Il filo di Arianna
Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it
Una fase di transizione
Siamo in una fase di transizione. È difficile, se non impossibile, prevederne lesito. Ma, per quanto arduo possa essere indovinare le tendenze generali di domani, è meno dispersivo tracciare una strada in ciascun caso particolare. Con quellequilibrio fra le strategie di medio-lungo periodo e le esigenze quotidiane del breve che è sempre necessario, ma è più delicato e più importante in situazioni di evoluzione complessa.
In questa rubrica, nel novembre 2001, parlavo della crisi che non cè. Infatti non cè mai stata alcuna crisi dellinternet. La rete continua a crescere, anche se un po meno velocemente. Il numero di persone che si collegano aumenta più lentamente che in passato, ma siamo molto lontani da una soglia di saturazione. (Analisi sullo sviluppo dellinternet nel mondo, in Europa e in Italia si trovano nella sezione dati di questo sito).
Cè stata (e ne stiamo ancora subendo le conseguenze) una pesante crisi delle avventure finanziarie che hanno gonfiato una bolla inconsistente di illusioni mal fondate, di previsioni assurde e di manovre speculative. Cè stata, e continua, una situazione molto confusa per quanto riguarda il cosiddetto commercio elettronico, che in alcuni settori funziona bene, ma in generale fatica a decollare non perché non sia concretamente possibile, ma perché troppe iniziative mal concepite (per non parlare di una proliferazione di attività truffaldine e di intollerabili invadenze) hanno gravemente inquinato la situazione.
Cè anche un senso di delusione (o di sollievo) da parte di chi pensava che linternet potesse avere un ruolo rivoluzionario. Sono ormai lontani nella memoria i sogni (o gli incubi) delle visioni fantascientifiche sullinesistente ciberspazio immaginato da William Gibson o sul (più credibile, ma ugualmente irreale) meta-universo concepito da Neal Stephenson. Tutto, finora, è un po più banale; la rete è soprattutto uno strumento di dialogo o di informazione che offre possibilità nuove ma non cambia le basi della cultura.
Sappiamo che si tratta di evoluzione, non rivoluzione. Che i cambiamenti culturali hanno tempi relativamente lunghi. Ma ciò non significa che la rete debba restare solo uno strumento per fare più o meno le stesse cose. O debba diventare una sottospecie della televisione (come credono i fanatici della banda larga) o, più in generale, un accessorio dei tradizionali mass media (come vorrebbero coloro che li controllano).
Siamo in una situazione statica o matura? Abbiamo raggiunto il limite di ciò che si può fare con i nuovi strumenti di comunicazione e quella di oggi è la realtà in cui ci dobbiamo assestare? È unipotesi poco credibile.
Al di là dei sogni e degli incubi, dei miti e delle fantasie, delle immaginarie crescite esponenziali e di altre leggende del passato... ci sono molte, importanti e concrete possibilità di fare con la rete molto di più, e molto meglio, di quanto si è fatto finora.
Il tragitto dai sogni dellinesperienza al nuovo che verrà non è semplice, né lineare. Occorre superare una fase di stanchezza, dimenticare le delusioni che derivano da falsa promesse o ambizioni impossibili e saper investire tempo, pazienza e attenzione per trovare i percorsi più validi.
La soluzione, naturalmente, non sta nelle tecnologie (ce nè una sovrabbondanza spesso inutile, se non nociva). Sta nei rapporti umani, nella cultura, nel servizio, nellutilità, nella specificità di ciascuna situazione.
Indovinare quale sarà lesito generale della transizione non è solo impossibile. È soprattutto inutile. Se ogni persona o impresa si concentra sulla specificità delle sue esigenze e del suo ruolo, e (con una forte capacità di ascolto) trova le strade concrete più efficaci, fluide, gradevoli e soddisfacenti... non solo ciascuno sarà premiato dal suo successo, ma la somma di tante realtà forti e consapevoli darà allevoluzione generale uno sviluppo molto più solido e rilevante di qualsiasi elaborazione teorica o ipotesi futurologica.
La buona notizia è che le possibilità sono molto concrete e in parte ancora inesplorate. La cattiva notizia è che non ci sono bacchette magiche, né miracoli immediati, né facili guadagni. Che ci piaccia o no... tocca lavorare.