Il filo di Arianna
Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it
Come trovare
il tempo giusto
Siamo ossessionati dalla fretta. Sembra che tutto sia in perenne accelerazione. Che, come diceva la malvagia regina di Alice in Wonderland, si debba correre sempre più in fretta per rimanere nello stesso posto. Ma non è vero. Molte cose si evolvono con esasperante lentezza o comunque con un ritmo molto diverso da quello previsto.
Dieci anni fa il direttore dellEconomist diceva: «Se proprio volete fare previsioni, potete forse azzardarvi a dire cosa o quando. Ma mai tutte due». Nel numero dell8 giugno 2002 la stessa rivista, in un interessante articolo sulla perdita di credibilità di Wall Street, si chiede perché siano passati 27 mesi dallo sgonfiamento della bolla speculativa prima di arrivare a una crisi di sfiducia che oggi è, almeno in parte, esagerata.
Molte cose che dieci (o trenta) anni fa sembravano imminenti si stanno perdendo in un futuro lontano e nebbioso. Altre, che nessuno aveva previsto, hanno avuto uno sviluppo improvviso (ma non necessariamente duraturo). Insomma, come diceva Lorenzo il Magnifico, del doman non vè certezza.
Come ho scritto infinite volte... la fretta imperversante è stupida, deviante, continuamente fonte di errori e fallimenti (o di azzardate speculazioni in cui pochi guadagnano a scapito di molti). Ma è vero anche il contrario. In questo mondo affannosamente frettoloso molti sviluppi utili e importanti soffrono di una sconfortante e perniciosa lentezza.
Nei massimi sistemi, nella situazione generale, risolvere questa grave contraddizione è molto difficile. Nella gestione pratica di una singola impresa il percorso fra il problema e la soluzione è più breve, diretto e gestibile.
Non esiste un tempo assoluto. Ogni cosa, ogni evoluzione ha un suo specifico ritmo. La crescita di una pianta è influenzata dal clima e dallambiente, ma è regolata dal suo orologio interno. Può evolversi in molti anni, ma ha fasi veloci che si concludono in pochi giorni. Lo stesso ritmo naturale governa i mercati e le imprese con la fondamentale differenza che è meno prevedibile.
Che cosa cambia, con lo sviluppo turbolento delle tecnologie di comunicazione? In sostanza, nulla. Perché levoluzione è governata dalle esigenze e dai comportamenti umani molto più che dallinnovazione tecnica. Ma cè un rumore esagerato e confuso che produce incertezza, perplessità, disorientamento e moltiplica le possibilità di errore.
Uno dei modi per uscire dal marasma è saper indovinare il ritmo, che per ogni impresa, per ogni iniziativa, è sostanzialmente diverso da quello di ogni altra situazione. La più importante risorsa dei sistemi interattivi è la loro flessibilità e la possibilità di continua sperimentazione e verifica. La logica più fertile è quella delle piccole e medie imprese (o di quelle strutture, allinterno delle grandi, che sanno muoversi in modo duttile e fluido). Questo è uno dei motivi per cui se non ci fosse linternet bisognerebbe inventarla.
Limportante è buttare dalla finestra le formule, gli schemi, le terminologie di moda che non solo sono prive di senso, ma servono a confondere le idee. Non badare a profezie o ipotesi di tendenza che spesso sono sbagliate per direzione, per tempo o per tutte due. Concentrarsi sullascolto attento delle esperienze dirette, sui dettagli apparentemente piccoli che possono dare segnali importanti, sulle risorse di conoscenza, esperienza e sperimentazione che si trovano nei sistemi interattivi.
Accogliere limprevisto non come una minaccia, ma come unoccasione. Affrontare la globalità non come un oceano tempestoso e inesplorato, ma come un sistema di risorse che si possono gestire a misura umana. Non perdersi nello spazio in espansione delle reti, ma farsi una rete su misura e farla crescere nel modo che le è naturale, con quel misto di lunga pazienza e di veloce attenzione che è larte del giardiniere (vedi La coltivazione dellinternet). Non solo questo metodo può dare grandi soddisfazioni concrete, ma è anche piacevole e spesso divertente.