I vecchi,
linformazione
e la comunicazione
I libri
Cè una sorprendente scarsità di dati significativi che permettano confronti internazionali sulla lettura dei libri. Le informazioni sono scarse, poco o male aggiornate e debolmente documentate. Vari studi, che sarebbe troppo lungo citare in questa sede, indicano una propensione alla lettura e un livello di competenze alfabetiche molto più bassi in Italia che in altri paesi di paragonabile sviluppo con una preoccupante accentuazione del fenomeno nelle età più avanzate.
Il fenomeno è chiaro e desolante anche se, come vedremo, il mondo dei vecchi è tuttaltro che omogeneo, in questo come in altri comportamenti.
Ma (indipendentemente dalletà) è difficile fare confronti internazionali nel terreno specifico dei libri. Anche nellampio repertorio statistico dellEconomist si trovano solo dati di spesa pro capite, sulla cui rilevanza e attendibilità come elementi di confronto è opportuno avere qualche dubbio.
Libri in 22 paesi
spesa annua pro capite (in dollari)
È comunque unopinione diffusa, e credibile, che lItalia sia arretrata, per diffusione e lettura dei libri, rispetto alla maggior parte dellEuropa e dei paesi nel mondo con un basso livello di analfabetismo anche se forse le differenze non sono così forti come quelle che si rilevano nel caso dei quotidiani.
Secondo i dati Istat la percentuale di persone che leggono libri in Italia era cresciuta dal 32 % della popolazione nel 1965 al 36 % nel 1973, per poi rimanere statica fino al 1984, salire al 38 % nel 1988 e oscillare fra il 40 e il 42 % dal 1998 al 2002. Nei dati Censis 2004 il dato è 43,6 %. Insomma sembra che una crescita ci sia, ma è debole e lenta.
Il numero di persone che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi è relativamente basso fra gli adolescenti (43 % se, come è giusto fare, si escludono i testi scolastici). È più alto fra i giovani adulti (56 %) e diminuisce nelle età successive (48 % fra i 30 e i 44 anni, 43 % fra 45 e 64, 32 % dai 65 in su). Secondi i dati Istat cè unulteriore, e notevole, diminuzione fra le persone con più di 80 anni.
Va ricordato, specialmente in questo caso, che non si tratta necessariamente di una diminuzione della lettura con letà, ma della presenza nelle generazioni più anziane di persone che non leggevano, o lo facevano raramente, anche quando erano giovani.
I motivi di scelta e di lettura dei libri variano poco con letà (se non per una attenzione un po maggiore, anche in questo caso, degli adolescenti agli aspetti visivi cioè le illustrazioni e la copertina). Nel caso della copertina, sembra che ci sia una somiglianza fra i più giovani e i più vecchi. Indicata dal 17 % degli adolescenti come motivo rilevante di scelta, scende a livelli molto più bassi nelle età successive, ma risale all11 % oltre i 65 anni. Comunque, in tutte le età, sono dominanti i valori di contenuto: la qualità del testo e la sua attinenza con gli interessi del lettore.
Insomma i lettori di libri (e specialmente i lettori abituali) sono significativamente diversi dalle persone che non leggono, ma abbastanza simili fra loro indipendentemente dalletà. Si rilevano alcuni aspetti interessanti nellanalisi della frequenza di lettura.
Lettura di libri
per fasce di età
percentuali sul totale in ciascuna categoria
Mentre la lettura in generale mostra diversità notevoli in base alletà, il quadro è molto più omogeneo nel caso dei lettori abituali. La percentuale, sul totale dei lettori, di persone che leggono otto o più libri allanno è più alta dai 65 anni in su (35 %) che in tutte le altre fasce di età.
Insomma i lettori abituali di libri (circa un quarto della popolazione) sono molto più simili fra loro di quanto siano diversi in base ai parametri demografici e in particolare alletà. Fra le persone che leggono otto o più libri allanno prevalgono le donne (28 % sul totale lettori) rispetto agli uomini (24 %).
In base ai dati Istat (che confermano sostanzialmente il quadro risultante dalle ricerche Censis) la percentuale di persone che leggono 12 o più libri allanno (sul totale lettori) è più alta dai 75 anni in su che in ogni altra fascia di età. Ma si conferma anche fra i vecchi un predominio femminile. Lalta frequenza di lettura (su totale lettrici) è il 15 % fra i 65 e i 74 anni e il 19 % dai 75 anni in su. Fra i maschi, invece, il livello più alto (16 %) è fra i 65 e i 74 anni e decresce (13 %) dai 75 anni in poi.
Lesattezza dei dati a questo livello di dettaglio è ovviamente dubbia, ma il fatto è che i lettori abituali di libri non perdono labitudine quando invecchiano e che anche nelle età avanzate sono un po più spesso donne che uomini. La constatazione più banalmente evidente nei dati generali (minore dotazione di risorse fra i vecchi, e in particolare fra le donne) si frammenta in comportamenti fortemente diversi quando si verificano le situazioni in cui i vecchi (come i giovani) non sono tutti uguali.
Vedi anche le analisi sulle
competenze alfabetiche
degli italiani
(e sulla diffusione e la lettura dei libri)
in
Cenni di storia
dei sistemi di informazione e comunicazione