne un altro scegliendo percorsi diversi secondo la situazione. Nel caso che un nesso intermedio non sia accessibile in quel momento, la comunicazione arriverà per unaltra via allindirizzo stabilito (questa flessibilità rende il sistema più simile a una macchina analogica, come il cervello umano, che a un computer). Esiste una gerarchia internazionale di organizzazioni il cui compito è definire i domain internet, cioè il sistema su cui si basano gli indirizzi; ma non gestire le reti (che, come abbiamo detto, sono completamente autonome e indipendenti). Gli scambi allinterno del sistema sono sostanzialmente gratuiti, perché basati sulla reciprocità: ogni "nodo" collegato dà e riceve servizio. Questo sistema ha permesso alla rete di sopravvivere e crescere anche dopo la fine dei finanziamenti pubblici su cui si era originalmente basata la cosiddetta backbone ("spina dorsale") americana e dalle reti universitarie che ne sono state, fino a qualche anno fa, la struttura portante. Possono essere a pagamento le due estremità del sistema: il collegamento fra lutente e il "nodo" di cui si serve (Internet Service Provider); e, al polo opposto, il servizio offerto da qualcuno sul "sito" con cui ci colleghiamo (anche se in pratica, una volta ottenuto laccesso alla rete tramite un provider o unorganizzazione di cui si fa parte, quasi tutti i siti cui vogliamo accedere sono gratuiti). Ma la struttura della rete, in quanto tale, è basata su scambi gratuiti di reciproco servizio. Cè un limite tecnico allo sviluppo della rete, perché la potenzialità quantitativa del "protocollo" TCP/IP, anche se enormemente grande rispetto alle esigenze che si potevano immaginare ventanni fa, non è infinita. Si stanno elaborando le soluzioni tecniche necessarie per superare il limite. Non so quale sarà la soluzione definitiva (il problema non è tanto definire la tecnologia, quanto farla condividere a milioni di impianti tecnici in tutto il mondo) ma ormai gli interessi in gioco, culturali, organizzativi, strutturali ed economici sono tali che sicuramente si troverà. La struttura fisica della rete è ancora basata in larga misura sui cavi. Questo utilizzo continuerà, ma (come nella telefonia) ci sarà molto probabilmente una forte crescita delle comunicazioni "via etere", soprattutto con luso dei satelliti. La connessione dei singoli utenti rimarrà prevalentemente basata sui cavi telefonici, ma già oggi è possibile trasmettere dati con connessioni wireless, per esempio con la telefonia cellulare. 4. A che cosa serve Ci sono infiniti modi di usare linternet, che si possono raggruppare in tre categorie.
Oltre a cercare dati e informazioni, è possibile anche prelevare programmi. Cè una grande abbondanza di software disponibile (sia su BBS locali, sia tramite internet) che in parte è freeware, cioè totalmente gratuita, in parte è shareware, cioè può essere usata per un "periodo di prova" dopo il quale chi ne è proprietario richiede un pagamento, di solito di modesta entità. Questo permette non solo un notevole risparmio, ma anche spesso luso di software meno ingombrante, più funzionale e più adatto alle nostre esigenze.
