L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini

di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 33
Dobbiamo fidarci o no?


Da che mondo è mondo, tutte le mamme del mondo dicono ai bambini: «Non accettare caramelle da uno sconosciuto». Sorge spontanea la domanda, quando si tratta della rete: come posso fidarmi di persone che non vedo, quando non so nemmeno se sono ciò che dicono di essere?

Sei o sette anni fa era uscita una vignetta sul New Yorker. Si vedeva un cane davanti alla tastiera del computer che diceva: «Tanto nell’internet nessuno sa che sono un cane». Il concetto è stato ripetuto così tante volte e in così tante forme diverse che è diventato un cliché. Ma non è vero che in rete sia così facile nascondersi o travestirsi. Quasi tutti i messaggi di “posta elettronica” sono firmati con il vero nome della persona che scrive (e in tanti anni in rete non mi è mai accaduto che, da una successiva verifica, l’identità risultasse falsa). C’è chi firma con uno pseudonimo, ma nella maggior parte dei casi è solo un gioco. Ci sono talvolta messaggi non firmati, o con identità palesemente discutibili... in questi casi è meglio stare in guardia, specialmente se ci sono “allegati”. Ma con un po’ di esperienza diventa facile distinguere i messaggi “sospetti”. (Vedi il capitolo 39).

È anche più facile di quanto si possa immaginare capire se una persona dice la verità o si descrive in modo diverso da quello che è. In un singolo messaggio si può fingere qualsiasi cosa senza essere scoperti – così come una persona incontrata fuori dalla rete può recitare una parte o raccontare cose non vere. Ma se la corrispondenza e la relazione si sviluppano, presto o tardi la verità viene a galla. Da come una persona si esprime spesso è facile capire chi è, come pensa, qual è il suo carattere e il suo atteggiamento.

Tuttavia... il sistema delle reti è vasto e complesso, c’è in giro un po’ di tutto. Guarda com’entri, e di cui tu ti fidi dice Minosse a Dante nel canto V dell’Inferno. La citazione non è scelta a caso. Spero che abbiano in mente questo verso, più che lasciate ogni speranza, quegli operatori nel mondo dell’internet che usano metafore infernali.

Sono parecchi... uno dei più ambiziosi “portali” italiani si chiama Virgilio; un sito che mette in burla i motori di ricerca si chiama Caronte... eccetera. Non c’è alcuna intenzione diabolica, invece, nel fatto che il sistema di segnalazione della mancata consegna di un messaggio si chiami daemon (vedi il capitolo 48). Vedi anche il capitolo 15 a proposito di “demonizzazione” della rete.

La rete, naturalmente, non ha nulla di diabolico; o almeno non più del mondo in cui viviamo, di cui è uno strumento e uno specchio. Ma quando ci si avventura in un terreno nuovo è spontanea (e giustificata) una certa diffidenza.

Siamo così abituati a fidarci, nella nostra vita quotidiana, che spesso non ce ne accorgiamo. Quando entriamo in una gelateria, non chiediamo un certificato di commestibilità degli ingredienti. Se chiediamo a una persona sconosciuta un’indicazione stradale, ci aspettiamo che ci indichi il percorso giusto; e di solito la nostra fiducia è premiata. Abbiamo idee abbastanza precise (anche se non sempre giustificate) su quali sono le persone o le organizzazioni di cui ci possiamo fidare – e quali no. Ma in rete... entriamo in contatto con qualcuno che può essere all’angolo di casa oppure all’altra estremità del pianeta – e la differenza non è immediatamente percettibile. Soprattutto, abbiamo la percezione di essere in un ambiente che non conosciamo bene. La nostra propensione alla fiducia scende, le nostre difese si alzano.

Eppure... è interessante notare come nel dialogo in rete molte persone siano disposte ad aprirsi, a fidarsi – anche di qualcuno che non hanno mai visto – più di quanto farebbero al primo incontro con la stessa persona in un altro ambiente. Perché hanno una sensazione di minor pericolo (c’è meno imbarazzo che in un incontro personale, si attenuano i ruoli e le differenze; e si ha la tranquillizzante percezione di poter uscire dalla situazione come e quando si vuole, con la semplice pressione di un tasto). Ma anche perché di quel “qualcuno” si sono fatte un’idea; in base a ciò che dice, a come pensa, al modo in cui si esprime e al contesto in cui avviene l’incontro.

