L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini

di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 1
Farsi una rete su misura


Chi ha già letto cose mie (articoli su riviste, testi pubblicati su questo sito o altrove in rete; o libri come La coltivazione dell’internet) troverà, in parte, ripetitivo questo capitolo – e anche alcuni altri che seguono. Chiedo perdono... ma è inevitabile. Ci sono concetti generali che mi sembrano necessari per inquadrare l’argomento; e probabilmente molte fra le persone che leggono queste pagine non hanno una lunga esperienza della rete e non hanno avuto modo di leggere altre cose che ho scritto.

Ci sono anche alcuni fatti che possono sembrare elementari e ovvi, ma che nella gran confusione informativa che circonda la rete sono spesso mal spiegati o mal capiti. Mi sembra utile chiarirli (e spero che la spiegazione non sia noiosa).


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Per cominciare: la prima cosa da capire è che non esiste una sola internet. L’internet non è una rete, né “la rete delle reti”. È un sistema che collega un grandissimo (e sempre crescente) numero di reti diverse, ognuna con una sua individualità. Conoscerle tutte, esplorare l’intero mondo delle reti, è semplicemente impossibile. E non è neppure interessante, perché nessuno di noi può (e vuole) sapere “tutto”. Possiamo avere il desiderio di allargare le nostre conoscenze anche alle cose più svariate, ma la quantità di informazioni disponibili nel mondo (e sempre più abbondantemente accessibili in rete) contiene un’infinità di dettagli che interessano solo a poche persone.

Una persona attenta potrebbe chiedermi: «ma allora perché la chiami “la rete”?» Perché è un modo simpatico e semplice per parlarne. Ma anche perché è un sistema che “interconnette” le reti, e quindi si presenta a chi lo usa come se fosse un ambiente unico: un insieme di diversità che tuttavia ci deve apparire seamless, senza cuciture. Quindi possiamo chiamarla “la rete” ma dobbiamo sapere che è fatta di un’infinità di reti diverse. Come può essere un insieme di diverse tecnologie – che devono però facilitare, non complicare l’accesso e la ricerca. A questo proposito vedi Quando le cuciture saranno invisibili. Sulle differenze fra internet e world wide web vedi vedi il capitolo 25.

In più c’è un problema di qualità. In rete si trova di tutto. Chiunque può metterci ciò che vuole. Questa abbondanza è un valore, e ancora più importante è la diversità, la possibilità di esplorare opinioni e culture diverse. Ma dove “tutti scrivono tutto” c’è inevitabilmente anche una grande quantità di cose poco interessanti. In un articolo del 29 gennaio 2001 Gerry McGovern diceva:

La web è diventata una discarica per informazioni scadenti e male aggiornate. Un’erbaccia che soffoca i contenuti di qualità.
La sfida della qualità dei contenuti non sarà mai risolta dalle tecnologie. Il problema continuerà a crescere fino a quando addestreremo le persone a produrre contenuti migliori, a pubblicarli tempestivamente e a organizzarli in modo che chi li cerca possa trovarli. La tecnologia può favorire questi processi, ma è la qualità delle persone che fa funzionare il sistema.

Insomma la rete è una straordinaria miniera di informazioni ma non è facile trovare ciò che vogliamo, né separare la qualità dall’ingombro. Di questo si parlerà più ampiamente nei prossimi capitoli.


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L’altra cosa fondamentale è che la rete non è solo un immenso repertorio di informazioni. È anche, e soprattutto, un modo per dialogare. Possiamo usarla, semplicemente, per corrispondenza con le persone che conosciamo già. O per conoscere persone nuove. O per trovare ambienti (comunità) dove ci sono persone che condividono i nostri interessi.

Ma è facile perdersi nel mare magnum delle reti. Un’esplorazione troppo vaga, senza una direzione precisa, porta alla dispersione. Dopo una fase di curiosità iniziale diventa noiosa e inconcludente. Questo è il motivo per cui molte persone “provano” ad affacciarsi all’internet ma dopo un po’ la abbandonano. Stare davanti a un monitor senza un motivo preciso non è affatto divertente. Fare “ricerche” online è meno semplice di come può sembrare. Può, qualche volta, dare piacevoli e interessanti sorprese. Ma spesso è deludente e frustrante (per tutti, ma specialmente per chi non ha ancora affinato il metodo con l’esperienza e con la conoscenza dei punti di riferimento più utili).

Il segreto per affiatarsi con la rete è semplice. All’inizio fare solo una cosa, o poche. Cominciare da ciò che conosciamo meglio: la corrispondenza con gli amici, gli ambienti che ci sono già familiari, i luoghi suggeriti da qualcuno che conosciamo. Non avere fretta di allargare, né sentirsi obbligati a “navigare” per andare chissà dove. Seguire il desiderio e l’istinto. Man mano che aumenta la nostra esperienza e familiarità con la rete sarà naturale e spontaneo capire dove e come vogliamo scoprire qualcosa (o qualcuno) di nuovo.

