La storia delle tecnologie è piena di presunte
soluzioni miracolose che dovrebbero risolvere
tutti i problemi. Quelle che servono davvero per evoluzioni
importanti passano spesso inosservate. Altre, cui si
attribuiscono capacità taumaturgiche, spariscono dopo
qualche anno. Oppure producono risultati utili, ma diversi da
quelli che si immaginavano. Ci si sbaglia anche nelle analisi
a posteriori. Per esempio alla fine del 2001 si è
celebrato il centenario dellinvenzione di Marconi come
nascita della radio ma non e vero. Era telegrafo
senza fili. La radio si sviluppò ventanni
più tardi (vedi La nascita
della radio e levoluzione turbolenta).
Ora si fa un gran parlare della banda larga.
Si dice che la diffusione dellinternet è frenata da
una insufficiente capacità di trasporto dei dati. Il
che è palesemente falso ma ci sono forti interessi
in gioco cui conviene diffondere quella superstizione.
In un altro articolo
ho parlato dei valori storici della rete che non
è opportuno dimenticare. Ciò che vorrei
ricordare qui è che la rete funzionava, meglio di
oggi, quando la banda disponibile era assai meno
di quella attuale e sembravano veloci i modem che trasferivano
2.400 bit al secondo (mentre oggi non ci si accontenta di 64.000
e a qualcuno sembrano scarsi anche 640 k).
Laumento di bandwidth dipende solo in parte dalla
crescente disponibilità di strumenti di trasporto
(cavi, satelliti, reti fisse e mobili).
Ci sono soluzioni tecniche come la compressione
e la separazione di frequenze che permettono
di far passare una quantità enormemente maggiore di
dati attraverso i canali già esistenti. Il risultato
è che quei tubi sono troppi, enormi e
vuoti. Si stima che oggi sia utilizzato circa il 2 per cento
della banda disponibile.
I canali di trasporto sono una commodity sovrabbondante.
Lofferta eccede enormemente la domanda mentre i costi
scendono, con tendenza quasi ad azzerarsi. In un reale
mercato ci sarebbe una precipitosa discesa dei
prezzi. Ma cè un cartello, una specie di
Opec delle telecomunicazioni, un confusopolio che
frena la riduzione delle tariffe mentre si affanna a cercare soluzioni
per riempire lesagerata e inutilizzata capienza dei tubi.
Di confusopolio
(cioè di sistemi oligopolistici per confondere
lofferta invece di ridurre il prezzo) si parla dal 1998 e
il fenomeno continua a essere confermato dai fatti.
Molti guadagnano sul commercio di banda. Chi
ce lha, chi la compra e la rivende, chi ha una quota di
lucro sullinterconnessione, chi riesce a inventare pretesti
per appesantire il traffico. Siamo assediati dalle proposte e
dai marchingegni che cercano a tutti i costi di farcene
consumare di più.
Le connessioni veloci non sono inutili. Servono per
parecchi usi specifici. Il più ovvio è la
televisione o altri sistemi audiovisivi, come per esempio
le videoconferenze (ma la televisione non è linternet
e soprattutto linternet non è la televisione). Ci
sono anche altre attività rilevanti che richiedono un
trasferimento pesante di dati. Lingegneria, larchitettura,
la grafica, leditoria, varie applicazioni scientifiche e
tecniche. Soluzioni per uccidere (come le applicazioni
militari) o per salvare vite (come, per estremo, un
intervento chirurgico in connessione remota). O,
più semplicemente, il caso di chi ha spesso motivo di
prelevare o trasferire in rete software ingombrante.
La banda larga è una risorsa
per chi davvero ha motivo di usarla. Ma è insensato
proporla a tutti, chiederne un prezzo ingiustificabile
rispetto ai costi, inventare ogni sorta di pretesti per riempirla
di cose inutilmente ingombranti.
Nonostante le pressioni, non tutti si lasciano
incantare. Nei paesi dellOcse la banda larga
raggiunge meno del 2 per cento degli utenti della rete.
Mentre altri fattori influiscono su un rallentamento. Vedi
La crescita rallenta?
Non ha senso inseguire ad infinitum il mito della
multimedialità. La base della
comunicazione in rete è e rimane la parola scritta
(lo strumento più efficace è anche quello che
produce il minor carico di banda). Il problema
più grave è che se si concentra tutta
lattenzione sui presunti miracoli della banda
larga si perdono di vista i valori reali. Si
giustificano posizioni di attesa e di inerzia. E, al tempo
stesso, si moltiplicano iniziative banali, pretestuose,
cariche di apparenza e prive di contenuto, invece di
impegnarsi su ciò che conta: la qualità
dellinformazione, del dialogo e del servizio.
A proposito di quello che viene chiamato the broadband
fiasco cè un interessante articolo pubblicato il 10
dicembre 2001 da Gerry McGovern
What
the broadband meltdown tells us in cui fa notare che
dopo dieci anni di mitologia ed evangelizzazione
sui miracoli della banda larga i risultati non sono soltanto
fallimentari e deludenti ma anche decisamente dannosi.
Negli anni Novanta osserva McGovern
le imprese tecnologiche (e i media che da loro traggono nutrimento)
si sono comportate come se drogate da forti dosi di allucinogeni. Tutto
era velocità e accelerazione. La necessità di velocità
era diventata un mantra religioso fra i guru della tecnologia. La
banda larga era la sola cosa che contava. Molte
attività erano progettate con il principale obiettivo di
consumare la maggior quantità possibile di bandwidth.
Unaltra lezione che si ricava da questo fiasco è
che la rete devessere trattata per quello che è, non per quello
che i tecnologi e i disegnatori grafici immaginano che debba essere.
La mentalità broadband scivola sulla superficie della rete,
tenta di renderla luccicante, decorativa e appariscente. Così
si sono sviluppati milioni di pessimi siti web. Quei siti tentano di essere
riviste patinate, spettacoilari film. Hanno fallito miseramente.
Studio dopo studio si ha continuamente la stessa conferma: le persone
che usano la rete in tutti i continenti non vogliono siti web spettacolari,
ostentazioni ed esibizionismi. Vogliono siti funzionali, con contenuti utili e
pagine che si scaricano rapidamente. Vogliono informazioni complete
e bene organizzate. Vogliono sistemi efficienti di ricerca. Vogliono supporto
di qualità, servizio, processi semplici e robusti.
Tutte queste cose tutte le cose che le persone vogliono dalla rete
non hanno bisogno di banda larga. Coloro che credevano di acchiappare
tesori seguendo larcobaleno broadband hanno fallito perché non hanno
capito quali ricchezze si possono trovare con siti web semplici e ben progettati.
Per tutto ciò che davvero serve in rete, conclude lanalisi di
Gerry McGovern, la broadband è inutile.