Capitolo 5
Non cè un Signor Internet
Quando parlo del significato delle parole rischio di passare per un pedante (e non lo sono). Ma non sono banali questioni di lessico. Se è chiaro che definire bene le cose di cui si parla è uno strumento necessario del capire, mi si vede come un umile allievo di Socrate (e spero di esserlo). Ma facendo così si rischia la cicuta...
Vorrei scusarmi di nuovo con chi ha già letto queste osservazioni in libri o altre cose che ho scritto (e può tranquillamente saltare questo capitolo). Non mi piace ripetermi. Ma queste premesse mi sembrano necessarie per chiarire che cosè e come funziona linternet.
Ciò premesso... vorrei spiegare perché sono convinto che internet si scrive con la i minuscola e con lapostrofo; e che la world wide web non è una ragnatela. Il modo in cui usiamo le parole è una conseguenza del modo in cui pensiamo e a sua volta influisce sul nostro modo di capire e immaginare le cose di cui stiamo parlando.
Cominciamo con la ragnatela. Sembra incredibile, ma ancora oggi molti sembrano convinti che la rete sia un sistema centralizzato. Perfino in libri seri sullargomento ho letto affermazioni come questa: «Se è una grande ragnatela ci devessere un grande ragno».
Lerrore nasce dalla parola inglese web. Che significa tessuto o rete, non tela di ragno (cobweb). Tanto è vero che i francesi, correttamente, la traducono toile (tela). Devo confessare che anchio, alcuni anni fa, ero abituato a chiamarla ragnatela; ma ho imparato a evitarlo perché mi sono accorto che può creare malintesi. È ancora stranamente diffusa la convinzione che la rete sia un sistema centralizzato e in parecchi casi lho vista rappresentata, anche visivamente, come una ragnatela con grande ragno, che nella mente di alcuni somiglia al grande fratello di orwelliana memoria.
Vedi per esempio Lorribile ragno.Una visione che rivela un atteggiamento sbagliato e pericoloso: un misto di paura e di sperata prevaricazione. Il timore di cadere nelle grinfie di un mostro sconosciuto; o la tentazione di essere il ragno, di impadronirsi della tela per poter catturare vittime ignare. In realtà non cè alcun ragno e non cè un unico centro del sistema. La struttura dellinternet (e perciò della world wide web) non somiglia affatto a una ragnatela. È fatta così:
Lo schema è enormemente semplificato. Nel disegno vediamo 60 nodi, mentre in realtà sono 100 milioni con una complessità di connessioni che potrebbe essere rappresentata solo in unimmagine multi-dimensionale. Ma la struttura è questa.
Questo non è un dettaglio tecnico. La struttura policentrica e distribuita della rete è la più importante delle sue caratteristiche, non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto per i suoi valori umani, culturali e sociali. Se immaginiamo ogni punto in questo disegno non come un nodo di connessione, ma come una persona o un gruppo di persone (impresa o organizzazione di qualsiasi specie) abbiamo, mi sembra, unidea chiara e immediata di un sistema in cui tutti comunicano con tutti, in cui ogni messaggio può trovare un percorso diverso secondo la situazione, e in cui, soprattutto, non cè un punto centrale. Ognuno di noi può essere, quando è il caso, il centro di grandi o piccole aree di scambio (cioè reti) ognuna delle quali ha unidentità distinta.(Per una spiegazione della struttura distribuita della rete, vedi lappendice 1).
Un errore analogo, e molto più diffuso, è pensare che esista un Signor Internet o che il mondo delle reti sia qualcosa di paragonabile a unorganizzazione, con un vertice e una struttura gerarchica.
Internet non è un nome proprio
Credo che si sia qualcosa di sbagliato nella diffusa abitudine di scrivere Internet con la I maiuscola a di trattare la parola come se fosse un nome proprio.
Se qualcuno scrivesse «parlo via Telefono» o «ho visto su Biblioteca» o «guardo Televisione» o «sono in Giornale» o «scrivo con Posta» sarebbe preso per semianalfabeta o tonto. Perché non ci accorgiamo che è altrettanto assurdo usare in questo modo la parola internet?
Non so quale sia lorigine di questo errore, ma può derivare da uninterpretazione sbagliata dellortografia inglese. Molti americani scrivono the Internet con la I maiuscola. Ma linglese usa le maiuscole in modo diverso dallitaliano (per esempio noi non scriviamo i nomi dei mesi e dei giorni, o io, con la maiuscola) ed è chiaro che una parola preceduta da the non può essere un nome proprio.
