Offline Riflessioni a modem spento


Non sempre
i numeri
hanno un significato

ottobre 2000

also available in English



  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
Per approfondimenti sull’internet marketing
vedi la rubrica online Il mercante in rete
e il libro La coltivazione del’internet
 
 

 



Siamo inondati di numeri. Capire se abbiano un significato, e che cosa se ne possa dedurre, è tutt’altro che facile. Benjamin Disraeli diceva «There are three kinds of lies: lies, bloody lies, and statistics» (“Ci sono tre specie di bugie: le bugie, le sfacciate bugie e le statistiche”). Sono passati più di centocinquant’anni e le cose non sono cambiate – se non per il fatto che l’inondazione di dati e statistiche è enormemente più estesa. Nel 1954 Darrell Huff ha scritto un eccellente (e divertente) libro su How to lie with statistics – che è più che mai di attualità.

Non sempre sono “bugie”. Una statistica può essere manipolata; come può essere “falsa” non per distorsione intenzionale, ma per un errore di metodo o di interpretazione. Anche quando la significatività, da un punto di vista matematico, è seria (spesso non lo è) ci possono essere molti fattori che rendono discutibile il risultato. (Vedi Interpretare ricerche e sondaggi nel numero 17 del Mercante in rete). Basta una piccola differenza nel modo in cui si pone una domanda o si raccolgono i dati, come nel modo in cui si interpretano, per poter “dimostrare” tutto e il contrario di tutto.

Se dicessi «La mia amica Lulù è la donna più affascinante d’Italia» tutti capirebbero che è un’opinione. Ma se dicessi «È statisticamente dimostrato che il 73,45 per cento degli italiani considera Lulù più affascinante di Miss Italia» molti penserebbero che è “vero” e “significativo”. Trascurando il fatto che le persone interrogate devono necessariamente conoscere Lulù (che non è mai apparsa in televisione o sui giornali) mentre della “reginetta” hanno percepito (se l’hanno vista) solo una superficiale icona; che molte italiane affascinanti non partecipano a concorsi; e che gli standard convenzionali di “bellezza” hanno poco a che fare con il fascino.

L’esempio è futile e sciocco? Si... ma non più di tante altre cose che leggiamo un po’ dovunque. Molte statistiche considerate “serie” non sono più attendibili di così. C’è la “superstizione del numero”: se un concetto è espresso come dato numerico è considerato automaticamente “scientifico” – quando molti di quei numeri, se si approfondisce un po’, si rivelano privi di significato (o significano qualcosa di diverso da ciò che “sembra”).

Spesso i numeri sono usati per dare un’impressione di “certezza”. Se si tratta di cosmetica per imbellettare qualcosa che comunque è valido, la cerimonia può essere innocua. Ma quando è un sistema per evitare la responsabilità di una scelta, o dai numeri si tenta di dedurre ciò che non dimostrano, può essere molto pericoloso. Spesso la via della catastrofe è lastricata di elucubrazioni numeriche.

Per motivi di studio e di lavoro mi sono trovato moltissime volte a dover analizzare dati, numeri e statistiche. In situazioni in cui era necessario capire bene perché se ne dovevano trarre conclusioni pratiche. Ho imparato ad approfondire, verificare, analizzare a fondo prima di considerare qualsiasi dato credibile o utile. Ho imparato che dove in apparenza “non ci sono dati” c’è quasi sempre un modo per trovare, o dedurre, l’informazione che serve. Che quando ce ne sono troppi occorre una particolare sensibilità per “indovinare” quali sono i più utili e sensati. Che non è mai ragionevole considerare un dato come “certo” e farne l’unico, o fondamentale, strumento per prendere una decisione.

Può essere applicato a qualsiasi dato o statistica ciò che David Ogilvy diceva sulle ricerche di mercato e di opinione. «Sono come un lampione. Possono illuminare un pezzo di strada; ma non dobbiamo fare come l’ubriaco, che ci si appoggia».

C’è una particolare proliferazione di dati a proposito dell’internet, comprese “proiezioni” spesso smentite dai fatti. Fare proiezioni o “previsioni” è difficile anche quando si hanno serie storiche coerenti – che ovviamente mancano in un fenomeno nuovo e turbolento come la rete (esempi di “profezie” smentite dai fatti si trovano su questo sito in Verifica di alcune proiezioni).

Spesso le fonti si contraddicono – e non è “strano” né sorprendente. Nella sezione dati di questo sito ci sono varie analisi in cui ho cercato di dedurre, dai dati disponibili, qualche segnale rilevante. Non ho alcuna pretesa di dare “certezze”. Ma spero di essere riuscito, nell’intricata selva delle statistiche, a trovare qualcosa che non sia privo di senso. Ciò che conta non è la validità di un numero ma la coerenza di un quadro di riferimento; e nonostante la discutibilità di tutte le informazioni credo che alcune tendenze siano chiare.

Ma per concludere vorrei ripetere ciò che ho detto tante volte. In un sistema interattivo come la rete ognuno può costruire il suo patrimonio di conoscenza ed esperienza. La possibilità di continua sperimentazione e verifica è uno dei grandi vantaggi della rete. Un sistema intelligente di “prova ed errore” vale molto più di qualsiasi statistica o dato “generale“




A proposito di “prova ed errore” vedi l’articolo Sbagliando s’impara nel numero 39 del Mercante in rete – comprese le interessanti osservazioni di Karl Popper su “Einstein e l’ameba”.



 

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