a. Il cliente fa parte del gruppo di lavoro?
c. Il cliente deve approvare la strategia?
d. Se il cliente ha un proprio metodo strategico
a. Il cliente fa parte del gruppo di lavoro?
Finora si è parlato del lavoro sulla strategia allinterno dellagenzia di pubblicità (o comunque della struttura professionale che deve impostare e realizzare la campagna). A tutto questo processo è estraneo il cliente? Cioè il committente del lavoro e il responsabile delle decisioni? Ovviamente no; ma si tratta di capire come e quando devessere coinvolto.
Per fortuna in molte situazioni (che sono quasi sempre le più costruttive e danno quasi sempre i migliori risultati) il cliente collabora strettamente con lagenzia e fa parte del gruppo. Ma finora non ne abbiamo parlato per tre precise ragioni:
- Per quanto stretta possa essere la collaborazione, la responsabilità dellelaborazione strategica (e della qualità delle campagne che ne risultano) non è del cliente, ma dellagenzia; che non può e non deve evadere il suo ruolo semplicemente dicendo lhanno approvato o hanno voluto così.
- Una buona organizzazione professionale deve avere un suo metodo di elaborazione della strategia; anche se il cliente segue logiche diverse deve saper applicare i suoi principi professionali.
- Anche se è bene (quando possibile) che ci sia una stretta collaborazione con il cliente in ogni fase e specialmente nellelaborazione delle strategie, esistono momenti cruciali in cui lagenzia deve avere un colloquio con se stessa e presentarsi unitaria e concorde al cliente: la definizione della strategia è il più importante di questi momenti.
Quindi: il cliente, se è un buon cliente e sa collaborare con lagenzia, fa parte del gruppo; ma queste pagine riguardano soprattutto la disciplina e il metodo che lagenzia deve avere al suo interno.
Nella pratica del lavoro, se la collaborazione è stretta quanto è desiderabile che sia, la responsabilità del risultato è comune, condivisa da tutta una struttura professionale che coinvolge sia il cliente, sia lagenzia. Ma è bene ricordare che esiste una fondamentale distinzione di responsabilità.
La responsabilità fondamentale del cliente è il prodotto (o servizio) che vende, con tutte le implicazioni connesse, compresa la distribuzione.
La responsabilità fondamentale dellagenzia è la comunicazione, dalla strategia di base fino a tutti gli aspetti dellesecuzione.
Naturalmente ciò non significa che lagenzia possa agire in modo autonomo; sono del cliente il prodotto (o servizio), la marca, lidentità aziendale, i soldi e la responsabilità. Per questo il cliente ha il diritto di essere ascoltato e capito in ogni fase, e ha il diritto di approvazione finale.
Ma ciò non esime lagenzia dalle proprie responsabilità. Se una strategia è sbagliata, o se una campagna è eseguita in modo errato, lagenzia non può giustificarsi dicendo ma il cliente lha approvata.
c. Il cliente deve approvare la strategia?
In generale è desiderabile che la strategia sia approvata dal cliente prima di realizzare la campagna (anzi, per quanto possibile, scritta con la sua collaborazione). Ma questa non è una regola fissa.
Possono esistere clienti che non comprendono il processo strategico usato dallagenzia e non capiscono il senso di una strategia finché non la vedono eseguita. O possono esistere situazioni in cui una strategia è più efficacemente definibile, o presentabile, con laiuto di un esempio di esecuzione (parziale o completa).
È responsabilità del gruppo di lavoro, e in particolare di chi lo coordina, decidere quale metodo seguire secondo il cliente e secondo la situazione. Spesso è opportuno che una decisione di questo genere (specialmente se si tratta di un cliente nuovo con cui non si è ancora consolidato un metodo di lavoro) coinvolga i vertici professionali dellagenzia.
Nel caso che una strategia sia stata presentata ed approvata dal cliente, non può essere cambiata in fase di esecuzione. Le soluzioni che si presenteranno in seguito devono essere perfettamente in linea con la strategia.
Se dopo che una strategia è stata approvata lagenzia ritiene di doverla modificare, o di dovere esplorare una via diversa, ci sono solo due soluzioni:
- Presentare la nuova strategia al cliente ed averne lapprovazione prima di presentare le proposte di campagna.
oppure
- Presentare proposte perfettamente in linea con la strategia approvata, e in aggiunta (non in sostituzione) altre proposte accompagnate dalla nuova strategia e da una chiara spiegazione dei motivi che lhanno fatta nascere.
d. Se il cliente ha un proprio metodo strategico
In generale i clienti accettano il metodo di elaborazione strategica usato dallagenzia. Ci sono anche casi in cui un metodo come quello descritto in queste pagine è stato adottato da un cliente dopo averne visto lapplicazione da parte di unagenzia.
