Fin da quando i grandi mezzi di informazione
hanno cominciato a occuparsi dellinternet (cioè da
sette o otto anni) cè stata una ripetuta alternanza
di trionfalismo e depressione. Le onde di hype (o
e-xaggeration, come dice lEconomist) sono inevitabilmente seguite da delusioni (hangover,
o dopo-sbornia). Da qualche tempo le due tendenze si sono
accavallate. Si è entrati in una specie di fibrillazione
o di schizofrenia, in cui si dice contemporaneamente una cosa
e il suo contrario. Questo non è un sintomo di salute
e ovviamente non aiuta a capire.
Spero che un contributo alla chiarezza possa venire da alcuni
dati aggiornati sullinternet nel mondo, in Europa e in Italia
che si trovano nella sezione dati
di questo sito (e di cui cè una sintesi nel numero
del 27 febbraio
della rubrica il mercante in rete). I profeti di
sventura sono smentiti da una continua crescita
dellattività in rete. Ma unaltra tendenza mostra
segnali di debolezza: nel 2001 il numero di persone collegate
in Italia ha una crescita molto modesta (è quasi
statica nella seconda metà dellanno). Ci sono
analoghi segnali di rallentamento in altri paesi. I
pessimisti dicono: «vedi che avevamo
ragione?» ma la successione degli eventi
ci dice che la sequenza di causa ed effetto
è al contrario. Sono le insistenti proclamazioni di
crisi dellinternet (oltre alle delusioni che
derivano da promesse esagerate) che hanno provocato un minor
afflusso di persone online. Non viceversa.
Ci sono notizie che non riguardano linternet ma aiutano
a capire i veri motivi della cosiddetta crisi. Il
clamoroso crollo di Enron è tuttaltro che un caso
isolato. E dimostra come le deformazioni speculative non
siano una caratteristica della cosiddetta new economy.
Anche il caso curioso di un fallimento che
rivela magagne profonde in una corrotta pseudo-reglione come
Hare Krisna è un sintomo di una sindrome
che affligge, da molti anni, parecchie organizzazioni di
quella specie. Per non parlare dei santoni e
veggenti della finanza...
Ci sono notizie confuse, come sempre, sul cosiddetto
commercio elettronico. Nel 2001 cè stato
un po meno fracasso, rispetto agli anni precedenti, sulle
mirabolanti previsioni e aspettative delle vendite natalizie
online. Ma ci sono state notizie a posteriori confuse e
contraddittorie. Un aumento, rispetto al 2000, di circa il 15
per cento non è gran cosa. Alcuni lhanno descritto
come un fantastico successo, altri come una catastrofe. La
verità è più semplice: quasi nulla
è cambiato, cè assai poco di nuovo. Come
sempre, si sono comprati online soprattutto hardware,
software e libri. Fra i fornitori di maggior successo, anche
in Italia, cè di nuovo Amazon.
La più famosa e storica impresa di
e-commerce è tornata allonore delle cronache:
finalmente dichiara un utile. Da un paio danni, se parlavo
di Amazon ero spesso zittito con sorrisi sarcastici.
«Non fa profitti, sta per fallire». Invece sono
falliti altri, che sembravano invincibili successi. Amazon
probabilmente avrebbe fatto un profitto molto prima se non si
fosse avventurata in terreni un po troppo lontani dalla sua
identità. Ora che i conti tornano... si conferma come
un invincibile e indiscusso leader? Forse no.
In unintervista
di due anni fa Jeff Bezos diceva:
I clienti ci sono fedeli se non approfittiamo della loro
fiducia. Non ci si può riposare sugli allori. Se diamo
qualcosa per scontato diamo un disservizio ai nostri clienti
e non è giusto che ci siano fedeli. I clienti ci sono
fedeli fino allistante in cui qualcun altro offre un
servizio migliore. Si vive o si muore in base allesperienza
che il cliente ha di noi.
Fin che ha mantenuto fede alle sue promesse i risultati
lhanno premiato. Ma ora sembra che il successo gli abbia
dato alla testa. Amazon si è infilata in un percorso
di personalizzazione e in altre spinte
promozionali che invece di essere servizi ai suoi clienti
rischiano di trasformarsi in fastidiosa invasività. Si
cominciano a sentire voci di clienti fra i più antichi
e affezionati che dicono «se Amazon va avanti a
disturbarmi in quel modo farò una prova con qualcun
altro». È presto per sapere come andrà a
finire, ma potrebbero esserci pericolose fessure nel
monumentale palazzo di quello che, fino a oggi, era il
più duraturo e solido successo nelle vendite online.
Non è raro, nella storia di ogni genere di imprese,
che il momento di maggior gloria apparente sia quello in cui
si manifestano sintomi di crisi.
Un anno fa, talvolta, dicevo «se proprio volete
copiare qualcuno, copiate Amazon o Google». Ma la
verità è sempre unaltra. Non è mai bene
copiare. Limportante è imparare dagli altri (anche
dai loro errori) e cercare di fare meglio. Linternet si
nutre di diversità. Quanto più ciascuno riesce
a essere se stesso, a esprimere una sua identità
diversa e inimitabile, tanto meglio troverà la sua
strada nellinfinita diversità della rete. E se oggi
si parla tanto di crisi, di imbarazzo, di
disorientamento... che splendida occasione per chi vuol fare
le cose più seriamente, con più calma,
più metodo e più impegno.