Il filo
di Arianna
Arte, mestiere e creatività
Alcune recenti esperienze mi hanno insegnato che sta diventando sempre più difficile ragionare in modo chiaro e comprensibile sul tema della cosiddetta creatività. Largomento è contorto, confuso, incoerente. Spesso le percezioni (e le dissertazioni) sono devianti. Più si discorre e si discute sulla creatività, meno si capisce che cosa sia.
Ma, se chi mi ascolta o mi legge non capisce, la regola fondamentale della comunicazione mi impone di chiedermi perché non mi sto spiegando bene. Eccomi perciò a tentare di definire alcune premesse.
Tre anni fa, nel primo articolo di questa rubrica, dicevo che se non funziona non è creativo. Più tardi (novembre 2002) ero ritornato sullargomento osservando che siamo malati di manierismo. Ma credo che sia opportuno fare un passo indietro e chiederci come sia possibile che la creatività sia considerata un mestiere.
La parola creatività è usata così largamente, e in così tanti modi diversi, che sembra aver perso ogni significato. (Talvolta assume un senso perverso basta pensare, per esempio, alluso di unespressione come finanza creativa). Fra le tante distorsioni cè lipotesi che il mestiere di una persona possa essere definito creativo. Mi scuso per lautocitazione, ma cade a proposito una cosa che ho detto e scritto più di una volta (per esempio in un articolo di dieci anni fa).
Ho sempre considerato un po comica la definizione creativo. Se qualcuno chiedeva a Michelangelo, Mozart o Einstein che cosa fai si sentiva rispondere scultore, musicista o fisico. Non creativo. Per quanto ambiziose, parole come scrittore o pittore hanno un suono onesto, artigianale. Chiamarsi creativo non è un segno di creatività.
La creatività non è un mestiere. È una risorsa importante, ma non si può produrre o riprodurre a comando. Per capire la situazione in modo più realistico e funzionale, credo che sia venuto il momento di riscoprire un concetto antico, ma più che mai di attualità.
Arti e mestieri
Si può usare con disprezzo un aggettivo come mestierante. Ma è importante capire il valore e limportanza della parola mestiere. Non è un caso che il più interessante sito web italiano a proposito di scrittura, quello che Luisa Carrada pubblica con impegno e passione dal 1999, si chiami orgogliosamente Il mestiere di scrivere. Ricorda quel chiaro percorso, nello sviluppo della cultura italiana e mondiale, che è stato tracciato allinsegna delle gloriose arti e mestieri.
Il talento può essere un dono naturale, ma perché dia frutti ci vuole molta disciplina. Unispirazione può venire dalle Muse (che spesso si manifestano in forme inaspettate meno solenni di come le propone la mitologia). Unintuizione risolutiva può nascere in modo imprevedibile. Ma è il mestiere che le rende realizzabili. Da tempo immemorabile si parla di arti e mestieri. Perché in quasi tutti i mestieri cè qualcosa di artistico e perché nessuna arte è realizzabile senza un solido e competente mestiere.
Sarà difficile, temo, cambiare la sciocca terminologia oggi in voga. Ma è importante capire che larte e il mestiere contano molto e possono produrre eccellenti risultati, con o senza quei rari e straordinari momenti di intuizione o di innovazione che portano a qualcosa di veramente creativo.
Che cosa vuol dire originale?
Il dizionario Devoto-Oli definisce così originale: «caratterizzato da una notevole indipendenza dalla tradizione o dallesempio, e quindi da una peculiarità e novità pregevole». Ma osserva che «lidea di peculiarità e novità può decadere fino a indicare bizzarria». Molte cose definite originali sono solo decadenti e insulse bizzarrie (come molte cose chiamate creative sono banali e noiosi manierismi).
Apparire diversi è un modo per farsi notare. In una situazione in cui tutti sono vestiti di verde, una persona vestita di rosso è più visibile. Ma non è detto che sia un vantaggio. La visibilità non è tutto e, quando è fine a se stessa, può fare molti più danni della labile notorietà che può ottenere per un fragile momento. La coerenza, lattinenza, la chiarezza di identità sono molto più importanti di una superficiale originalità. Se unidea è davvero forte, per affermarsi non ha bisogno di orpelli o di travestimenti.