Che cosa occorre avere Molti possono accedere a internet quasi "senza saperlo", se sono già collegati a una rete (per esempio una intranet aziendale) che a sua volta è connessa al sistema. Chi ha già una connessione personale allinternet può tranquillamente "saltare" questo capitolo; ma per chi non ce lha ancora ecco alcune informazioni di base. Per chi vuole connettersi individualmente alla rete occorrono cinque cose:
In sostanza un ISP (Internet Service Provider) acquista da un fornitore (generalmente la compagnia telefonica) un collegamento, di dimensioni e velocità adeguate al numero di utenti che intende servire; predispone le macchine e il software necessari per connettersi allinternet (oppure, per dare un servizio locale, si appoggia su un provider più grande, con cui stabilisce una connessione); e vende "al dettaglio" agli utenti il servizio di connessione alla rete. In Italia ce ne sono più di cento; ormai cè un provider disponibile in quasi tutte le aree telefoniche; quasi tutti forniscono, oltre alla connessione, anche propri servizi, cioè funzionano anche come BBS. Naturalmente occorre scegliere un provider nella nostra area telefonica, per poter operare in tariffa urbana. Per chi viaggia spesso è meglio scegliere un provider che abbia una rete estesa; ma esistono servizi, come Itapac o Sprint, che permettono collegamenti a distanza con costi minori delle tariffe telefoniche interurbane; e dovunque nel mondo troviamo un amico, collega o sede di lavoro che abbia un collegamento locale possiamo, usando telnet, collegarci al nostro provider senza alcuna spesa. Tutte queste funzioni si evolvono continuamente, cominciando dal concetto stesso di computer. Esistono e esisteranno vari tipi di apparecchi. Per esempio un anno fa si parlava molto dei cosiddetti network computer, o web PC, cioè piccoli "terminali" che per funzionare si servono di risorse residenti presso il provider. È probabile che queste macchine possano essere utili negli intranet, cioè le reti aziendali; ma nel caso di internet sono piuttosto scettico, sia per i rischi che derivano dallessere assoggettati un programma gestito dal fornitore, sia perché questi apparecchi non sono in grado di svolgere altre funzioni, mentre è molto probabile che ognuno di noi possa trovare qualche altro utilizzo interessante fra i moltissimi che un computer permette. Lidea, finora, non si è affermata quanto speravano i suoi inventori. Potrebbe anche ritornare di moda; ma non mi sembra il percorso più affidabile per un solido e durevole allargamento di utilizzo della rete. Per motivi in parte analoghi, sono altrettanto scettico sui possibili abbinamenti fra laccesso alla rete e la televisione digitale, almeno fino a quando non sarà avvenuta una rivoluzione sostanziale dei servizi e dei comportamenti che non penso si possa realizzare in pochi anni e che potrebbe avere percorsi del tutto diversi da quelli che possiamo immaginare oggi. Fra i tanti scenari possibili, mi piace pensare a una situazione in cui quasi dovunque si possa accedere a un computer, e si possa viaggiare portando in tasca solo una piccola scheda che contiene tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Anche in questo caso le tecnologie sono già disponibili, ciò che manca sono le strutture di servizio. Per quanto riguarda il software di comunicazione, esistono molti prodotti diversi, di cui alcuni sono i programmi specifici forniti dai singoli provider per collegarsi al loro sistema; altri servono per la gestione della posta; altri ancora, i cosiddetti browser servono per la navigazione web (il più diffuso è Netscape ma ce ne sono molti altri; non è "obbligatorio" usare lExplorer della Microsoft, come pensano molti che lo trovano già installato nel sistema operativo del loro computer). Anche in questo campo levoluzione è continua; oggi è possibile, con un unico programma, svolgere tutte queste funzioni (anche se non è detto che sia questa la soluzione migliore). Tutte le tecnologie, presto o tardi, potranno essere superate. Per esempio con la telefonia digitale non si usa più un modem, ma una "scheda dati". Limportante è capire che la sostanza del fenomeno non sta nelle tecnologie, in continua e spesso confusa evoluzione, ma nel comportamento delle persone. 