Convegno La Repubblica sull’internet – 12 Marzo 1998 – relazione di Giancarlo Livraghi


5) L’America è lontana...


Al di là di tutte le esagerazioni e fantasie, che abbondano anche oltre oceano, e della non poca confusione che circonda un fenomeno ancora nuovo, sembra che davvero la rete stia cominciando a entrare nella vita quotidiana di un gran numero di persone negli Stati Uniti (e in pochi altri paesi). L’esperienza americana è quindi un punto di riferimento di cui occorre tener conto; ma, secondo me, con molta cautela.

Se è giusto trarre lezioni dall’esperienza dei paesi più avanzati, credo che sia pericoloso e deviante cercare di "copiare" passivamente il loro percorso. Per vari motivi.

Prima di tutto, c’è un fatto quantitativo. Non solo il numero di persone, imprese e organizzazioni in rete è enormemente più grande, ma è anche enormemente più grande la quantità di denaro che si muove. Che ci piaccia o no, i nodi centrali della rete sono quasi tutti negli Stati Uniti; chi opera nella "periferia" del sistema si muove non solo su quantità diverse, ma su situazioni strutturalmente diverse da quelle del "centro".

Ci sono differenze strutturali nel mercato, e nelle abitudini, che precedono lo sviluppo della rete. Da moltissimo tempo negli Stati Uniti è pratica diffusa l’acquisto su catalogo, o comunque per posta, di una grande varietà di beni e servizi: il "commercio elettronico" in una situazione come quella è solo una variante, più pratica ed efficiente, di pratiche abituali e consolidate. Già vent’anni fa una sola catena di distribuzione, Sears, aveva 60 milioni di carte di credito diffuse in quasi tutte le famiglie americane.

Negli Stati Uniti c’è un uso tradizionale e abituale delle carte di credito, anche per gli acquisti più semplici. Ci sono anche in America fenomeni di diffidenza, per il diffuso (anche se poco giustificato) timore che qualcuno riesca a intercettare i numeri delle carte; ma sono assai più facilmente superabili in un contesto in cui l’uso della "moneta plastica" è un’abitudine quotidiana per quasi tutti.

Negli USA c’è un livello di "informatizzazione", cioè di uso abituale del computer per ogni sorta di attività professionali e personali, enormemente superiore al nostro.

Ci sono fenomeni sociali, come l’abitudine di mandare i figli in scuole residenziali lontane dalla famiglia, che fanno della posta elettronica uno strumento quasi necessario; e fanno nascere molto più velocemente che da noi una nuova e diffusa cultura della rete.

Infine... in molte attività la situazione italiana pone pastoie burocratiche e normative, che non sempre è facile superare. Problemi del genere ci sono in tutto il mondo, ma sappiamo che da noi sono particolarmente difficili e complessi.

Questi sono solo alcuni dei motivi per cui la situazione americana è molto diversa dalla nostra; e nulla può farci pensare che le differenze siano superabili in tempi brevi.

La nostra arretratezza non è necessariamente un male, dal punto di vista di una singola impresa od organizzazione; perché aprire nuove strade può essere faticoso e impegnativo, ma può dare un rilevante vantaggio concorrenziale.

Credo che le possibilità di successo siano molte, anche per imprese italiane, ma penso che per ottenere buoni risultati l’esplorazione debba seguire tre strade diverse:

Capire, dal nostro punto di vista, la situazione negli Stati Uniti (e in alcuni altri paesi di sviluppo paragonabile) e approfittare delle occasioni che ci offre quel grande mercato. In pochissimi paesi si concentrano oggi otto o nove decimi delle possibilità concrete di vendere prodotti o servizi; un mercato grande ma ferocemente competitivo, in cui è necessario trovare una "nicchia" o comunque un’identità precisa e qualificata. Cosa che molti sono riusciti a fare anche senza la rete – e che con la rete si può fare ancora meglio.

Capire quali possibilità si possono trovare in un mercato come quello italiano, molto diverso dai mercati "avanzati", ma non per questo impercorribile. Si tratta di identificare metodi nuovi e originali che possano aprire utili sentieri là dove non ci sono affollate autostrade.

Capire gli altri mercati nella loro individualità, da quelli a più forte diffusione della rete (ma non per questo "uguali" al mercato americano) fino a quelli ancora più arretrati del nostro, dove può diventare interessante assumere il ruolo di "pionieri".

Insomma l’arretratezza italiana, come tutte le cose, può essere vista in due modi contrapposti: come un problema difficilmente sormontabile, o come un’occasione per aprire nuove strade. Le possibilità ci sono, e sono interessanti. Ma non mi stancherò mai di ripetere che la via del successo non è basata su formule generiche o modelli ripetitivi, ma su fantasia, flessibilità e pazienza: continua esplorazione e verifica.



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