Giancarlo Livraghi

Il potere della stupidità
Kali

Capitolo 2

Stupidità e biologia

Also in EnglishTambién en Español



La continua e inarrestabile proliferazione della stupidità ha caratteristiche che somigliano alla diffusione di un virus – o, più in generale, alla moltiplicazione di creature viventi. Ma in un sistema biologico elementare il problema della stupidità non esiste. Il processo si basa sulla continua produzione di un numero estremamente grande di mutanti “stupidi” – cioè condannati all’estinzione. Solo alcuni (i “più adatti”) sopravvivono – e così l’evoluzione va avanti.

Da quel punto di vista, ciò che noi percepiamo come una catastrofe è solo un’altra variazione nel corso “naturale” degli eventi. Incendi distruttivi nelle foreste sono considerati dai botanici come necessari, anzi desiderabili. Milioni di creature viventi che muoiono bruciate potrebbero non essere d’accordo, ma la loro opinione è irrilevante.

In quella prospettiva, le soluzioni sono semplici ed efficaci. Se c’è un eccesso di popolazione, ciò che occorre per eliminare il problema è un’epidemia (o un altro strumento di massacro di massa che non sia troppo distruttivo per l’ambiente in generale) capace di uccidere il 90 per cento dell’umanità.

Il 10 per cento sopravvissuto, dopo aver superato una crisi iniziale di dolore e smarrimento, troverà l’ambiente risultante piuttosto gradevole. Si tratterà anche, probabilmente, di persone geneticamente simili fra loro, che condividono caratteristiche di aspetto e di comportamento. Se avessero tutti i capelli verdi, gli occhi rosa, e si trovassero bene in un clima umido e piovoso, arriverebbero presto a considerare “inferiori” le persone (estinte) con altri colori di capelli e di occhi cui piacevano il sole e i cieli azzurri. Nei loro libri di storia idrorepellenti ci tratterebbero come noi trattiamo i Neanderthal.

La distruzione o sterilizzazione del nostro pianeta, per effetto di forze nucleari (o chimiche) di produzione umana – o di una collisione con un planetoide vagante – sarebbe un dettaglio trascurabile nell’evoluzione del cosmo. E se avvenisse prima dello sviluppo dei viaggi spaziali e della colonizzazione extraterrestre la scomparsa della nostra specie (insieme al resto della biosfera) non sarebbe un evento rilevante neppure nella nostra galassia.

Ma nel particolare ambiente biologico governato da una certa specie (in questo caso la nostra) il sistema è basato sul concetto che l’ambiente può, e deve, essere gestito – e che ogni individuo della nostra specie (e di altre specie che “proteggiamo”) deve vivere più a lungo, e più piacevolmente, di come potrebbe in un ambiente incontrollato. Questa situazione richiede una particolare forma di “intelligenza” organizzata. Perciò la stupidità, in questa fase e condizione evolutiva, è estremamente pericolosa.

Alcuni pensano che il degrado sia ormai irrimediabile, che per una perversa deviazione evolutiva la stupidità abbia preso definitivamente il sopravvento. Ci sono, purtroppo, molti fatti che sembrano confermare quella tesi. Questo libro è un tentativo di ragionare su come un’estrema catastrofe possa essere evitabile.

Potrebbe essere lungo e complicato addentrarsi nei dibattiti scientifici, spesso sterili, ma talvolta illuminanti, sull’intelligenza della biologia o sulla biologia dell’intelligenza. Si può sostenere, secondo i punti di vista, che l’evoluzione è intelligente – o che è stupida. E le stesse contraddizioni si possono incontrare nello studio delle culture umane.

A questo proposito c’è un’altra interessante osservazione di James Welles. L’archeologia è dedicata principalmente alla ricerca dell’intelligenza. Cioè di ciò che, alle origini della nostra specie, distingue un homo sapiens da creature che sembrano (dal nostro punto di vista) meno pensanti. O, in epoche meno antiche, di ciò che dimostra nei fatti un “progresso” tecnico, scientifico o di organizzazione sociale. La storia, invece, è un inesauribile repertorio di errori e di fallimenti – cioè una continua conferma del potere della stupidità.

Lo stesso autore rileva anche una profonda ambivalenza del patrimonio culturale. Da un lato la tradizione è trasmissione di esperienza, di conoscenze utili. Dall’altro è la sclerotizzazione di pregiudizi, superstizioni, usanze, costrizioni, dogmatismi che ostacolano la conoscenza e spesso sono radici di stupidità.

Non solo l’evoluzione filosofica e scientifica, ma anche la pratica nella vita di tutti i giorni, ci mettono continuamente davanti a una scelta: quanto e che cosa conservare del patrimonio di esperienza e quanto invece imparare da nuovi stimoli – o da cose che già sapevamo, ma non avevamo ancora esaminato con sufficiente attenzione.

Recenti studi di antropologia dimostrano che fin dalle origini delle più antiche e “primitive” culture umane c’erano coerenti strutture di coesione sociale (vedi L’evoluzione dell’evoluzione). Le radici ci sono – e sono profonde. Il problema è capire come ritrovarle e farle funzionare nella complessa situazione di oggi.

Un altro argomento assai complesso, che sarebbe troppo lungo approfondire, è la natura dell’intelligenza (e, per contrasto, della stupidità). Il dibattito teorico, spesso inconcludente, su questi temi può continuare all’infinito. Ma in pratica c’è un fatto rilevante: non è sensato definire l’intelligenza come solo razionale – ed è altrettanto sbagliato considerare stupido tutto ciò che non sembra razionalmente spiegabile.

Ragione ed emozione, logica e intuizione non sono separabili. I grandi progressi della conoscenza nascono quasi sempre da percezioni intuitive, che solo più tardi trovano una spiegazione “razionale”. Anche l’esperienza quotidiana dimostra che l’intuito può essere spesso più veloce, e più preciso, di tanti ragionamenti.

Possiamo essere stupidi se ci lasciamo guidare solo dalle emozioni, ma lo siamo altrettanto se crediamo di poter risolvere tutti i problemi seguendo uno schema apparentemente logico.

Questo è uno dei motivi per cui, alla fine di questo libro, ci sono alcune “impertinenti osservazioni” su come semplificare la complessità.



Su questo argomento vedi anche
Stupidità: istinto o cultura?



libro
ritorno alla pagina
di presentazine del libro

indice
indice della sezione

homepage Gandalf
home