Questo significa che in rete possiamo fidarci ciecamente di tutti? Evidentemente no. La fiducia è un bene prezioso che si conquista gradualmente, col tempo. Non possiamo aspettarci che il mondo intero si fidi di noi al primo incontro; ed è ragionevole, da parte nostra, essere prudenti. Qualche volta non possiamo fidarci del tutto neppure di persone che conosciamo bene; perché possono, in buona fede, darci un indirizzo o un consiglio sbagliato.

Ha ragione la mamma, a proposito delle caramelle. Dobbiamo diffidare, prima di tutto, di chi ci offre un “regalo”. Stiamo attenti anche a chi ci offre di usare un particolare software per accedere a un sito o ottenere un servizio. Se non sappiamo bene di che cosa si tratta, è meglio rifiutare l’offerta. Anche quando l’intenzione non è truffaldina, l’inserimento di un nuovo software sul nostro computer può produrre ogni sorta di complicazioni – e aprirci a controlli di cui neppure ci accorgiamo, o a “invasività” indesiderate.

C’è in giro. per esempio, un “simpatico personaggio” che ci offre di mandarci una battuta umoristica tutti i giorni. E ci sollecita a “regalare” il suo servizio ai nostri amici. Ciò che non dice è che se accettiamo la sua offerta, o se qualche incauto amico ci fa il “regalo”, poi farà commercio del nostro indirizzo per fini che non necessariamente corrispondono ai nostri desideri. E che, una volta entrati nel meccanismo, è molto difficile cancellarsi da quella lista.

Fra i siti più insidiosi ci sono quelli “erotici”. Sono da evitare; non per “moralismo” ma perché possono nascondere vari trucchi. Le truffe si annidano un po’ dovunque, ma più spesso nelle offerte “solo per adulti”. Un noto inganno consiste nel chiedere un numero di carta di credito “per controllare che sei un adulto”. Chi ci casca riceve poi una serie di piccoli addebiti (anche se non ha comprato nulla) che è faticoso (se non impossibile) farsi rimborsare; e che, anche se le somme individuali non sono grandi (di solito meno di 20 dollari) sono una grossa fonte di guadagno per il truffatore. Un altro caso documentato è quello di un sito che offriva un software “per vedere meglio”. Chi accettava l’offerta si trovava, senza saperlo, collegato a una linea telefonica a pagamento; e non si accorgeva dell’inganno fino a quando riceveva la bolletta. Una variante di questa truffa (non collegata a cose di sesso) consisteva nel minacciare di mandare una fattura per qualcosa che non era mai stato ordinato; offrendo un numero di telefono per cancellare l’addebito. La fattura non veniva mai mandata, ma il servizio telefonico provocava lunghe attese ed era una linea a pagamento... vedi Un nuovo genere di truffa online

Evitiamo di affidarci a organizzazioni o meccanismi che ci propongono di essere “la nostra guida nella rete”. Anche se non hanno intenzioni malvagie, non ci porteranno dove vogliamo andare, ma dove conviene a loro – o a chi li paga per indirizzarci sul suo territorio.

Non è possibile darci regole precise, perché le possibilità di inganno (o di “appropriazione” dei nostri movimenti online) sono tante e diverse; e perché qualcuno ne inventa una nuova ogni giorno. La difesa migliore è il buon senso. Da un lato, non credere alle molte voci allarmistiche, spesso riprese con esagerata evidenza sui giornali. Molti dei “pericoli” sono immaginari, o assai meno gravi di come li descrivono. Dall’altro, muoverci nella rete con quella cautela che avremmo in qualsiasi altra circostanza. L’internet è un posto molto meno pericoloso di tanti altri. Se incontriamo un gruppo di malintenzionati in una strada buia, non possiamo andarcene semplicemente chiudendo la connessione. Ma qualche rischio c’è, anche in rete. Quindi prima di fidarci dobbiamo capire con chi abbiamo a che fare.

Questo è uno dei motivi per cui conviene procedere gradualmente, un passo per volta. Nella rete, come nella vita, l’esperienza è il modo migliore per capire quando possiamo fidarci e quando è meglio cambiare percorso.






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