Ma in alcuni casi il cliente ha una sua metodologia rigida di impostazione del posizionamento e della strategia, oltre a metodi fissi e comparabili di ricerca. In questi casi, se lagenzia ha una forte cultura professionale non è bene che abbandoni il proprio metodo per adottare passivamente quello del cliente. La soluzione migliore è lavorare in parallelo, cioè applicare il metodo del cliente e contemporaneamente quello dellagenzia. Se i due metodi sono validi, può essere una verifica utile. Se il lavoro procede correttamente, la strategia risultante dovrebbe essere la stessa. Se invece dovessero risultare discrepanze ci troveremmo davanti a un caso professionale di estremo interesse, nel quale dovrebbero essere coinvolte le migliori risorse dellagenzia (e del cliente) per capire se si è scoperto qualcosa di rilevante che può portare a interessanti innovazioni.
e. Lagenzia deve cercare
di imporre le sue idee?Sembrano esserci due scuole tradizionali fra le agenzie di pubblicità (e in generale fra le organizzazioni di consulenza e servizio) per quanto riguarda i rapporti con i loro clienti.
La prima è la scuola obbediente, che esegue puntualmente le direttive del cliente seguendo tutti i suoi desideri con la massima possibile professionalità ma senza dare alcun apporto strategico. Queste agenzie sono molto gradite a un certo tipo di clienti ma a lungo andare perdono terreno rispetto ad altre che hanno maggiore iniziativa. Da parecchi anni questa tendenza sembra sempre più diffusa; i risultati non sono incoraggianti.
La seconda è la scuola prepotente che afferma di imporre al cliente le proprie idee. «Il Cliente ci dia un buon briefing, il resto lo decidiamo noi». Queste agenzie o sono bugiarde, o hanno clienti impreparati e masochisti.
Nessuna delle due è la strada giusta. Il rapporto più corretto è quello della collaborazione e reciproca comprensione (sempre ricordando i ruoli di base descritti nel punto b).
In caso di dissenso lagenzia dovrà saper ascoltare e capire le ragioni del cliente (che di solito conosce i problemi aziendali meglio di chiunque altro); e convincerlo quando, a ragion veduta, ritiene giusta la propria tesi. È inutile e sciocco dare battaglia su elementi secondari (se al cliente piace il blu, e se il colore non è determinante, è meglio disegnare uno stupendo pacco blu invece di discutere se ci piace giallo). Se invece esiste un dissenso riguarda un punto di reale importanza strategica, il problema diventa importante e può essere necessario coinvolgere i vertici decisionali dai due lati (cliente e agenzia).
La realtà quotidiana è piena di conflitti dovuti al fatto che non si segue un metodo corretto nel dialogo fra lazienda e le organizzazioni professionali che lavorano al suo servizio. Ci sono casi, non infrequenti, in cui si commettono tutti e due gli errori: si lavora in modo troppo obbediente e banale (anche perché il cliente non incoraggia liniziativa e lindipendenza di pensiero) e poi ci si impunta inutilmente sui dettagli. Lagenzia deve saper ascoltare (è inutile insistere quando un cliente non è convinto; limportante è approfondire e capire le sue osservazioni, trarne ispirazione e insegnamento per far meglio). Il cliente deve saper capire le ragioni dellagenzia, non limitarsi a dire no ma spiegare perché, insomma stimolare un dialogo da cui possano nascere nuove e più interessanti proposte. E anche quando dice si, cioè approva una proposta, è meglio approfondire: perché da una parte e dallaltra si capiscano bene le basi del consenso, i motivi per cui unidea è valida, e quindi il modo in cui dovrà essere sviluppata.
Fra tanti episodi che ricordo, eccone uno particolarmente vivace. Cera un cliente che aveva labitudine di esprimersi con brutale franchezza. Vide una proposta e chiese: «chi è limbecille che ha scritto questa merda?». Non persi tempo a spiegargli che limbecille ero io; né a cercare di convincerlo che era una buona idea. Ma gli chiesi di spiegarci perché non era daccordo. Ne nacque un dialogo interessante. Unora dopo la merda fu approvata, con alcune modifiche suggerite dal cliente che la miglioravano molto. La campagna fu un successo; nacque fra me e quel signore un rapporto che fu sempre un po burrascoso, ma fertile e basato sul reciproco rispetto.
- La responsabilità del cliente è il prodotto; la responsabilità dellagenzia è la comunicazione. Il cliente ha il diritto di essere ascoltato e il privilegio dellapprovazione finale, ma ciò non elimina la responsabilità dellagenzia.
- È desiderabile che il cliente faccia parte del gruppo di lavoro, ma lagenzia deve trovare al proprio interno e in modo autonomo il consenso sulla strategia.
- Non sempre la strategia viene sottoposta al cliente prima di realizzare la campagna. Quando ciò avviene, la strategia approvata deve essere seguita rigorosamente e non può essere cambiata senza laccordo del cliente.
- Se il cliente ha un proprio schema strategico, questo deve essere seguito, ma non in sostituzione di quello usato abitualmente dallagenzia.
- Lagenzia deve avere opinioni professionali precise e sostenerle; ma deve saper ascoltare il cliente e comprenderne le ragioni.