Per chi ha già esperienza della rete, è una buona idea fermarsi ogni tanto e ripensare all’uso che se ne fa. Succede a quasi tutti di avere percorsi contemporaneamente troppo “larghi” e troppo “stretti”. Troppo larghi, perché cose che all’inizio ci sembravano interessanti non ci servono più o si sono rivelate al di sotto delle nostre aspettative. Meglio abbandonarle per concentrarci su ciò che ci interessa davvero. Ma anche troppo stretti, perché l’abitudine ci ha portato a percorsi “abituali” e potremmo non esserci accorti che c’è qualcosa di nuovo (o qualcosa che c’è da molto tempo ma non conosciamo) che è più vicino ai nostri interessi, desideri e curiosità.

Mia nonna diceva «chi lascia la via vecchia per la nuova sa ciò che lascia ma non ciò che trova». Come quasi tutti i proverbi, anche questo si può leggere in due modi. Quanto ci conviene stare sulla più confortevole e sicura “via vecchia”? Quando e come è meglio correre il rischio della “via nuova” per non essere troppo prigionieri delle abitudini? Se è così nella vita in generale, lo è ancora di più nella rete. Per usarla bene, e scoprirne i veri valori, dobbiamo continuamente mescolare il vecchio e il nuovo: mantenere i confortevoli percorsi che conosciamo bene e che ci sono abituali, ma anche avventurarci per scoprire che cosa c’è “dietro l’angolo” che può aprirci nuovi orizzonti.

Non è il caso di avere fretta. La rete permette di comunicare rapidamente – e continua a crescere e a cambiare. Cercare di “tenere il passo” con tutte le novità è inutile, impossibile e snervante. Per capire qual è la “nostra” rete, il sistema di relazioni che ci interessa, ci vuole tempo. Ma se seguiamo il filo delle nostre curiosità, passo per passo, arriviamo a scoperte interessante anche in poche settimane o pochi giorni.

Non è bene lasciarsi “pilotare”. La rete è piena di “portali“ o altri servizi che dicono: «vieni da me, ci penso io, ti accompagno io alla scoperta dell’internet». Non è il caso di fidarsi. Per due ragioni. La prima è che non sono quasi mai “disinteressati”. Molto spesso sono al servizio di qualche interesse e cercano di portarci dove più conviene a loro – o a chi li paga per “generare traffico”. E anche quando non sono deviati da alcun interesse commerciale, non sono obiettivi: sono inevitabilmente condizionati dalla mentalità e dalla cultura di chi li governa. Nessuno può darci la rete che vogliamo. Dobbiamo (e per fortuna possiamo) costruircela su misura. Può essere pratico, all’inizio, affidarci a una risorsa per cominciare a orientarci. Ma appena abbiamo le gambe per camminare ci conviene andarcene per i fatti nostri e trovare le nostre strade nella rete. Se lo facciamo un po’ per volta, seguendo le nostre inclinazioni, non è difficile – e può essere molto divertente.

Il mondo è pieno di amici che ne sanno più di noi – o “dicono di sapere” come dobbiamo usare la rete. Ascoltarli può essere molto utile; e non solo all’inizio. Anche persone con dieci anni di esperienza in rete chiedono consiglio a chi conosce un certo argomento meglio di loro. Spesso un amico che ci capisce bene può darci suggerimenti interessanti. Ma non dobbiamo mai lasciarci troppo guidare dagli altri. Sentiamo i pareri e le opinioni di tutti – ma scegliamo con la nostra testa. E non solo con la testa. È interessante notare come chi capisce bene l’internet (e le tecnologie dell’informazione) parli spesso di “cuore”, di emozione, di istinto e di sentimento.

Vint Cerf, uno dei “padri” dell’internet, dice:

L’internet è un luogo, un ambiente, fatto di persone e delle loro miriadi di interazioni. Non è meramente una tecnologia ma un modo di collaborare, condividere e aver cura gli uni degli altri. È radicata nella realtà e la realtà ha la radice nei nostri cuori.

Insomma ciò che conta non è l’immensa vastità delle reti ma lo spazio “a portata di mano” che ognuno di noi può non solo ritagliare, ma costruire. Vivere bene nell’internet vuol dire farsi la propria rete, a misura umana, grande o piccola quanto vogliamo. Talvolta ristretta perché preferiamo il confortevole ambiente delle cose note (o semplicemente non abbiamo tempo). Talvolta più larga e meno definita, perché ci sentiamo più avventurosi o abbiamo bisogno di trovare qualcosa che non sapevamo. Ma l’arte fondamentale è costruircela su misura, perché si adatti bene a noi, ci piaccia e ci stia comoda. E scegliere ogni volta, fra le infinite possibilità che la rete ci offre, quella che in quel momento ci interessa davvero. La più grande risorsa dell’internet è la sua infinita flessibilità.






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