5. Quanto costa Molti, ancora oggi, sembrano preoccuparsi della spesa necessaria per collegarsi. In realtà, il costo è molto limitato. Linvestimento per chi ha già un computer è solo lacquisto di un modem; oggi si trovano buoni modem a meno di 300 mila lire. Il software necessario per collegarsi viene spesso distribuito dai fornitori di connessione; o può essere facilmente trovato in rete. Per chi non ha un computer... i prezzi sono in continua discesa; non occorre, per accedere alla rete, una macchina particolarmente potente. È importante sapere che per collegarsi alla rete non occorrono computer complessi e costosi. Ci sono software facilmente reperibili che permettono di usare tutte le funzioni della rete anche con un computer di quattro o cinque anni fa: una di quelle macchine che oggi molti buttano via, o lasciano inutilizzate, o si possono trovare sul mercato dellusato a prezzi sempre più bassi. Per chi volesse connettersi solo con altre persone che hanno un modem, o con servizi locali, come BBS o "reti civiche", non ci sarebbe alcun costo, se non gli "scatti" della tariffa telefonica urbana (il software di accesso è fornito dal BBS o dalla rete locale; in generale questi servizi sono gratuiti; alcuni sono a pagamento, ma spesso in questo caso forniscono anche il collegamento internet). Ma in pratica oggi nessuno acquista un modem senza avere il desiderio di collegarsi anche allinternet. Come abbiamo visto per accedere allinternet occorre acquistare il servizio di un "provider". Si trovano offerte di collegamento sotto alle 100 mila lire allanno, ma per un accesso individuale "completo" allinternet il costo di solito è più alto: può variare, secondo il provider scelto, fra le 200 e le 400 mila lire annue. Per le aziende i prezzi sono più alti. Comunque, basta un uso accorto della posta elettronica invece del telefono o del fax (specialmente se "interurbani") per risparmiare più di quello che costa la connessione. Il costo della connessione telefonica è più o meno pesante secondo luso che si fa del servizio. Se si usa la "posta elettronica" (che permette anche di partecipare a conferenze, forum eccetera) il costo è trascurabile, perché si può scrivere e leggere off-line (cioè mentre non si è collegati) e fare collegamenti di uno o due minuti. Ogni messaggio può essere inviato contemporaneamente a quanti destinatari vogliamo, in qualsiasi luogo si trovino; in un solo collegamento è possibile mandare e ricevere centinaia di messaggi. In pratica costa enormemente meno delluso del telefono o del fax; per chi manda, in media, più un messaggio in una settimana, costa meno che spedire una lettera o una cartolina per posta. Nella maggior parte dei casi le informazioni e i servizi offerti in rete sono gratuiti. Nel caso di servizi a pagamento, laccesso è riservato a chi accetta di pagare direttamente il fornitore del servizio, dovunque si trovi: per esempio laccesso ad alcune "banche dati" può essere a pagamento, così come lassistenza tecnica può essere riservata a chi ha acquistato un prodotto o un servizio. 6. La tela (World Wide Web) Una profonda rivoluzione nella rete è stata portata nel 1994 (in Italia, un anno dopo) da una nuova tecnologia, basata sul protocollo HTTP (Hyper-Text Transfer Protocol) e sul linguaggio "ipertestuale" HTML (Hyper-Text Markup Language), chiamata World Wide Web, o www, o the Web, la ragnatela. Questa tecnologia era stata concepita nel 1990 da Tim Berners-Lee del CERN di Ginevra (il laboratorio europeo per la fisica delle particelle) come un sistema più efficiente di comunicazione per la comunità scientifica. Ma pochi anni dopo ebbe una diffusione che nessuno, compreso il suo inventore, aveva immaginato. Tale è stato il successo di questa innovazione che oggi sembra essere "solo quello" il volto dellinternet. Molti nuovi utenti non conoscono la rete se non attraverso un browser (il primo fu Mosaic, oggi il più noto è Netscape) con cui si accede ai "siti" www, che ormai sono centinaia di migliaia. Nulla di male, perché la tecnologia è solida, linterfaccia è di facile uso, i browser si arricchiscono di nuove funzioni, e con un po di attenzione si scopre che è possibile accedere, anche per quella via, a tutti i sistemi e servizi connessi allinternet. Ma... ci sono due problemi. Il primo è che se non si guarda oltre la "facciata" si può credere che "essere in rete" voglia dire solo andare in giro a guardare "siti web", per vedere immagini, raccogliere informazioni, prelevare testi o software. Con tanti saluti allinterattività. Il secondo è che il sovraccarico di immagini, che affligge buona parte dei "siti web", produce "intasamenti" e rallentamenti nella rete. Di qui la snervante attesa di aspettare minuti prima che una sospirata pagina si completi sul nostro monitor. Conosco non poche persone che, avuta questa come prima e unica esperienza della rete, hanno rinunciato completamente a