Molte osservazioni che leggiamo o ascoltiamo a proposito della rete sembrano partire dal presupposto che ci sia un Signor Internet e che abbia un suo sistema di opinioni e di comportamenti. Anche se non si considera la rete come una persona, se ne ragiona come se fosse una testata giornalistica o televisiva, con una propria redazione, uno stile, una tendenza.
La rete non è un mezzo, né una comunità chiusa e omogenea. È un insieme di centinaia di migliaia di comunità diverse, ognuna con una sua identità; e di milioni di persone che scambiano messaggi, individuali o collettivi, ognuna secondo i suoi desideri e le sue esigenze. A molti piace immaginare che esista il popolo della rete; ma non capiscono che quel popolo non cè. La principale qualità dellinternet è proprio quella di consentire a ognuno di scegliere i percorsi, i dialoghi e gli ambienti che preferisce.
Insomma... se scrivo linternet con la i minuscola non è per sminuire la rete. Al contrario, è per rifletterne linfinita varietà. Se diciamo la radio, il telefono, la posta, il giornale, il dialogo, la comunicazione... mi sembra giusto dire e scrivere linternet. Se tutti lo facessero, questo uso della lingua potrebbe aiutarci a capire meglio di che cosa si tratta. E a vedere la rete con meno diffidenza e più simpatia.
In parte è una coincidenza. In parte no.
Dopo la pubblicazione di questo libro
(e dopo la definizione di concetti analoghi
in La coltivazione dellinternet)
si è diffusa più di prima la percezione
che sia corretto scrivere linternet.
Vedi per esempio un interessante articolo
di Georgia Garritano (20 novembre 2001)
Internet che nome è?
La questione dei generi
Una questione molto meno rilevante (perché influisce poco sul significato e sulla comprensione delle parole) è quella dei generi. A differenza del latino, dellinglese e del tedesco (ma come il francese e lo spagnolo) litaliano ha perso luso di quellutile risorsa che è il neutro. Così succede che mare è maschile in italiano e femminile in francese, che stranamente automobile è femminile in italiano (forse per il banale motivo che finisce con e). Eccetera eccetera...
In un tempo che sembra remoto... eravamo nel 1994... mi trovai a leggere con religiosa attenzione La Bibbia del Modem di Giorgio Banaudi. Come quasi tutti, mi ero abituato a seguire labitudine dominante e dire BBS al femminile. Ma quando mi accorsi che in uno dei migliori libri dellepoca Banaudi scriveva BBS al maschile, mi chiesi perché (più tardi ebbi loccasione di incontrare lautore, che confermò la mia interpretazione). BBS sta per Bulletin Board System. Sistema è maschile, ed è abbastanza comico (oltre che improprio) tradurre, come alcuni fanno, bacheca. Da allora, imparata la lezione, dico e scrivo BBS al maschile (anche se questo ha provocato qualche conflitto con le redazioni di alcune riviste).
Ogni tanto qualcuno mi chiede: internet è maschile o femminile? La risposta mi sembra ovvia... net, rete, femminile. E ci sono anche motivi filosofici, strutturali, pratici e affettivi per cui penso che la rete è femmina (vedi il capitolo 10). Per lo stesso motivo è femminile web (ma mi è accaduto di dover girare la frase per evitare un conflitto con un ostinato redattore che voleva web al maschile).
Ci sono cose bizzarre. Per esempio è diffusa labitudine di dire URL al femminile (si tratta dellUniform Resource Locator, in parole povere un indirizzo web). Mi sembra evidente che un localizzatore (o un indirizzo) sia maschile. Quando si tratta di GIF o JPEG, cioè immagini, succede un po di tutto... ma molti (come me) usano il femminile.
Chat (chiacchiera) è femminile: su questo sembra che siamo quasi tutti daccordo. Così anche e-mail (posta elettronica). Potrei fare altri esempi, ma mi fermo qui. Credo che capire bene il senso delle parole sia importante; ma il rigore grammaticale lo è molto meno. Perciò non mi sembra preoccupante se si fa un po di confusione sui generi. Limportante è che si capisca di che cosa stiamo parlando.
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di presentazione del libro