Estetica e funzionalità
Tutto questo non vuol dire che lestetica sia irrilevante. Se i contenuti della comunicazione sono deboli o male organizzati, nessun trucco cosmetico li può salvare. Ma non esiste comunicazione o percezione umana senza componenti emotive che diventano artistiche quando sono consapevolmente realizzate per comunicare meglio. Estetica e funzionalità sono parti indissolubili di un insieme. Se una funzionalità è antiestetica e sgradevole vuol dire che è mal concepita. Se ciò che sembra estetico non è funzionale non merita di essere definito bello (e ancora meno creativo).
Quelle teorie che separano lemisfero destro e sinistro del cervello sono grossolane e devianti. Lasciamo agli scienziati il compito di approfondire come la struttura dei lobi cerebrali sia molto più complessa e meno banale. Ciò che conta, in questa sede, è capire che emozione e ragione non sono separabili. La percezione è un insieme e deve essere capita come tale. Una comunicazione efficace deve soddisfare le esigenze del pensiero razionale e, al tempo stesso, quelle del gusto e del sentimento. Se manca luna o laltra componente, o se sono in disarmonia, ne nascono disagi e incoerenze che possono compromettere gravemente il risultato.
Comunicazione e gradimento
È dimostrato nellarte, nella cultura, nello spettacolo, eccetera, che non sempre il gradimento è una misura efficace di qualità. Una comunicazione gradevole e gradita, simpatica e condivisa, può avere più successo di una meno attraente. Ma ciò non significa che il gradimento sia lunica, o la principale, qualità in unopera artistica o culturale come di ogni altra forma di comunicazione, notizia o manifestazione del pensiero.
Occorre anche ricordare, anche a questo proposito, che la comunicazione è un insieme. Cambiarne una parte (anche quando può sembrare un dettaglio) ne modifica il senso complessivo. Una presenza attraente o gradevole, ma estranea al contenuto che si vuole trasmettere, può trasformarsi in un vampiro: attirare su di sé lattenzione a scapito di ciò che si vuole comunicare. Oppure sfasare e confondere la percezione.
Una tentazione opposta, e altrettanto sbagliata, è quella di essere sgradevoli per il gusto di esserlo. Cercare la provocazione quando non serve, essere irritanti per richiamare lattenzione. Fastidiose e arroganti villanie di chi non ha alcuna capacità di essere creativo e non conosce bene larte (e mestiere) della comunicazione.
Va ricordato, tuttavia, che le innovazioni possono essere sgradite e ostacolate quando si scontrano con una cultura impreparata a capirle. Non è facile distinguere fra una sciocchezza che devia senza motivo dalla strada del buon senso e un fertile approfondimento che sembra strano solo perché contrasta con le abitudini e con i pregiudizi (e perciò è originale nel senso più valido della parola). Questo è uno dei motivi per cui si definiscono creative cose che non lo sono, mentre lautentica creatività non è sempre capita e apprezzata come merita.
Come nasce unidea?
Tutti possono essere, qualche volta, creativi. Nessuno lo può essere sempre, né diventarlo a comando. I migliori maestri, nelle arti e nei mestieri, sono quelli che sanno come incoraggiare, stimolare e governare quel processo intuitivo che porta a una soluzione inaspettata. Ma senza mai dimenticare quella finezza di progettazione e di realizzazione che viene da un grande e prezioso patrimonio di esperienza.
David Ogilvy diceva: «non avete alcuna probabilità di avere una buona idea se prima non fate il compito, analizzando a fondo largomento. Ho sempre trovato molto noiosa questa parte del lavoro, ma è insostituibile». E poi spiegava: «potete fare i compiti fino al giorno del giudizio, ma non avrete un grande successo senza una grande idea. Le grandi idee vengono dallinconscio. Questo è vero nellarte, nella scienza come in ogni forma di comunicazione. Ma linconscio deve essere bene informato, se no lidea sarà irrilevante. Imbottite di informazioni la vostra mente inconscia, poi staccate i collegamenti del vostro pensiero razionale. Potete favorire questo processo facendo una passeggiata, o un bagno caldo, o bevendo una bottiglia di barbera. Improvvisamente, se la linea telefonica con il vostro inconscio è funzionante, la grande idea si sveglierà dentro di voi».
Non sempre le idee vengono dallinconscio ma nel processo da cui nascono cè una componente intuitiva. Non sempre le idee forti sono appariscenti o superficialmente brillanti. Possono essere poco vistose ma limportante è che siano rilevanti.