collegarsi. Sono, naturalmente, solo "fasi di crescita". Se quattro anni fa non sapevamo che ci sarebbe stata una cosa chiamata web, o se ne vedevano solo i primi accenni, tante cose ancora potranno cambiare. Quando la telefonia sarà tutta digitale, diventerà obsoleto il modulatore-demodulatore, o "modem", che usiamo oggi. Forse anche le tecnologie su cui si basa linternet un giorno saranno sostituite da qualcosa di diverso. Forse un giorno non ci saranno più tariffe interurbane, né intercontinentali, e con una "scheda dati" in un telefono tascabile in mezzo al Sahara potremo collegarci direttamente con Pechino. Ma (come non mi stancherò mai di dire) le tecnologie passano, lumanità resta. Ciò che conta è quel sistema di relazioni e scambi fra persone, che oggi ancora riguarda ancora una piccola minoranza ma un giorno sarà comune quanto il telefono; e che crea una nuova realtà nel sistema delle comunicazioni umane. 7. Non dimentichiamo i BBS I "BBS" (Bulletin Board System) sono singoli "nodi" telematici, spesso collegati fra loro in piccole o grandi reti, di dimensioni che variano dal piccolissimo (talvolta una singola persona, che magari "apre" il suo BBS solo per qualche ora alla sera e solo per pochi amici) allenorme (come Compuserve o America On Line, che hanno milioni di utenti). Variano moltissimo per personalità e natura, da quelli strettamente tecnici, che sono "biblioteche" di software e luoghi di dialogo sulle tecnologie, a quelli di scambio e di opinione, a quelli prevalentemente di gioco, o a quelli dedicati a specifici argomenti scientifici e professionali. Molti sono un misto di queste cose, e non pochi oggi hanno una doppia natura: cioè sono al tempo stesso BBS, con un più o meno ricco scambio interno, e fornitori di accesso alla rete. Negli Stati Uniti il numero di BBS continua ad aumentare. Si stima che ce ne siano 100 mila; duemila in Italia. Nella grande moda e nel gran vociare confuso sullinternet, sembra che i BBS siano "caduti nel dimenticatoio". Questo è uno dei tanti errori che si stanno commettendo. Sono convinto che i BBS rimarranno un elemento importante e insostituibile nella nuova realtà della comunicazione. Consiglio a chi vuol far pratica della rete di frequentarne qualcuno. Spesso sono molto interessanti, e sono la migliore scuola per fare un po di cabotaggio prima di "prendere il largo". Ci sono anche le Community Network, che hanno finalità di servizio pubblico e sociale. In Italia molte di queste si chiamano "reti civiche": alcune organizzate dai Comuni, altre indipendenti. Purtroppo il panorama delle "reti civiche" in Italia è confuso, con molte iniziative "cosmetiche" di scarso contenuto, e altre che sono in realtà attività commerciali "travestite" da servizi pubblici. Ma esistono strutture valide e serie, come per esempio la Rete Civica di Milano (che è appoggiata alle risorse dellUniversità degli Studi). Oltre a strutture come queste, la cui radice è nel territorio, ci sono anche reti nazionali dedicate a un particolare impegno politico e civile, come per esempio Peacelink. Il mondo dei BBS è troppo vasto, complesso e mutevole per poterlo descrivere qui. Ma limportante è capire che non esiste "una internet" ma una grande molteplicità di strutture diverse, fra cui molte con una forte identità propria. Per fare un solo esempio, la già citata Rete Civica di Milano, oltre ai servizi informativi messi a disposizione da associazioni ed enti pubblici, benché esista solo da tre anni conta più di 900 "conferenze". La definizione di BBS può essere ambigua. Ci sono molte strutture, anche nuove, che non usano la tecnologia classica dei BBS tradizionali, ma si basano su sistemi internet o si presentano come "siti web", e tuttavia nella sostanza sono BBS: cioè comunità, sistemi di incontro e di scambio, su scala locale oppure senza specifiche radici geografiche ma come punto di riferimento per chi è interessato a un tema specifico o anche semplicemente come luogo di incontro fra un gruppo di amici. In parte la vita di un BBS può somigliare a quella di un bar, di unosteria o di una "bocciofila"; secondo me sarebbe sbagliato considerare queste attività come secondarie e marginali. Ogni occasione di incontro e di scambio, anche quando sembra "futile", è un momento vivo della cultura umana. Insomma non dobbiamo pensare alla rete come un generico, indistinto e smisurato "villaggio globale", ma un sistema complesso e ricco di diversità, con tante "piazze", tante "agorà", tanti spazi di dialogo e di incontro. 8. Che cosa vuol dire "interattività"? Per capire meglio tutto ciò che riguarda la rete mi sembra indispensabile chiarire bene il senso di una parola:
La sentiamo e la leggiamo usata in tanti modi diversi. Perdonatemi questa pignoleria "socratica", ma se non si stabilisce bene il senso delle parole si rischia di non capirsi; e su questo argomento la confusione abbonda. È uno solo il significato di "interattività" nel mondo di cui parliamo qui, sulla "frontiera elettronica", sulla cresta della "quarta ondata". Sentiamo dire che uninterfaccia è "interattiva" perché se diamo un certo comando, o premiamo un certo pulsante, esegue un ordine; o perché se scegliamo, una domanda, in una serie già predisposta, ci dà la risposta precostituita. E magari se sbagliamo, o diamo un comando non previsto, emette un segnale acustico e ci dice "No! questo non si può fare". Sarebbe come dire che è "interattiva" una macchinetta per la distribuzione del caffè che ci permette di sceglierlo dolce o amaro, con o senza latte; o la spia della pressione dellolio sul cruscotto della nostra automobile. Sentiamo dire che un cd-rom è "interattivo" perché ci permette di scegliere che cosa vogliamo leggere o vedere, e in risposta a certi nostri comportamenti può emettere suoni o parole standardizzate. A questa stregua, è interattivo anche un juke-box, o una bambola che dice "mamma" quando le schiacciamo il pancino. Posso ammettere che unenciclopedia su cd-rom posa essere definita "ipertestuale": il neologismo è un po comico, ma almeno è preciso. Non so che senso abbia definirla "interattiva". Sentiamo dire che un gioco è "interattivo" perché segue una sua logica precostituita e non ci fa "vincere" se non siamo abbastanza abili, veloci o ragionanti per capire dove sono le trappole o gli indovinelli; o perché alle nostre "mosse" contrappone le sue risposte, secondo le regole stabilite da chi ha scritto il programma. Per quanto raffinato, complesso, ingegnoso e divertente possa essere il gioco, non è più interattivo di un giocattolo elettrico che accende una lucina, o emette un suono di approvazione, quando il bambino sceglie la risposta giusta; e invece grugnisce se la risposta è sbagliata. Di questo passo, si potrebbe definire "interattivo" un biglietto della lotteria "gratta e vinci". Cerchiamo di semplificare: se ciò con cui "interagiamo" è una macchina, o un programma automatico, e non una persona, non si tratta di "interattività" nel senso più importante della parola. Ci sono anche situazioni umane, per esempio trasmissioni televisive, che si definiscono "interattive", perché il pubblico può rispondere facendo un certo numero di telefono, e "votare"; o perché arrivano direttamente al conduttore, in diretta, le telefonate dei telespettatori. Come ho già detto, questa è interattività "finta". Perché qualcuno, unilateralmente, stabilisce le regole, definisce i criteri, governa il dialogo come vuole; e tutti gli altri non possono far altro che muoversi allinterno di piccoli spazi ben definiti. E non cambierà affatto la situazione se un giorno, invece di usare il telefono, lo spettatore potrà premere un pulsante. Se e quando ci saranno 500 canali, video on demand, collegamenti con giornali, riviste, biblioteche, cineteche e gallerie di negozi online attraverso un televisore digitale, eccetera... lo spettatore (se lo vorrà) avrà più potere, perché avrà più libertà di scelta. Ma non ci raccontino favole: non sarà una situazione "interattiva". Se no dovremmo chiamare "interattivo" il telecomando, o il dito che volta la pagina di un giornale, o la mano che sceglie negli scaffali di una libreria o di un supermercato. Tale è la confusione nelluso di questo termine che cè chi commette lerrore contrario: in alcuni studi americani (e anche italiani) viene definito "non interattivo" lo scambio di opinioni quando non avviene in tempo reale. "Interattività", secondo me, significa una cosa molto precisa. Un dialogo ad armi pari, in cui nessuno ha privilegi, in cui tutti hanno la stessa "quota di voce" e lo stesso diritto di parola. Al di là di ogni dibattuto terminologico, che potrebbe anche essere pedante e inutile, ciò che conta è la sostanza. Linterattività umana è il terreno su cui deve imparare a muoversi chi vuol fare comunicazione nella rete, che non sia solo una "brutta copia" di metodi è meglio riservare a quei mezzi per cui sono nati. Ed è il valore che ognuno di noi dovrebbe cercare nella rete e nelle reti, perché ciò di cui oggi possiamo disporre non è solo unimmensa riserva di dati e di informazioni, ma anche una straordinaria occasione di incontro fra persone. |
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