Come si fa a capire se si è arrivati a unidea? Non è difficile come può sembrare, perché è unesperienza emozionante (e, per chi la conosce, inconfondibile). Le idee migliori sono spesso molto più semplici di tutto ciò che si era immaginato prima. Quando lidea sboccia, sembra ovvia e ci si chiede perché sembrasse così difficile trovarla. (Vedi Larte difficile della semplicità).
Ma è illusorio sperare che unidea valida, o un momento di autentica creatività, spunti casualmente dal nulla. Cè un lungo e profondo lavoro di preparazione per arrivare al punto in cui la sintesi risolutiva emerge in modo apparentemente spontaneo.
Il brutto anatroccolo e la Venere del Botticelli
Ricorre questanno il bicentenario della nascita di Christian Andersen. La sua bella fiaba del brutto anatroccolo merita di essere ricordata. Prima che unidea prenda il volo occorre capirla e anche saper riconoscere il potenziale di qualcosa che, a prima vista, non sembrava così straordinario. Se la disciplina e lapprofondimento sono importanti per favorire la nascita di unidea, lo sono altrettanto nella continua attenzione che deve accompagnarla dal suo primo vagito fino al pieno sviluppo.
In un manuale interno di una grande impresa internazionale (Unilever procedure for great advertising) è stato scritto: «Poche veramente grandi idee emergono pienamente formate e bellissime come Venere da una conchiglia nel dipinto di Botticelli... Anche quando una campagna è cominciata, possono occorrere raffinamenti... Le idee richiedono, e meritano, investimento di tempo e pazienza per farle crescere». Non è un caso che citasse un quadro del Rinascimento italiano. Ed è evidente che il concetto vale per ogni forma di creatività che si tratti, come in questo caso, di pubblicità oppure di qualsiasi altra attività umana. (Anche quando non si sta consapevolmente gestendo un progetto di comunicazione, si sta sempre comunicando qualcosa. Nessuna persona od organizzazione può esistere senza comunicare).
Una caratteristica frequente fra le persone che hanno autentiche capacità creative è una notevole dose di pignoleria. Ogni dettaglio, anche apparentemente secondario, può contribuire allo sviluppo efficace di unidea oppure, se trascurato o incoerente, comprometterne levoluzione e i risultati.
Il buon mestiere, anche senza molta fantasia o innovazione, può produrre una qualità più che soddisfacente. Unipotetica creatività spontanea, disordinata e presuntuosa, raramente produce idee vitali e se per caso ne generasse una non saprebbe come farla crescere, per mancanza di arte e di mestiere.
Larte sapiente della coltivazione
Nello sviluppo di unidea (nella scienza come nellarte e in ogni attività di comunicazione) ci sono forti componenti artigianali che nessuna risorsa tecnica può sostituire. E ci sono anche comportamenti e attenzioni che somigliano molto allagricoltura o al giardinaggio.
Di questo argomento avevo parlato in un articolo del novembre 2002 Larchitetto e il giardiniere. In quel testo mi riferivo specificamente ai siti web. Ma gli stessi criteri valgono per ogni genere di comunicazione.
Anche quella dellarchitettura è unanalogia interessante. In tutte le arti occorre trovare unefficace e sinergica simbiosi di estetica e funzionalità. Ma il fatto è particolarmente evidente quando di tratta di costruire o arredare una casa o qualsiasi altro edificio. Se il risultato è bello, ma non funziona, diventa scomodo e inabitabile. Se è funzionale, ma antiestetico, produce un disagio che sarebbe sbagliato sottovalutare.
Cè una precisa struttura, che è sensato chiamare architettura, in un quadro, una statua, un libro, una composizione musicale, unopera teatrale o cinematografica, eccetera come in ogni forma di comunicazione umana.
È famoso il detto di Thomas Edison a proposito di invenzioni e innovazioni: «one percent inspiration, 99 percent perspiration». Non si tratta necessariamente di sudore della fronte. Ma la cosiddetta creatività è inutile (quando non è nociva) in assenza di un solido mestiere che somiglia allarchitettura e alla coltivazione. Le buone basi tecniche sono utili, se non indispensabili ma non possono sostituire lesperienza, la sensibilità e lattenzione ai valori umani. Insomma è un mestiere (e unarte) difficile. Ma, quando ci si riesce bene, è affascinante.